Le
rovine
di
Kilwa
Kisiwani
e
Songo
Mnara
sono
situate
in
due
isole
della
Tanzania,
dove
a
partire
dal
XII
sec.
fiorirono
due
importanti
città
swahili
diventati
poi
centri
commerciali
e
portuali
di
grande
importanza.
Questi
porti
furono
quelli
dove
si
imbatterono
i
navigatori
europei
e
dal
XIII
al
XVI
secolo
(nell'ambito
di
quello
che
viene
definito
il
periodo
shirazi)
e
furono
i
luoghi
dove
passò
gran
parte
del
commercio
(da
questi
porti
passavano
schiavi,
oro,
ferro,
avorio,
spezie,
stoffe
e
porcellane)
da
e
verso
l'Oriente.
Nel IX secolo Kilwa Kisiwani venne venduta al
commerciante
Ali
bin
Al-Hasan
e
nei
successivi
secoli
crebbe
fino
a
diventare
la
principale
città
e
centro
del
commercio
della
costa,
al
pari
dello
Zimbabwe.
I
principali
beni
commerciati
furono
oro
e
ferro
dallo
Zimbabwe,
avorio
e
schiavi
dalla
Tanzania,
e
tessuti,
gioielleria,
porcellane,
e
spezie
dall'Asia.
A partire dal tredicesimo
secolo,
con
il
regno
della
famiglia
Mahdali,
Kilwa
divenne
la
città
più
potente
della
costa
orientale
dell'Africa,
e
la
sua
influenza
si
estendeva
a
sud
fino
al
Mozambico.
Abu
Abdullah
Ibn
Battuta
registrò
la
sua
visita
alla
città
intorno
al
1330,
e
lodò
l'umiltà
e
la
fede
del
sovrano,
il
sultano
al-Hasan
ibn
Sulaiman.
A
questo
periodo
si
fa
risalire
la
costruzione
del
palazzo
di
Husuni
Kubwa
e
l'ampliamento
della
Grande
Moschea
di
Kilwa.
All'inizio del XVI secolo
Vasco
da
Gama
estorse
tributi
dalla
ricca
comunità
islamica
ma,
non
molto
dopo,
un
altro
commando
portoghese
prese
il
controllo
dell'isola
(1505),
che
fece
parte
dell'Impero
portoghese
fino
al
1512,
quando
un
mercenario
arabo
la
conquistò.
La
città
riuscì
ad
ottenere
un
po'
della
vecchia
prosperità,
ma
nel
1784
venne
annessa
al
regno
dei
sovrani
di
Zanzibar
provenienti
dall'Oman.
Dopo
questa
conquista
i
francesi
costruirono
un
forte
sul
lato
nord
dell'isola,
ma
la
città
stessa
venne
abbandonata
intorno
al
1840.
Divenne
in
seguito
una
colonia
dell'Africa
Orientale
Tedesca
dal
1886
al
1918.
L'importanza
di
queste
rovine
(i
cui
scavi
archeologici
risalgono
agli
anni
'50)
risiede
nella
loro
capacità
di
farci
aumentare
la
comprensione
della
cultura
swahili,
dei
processi
che
portarono
all'islamizzazione
delle
costa
orientale
africana
ed
infine
a
studiare
le
forme
del
commercio
medioevale.
Per
tale
motivo
nel
1981
i
siti
furono
inseriti
tra
i
Patrimoni
dell'Umanità
dall'UNESCO.
Questo sito è stato incluso
tra
quelli
in
pericolo
nel
2004.
È
in
corso
un
rapido
deterioramento
delle
rovine
di
queste
due
isole
a
causa
di
vari
agenti
quali
l'erosione
e
la
vegetazione.
La
sezione
orientale
del
palazzo
di
Husuni
Kubwa
sta
lentamente
sparendo.
I
danni
al
terreno
causati
dalle
piogge
aumenta
il
rischio
di
crolli
delle
strutture
costruite
sui
pendii
della
collina.
La
vegetazione
presente
sul
lato
della
collina
ha
limitato
l'effetto
delle
piogge,
ma
ha
anche
rotto
alcune
delle
opere
in
muratura.
Le
rovine
di
Songo
Mnara
presenti
sull'isola
sono
quelle
del
porto
ammirato
dai
primi
esploratori
che
arrivarono
in
questo
angolo
di
mondo.
Tra
il
XIII
ed
il
XVI
secolo
i
mercanti
dell'isola
commerciarono
oro,
argento,
perle,
stoffe
persiane
e
porcellane
cinesi
della
Dinastia
Song.
La
maggior
parte
dei
traffici
svolti
nell'oceano
indiano
vedeva
coinvolta
l'isola.
Le
rovine
sono
composte
da
cinque
moschee
e
da
una
serie
di
edifici
a
scopo
residenziale.
Uno
di
questi
è
stato
definito
"il
palazzo"
a
causa
delle
dimensioni,
anche
se
ne
resta
ben
poco.
Il
tutto
era
cintato
da
mura
di
modesta
fattura.
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