Missioni gesuitiche dei Guaraní:
San Ignacio Mini, Santa Ana, Nuestra Senora de Loreto, 
Santa Maria la Mayor e São Miguel das Missões
Argentina/Brasile

patrimonio dell'umanità dal 1983-1984

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San Ignacio Miní

San Ignacio Miní fu una delle numerose missioni della Compagnia di Gesù, fondata nel 1632 in Argentina durante la Colonizzazione europea delle Americhe. Essa si trova nella parte nord-orientale del paese, vicino alla città di San Ignacio nella provincia di Misiones.

Dal punto di vista strettamente archeologico, San Ignacio Miní è considerata da molti l'esempio meglio conservato delle 30 missioni fondate dai gesuiti in un territorio che ora si trova a cavallo di Argentina, Brasile e Paraguay. In essa sono presenti particolari architettonici e scultorei tipici dello stile chiamato "barocco dei Guaranì".

Riscoperta nel 1897, la missione divenne famosa dopo che il poeta Leopoldo Lugones guidò una spedizione di ricerca nella regione nel 1903; negli anni '40 cominciarono i lavori di restauro, che però non sono ancora stati ultimati.

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L'edificio principale della missione di San Ignacio è la chiesa monumentale, costruita dall'architetto italiano Juan Brasanelli: essa è lunga 74 metri e larga 24, con muri spessi due metri costruiti in arenaria rossa e pavimenti di piastrelle. 

Essa domina l'antica piazza della missione e venne decorata da artigiani Guaranì. Il complesso adiacente comprendeva una cucina, una sala pranzo, scuole e laboratori, oltre ai quartieri dei religiosi e al cimitero. Intorno alla piazza si trovano anche le abitazioni di 200 antichi abitanti di etnia Guaranì (all'epoca della maggior fioritura della missione, nel 1733, essi erano circa 4.000).

Le rovine oggi ospitano il Museo Jesuítico de San Ignacio Miní.  

Nuestra Señora de Santa Ana

La Reducción de Nuestra Señora de Santa Ana è una delle molte missioni fondate nel corso del XVII secolo dalla Compagnia di Gesù nelle Americhe durante il periodo della colonizzazione europea.

Le rovine della missione di Santa Ana, fondata nel 1633, si trovano nella provincia argentina di Misiones, a soli 2 chilometri dalla capitale della provincia Santa Ana, non lontano dal sito di un'altra missione gesuita, quella di San Ignacio Minì.

Le missioni di Santa Ana, San Ignacio Minì, Nuestra Señora de Loreto e Santa Maria la Mayor, insieme a quella di São Miguel das Missões in Brasile, sono state dichiarate Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Nuestra Señora de Loreto

La Reducción de Nuestra Señora de Loreto è una delle molte missioni fondate nel corso del XVII secolo dalla Compagnia di Gesù nelle Americhe durante il periodo della colonizzazione europea.

Le rovine della missione di Nuestra Señora de Loreto, fondata nel 1610, si trovano nella provincia argentina di Misiones. Questo sito venne abbandonato molti decenni fa, il che ha fatto sì che le rovine venissero sopraffatte dalla vegetazione circostante, ragione per cui questa non è la missione gesuita della zona meglio conservata.  

Santa Maria la Mayor

La Reducciòn de Santa Marìa la Mayor è una delle molte missioni fondate nel corso del XVII secolo dalla Compagnia di Gesù nelle Americhe durante il periodo della colonizzazione europea.

Le rovine della missione di Santa Maria Mayor si trovano nella provincia argentina di Misiones; essa venne fondata nel 1626 e nel 1744 contava 944 abitanti. 

Venne abbandonata nel 1767 in seguito all'espulsione dei Gesuiti dalle colonie spagnole. 

Da quel momento la vegetazione ha ripreso possesso del terreno che le venne strappato per la fondazione della città.

São Miguel das Missões

São Miguel das Missões o São Miguel Arcanjo, situata nei pressi della cittadina omonima nella regione nord-orientale dello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul, è stata dal 1632 al 1768 una delle numerose riduzioni (reducciones) dei missionari cattolici dell'ordine religioso dei Gesuiti sorte nel sudest del Brasile tra il XVII e XVIII secolo.

Attualmente della riduzione di São Miguel das Missões rimane parzialmente conservata la chiesa barocca (sul cui modello venne edificata la cattedrale di Santo Ângelo) e il perimetro dell'insediamento.

Le rovine sono entrate a far parte, nel 1984, della lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, insieme a quelle argentine di San Ignacio Minì, Santa Ana, Nuestra Señora de Loreto e Santa Maria la Mayor.

I resti archeologici sono classificati come altamente vulnerabili soprattutto a causa dell'azione del clima tropicale e della vegetazione.  

Le riduzioni vennero autorizzate dalla Spagna nel 1503 con la firma di un decreto ad Alcalá de Henares, ma la costruzione dei primi insediamenti sudamericani avvenne solo attorno al 1560.

Lo scopo delle missioni, costruite e gestite dai missionari gesuiti, era sia quello di convertire al cristianesimo i popoli indigeni del Brasile e dell'Argentina, che, imponendone l'urbanizzazione, di fungere da strumento di controllo della monarchia sui nativi insediati nei territori di frontiera dell'impero spagnolo.

La missione di São Miguel das Missões, venne creata, nel 1632, dai gesuiti portoghesi, presso l'insediamento di indios Guaranì rinomato Itaiaceco, ma nel 1683, venne trasferita nel sito attuale. A quella data comprendeva circa 4.000 indios cristianizzati stanziati in un villaggio costruito rispettando i criteri prescritti dal libro IV delle Leyes de Indias (Leggi delle Indie), il corpus legislativo emanato dalla Spagna fra il 1512 e 1542 che regolava tutti gli aspetti sociali, politici ed economici delle colonie americane.

Del villaggio non rimane alcun edificio, ad eccezione della grande chiesa ed alcune parti perimetrali dell'abitato.

La costruzione della chiesa barocca è databile fra il 1735 e il 1744, ed è attribuita all'architetto gesuita Gian Battista Primoli. Gli ultimi allestimenti degli interni vennero completati entro il 1750, ma nel 1760 un incendio danneggiò gravemente alcune parti dell'edificio che venne parzialmente restaurato per finire, tuttavia, abbandonato assieme all'intera missione, pochi anni dopo, a seguito dell'espulsione dell'ordine dei Gesuiti dalla Spagna (1767).

Le riduzioni costruite nel bacino del Rio Paranà si resero infatti note per la resistenza degli indios contro i mercanti di schiavi spagnoli e portoghesi e, successivamente, per l'opposizione alla corona di Spagna; azioni che comportarono l'espulsione dell'ordine sia dai territori portoghesi (1758) che da quelli spagnoli (1767), e la sua successiva soppressione (1773) da parte di papa Clemente XIV.