Isola di Gorée
Senegal

patrimonio dell'umanità dal 1978

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L’isola di Gorée é un piccolo affioramento roccioso situato a 3,5 Km al largo della capitale del Senegal, un piccolo gioiello di architettura e storia. L’isola é davvero piccola, 900 m di lunghezza per 300  m di larghezza, ed é morfologicamente costituita da due parti ben distinte: una parte bassa, pressoché totalmente edificata, e una parte alta, una falesia di circa 40 metri, che viene chiamata il Castel.

Tutta l’isola é costituita da una roccia vulcanica, il basalto (Gorée é un vulcano inattivo) con la quale, nei secoli della tratta degli schiavi, sono stati costruiti tutti gli edifici che ancora oggi possiamo ammirare.

L’isola di Gorée entra nelle cronache europee a partire dal XV secolo, quando le navigazioni transoceaniche e le conseguenti “scoperte” di nuove terre, sembrarono estendere a dismisura i confini degli stati europei coinvolti nelle esplorazioni.

L’isola, chiamata Beer in wolof, venne avvistata per la prima volta dal portoghese Dinis Diaz nel 1444. Era un isolotto vulcanico di non più di 900 metri di lunghezza, distante circa tre chilometri dalla costa e situato nella baia della penisola di Capo Verde.   

Era abitato da una piccola comunità di pescatori lebù e nella parte alta, formata da rocce basaltiche, sgorgava una fonte di acqua dolce. Per i navigatori rivestì da subito una grande importanza, poiché in essa trovarono un porto naturale adatto alle flotte, al riparo dalle correnti oceaniche e dalle insidie della terraferma.     

I portoghesi non si insediarono sull’isola; si limitarono a costruirvi una cappella nel 1481 e a ribattezzarla Palma. Essa veniva usata come approdo per le esplorazioni del continente, sia della costa che dell’interno, attraverso la navigazione dei vicini fiumi Senegal e Gambia. Nel 1580 subentrerà il dominio spagnolo.   

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La sua importanza divenne però cruciale nell’ambito della tratta degli schiavi, quando i diversi stati europei, mossi dagli interessi delle compagnie commerciali, se la disputarono militarmente e la trasformarono allo stesso tempo in una fortezza e in una sorta di “magazzino” e di punto di smistamento di schiavi e di merci che alimenteranno il “commercio triangolare” tra Europa, Africa e Americhe. Questo avvenne a partire dal 1588, quando gli olandesi, da poco resisi indipendenti dal dominio spagnolo sui Paesi Bassi, presero possesso dell’isola.  

Dal 1627 vi si installarono in maniera permanente e costruirono delle opere di fortificazione, in particolare il “forte d’Orange” sulla parte alta dell’isola, denominata Castel, e il “forte di Nassau”. Inoltre la ribattezzarono con il nome di Goe-Ree (“buona rada”), da cui l’odierno Gorée. Circa cinquant’anni dopo, l’isola verrà occupata dai francesi.  

I francesi resteranno padroni di Gorée fino all’indipendenza del Senegal (che avverrà definitivamente nel 1960, dopo due anni di Repubblica aderente alla Communauté francese), eccetto per diversi periodi (in tutto un trentennio) di dominazione inglese, che riflettono le alterne fortune delle guerre per la supremazia sui mari e sulle “nuove terre” tra le due potenze europee.

La maggior parte degli edifici tuttora esistenti a Gorée risale alla seconda metà del 1700, e si tratta di residenze di governatori, funzionari, militari e impiegati delle compagnie, coinvolti nel commercio e nell’amministrazione coloniale (tra queste il Relais de l’Espadon, che dal 1864 fu in diversi periodi la residenza del governatore francese).

