L’isola di Gorée é un piccolo
affioramento
roccioso
situato
a
3,5
Km
al
largo
della
capitale
del
Senegal,
un
piccolo
gioiello
di
architettura
e
storia.
L’isola
é
davvero
piccola,
900
m
di
lunghezza
per
300
m
di
larghezza,
ed
é
morfologicamente
costituita
da
due
parti
ben
distinte:
una
parte
bassa,
pressoché
totalmente
edificata,
e
una
parte
alta,
una
falesia
di
circa
40
metri,
che
viene
chiamata
il
Castel.
Tutta l’isola é costituita da una
roccia
vulcanica,
il
basalto
(Gorée
é
un
vulcano
inattivo)
con
la
quale,
nei
secoli
della
tratta
degli
schiavi,
sono
stati
costruiti
tutti
gli
edifici
che
ancora
oggi
possiamo
ammirare.
L’isola di Gorée entra nelle
cronache
europee
a
partire
dal
XV
secolo,
quando
le
navigazioni
transoceaniche
e
le
conseguenti
“scoperte”
di
nuove
terre,
sembrarono
estendere
a
dismisura
i
confini
degli
stati
europei
coinvolti
nelle
esplorazioni.
L’isola, chiamata Beer in wolof,
venne
avvistata
per
la
prima
volta
dal
portoghese
Dinis
Diaz
nel
1444.
Era
un
isolotto
vulcanico
di
non
più
di
900
metri
di
lunghezza,
distante
circa
tre
chilometri
dalla
costa
e
situato
nella
baia
della
penisola
di
Capo
Verde.
Era abitato da una piccola comunità
di
pescatori
lebù
e
nella
parte
alta,
formata
da
rocce
basaltiche,
sgorgava
una
fonte
di
acqua
dolce.
Per
i
navigatori
rivestì
da
subito
una
grande
importanza,
poiché
in
essa
trovarono
un
porto
naturale
adatto
alle
flotte,
al
riparo
dalle
correnti
oceaniche
e
dalle
insidie
della
terraferma.
I portoghesi non si insediarono
sull’isola;
si
limitarono
a
costruirvi
una
cappella
nel
1481
e
a
ribattezzarla
Palma.
Essa
veniva
usata
come
approdo
per
le
esplorazioni
del
continente,
sia
della
costa
che
dell’interno,
attraverso
la
navigazione
dei
vicini
fiumi
Senegal
e
Gambia.
Nel
1580
subentrerà
il
dominio
spagnolo.
La sua importanza divenne però
cruciale
nell’ambito
della
tratta
degli
schiavi,
quando
i
diversi
stati
europei,
mossi
dagli
interessi
delle
compagnie
commerciali,
se
la
disputarono
militarmente
e
la
trasformarono
allo
stesso
tempo
in
una
fortezza
e
in
una
sorta
di
“magazzino”
e
di
punto
di
smistamento
di
schiavi
e
di
merci
che
alimenteranno
il
“commercio
triangolare”
tra
Europa,
Africa
e
Americhe.
Questo avvenne a partire dal 1588,
quando
gli
olandesi,
da
poco
resisi
indipendenti
dal
dominio
spagnolo
sui
Paesi
Bassi,
presero
possesso
dell’isola.
Dal 1627 vi si installarono in
maniera
permanente
e
costruirono
delle
opere
di
fortificazione,
in
particolare
il
“forte
d’Orange”
sulla
parte
alta
dell’isola,
denominata
Castel,
e
il
“forte
di
Nassau”.
Inoltre
la
ribattezzarono
con
il
nome
di
Goe-Ree
(“buona
rada”),
da
cui
l’odierno
Gorée.
Circa cinquant’anni dopo, l’isola
verrà
occupata
dai
francesi.
I francesi resteranno padroni di Gorée
fino
all’indipendenza
del
Senegal
(che
avverrà
definitivamente
nel
1960,
dopo
due
anni
di
Repubblica
aderente
alla
Communauté
francese),
eccetto
per
diversi
periodi
(in
tutto
un
trentennio)
di
dominazione
inglese,
che
riflettono
le
alterne
fortune
delle
guerre
per
la
supremazia
sui
mari
e
sulle
“nuove
terre”
tra
le
due
potenze
europee.
