Twyfelfontein
è
sicuramente
uno
dei
siti
di
arte
rupestre
più
abbondanti
dell’Africa
australe,
gli
archeologi
ne
hanno
rinvenuti
più
di
2500
tra
pitture
ed
incisioni,
le
più
antiche
hanno
diverse
migliaia
di
anni.
Gli
autori
di
questi
capolavori
furono
molto
probabilmente
gli
antenati
degli
attuali
Boscimani
(Khoisan)
e
Ottentotti,
che
anticamente
formavano
un
unico
grande
gruppo
etnico
di
cacciatori
raccoglitori.
Una
comoda
strada
sterrata
porta
al
sito
di
Twyfelfontein,
in
un
paesaggio
unico
in
cui
emerge
in
solitudine
il
massiccio;
il
nome
significa
"fontana
dubbiosa",
perché
qualche
tempo
fa
si
dubitava
dell’esistenza
di
acqua,
rendendo
impossibile
la
vita
in
questa
zona
così
aspra.
All’ingresso
si
può
optare
per
diversi
itinerari
che
richiedono
un
minimo
di
qualche
ora,
o
addirittura
l’intera
giornata
seguendo
tutte
le
indicazioni
che
conducono
verso
caverne
e
anfratti,
o
semplicemente
su
lastroni
di
pietra
adagiati
sui
sentieri.
L’influenza
del
rapporto
uomo–natura balza subito
all’occhio
ed
è
dominante
con
rappresentazioni
stilizzate
di
uomini
intenti
nella
caccia
e
di
animali
della
savana
come
elefanti,
rinoceronti,
leoni,
elefanti…;
od
anche
figure
curiose
come
la
riproduzione
di
una
foca,
o
la
figura
di
un
leone
con
una
lunga
coda
terminante
con
l’impronta
della
zampa
dell’animale
stesso,
che
era
molto
temuto
dai
cacciatori
di
quel
tempo.
Le
pitture
decisamente
più
interessanti
presentano
dei
problemi
di
conservazione
come
l’ossidazione,
il
raschiamento
e
la
sovrapposizione
di
altre
pitture…,
i
colori
che
venivano
usati
erano
tratti
da
ocre
e
pietre
colorate
legate
assieme
da
grassi
animali
e
albumina;
quindi
venivano
stesi
sulle
pareti.

La
creazione
di
questi
lavori
fu
probabilmente
interrotta
intorno
all'anno
1000
d.C.
con
l'arrivo
delle
tribù
di
pastori
Durante
gli
scavi
archeologici
sono
stati
rinvenuti
vari
oggetti:
manufatti
in
pietra,
pendenti
e
collane.
Rispetto
alle
pitture
le
incisioni
sono
decisamente
meno
complesse,
realizzate
con
delle
pietre
usate
come
scalpello,
o
incidendo
i
pesanti
blocchi
di
arenaria
con
degli
elementari
scalpelli.
In
un
primo
momento
l’incertezza
sulla
datazione
di
queste
opere
è
stata
grande,
ma
oggi
grazie
a
tecniche
innovative
come
quella
al
radiocarbonio,
è
possibile
stabilirne
con
una
certa
esattezza
l’età.
Andando
a
cercare
tra
rocce
ed
anfratti,
a
Twyfelfontein
si
può
girare
tranquillamente
senza
problemi
e
senza
guide,
si
possono
ammirare
tantissime
incisioni
che
in
alcuni
casi
ricoprono
letteralmente
grandi
blocchi
di
granito.
Sicuramente
lasciamo
a
studiosi
ed
esperti
l’arduo
compito
di
decifrarne
i
significati,
l’età
e
le
finalità
di
base,
noi
non
possiamo
far
altro
che
rimanere
affascinati
da
queste
opere
compiute
migliaia
di
anni
fa
da
individui,
sicuramente
primitivi
per
il
periodo
vissuto,
ma
abili
nel
raffigurare
le
scene
di
vita
proprie
di
quel
tempo.
Un
tempo
dove
la
natura
dominava
sull’uomo,
dove
tutto
aveva
una
valenza
sacra,
dove
i
fuochi
accesi
tenevano
lontani
gli
animali
feroci
e
forse
anche
le
paure
più
recondite.
L’abate
francese
Henri
Breuil,
famoso
paleontologo
ha
definito
queste
rappresentazioni
i
"
paesaggi
dell’anima
".

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