Twyfelfontein or/Ui
Namibia

patrimonio dell'umanità dal 2007

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Twyfelfontein è sicuramente uno dei siti di arte rupestre più abbondanti dell’Africa australe, gli archeologi ne hanno rinvenuti più di 2500 tra pitture ed incisioni, le più antiche hanno diverse migliaia di anni. Gli autori di questi capolavori furono molto probabilmente gli antenati degli attuali Boscimani (Khoisan) e Ottentotti, che anticamente formavano un unico grande gruppo etnico di cacciatori raccoglitori. 

Una comoda strada sterrata porta al sito di Twyfelfontein, in un paesaggio unico in cui emerge in solitudine il massiccio; il nome significa "fontana dubbiosa", perché qualche tempo fa si dubitava dell’esistenza di acqua, rendendo impossibile la vita in questa zona così aspra. All’ingresso si può optare per diversi itinerari che richiedono un minimo di qualche ora, o addirittura l’intera giornata seguendo tutte le indicazioni che conducono verso caverne e anfratti, o semplicemente su lastroni di pietra adagiati sui sentieri.

L’influenza del rapporto uomo–natura balza subito all’occhio ed è dominante con rappresentazioni stilizzate di uomini intenti nella  caccia e di animali della savana come elefanti, rinoceronti, leoni, elefanti…; od anche figure curiose come la riproduzione di una foca, o la figura di un leone con una lunga coda terminante con l’impronta della zampa dell’animale stesso, che era molto temuto dai cacciatori di quel tempo. 

Le pitture decisamente più interessanti presentano dei problemi di conservazione come l’ossidazione, il raschiamento e la sovrapposizione di altre pitture…, i colori che venivano usati erano tratti da ocre e pietre colorate legate assieme da grassi animali e albumina; quindi venivano stesi sulle pareti. 

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La creazione di questi lavori fu probabilmente interrotta intorno all'anno 1000 d.C. con l'arrivo delle tribù di pastori

Durante gli scavi archeologici sono stati rinvenuti vari oggetti: manufatti in pietra, pendenti e collane.  

Rispetto alle pitture le incisioni sono decisamente meno complesse, realizzate con delle pietre usate come scalpello, o incidendo i pesanti blocchi di arenaria con degli elementari scalpelli. In un primo momento l’incertezza sulla datazione di queste opere è stata grande, ma oggi grazie a tecniche innovative come quella al radiocarbonio, è possibile stabilirne con una certa esattezza l’età.

Andando a cercare tra rocce ed anfratti, a Twyfelfontein si può girare tranquillamente senza problemi e senza guide, si possono ammirare tantissime incisioni che in alcuni casi ricoprono letteralmente grandi blocchi di granito. Sicuramente lasciamo a studiosi ed esperti l’arduo compito di decifrarne i significati, l’età e le finalità di base, noi non possiamo far altro che rimanere affascinati da queste opere compiute migliaia di anni fa da individui, sicuramente primitivi per il periodo vissuto, ma abili nel raffigurare le scene di vita proprie di quel tempo. Un tempo dove la natura dominava sull’uomo, dove tutto aveva una valenza sacra, dove i fuochi accesi tenevano lontani gli animali feroci e forse anche le paure più recondite. L’abate francese Henri Breuil, famoso paleontologo ha definito queste rappresentazioni i " paesaggi dell’anima ".