La maggior parte degli edifici
tuttora
esistenti
a
Gorée
risale
alla
seconda
metà
del
1700,
e
si
tratta
di
residenze
di
governatori,
funzionari,
militari
e
impiegati
delle
compagnie,
coinvolti
nel
commercio
e
nell’amministrazione
coloniale
(tra
queste
il
Relais
de
l’Espadon,
che
dal
1864
fu
in
diversi
periodi
la
residenza
del
governatore
francese).
Esistono inoltre le case delle
cosiddette
Signare
(dal
portoghese
senhora,
che
significa
“dama”),
cioè
le
donne
di
origine
africana
che
instaurarono
legami
di
concubinato
con
gli
europei.
In
origine
si
trattava
di
relazioni
clandestine,
dovute
al
fatto
che
agli
europei
era
proibito
portare
le
proprie
mogli
nelle
colonie.
La
pratica
si
diffuse
tanto
da
essere
ufficializzata
attraverso
il
matrimonio
secondo
i
costumi
locali
e
diede
vita
ad
una
“casta”
femminile
autoctona
dal
notevole
potere
sociale,
tramandato
poi
ai
figli
nati
da
queste
unioni,
che
avevano
diritto
al
nome
paterno.
Queste
famiglie
“mulatte”
costituiranno
il
ceto
politico
ed
intellettuale
del
Senegal
anche
dopo
l’indipendenza.
L'ARCHITETTURA
Gli artigiani che hanno progettato e
realizzato
Gorée
erano
Francesi,
Inglesi
ed
Olandesi
provenienti
per
lo
più
dagli
ambienti
dei
marinai
e
dei
militari
di
professione.
Le
loro
conoscenze,
il
loro
"stile",
si
sono
trasmessi
a
maestranze
locali
che,
poco
a
poco,
hanno
modificato
e
reinterpretato
i
primi
modelli.
Le
case
coloniali
hanno
diverse
caratteristiche
in
comune.
L'adattamento
al
clima
locale
è
ottenuto
tramite
sistemi
di
ventilazione
naturale:
soffitti
alti,
loggiati,
gallerie,
balconate
con
balaustre
intagliate
in
legno.
I
materiali
locali
sono
ampiamente
utilizzati:
i
muri
portanti
sono
di
blocchi
basaltici,
legati
da
una
malta
di
calce
ottenuta
dalle
conchiglie
e
sabbia
grossolana.
I mattoni di terracotta provengono
dalla
metropoli
e
servivano
da
zavorra
alle
navi.
A
Gorée
sono
stati
utilizzati
in
piccole
quantità
per
decorare
i
cornicioni
delle
facciate
o
facilitare
la
costruzione
di
arcate
e
di
volte.
Gli
architravi
sono
degli
stessi
legnami
impiegati
nei
cantieri
navali;
qualcuno
è
di
pietra
basaltica
o
calcarea
(quest'ultima
si
trova
in
grandi
quantità
presso
Rufisque,
città
coloniale
della
vicina
penisola
del
Capo
Verde).
La maggior parte degli edifici
esistenti
risale
all'"epoca
d'oro"
di
Gorée,
tra
la
metà
del
sec.
XVIII
e
la
prima
metà
del
XIX.
La chiesa di Saint Charles Borromée, la più antica
oggi
esistente
in
Senegal
(1830),
è
caratterizzata
dalla
ricerca
d'un
volume
composto
di
forme
semplici:
un'elaborazione
coloniale
del
neoclassicismo.
Spiccano alcuni edifici, tutti dello stesso periodo: il
palazzo
Roume,
ex
residenza
dei
Governatori,
l'antica
Mairie,
la
casa
delle
Suore
e
l'Ospedale
Militare.