Esistono inoltre le case delle cosiddette Signare (dal portoghese senhora, che significa “dama”), cioè le donne di origine africana che instaurarono legami di concubinato con gli europei. In origine si trattava di relazioni clandestine, dovute al fatto che agli europei era proibito portare le proprie mogli nelle colonie. La pratica si diffuse tanto da essere ufficializzata attraverso il matrimonio secondo i costumi locali e diede vita ad una “casta” femminile autoctona dal notevole potere sociale, tramandato poi ai figli nati da queste unioni, che avevano diritto al nome paterno. Queste famiglie “mulatte” costituiranno il ceto politico ed intellettuale del Senegal anche dopo l’indipendenza.  

L'ARCHITETTURA

Gli artigiani che hanno progettato e realizzato Gorée erano Francesi, Inglesi ed Olandesi provenienti per lo più dagli ambienti dei marinai e dei militari di professione. Le loro conoscenze, il loro "stile", si sono trasmessi a maestranze locali che, poco a poco, hanno modificato e reinterpretato i primi modelli. Le case coloniali hanno diverse caratteristiche in comune. L'adattamento al clima locale è ottenuto tramite sistemi di ventilazione naturale: soffitti alti, loggiati, gallerie, balconate con balaustre intagliate in legno. I materiali locali sono ampiamente utilizzati: i muri portanti sono di blocchi basaltici, legati da una malta di calce ottenuta dalle conchiglie e sabbia grossolana.

I mattoni di terracotta provengono dalla metropoli e servivano da zavorra alle navi. A Gorée sono stati utilizzati in piccole quantità per decorare i cornicioni delle facciate o facilitare la costruzione di arcate e di volte. Gli architravi sono degli stessi legnami impiegati nei cantieri navali; qualcuno è di pietra basaltica o calcarea (quest'ultima si trova in grandi quantità presso Rufisque, città coloniale della vicina penisola del Capo Verde).

La maggior parte degli edifici esistenti risale all'"epoca d'oro" di Gorée, tra la metà del sec. XVIII e la prima metà del XIX.

La chiesa di Saint Charles Borromée, la più antica oggi esistente in Senegal (1830), è caratterizzata dalla ricerca d'un volume composto di forme semplici: un'elaborazione coloniale del neoclassicismo.

Spiccano alcuni edifici, tutti dello stesso periodo: il palazzo Roume, ex residenza dei Governatori, l'antica Mairie, la casa delle Suore e l'Ospedale Militare.

Si tratta di costruzioni accoglienti, aperte verso la facciata, a differenza degli edifici anteriori, per i quali i regolamenti militari imponevano che il piano terreno avesse soltanto delle strette feritoie con sbarre di ferro.

Le case tradizionali dell'isola erano residenze per i mercanti al primo piano, e magazzino di merci o di schiavi al piano terreno. La Maison des ésclaves, oggi restaurata e adibita a museo, ne offre l'esempio. Imposte di legno dipinto, persiane e musharabia (chiusure a graticcio) chiudono non solo le finestre, ma spesso anche le aperture di logge e porticati, filtrano la luce violenta del sole tropicale e proteggono l'intimità. Quasi tutte le case avevano terrazze "all'italiana", piastrellate, su un letto di calce sorretto da travi di legno. L'acqua piovana veniva raccolta in cisterne sotterranee, sino a che le epidemie di febbre gialla non ne consigliarono l'evacuazione diretta in mare. Le terrazze sono state, in seguito a ciò, sostituite da tetti in pendenza, coperti da tegole di laterizio.

Alla fine degli anni Sessanta, dopo il primo Festival delle Arti Negre (Dakar, 1965), il Senegal decide di restaurare l'isola di Gorée: impresa difficile, per un Paese in via di sviluppo. Interviene l'Unesco, che nel decennio 1973-1984 si assume il coordinamento culturale e la propaganda del restauro di Gorée nei confronti della Comunità internazionale.

L'isola viene dichiarata patrimonio storico dell'umanità e nel 1980 viene proposto un piano regolatore per la salvaguardia del suo patrimonio architettonico.

