Sia
che
si
arrivi
da
Tamanrasset
in
Algeria
o
che
si
arrivi
da
Ghat
in
Libia
dopo
aver
percorso
svariati
chilometri
nel
deserto
la
città
di
Agadez
ci
appare
come
una
metropoli
brulicante
di
gente
ed
odiosamente
rumorosa.
Situata
all'estremità
di
due
mondi
apparentemente
opposti,
il
deserto
del
Ténéré
a
Ovest
e
il
massiccio
dell'Air
a
Nord,
Agadez
rappresenta
ancora
oggi
un
importante
centro
di
scambi
commerciali
per
i
nomadi
Peul
e
Tuareg,
i
commercianti
Haussa
e
grazie
anche
alla
vicina
miniera
di
uranio
di
Arlit,
i
trasporti
sono
aumentati.
Agadez
è
stata
negli
anni
ottanta
un
fiorente
centro
commerciale,
erano
gli
anni
della
Parigi-Dakar,
che
aveva
attratto
turisti
e
visitatori.
Fu
anche
scelta
dal
regista
Bernardo
Bertolucci
per
alcune
scene
del
film
Il
tè
nel
deserto.
Oggi
la
città
versa
in
condizioni
economiche
difficili,
a
seguito
della
scomparsa
del
turismo
a
causa
della
guerriglia
tuareg,
che
ha
isolato
la
regione.
Le
uniche
attività
che
costituiscono
fonte
di
passaggio
nella
città
sono
l'estrazione
dell'uranio,
di
cui
l'area
è
tra
le
più
ricche
al
mondo
e
il
notevole
flusso
migratorio
verso
nord,
per
lo
più
con
destinazione
l'Europa,
che
vede
nella
città
un
nodo
di
traffico
fondamentale.
La
città
è
inoltre
conosciuta
per
il
mercato
dei
cammelli,
per
l'argenteria
e
la
lavorazione
della
pelle.
Da
ogni
angolo
si
volga
lo
sguardo
e
persino
da
diversi
chilometri
di
distanza
il
minareto
della
moschea
è
il
simbolo
della
città
e
dell'orgoglio
di
un
popolo.
Dall'alto
dei
suoi
27
metri
si
gode
di
un
bel
panorama
sui
monti
dell'Air
e
sull'immensità
del
deserto,
nonché
sulle
case
in
terra
e
fango
disposte
a
semicerchio.
L'edificio
religioso
che
risale
al
1500
non
è
visitabile
all'interno.
Fu
ricostruito
verso
la
metà
del
1800,
ed
è
l'unico
di
tre
monumenti
religiosi
rimasto
intatto.
Intorno
le
case
sono
in
banco,
così
come
il
palazzo
del
sultano
che
è
a
tre
piani.
E'
il
simbolo
dell'autorità
locale
che
sopravvive
ancora
oggi
(anno
2002).
Una
carica
istituzionale
formale,
ma
priva
di
potere
esecutivo
e
decisionale
fra
i
Tuareg
che
comunque
lo
interpellano
come
arbitro
nelle
beghe
fra
i
vari
gruppi.
Istituito
dagli
stessi
Tuareg,
il
sultano
è
sempre
stato
di
razza
nera,
probabilmente
uno
schiavo.
Viene
eletto
da
tutti
i
capi
clan
dell'Air,
i
potenti
Kel-Oui
influenti
politicamente
e,
un
tempo
anche
militarmente.
Ancora
oggi
riscuote
i
tributi
provenienti
principalmente
dalle
merci
che
attraversano
la
città
e
dalle
carovane
che
trasportano
il
sale
proveniente
dalle
oasi
sahariane
di
Fachi
e
Bilma.

Ad
Agadez
si
va
a
piedi
fra
le
stradine
polverose
del
vecchio
quartiere,
"scortati"
da
decine
di
guide
improvvisate
che
vogliono
rendersi
utili
e
guadagnare
qualche
soldo.