Si tratta di costruzioni accoglienti,
aperte
verso
la
facciata,
a
differenza
degli
edifici
anteriori,
per
i
quali
i
regolamenti
militari
imponevano
che
il
piano
terreno
avesse
soltanto
delle
strette
feritoie
con
sbarre
di
ferro.
Le case tradizionali dell'isola erano
residenze
per
i
mercanti
al
primo
piano,
e
magazzino
di
merci
o
di
schiavi
al
piano
terreno.
La
Maison
des
ésclaves,
oggi
restaurata
e
adibita
a
museo,
ne
offre
l'esempio.
Imposte
di
legno
dipinto,
persiane
e
musharabia
(chiusure
a
graticcio)
chiudono
non
solo
le
finestre,
ma
spesso
anche
le
aperture
di
logge
e
porticati,
filtrano
la
luce
violenta
del
sole
tropicale
e
proteggono
l'intimità.
Quasi
tutte
le
case
avevano
terrazze
"all'italiana",
piastrellate,
su
un
letto
di
calce
sorretto
da
travi
di
legno.
L'acqua
piovana
veniva
raccolta
in
cisterne
sotterranee,
sino
a
che
le
epidemie
di
febbre
gialla
non
ne
consigliarono
l'evacuazione
diretta
in
mare.
Le
terrazze
sono
state,
in
seguito
a
ciò,
sostituite
da
tetti
in
pendenza,
coperti
da
tegole
di
laterizio.
Alla fine degli anni Sessanta, dopo
il
primo
Festival
delle
Arti
Negre
(Dakar,
1965),
il
Senegal
decide
di
restaurare
l'isola
di
Gorée:
impresa
difficile,
per
un
Paese
in
via
di
sviluppo.
Interviene
l'Unesco,
che
nel
decennio
1973-1984
si
assume
il
coordinamento
culturale
e
la
propaganda
del
restauro
di
Gorée
nei
confronti
della
Comunità
internazionale.
L'isola viene dichiarata patrimonio
storico
dell'umanità
e
nel
1980
viene
proposto
un
piano
regolatore
per
la
salvaguardia
del
suo
patrimonio
architettonico.
FORT D'ESTREES
Il Forte fu costruito dai francesi
tra
il
1852
e
il
1856,
sulla
punta
nord
dell'isola di Gorée, per proteggerla dagli
abbordaggi.
Il
Forte
prende
il
nome
dal
vice
ammiraglio
Jean
II
d'Estrées
che
sottrasse
l'isola
agli
olandesi
nel
1677.
Inizialmente veniva chiamato
"Batterie
du
nord",
gli
fu
poi
attribuito
il
nome
del
Vice-Ammiraglio
Jean
d'Estrées
che
carpì
Gorée
agli
Olandesi
nel
1677.
Nel 1950 fu convertito in prigione
civile.
Dal
1989,
dopo
il
restauro,
ospita
il
Museo
Storico
dell'IFAN.
Dal 1856, anno in cui i lavori di
costruzione
sono
stati
ultimati,
non
ha
subito
alcuna
demolizione.
Con
il
restauro,
effettuato
grazie
a
sovvenzioni
pubbliche
e
private,
alla
Fondazione
Ford,
all'Ambasciata
francese,
all'Ambasciata
saudita
e
all'UNESCO,
l’edificio
è
stato
riportato
al
suo
stato
originario.
MUSEO
STORICO
Situato
nella
parte
nord
dell'isola,
il
Museo
storico
occupa
l'antico
Forte
d'Estrées.
Il
museo
senegalese
è
consacrato
alla
storia
del
paese,
dalle
origini
all'indipendenza
e
alla
commemorazione
del
commercio
degli
schiavi
avvenuto
nella
regione.
MAISON NDIOUGA DIENG
Antica casa di schiavi, costruita nel
1787
su
terreni
donati
dal
Chevalier
de
Boufflers.
Il tetto a terrazza offre una
magnifica
vista
sul
mare.
Una
galleria
a
L,
protetta
da
una
tettoia
in
tegole,
dà
ritmo,
con
il
suo
colonnato,
alla
facciata
interna.
