Dougga
è
stata
definita
la
Roma
d'Africa.
Eppure
la
città
che
ricevette
il
titolo
di
municipium
da
Settimio
Severo
nel
205
d.C.
nonché
quello
-
ancor
più
lusinghiero
-
di
colonia
onoraria
da
Adriano
nel
261
d.C,
non
è
una
vera
città
romana.
Situata
a
550
metri
di
altitudine,
si
estende
per
25
ettari
e
ha
un
aspetto
che
la
fa
somigliare
di
più
a
un
borgo
mediterraneo.
Lo
schema
a
scacchiera
tipico
delle
città
dell'impero
è
stato
tradito
in
favore
di
un
fantasioso
intrico
di
vicoli
scanditi
da
abitazioni
modellate
a
seguire
l'andamento
tortuoso
del
terreno.
Del
resto,
l'impianto
urbanistico
e
le
architetture
di
Dougga
sono
un
riflesso
del
suo
destino,
a
sua
volta
idealmente
legato
a
quello
dell'uomo
che,
per
primo,
la
rese
grande.
Sebbene,
infatti,
un
luogo
chiamato
"Thukka"
fosse
stato
citato,
nel
IV
secolo
a.C,
da
Diodoro
Siculo
come
capitale
di
un
regno
libico-punico,
la
città
balzò
agli
onori
della
storia
grazie
a
Massinissa
(circa
238
-
149
a.C),
capo
dei
Massili
e
sovrano
della
Numidia,
che
vi
stabilì
una
delle
sue
residenze.
Soldato
valoroso
e
abile
diplomatico,
Massinissa
crebbe
a
Cartagine
e,
dopo
aver
combattuto
al
fianco
dei
cartaginesi,
li
tradì
in
favore
dei
romani.
E
la
famosa
battaglia
di
Zama,
che
nel
202
a.C.
segnò
la
fine
delle
ambizioni
espansionistiche
puniche,
fu
vinta
dai
romani
grazie
al
contributo
della
sua
cavalleria.
Nonostante
fosse
un
ammiratore
di
Roma,
Massinissa
si
ispirò
piuttosto
a
Cartagine
per
trasformare
la
Numidia
in
un
regno
forte
e
compatto.
Concesse
vasti
terreni
ai
capi
tribali,
introdusse
tecniche
puniche
per
l'amministrazione
del
territorio
così
come
per
la
coltivazione
del
grano
e
dell'ulivo.
E
in
breve
tempo
Dougga
-
che
arrivò
a
contare
10.000
abitanti
-
si
trovò
al
centro
del
florido
granaio
di
Roma.
A
testimonianza
della
ricchezza
della
città
vi
sono
numerose
dimore.
Prime
fra
tutte,
quella
di
Dioniso
e
Ulisse,
così
chiamata
per
il
mosaico
che
raffigura
l'esule
di
Itaca
circondato
dalle
sirene,
oggi
custodito
al
Museo
del
Bardo
di
Tunisi,
e
quella
del
Trifolium,
che
ospitava
il
bordello
cittadino,
almeno
a
giudicare
dalla
statua
fallica
all'ingresso,
recentemente
rimossa
dalle
autorità
tunisine
per
non
urtare
la
sensibilità
dei
visitatori
musulmani.
Ma
a
stupire
è
soprattutto
la
raffinatezza
degli
edifici
pubblici
religiosi
e
civili.

Subito
dopo
l'ingresso
del
sito
archeologico
si
trova
lo
stupefacente
Anfiteatro
cittadino,
eretto
nel
188
d.C.
per
munifica
donazione
del
facoltoso
Marcus
Quadratus,
dove
anticamente
venivano
rappresentati
i
classici
dell'epoca.
Forse
è
qui
che
probabilmente
devono
aver
inventato
la
"serale",
perché
altrimenti
non
si
spiega
come
fosse
possibile
per
gli
spettatori
resistere
sotto
un
tale
sole,
ma
diversamente
da
come
è
possibile
ammirarlo
oggi
dovevano
esserci
delle
coperture
mobili
magari
realizzate
con
dei
teli. Le
gradinate
disposte
a
emiciclo,
circondano
l'orchestra
la
cui
parte
posteriore
era
riservata
a
dei
posti
mobili
destinati
agli
alti
dignitari.