FORT D'ESTREES  

Il Forte fu costruito dai francesi tra il 1852 e il 1856, sulla punta nord dell'isola di Gorée, per proteggerla dagli abbordaggi. Il Forte prende il nome dal vice ammiraglio Jean II d'Estrées che sottrasse l'isola agli olandesi nel 1677.

Inizialmente veniva chiamato "Batterie du nord", gli fu poi attribuito il nome del Vice-Ammiraglio Jean d'Estrées che carpì Gorée agli Olandesi nel 1677. 

Nel 1950 fu convertito in prigione civile. Dal 1989, dopo il restauro, ospita il Museo Storico dell'IFAN.

Dal 1856, anno in cui i lavori di costruzione sono stati ultimati, non ha subito alcuna demolizione. Con il restauro, effettuato grazie a sovvenzioni pubbliche e private, alla Fondazione Ford, all'Ambasciata francese, all'Ambasciata saudita e all'UNESCO, l’edificio è stato riportato al suo stato originario.

MUSEO STORICO

Situato nella parte nord dell'isola, il Museo storico occupa l'antico Forte d'Estrées. Il museo senegalese è consacrato alla storia del paese, dalle origini all'indipendenza e alla commemorazione del commercio degli schiavi avvenuto nella regione.

MAISON NDIOUGA DIENG

Antica casa di schiavi, costruita nel 1787 su terreni donati dal Chevalier de Boufflers. Il tetto a terrazza offre una magnifica vista sul mare. Una galleria a L, protetta da una tettoia in tegole, dà ritmo, con il suo colonnato, alla facciata interna.

E’ stata restaurata dall’Unesco ed è di proprietà del Ministero della Cultura senegalese.  

MAISON DU SOUDAN

Costruzione del diciottesimo secolo, era sede di un edificio commerciale da cui prese il nome. Ha ospitato, successivamente, gli studenti maliani dell’Ecole William Ponty, e un battaglione d'artiglieria proveniente dal Madagascar.

E’ stata restaurata dalla Repubblica Federale tedesca ed ospita il Gorée Institute.

Presenta un grande valore architettonico, grazie alle due gallerie e alla scala semi-circolare.

MAISON DES ESCLAVES

La Maison des Esclaves (casa degli schiavi), simbolo di Gorée, è solo l’ultima delle numerose case di tratta dell’isola. Le prime risalgono al 1536 e furono costruite dai portoghesi, primi europei ad occupare l’isola.

Questo edificio della rue Saint Germain risale al 1780 (circa, alcuni ne datano la costruzione qualche anno più tardi, verso tra 1784), apparteneva al ricco mulatto Nicolas Pépin, fratello della signare Anne Pépin e marito di un’altra signare, Marie Picard.

Simile a molte altre abitazioni signorili dell’epoca, era composta da una residenza di stile europeo al primo piano e un magazzino di merci e di schiavi al pian terreno.  

L’abitazione vera e propria era costituita da tre stanze ampie e ben aerate, con soffitti alti e travi a vista. La stanza centrale, allo sbocco della doppia scala a ferro di cavallo, fungeva da salone. La facciata era generalmente preceduta da una veranda, che in questo caso è raddoppiata dalla balconata verso il mare sulla parte posteriore. 

Le camere erano arredate semplicemente, con pochi mobili e protette dal sole con chiusure a graticcio e persiane colorate.

Gran parte della vita quotidiana si svolgeva nel cortile, dove gli schiavi di casa provvedevano alle attività domestiche e dove si svolgevano i commerci: mercanti e acquirenti mercanteggiavano dalla balconata.

Gli schiavi domestici alloggiavano al pian terreno, dove venivano anche conservate le merci e dove si trovavano le celle degli schiavi di tratta. 

Uomini donne e bambini venivano stipati in celle separate, incatenati in attesa di essere pesati e catalogati in base alle caratteristiche fisiche ed etniche, per poi essere imbarcati per un viaggio senza ritorno verso le Americhe.   

La Maison des Esclaves, è stata restaurata in occasione del Festival international des arts nègres del 1966, e interamente rinnovata, grazie al sostegno dell’Unesco, nel 1990. 