E’ stata restaurata dall’Unesco
ed
è
di
proprietà
del
Ministero
della
Cultura
senegalese.
MAISON DU SOUDAN
Costruzione
del
diciottesimo
secolo,
era
sede
di
un
edificio
commerciale
da
cui
prese
il
nome.
Ha ospitato, successivamente, gli
studenti
maliani
dell’Ecole
William
Ponty,
e
un
battaglione
d'artiglieria
proveniente
dal
Madagascar.
E’ stata restaurata dalla
Repubblica
Federale
tedesca
ed
ospita
il
Gorée Institute.
Presenta un grande valore
architettonico,
grazie
alle
due
gallerie
e
alla
scala
semi-circolare.
MAISON DES ESCLAVES
La
Maison
des
Esclaves
(casa
degli
schiavi),
simbolo
di
Gorée, è solo l’ultima delle numerose case
di
tratta
dell’isola.
Le
prime
risalgono
al
1536
e
furono
costruite
dai
portoghesi,
primi
europei
ad
occupare
l’isola.
Questo edificio della rue Saint
Germain
risale
al
1780
(circa,
alcuni
ne
datano
la
costruzione
qualche
anno
più
tardi,
verso
tra
1784),
apparteneva
al
ricco
mulatto
Nicolas
Pépin,
fratello
della
signare
Anne
Pépin
e
marito
di
un’altra
signare,
Marie
Picard.
Simile a molte altre abitazioni signorili dell’epoca, era
composta
da
una
residenza
di
stile
europeo
al
primo
piano
e
un
magazzino
di
merci
e
di
schiavi
al
pian
terreno.
L’abitazione vera e propria era
costituita
da
tre
stanze
ampie
e
ben
aerate,
con
soffitti
alti
e
travi
a
vista.
La
stanza
centrale,
allo
sbocco
della
doppia
scala
a
ferro
di
cavallo,
fungeva
da
salone.
La
facciata
era
generalmente
preceduta
da
una
veranda,
che
in
questo
caso
è
raddoppiata
dalla
balconata
verso
il
mare
sulla
parte
posteriore.
Le camere erano arredate
semplicemente,
con
pochi
mobili
e
protette
dal
sole
con
chiusure
a
graticcio
e
persiane
colorate.
Gran parte della vita quotidiana si
svolgeva
nel
cortile,
dove
gli
schiavi
di
casa
provvedevano
alle
attività
domestiche
e
dove
si
svolgevano
i
commerci:
mercanti
e
acquirenti
mercanteggiavano
dalla
balconata.
Gli schiavi domestici alloggiavano al pian terreno, dove
venivano
anche
conservate
le
merci
e
dove
si
trovavano
le
celle
degli
schiavi
di
tratta.
Uomini donne e bambini venivano
stipati
in
celle
separate,
incatenati
in
attesa
di
essere
pesati
e
catalogati
in
base
alle
caratteristiche
fisiche
ed
etniche,
per
poi
essere
imbarcati
per
un
viaggio
senza
ritorno
verso
le
Americhe.
La
Maison
des
Esclaves,
è
stata
restaurata
in
occasione
del
Festival
international
des
arts
nègres
del
1966,
e
interamente
rinnovata,
grazie
al
sostegno
dell’Unesco,
nel
1990.
Dal
2001,
in
collaborazione
con
il
Governo
senegalese
e
l'Ambasciata
di
Gran
Bretagna
è
stata
aperta
una
nuova
mostra
sull’agonia
del
traffico
degli
schiavi
composta
da
16
pannelli
illustrati.
MUSEE
DE
LA
FEMME
Situato
nell'antica
dimora
di
una
ricca
dama,
Victoria
Albis,
il
museo
è
stato
aperto
nel
1994,
sotto
la
direzione
della
scrittrice
Annette
Mbaye
d'Erneville.
Luogo
di
formazione
e
ricreazione,
il
museo
rende
omaggio
alle
donne
del
paese,
conosciute
o
meno,
e
rende
omaggio
alla
loro
vita
quotidiana.
