Cueva de las Manos  
Argentina

patrimonio dell'umanità dal 1999

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A Cueva de las Manos (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 chilometri a sud della città di Perito Moreno, all'interno dei confini del Parco Nazionale Perito Moreno che comprende altri siti di importanza archeologica e paleontologica.

All'inizio del XIX secolo, quando i primi coloni europei arrivarono a popolare la Patagonia, quella terra all'estremità meridionale del mondo era abitata da comunità nomadi di aborigeni Tehuelche. L'impatto, per loro, fu fatale. Chi era sopravvissuto ai massacri non resse alle campagne di civilizzazione forzata. Chi era rimasto indenne alle malattie europee si era autodistrutto con l'alcool.

Del resto, si erano visti sottrarre il mondo che avevano posseduto per oltre 10.000 anni. I loro antenati erano quegli uomini primitivi che, subito dopo l'ultima glaciazione - tra la fine del Pleistocene e l'inizio dell'Olocene - avevano raggiunto la Terra del Fuoco e la Patagonia da nord, attraverso lo stretto di Bering. Divisi in due gruppi, si erano stabiliti rispettivamente nelle isole e sulla terraferma, dove i primi praticavano la pesca e la raccolta dei molluschi, mentre i secondi traevano sostentamento dalla caccia. E così fu fino all'avvento della civiltà europea.  

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Cacciatori-raccoglitori per millenni, i Tehuelche della terraferma avevano dunque "regalato" agli europei un territorio vastissimo, primordiale, che a prima vista non recava tracce di presenza umana. I loro spiriti ancestrali "vivevano" nelle grotte, luoghi sacri celati nei canyon più inaccessibili, che solo un'insaziabile curiosità avrebbe spinto a violare. A essere animato da quel sentimento fu il perito delle frontiere Francisco Pascasio Moreno, un nome che diventerà famoso, perché a lui verrà intitolato il più affascinante fenomeno naturale della Patagonia, il ghiacciaio Perito Moreno. Nel 1877 descrisse, per primo, le pitture rupestri che aveva scoperto negli anfratti rocciosi lungo le rive dei fiumi e nelle aree intorno al Lago Argentino. 

Tra queste, le più straordinarie si trovano nella Cueva de las Manos, una grotta nel canyon del Rio Pinturas. Qui, in uno spazio relativamente ridotto - la grotta ha una superficie di circa 24 metri per 15 e un'altezza di 10 metri in corrispondenza dell'ingresso - sono racchiuse oltre 890 pitture rupestri. 

Le immagini delle mani sono spesso in negativo, e oltre a queste ci sono scene di caccia, esseri umani, lama, nandù, felini ed altri animali, nonché figure geometriche e rappresentazioni del sole. Dipinti simili, anche se in numero minore, sono presenti anche nelle caverne circostanti. Sul soffitto si trovano puntini rossi, ottenuti probabilmente da quelle popolazioni immergendo nell'inchiostro le bolas e tirandole successivamente verso l'alto. I colori usati per dipingere le scene variano dal rosso (ottenuto dall'ematite) al bianco, nero e giallo.

La maggior parte delle mani sono sinistre, il che suggerisce che i "pittori" tenessero gli strumenti che spruzzavano l'inchiostro con la destra. Le dimensioni delle mani sembrano quelle di un bambino di 13 anni ma, considerando che probabilmente esse sono più piccole di quanto non fossero in realtà, si pensa che le mani appartenessero a persone di qualche anno più vecchie: in questo caso potremmo trovarci di fronte ad un rito, lasciare l'impronta della propria mano sul muro della caverna (probabilmente sacra) poteva significare il passaggio dall'età infantile all'età matura.

Oltre alle immagini delle mani, vi sono rappresentate figure geometriche e dinamiche scene di caccia di gruppo al guanaco (Lama guanicoe), l'animale la cui carne era alla base della dieta dei Tehuelche, così come dei loro antenati. 

Soltanto verso la metà del Novecento, tuttavia, si è potuto affermare che le pitture della Cueva de las Manos risalgono alla preistoria. In seguito, i paleoetnologi argentini vi hanno eseguito rilievi al radiocarbonio, individuando sequenze stratigrafiche che hanno permesso di suddividere la preistoria della Patagonia in sei distinti periodi - o livelli culturali - occorsi tra i 13.000 e i 2.500 anni fa. 

Lo studio diaffrattrometrico dei diversi strati dei pigmenti utilizzati per le pitture ha fornito inoltre informazioni sulle modalità di preparazione dei colori. I pigmenti erano composti da gesso mescolato di volta in volta con argille il cui diverso contenuto di ossidi ferrosi incideva sulla colorazione, con polvere di carbone o di manganese. Il colore così ottenuto veniva calcinato sul fuoco in modo da renderlo aderente alla roccia. 

Ma, se sono stati svelati con certezza la datazione e il processo tecnico delle pitture della Cueva de las Manos, resta incerto il motivo per cui gli antenati preistorici dei Tehuelche vollero lasciare l'impronta delle loro mani sulla roccia. Si pensa a un rito iniziatico e la spiegazione più affascinante è legata al profondo significato simbolico della mano nell'evoluzione della specie umana. Con la mano, che permette di forgiare utensili e di consolidare il potere sulle cose e sugli animali, l'uomo ha "preso" per la prima volta coscienza di sé.