Ci
sono
le
belle
facciate
di
case
sudanesi
decorate
con
motivi
geometrici,
fregi
e
disegni
haussa
dei
ricchi
commercianti;
al
centro
davanti
all'ingresso
alcune
hanno
inciso
l'anno
di
costruzione.
Qui
è
bello
osservare
il
lavoro
meticoloso
degli
artigiani
da
cui
nascono
le
celebri
croci
di
Agadez
colate
negli
stampi
con
il
metodo
della
cera
persa,
poi
orecchini,
anelli,
i
talismani
"tcherot".
Al
grande
mercato
che
si
tiene
tutti
i
giorni,
non
mancano
il
caos
e
l'animazione
tipica
della
gente.
Possiamo
vedere
nei
loro
vestiti
tradizionali,
i
nomadi
Peul
e
Tuareg,
i
Songhai
e
gli
Haussa
che
scambiano
i
loro
prodotti,
o
che
molto
semplicemente
sono
lì
per
incontrarsi.
Inaspettatamente
si
trova
tutto
ciò
che
occorre
per
la
vita
ai
margini
del
deserto
ed
anche
qualche
sciccheria
come
ad
esempio
le
scarpe
in
vernice
per
le
signore,
o
i
riporti
per
i
capelli
sempre
per
la
vanità
delle
donne.
Una
parte
del
mercato
è
riservato
ai
contadini
Tuareg
delle
oasi
dell'Air.
Dai
loro
orti
frutta
e
verdura
a
volontà.
Un'altra
zona
è
riservata
agli
artigiani
che
faranno
di
tutto
per
vendere
i
coloratissimi
sandali
samaras,
o
i
cuscini
in
cuoio
coussins,
e
le
splendide
selle
da
cammello
con
il
pomo
a
forma
di
croce.
In
pieno
centro,
proprio
di
fronte
alla
moschea,
l'hotel
de
l'Air
è
il
posto
riservato
ai
sahariani
d.o.c.
Un
tempo
era
la
residenza
del
sultano
con
l'architettura
tipica
in
banco.
All'interno
grandi
colonne
e
i
muri
spessi
più
di
un
metro
proteggono
dalla
calura
del
giorno.
Agadez
è
alla
frontiera
fra
il
Sahel
e
il
Ténéré,
è
il
punto
d'incontro
fra
le
popolazioni
sedentarie
e
quelle
nomadi,
è
e
sarà
sempre
un
luogo
di
contatto
e
di
integrazione.

Nella
regione
sono
stati
ritrovati
importanti
reperti
archeologici
che
attestano
verso
l'inizio
del
II
millennio
a.C.
la
presenza
di
una
civiltà
del
rame.
La
città
è
stata
fondata
prima
del
XIV
secolo
ed
è
gradualmente
diventata
la
più
importante
città
Tuareg,
superando
Assodé
grazie
al
commercio
trans-sahariano.
La
città
vede
tuttora
arrivare
carovane
trasportanti
sale
da
Bilma.
Nel
1449,
Agadez
divenne
un
sultanato,
e
attorno
al
1500
fu
conquistata
dall'Impero
Songhai.
A
quell'epoca
la
città
aveva
una
popolazione
di
circa
30,000
persone
ed
era
un
passaggio
cardine
per
le
carovane
che
commerciavano
tra
le
città
dell'Africa
occidentale
di
Kano
e
Timbuktu
e
le
oasi
dell'Africa
del
nord
di
Ghat,
Ghadames,
e
con
Tripoli,
sulla
costa
Mediterranea.
Il
declino
arrivò
dopo
l'invasione
del
Marocco,
quando
la
popolazione
precipitò
a
meno
di
10,000
abitanti.
La
città
fu
presa
dai
francesi
attorno
al
1900,
che
repressero
ferocemente
una
ribellione
guidata
da
Kaocen
Ag
Mohammed
nel
1916.
Negli
anni
1990
Agadez
fu
un'importante
centro
della
rivolta
dei
Tuareg.
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