Un
muro
cosparso
di
nicchie
separa
l'orchestra
dalla
scena.
L'edificio
testimonia
eloquentemente
la
ricerca
e
la
qualità
tecnica
degli
edifici
per
gli
spettacoli
romani
nell'Africa
del
Nord.
Superato
l'anfiteatro,
che
ancora
oggi
ospita
migliaia
di
spettatori
in
occasione
del
festival
internazionale
di
drammi
classici
di
Dougga,
si
prosegue
lungo
la
strada
che
porta
al
Campidoglio,
uno
dei
monumenti
meglio
conservati
e
più
ammirati
di
tutta
l'epoca
romana.
Si
accede
generalmente
al
campidoglio
dalla
piazza
della
Rosa
dei
Venti,
una
piazza
lastricata
nel
cuore
del
quartiere
pubblico
e
dominata
a
ovest
dal
campidoglio,
circondato
su
tre
lati
dai
portici
dietro
ai
quali
s'innalzano
il
tempio
di
Mercurio,
il
mercato
e
il
tempio
della
Fortuna.
Nel
tratto
nordest
del
lastricato
è
incisa
una
grande
rosa
sulla
quale
diversi
ritratti
segnano
i
limiti
e
il
centro
di
ciascuna
delle
zone
dei
dodici
venti
i
cui
nomi
sono
scritti
sulla
pietra.
Su
una
piattaforma
rialzata,
subito
dopo
la
piazza,
si
erge
maestoso
il
Campidoglio
con
colonne
alte
quasi
10
mt.
Donato
alla
città
dalla
famiglia
Marcia
nel
166
d.C.
venne
eretto
in
onore
della
triade
Giove,
Giunone
e
Minerva
di
cui
si
riconoscono
nel
lato
nord
le
nicchie
in
pietra
che
ne
contenevano
le
statue.
La
facciata
è
sormontata
da
un
frontone
che
conteneva
un
bassorilievo
raffigurante
l'apoteosi
dell'imperatore
Antonino
Pio,
portato
in
cielo
da
un'aquila.
I
muri
della
cella
vennero
eretti
secondo
la
tecnica
dell'opus
africanum,
caratterizzata
dall'utilizzo
di
grossi
pilastri
in
pietra
intervallati,
i
cui
interstizi
sono
colmati
con
pietre
di
minori
dimensioni.

Il
tempio
di
Giunone
Caelestis
è
stato
costruito
nel
primo
terzo
del
III
secolo
d.C.
sotto
il
regno
di
Settimo
Severo.
Al
centro
di
un
cortile
chiuso
semicircolare,
fiancheggiato
da
un
portico
della
stessa
forma,
si
erge
il
tempio
elevato
sopra
un
podio
dotato
di
una
scala
di
undici
scalini.
La
cella
è
interamente
circondata
da
colonne
di
ordine
corinzio.
Le
terme
ìiciniane
(III
secolo
d.C.)
sono
un
grande
stabilimento
termale
i
cui
locali
corrispondono
alle
esigenze
dei
bagnanti
dell'epoca:
una
palestra
per
gli
esercizi
dì
lotta
e
di
riscaldamento,
degli
spogliatoi,
delle
stufe
umide
e
secche
per
la
traspirazione,
tre
caldana
(sale
calde),
un
tepidarium
(sala
tiepida)
e
un
frigidarium.
Oltre
a
questo
grande
complesso
termale,
la
città
di
Dougga
dispone
di
un
altro
stabilimento
termale
pubblico
(terme
di
Ain
Doura)
e
di
terme
private
(terme
dei
Ciclopi).
Le
case
erano
costruite
secondo
il
modello
mediterraneo
che
si
ritrova
soprattutto
nelle
"medina"
arabo-mussulmane.
L'entrata
a
zig-zag
permetteva
di
preservare
attraverso
un
corridoio
a
gomito
l'intimità
della
casa.
Le
stanze
si
distribuiscono
attorno
a
un
cortile
con
peristilio
il
cui
centro
è
talvolta
adornato
da
un
giardino
interno.
Spesso
la
casa
comprende
un
primo
piano
al
quale
si
accede
dall'esterno
attraverso
la
strada
superiore
e
che
comunicava
talvolta
con
il
piano
terra
per
mezzo
di
scale.