Dal 2001, in collaborazione con il Governo senegalese e l'Ambasciata di Gran Bretagna è stata aperta una nuova mostra sull’agonia del traffico degli schiavi composta da 16 pannelli illustrati.  

MUSEE DE LA FEMME

Situato nell'antica dimora di una ricca dama, Victoria Albis, il museo è stato aperto nel 1994, sotto la direzione della scrittrice Annette Mbaye d'Erneville. Luogo di formazione e ricreazione, il museo rende omaggio alle donne del paese, conosciute o meno, e rende omaggio alla loro vita quotidiana.

Nel museo si trovano oggetti comuni: utensili agricole, strumenti musicali e fotografie che permettono di conoscere meglio il lavoro delle donne del paese.

ANCIENNE ECOLE WILLIAM-PONTY

La scuola William Ponty, che prende nome dal governatore generale dell'africa occidentale francese William Merlaud-Ponty, fu dal 1913 al 1937 la scuola federale dell'AOF (Africa Occidentale Francese). La scuola ha formato numerosi cadetti africani prima di essere trasferita a Sébikhotane.

ÉGLISE SAINT-CHARLES-BORROMÉE

Situata al centro dell'isola, l'imponente chiesa di Saint-Charles-Borromée è uno dei due edifici sacri di Gorée. La chiesa è dedicata al cardinale italiano Carlo Borromeo.

La vecchia chiesa, bruciata dai soldati nella notte di Natale del 1799, durante la conquista dell'isola da parte degli inglesi, Lprivò i cattolici di Goréè del luogo di culto fino alla costruzione del nuovo edificio avvenuto nel 1830 da parte dell'Ordine di Malta. 

La chiesa di Saint-Charles-Borromée fu costruita in muratura di mattoni, con l'atrio sorretto da pilastri a pianta quadrata di ispirazione dorica, decorata con una certa ingenuità da villaggio contadino, con l'arredo interno che rivela la mano del carpentiere.  

UNIVERSITE DES MUTANTS

L'Université des Mutants è un centro internazionale di incontri e di conferenze fondato nel 1979 dal presidente Léopold Sédar Senghor e dallo scrittore filosofico francese Roger Garaudy.

CASTEL

La parte sud dell’isola di Gorée è costituita da alte scogliere di basalto. Questa ampia zona, da cui si gode di una splendida visuale sull’isola, su Dakar e sulla costa, si chiama Le Castel. Per raggiungerla è necessario percorrere un sentiero bordato di baobab.

I ruderi di cemento che si possono scorgere sono quanto rimane di un insieme di fortificazioni realizzate all’inizio del ‘900 e sistemate immediatamente prima della seconda guerra mondiale.

Non c’è più traccia, invece, degli antichi forti che sorgevano qui: il Fort d’Orange, costruito nella prima metà del XVII secolo dagli olandesi e raso al suolo dai francesi, che lo sostituirono con il Fort Saint-Michel,

Sulla piazzola centrale, in cima al Castel, si trova una coppia di cannoni da 240 recuperata nel 1935 dalla corazzata Vergniaud (costruita nel 1906, armata nel 1910 e ritirata nel 1921).

Il Castel ospita alcune botteghe d’arte e la copia del Mémorial Gorée-Almadies ma non è ancora stato opportunamente valorizzato. La roccaforte è stata sempre considerata un’enclave separata di proprietà militare, esclusa dalla vita comune dell’isola, tanto da non figurare neppure nei documenti ufficiali.  

LA MOSCHEA  

La moschea di Gorée si trova sulla spiaggia ai piedi del Castel, addossata alle scoscese scogliere di basalto nero che caratterizzano l’isola. 

Costruita nel 1892, dopo l’abolizione della tratta degli schiavi, è la più antica moschea in muratura del paese.

Secondo alcuni, il recente restauro non rispetta il carattere originale dell’edificio.