Paesaggi culturali Bassari, Fulani e Bedik
Senegal - Gambia

patrimonio dell'umanità dal 2012

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All'estremo sud est del paese, dove cominciano le uniche montagne del Senegal, si trovano alcune delle etnie più primitive del Senegal (Bassari, Fula, Bedik), isolate dal resto del paese anche per i pessimi collegamenti stradali. Questo isolamento ha consentito loro di mantenere intatto lo stile di vita tradizionale che è stato identificato dall'Unesco come patrimonio dell'umanità. 

Nei villaggi di Etouar, Salemata, Dindefelo, Iwol, Ethiolo, alcuni raggiungibili solo a piedi, si viene a conoscenza delle abitudini e tradizioni di queste popolazioni, che mantengono anche una sorta di autarchia economica, cercando di produrre da se tutto cio’ che consumano, anche se ultimamente hanno cominciato a cedere al fascino della globalizzazione: occhiali da sole, ciabatte di plastica, altri oggetti occidentali integrano i costumi tribali dei giorni di festa.

Nella foresta immobile, fra caldo e roccia spaccata, hanno trovato rifugio i Bassari, in foreste ricche di selvaggina, in una delle regioni più bagnate del Senegal. Le piogge torrenziali subentrano alle folate bollenti del vento, stendendo allora un mantello di smeraldo sulle colline frastagliate. 

Minuscole capanne dai grossi muri di pietra scura, coperte con un tetto di paglia appuntito, come un'acconciatura, sono disseminate sotto i grandi alberi. Ethiolo, Oubadji, Ebarakh, Sibikiling: villaggi invisibili che si fondono col paesaggio. Mimetismo dei villaggi e discrezione degli uomini che rifiutano ogni tipo di assimilazione. 

Probabilmente i periodi bui della storia hanno loro insegnato le virtù della prudenza. Cacciatori-raccoglitori, i Bassari sarebbero imparentati alla prestigiosa famiglia Bantou del Sudafrica, i cui costumi, aspetto e modo di vivere assomigliano.

Il modo di vita arcaico, primitivo, vicino alla natura, la spontaneità del loro rapporto con gli agenti naturali ispira reazioni di tipo diverso, ambigue nei loro riguardi. I popoli vicini vedono i Bassari secondo due schemi mentali: o come oggetto di curiosità, una specie di “riserva umana”, da mantenere intatta, come testimonianza d’un passato “primitivo”; o come oggetto di disprezzo, perché mantengono un modo di vita in riprovevole disaccordo con i valori e gli schemi della “modernità”.

Le difficoltà d’accesso alla zona abitata dai Bassari hanno limitato nel passato gli effetti della colonizzazione. Tuttavia essi hanno subìto nei secoli la pressione culturale dei Peul Futa, mussulmani guerrieri. Ancor oggi, nonostante la stretta coesistenza tra nuclei famigliari (i Peul danno latte ai Bassari, in cambio di arachdi), questi ultimi nutrono un sentimento profondo di soggezione verso i primi che, da parte loro, continuano a disprezzarli. 

Nessun peul futa si siederebbe alla stessa tavola d’un Bassari. Nessun Bassari islamizzato rimane ad abitare con la famiglia d’origine perché i peul, suoi “tutori”, gli impongono di trasferirsi nel loro ambiente.

I Bassari continuano a praticare la “religione degli antenati”, pur con modesti, graduali cambiamenti nelle loro credenze. Gli scambi si sono monetarizzati e i Bassari hanno adottato fucili, carrucole, pentole di ghisa, recipienti di plastica, vestiti fatti con stoffe importate. Anche le abitudini alimentari sono cambiate, con l’uso di prodotti d’importazione. I Bassari hanno conosciuto la tecnologia moderna e le regole sociali sono andate modificandosi.

La società bassari era un tempo strutturata in forme matriarcali; poi s’impose il sistema patriarcale ma la discendenza ereditaria matrilineare fu conservata. Oggi il sistema giuridico dello Stato senegalese li obbliga ad adottare uno stato civile patrilineare (cosa che l’Islam non era mai riuscito a imporre). Anche la loro cosmogonia si è aperta su orizzonti più vasti, le genealogie sacre hanno incluso nuovi lignaggi e certi feticci, un tempo esclusivi d’uno specifico gruppo famigliare, oggi rispondono anche alle preghiere di membri d’etnie diverse.

I Bedik, questo piccolo popolo vive nei villaggi che sorgono fra i monti del Bandemba, nel Senegal orientale. Circondati dai Malinkes e dai Peul, sono stati i primi abitanti di questa regione; i loro villaggi più antichi sono Iwol e Etyowar. I Bedik sono divisi in due gruppi: uno che fa capo a Iwol, i Biwol, l'altro a Etyowar, I Banapa. Influenzati sin dal XIV secolo dall'invasione mandingue, i Bedik portano nomi di clan malinkes; da sempre cacciatori, si occupano di agricoltura solo per sopravvivere. Hanno resistito all'islamizzazione. 

I Bedik sono in contatto con altre minoranze etniche del paese (Bassari, Koniagui), parlano una lingua propria Essi vivono in villaggi in altura, spesso difficili da raggiungere: Andyels, Etyowar, Iwol, Landini, Andiel, I Bedik professano prevalentemente la religione animista e credono nella resurrezione dopo la morte. 

I loro riti hanno diversi punti in comune con quelli dei Bassari. Come loro, per esempio, sfoggiano una serie di maschere vegetali in occasione di alcuni rituali. 

Sono stati soprannominati (popolo della vallata felice) in virtu delle numerose feste che celebrano, come l'iniziazione alla foresta, al mondo degli spiriti a cui si ispirano alcune maschere, e che generano la nascita di uomini nuovi. 

Questi uomini vengono iniziati al segreto delle maschere che animano le feste della stagione secca ma anche i lavori dei campi della stagione delle piogge. Per le donne Bedik che usano portare una spina di porcospino infilata nel naso queste feste rappresentano l'occasione per ornarsi ed acconciarsi secondo una tradizione di cui e difficile penetrarne il senso.