I
pavimenti
sono
ornati
di
bei
mosaici
come
per
esempio
quelli
della
casa
di
Dioniso
e
di
Ulisse
e
della
casa
del
Trifolium.
Dougga
è
uno
dei
rari
luoghi
che
hanno
conservato
un
monumento
straordinario
della
civiltà
libico-punica
(prima
metà
del
II
secolo
a.C).
Si
tratta
di
un
mausoleo
a
pianta
quadrata,
di
una
altezza
complessiva
di
più
di
20
m
con
un
piedestallo
di
cinque
scalini,
che
sostiene
tre
piani
completati
da
una
piccola
piramide.
I
lati
di
ogni
piano
presentano
una
serie
di
decorazioni:
pilastri
con
capitelli
eolici,
colonne
ioniche,
gole
egiziane,
statue
di
donne
alate,
un
leone,
ecc.
Questo
capolavoro
dell'architettura
reale
numida
fu
l'opera
di
un
cantiere
autoctono,
come
indica
l'iscrizione
commemorativa
del
monumento.
Lasciando
il
luogo
si
può
ancora
visitare
il
tempio
di
Saturno
del
195
d.
C.
Sorge
sull'area
sacra
di
un
santuario
di
Baal
adorato
in
epoca
punica.
Il
tempio
romano
si
componeva
all'origine
di
una
entrata
con
scale
completata
da
un
portico
interno
a
due
colonne
e
di
area
lastricata
circondata
sui
tre
lati
da
un
porticato.
In
fondo
si
vedono
tre
celle
riservate
alle
statue
divine.

Attorno
alla
Piazza
dei
venti
si
trovano
in
non
perfetto
stato
di
conservazione
i
resti
di
due
altri
edifici,
il
Tempio
di
Mercurio
e
il
Tempio
della
pietà
di
Agostino.
Mentre
proseguendo
verso
sud
si
incontrano
il
Foro,
luogo
di
incontro
e
di
commercio
con
ancora
ben
visibili
gli
spazi
riservati
alle
varie
botteghe,
e
poco
distante
il
grande
Tempio della Concordia, quello di Frugifero e Liber Pater e le grandi Terme di Licinio, uno dei tanti complessi termali di cui si
giovavano
in
ogni
stagione
gli
antichi
romani,
con
la
stanza
del
frigidarium
(dove
si
prendevano
i
bagni
di
acqua
fredda
)
che
conserva
ancora
praticamente
intatte
le
pareti
perimetrali.
Appena
ai
margini
di
una
strada
sterrata
che
chiude
il
lato
sud
del
complesso
archeologico,
in
direzione
sud-est
dalle
Terme
di
Licinio,
si
trova
la
Casa
del
Trifoglio,
l'antico
bordello
cittadino
il
cui
nome
attuale
deriva
dalla
forma
a
fiore
di
trifoglio
di
una
stanza
interna.
Di
fronte
si
trovano
le
Terme
dei
Ciclopi
ormai
in
rovina,
ma
in
cui
si
sono
conservate
praticamente
intatte
le
latrine
dalla
caratteristica
forma
a
ferro
di
cavallo,
in
cui
evidentemente
i
romani
erano
soliti
condividere
anche
i
momenti
più
intimi.
Dougga
conserva
anche
uno
dei
rarissimi
monumenti
preromani
della
Numidia,
il
mausoleo
libico-punico
che
fu
la
sepoltura
di
un
principe
di
nome
Ataban.
Databile
intorno
alla
metà
del
II
secolo
a.C.,
è
alto
21
metri,
culmina
in
un
tetto
a
piramide
ed
è
ornato
da
bassorilievi
con
motivi
greci
arcaici
ed
egizi.
Al
mausoleo
manca
l'epitaffio
con
l'iscrizione
bilingue
in
libico
e
in
punico:
venne
rimosso
nel
1842
da
Sir
Thomas
Reade,
console
inglese
in
Tunisia,
che
lo
trasportò
a
Londra,
dove
grazie
a
esso
si
poté
decifrare
l'antica
scrittura
libica.
Oggi
quel
"furto"
è
esposto
al
British
Museum.



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