Nel museo si trovano oggetti
comuni:
utensili
agricole,
strumenti
musicali
e
fotografie
che
permettono
di
conoscere
meglio
il
lavoro
delle
donne
del
paese.
ANCIENNE
ECOLE
WILLIAM-PONTY
La
scuola
William Ponty, che prende nome
dal
governatore
generale
dell'africa
occidentale
francese
William
Merlaud-Ponty,
fu
dal
1913
al
1937
la
scuola
federale
dell'AOF
(Africa
Occidentale
Francese).
La
scuola
ha
formato
numerosi
cadetti
africani
prima
di
essere
trasferita
a
Sébikhotane.
ÉGLISE
SAINT-CHARLES-BORROMÉE
Situata
al
centro
dell'isola,
l'imponente
chiesa
di
Saint-Charles-Borromée è uno
dei
due
edifici
sacri
di
Gorée.
La
chiesa
è
dedicata
al
cardinale
italiano
Carlo
Borromeo.
La vecchia chiesa, bruciata
dai
soldati
nella
notte
di
Natale
del
1799,
durante
la
conquista
dell'isola
da
parte
degli
inglesi,
Lprivò
i
cattolici
di
Goréè
del
luogo
di
culto
fino
alla
costruzione
del
nuovo
edificio
avvenuto
nel
1830
da
parte
dell'Ordine
di
Malta.
La
chiesa
di
Saint-Charles-Borromée
fu
costruita in muratura di mattoni, con l'atrio
sorretto
da
pilastri
a
pianta
quadrata
di
ispirazione
dorica,
decorata
con
una
certa
ingenuità
da
villaggio
contadino,
con
l'arredo
interno
che
rivela
la
mano
del
carpentiere.
UNIVERSITE
DES
MUTANTS
L'Université des Mutants è un centro internazionale di incontri e di
conferenze
fondato
nel
1979
dal
presidente
Léopold
Sédar
Senghor
e
dallo
scrittore
filosofico
francese
Roger
Garaudy.
CASTEL
La parte sud dell’isola di Gorée è costituita da alte scogliere
di
basalto.
Questa
ampia
zona,
da
cui
si
gode
di
una
splendida
visuale
sull’isola,
su
Dakar
e
sulla
costa,
si
chiama
Le
Castel.
Per
raggiungerla
è
necessario
percorrere
un
sentiero
bordato
di
baobab.
I ruderi di cemento che si possono
scorgere
sono
quanto
rimane
di
un
insieme
di
fortificazioni
realizzate
all’inizio
del
‘900
e
sistemate
immediatamente
prima
della
seconda
guerra
mondiale.
Non c’è più traccia, invece,
degli
antichi
forti
che
sorgevano
qui:
il
Fort
d’Orange,
costruito
nella
prima
metà
del
XVII
secolo
dagli
olandesi
e
raso
al
suolo
dai
francesi,
che
lo
sostituirono
con
il
Fort
Saint-Michel,
Sulla piazzola centrale, in cima al
Castel,
si
trova
una
coppia
di
cannoni
da
240
recuperata
nel
1935
dalla
corazzata
Vergniaud
(costruita
nel
1906,
armata
nel
1910
e
ritirata
nel
1921).
Il Castel ospita alcune botteghe
d’arte
e
la
copia
del
Mémorial
Gorée-Almadies
ma
non
è
ancora
stato
opportunamente
valorizzato.
La
roccaforte
è
stata
sempre
considerata
un’enclave
separata
di
proprietà
militare,
esclusa
dalla
vita
comune
dell’isola,
tanto
da
non
figurare
neppure
nei
documenti
ufficiali.
LA
MOSCHEA
La moschea di Gorée si trova sulla
spiaggia
ai
piedi
del
Castel,
addossata
alle
scoscese
scogliere
di
basalto
nero
che
caratterizzano
l’isola.
Costruita nel 1892, dopo
l’abolizione
della
tratta
degli
schiavi,
è
la
più
antica
moschea
in
muratura
del
paese.
Secondo alcuni, il recente restauro
non
rispetta
il
carattere
originale
dell’edificio.
|