Situate
nelle montagne della Bolivia centrale, a 120 chilometri dalla città di Santa
Cruz, le rovine di Samaipata sono uno dei luoghi antichi più enigmatici in
tutto il Sudamerica. Appollaiato a 1949 metri sopra il livello del mare, il sito
fu scoperto dagli spagnoli e fu chiamato "El Fuerte" poichè si
credeva avesse un significato militare. Gli archeologi non lo ritennero adibito
ad uso militare ma piuttosto un luogo di importanza religiosa.
L’etimologia
del sito di Samaipata, ha origine da due vocaboli della lingua Quichua: sama e
pata, che significano rispettivamente “altura” e “luogo”.
Il primo
riferimento a Samaipata lo troviamo nella cronaca spagnola del padre José de
Acosta, scritta nel secolo XVI, intitolata “Historia natural y moral de las
Indias”. Raccogliendo la tradizione orale dei nativi il religioso narra la
storia dell’Inca Yupanqui che pose il suo centro di potere nel sito,
stabilendosi con un seguito di migliaia di mama qoyas (donne al servizio dell’
Inca), sacerdoti e guerreri. Tali avvenimenti accaddero nella seconda metà del
XV secolo. Purtroppo non si sono trovati, fino ad ora, altri documenti coloniali
sul sito di Samaipata.

Alla fine del
XVIII secolo iniziarono importanti ricerche nel Complesso Archeologico
cosiddetto ‘El Fuerte’, proseguite poi negli anni a venire, che hanno
contribuito alla conoscenza della zona. La valenza di tali lavori si riflette
nella conservazione del complesso, nella sua importanza all’interno del Paese
e come patrimonio dell’umanità.
Il Complesso
Archeologico “El Fuerte” è un ampio insediamento costruito intorno ad un
monumento principale: La Roccia.
La Roccia
Scolpita di Samaipata è lunga 240 m, larga 50 m e misura 10 m nella sua parte
più alta, estendendosi per una superficie di 8,600 m2. La Roccia è
completamente ricoperta da figure scolpite che raffigurano motivi zoomorfi e
geometrici oltre ad elementi architettonici (nicchie, scalini, sedili). Le
figure più caratteristiche sono quelle di felini (giaguaro o puma, di serpenti,
dello struzzo, di pozzetti cilindrici, di sedili quadrangolari e triangolari, di
piccole piscine o vasche quadrangolari e di una serie di nicchie grandi e
piccole, semplici o con un riquadro attorno.
Sulla cima e al
centro della Roccia si trova il cosiddetto “Coro de Sacerdotes” che consiste
in un insieme di sedili scolpiti, posti in due cerchi concentrici. Il cerchio
esterno è formato da 18 sedili, 9 triangolari e 9 quadrangolari alternati,
quello interno ne ha 9 quadrangolari. Il Coro di Samaipata è una struttura
simbolica unica nelle culture sudamericane andine e amazzoniche, prima d’ora
infatti non si era trovato nulla di simile.
Sulla
superficie della Roccia sono visibili due muri incaici. Il muro del Settore
Ovest è orientato Nord-Sud e taglia trasversalmente questo settore. Il muro del
Settore Est ha una forma ad ‘L’ e le due pareti di cui è costituito si
orientano da Nord a Sud e da Est a Ovest rispettivamente. Questi muri incaici si
sovrappongono a strutture in roccia più antiche, indicando una occupazione
pre-Incaica.

Tra le
caratteristiche principali dell’intaglio della Roccia, vi è il “Dorso del
Serpente”, che consiste in un sistema di due canali cerimoniali formati da
centinaia di rombi. Esso si trova nella parte superiore della Roccia e parte da
una piscina, nella quale si realizzavano i riti relazionati all’acqua o ad un
altro liquido cerimoniale; tali liquidi erano poi versati nei canali. La
presenza di varie vasche di diversa dimensione, suggerisce la relazione dei riti
con le abluzioni di purificazione molto diffuse nelle nostre culture fin da
epoche preispaniche. Inoltre le piscine, riempite d’acqua, servivano come
osservatori della volta celeste.
Le nicchie, che
si trovano nei settori Nord e Sud della Roccia, sono un altro elemento
predominante; questi ricettacoli paiono porte che invitano ad entrare, tanto che
si è diffusa la credenza popolare che La Roccia sia vuota. La leggenda, nelle
sue varie versioni, parla dell’esistenza di una Città d’Oro all’interno.
Tale credenza era così diffusa che diede adito ad atti di vandalismo per
tentare di entrare nella Roccia: si perforarono le nicchie per collocarvi
candelotti di dinamite, causando così con la loro esplosione un danno
irreparabile.
Comunque, la
disposizione delle nicchie come porte chiuse, si può interpretare come un
ingresso simbolico all’interno della Roccia. Esse potrebbero essere la
rappresentazione evidente di un’entrata ad un mondo accessibile a pochi
privilegiati che fossero in uno stato animico particolare. Tale ipotesi è
rafforzata dall’utilizzo di allucinogeni da parte delle culture andine e
orientali (antiche e moderne), attraverso i quali si raggiunge uno stato
estatico durante il quale si entra in contatto con gli dei e gli altri esseri
sovrannaturali. I settori delle nicchie, disposte lungo i fianchi della Roccia,
sono anche interpretabili come parte di piccoli templi adiacenti la Roccia.
Una gran
quantità di sedili intagliati, rettangolari e triangolari è visibile in molte
parti della Roccia, tali sedili permettono la contemplazione del paesaggio sia
nel settore Nord che in quello Sud, dove sono in numero maggiore e formano una
sorta di anfiteatro: la galleria di sedili del settore Sud guarda verso la
piazza (un’area centrale dove non sono state rinvenute strutture e che si
presenta come uno spazio aperto delimitato da costruzioni), dove, probabilmente
si realizzavano vari eventi, osservabili dall’anfiteatro.

Il
complesso residenziale - Il complesso archeologico fino adesso
conosciuto si estende per circa quaranta ettari. In questo ambito si sono
trovate 53 abitazioni di diverse dimensioni e disposizioni. Le locazioni si
caratterizzano per presenza di più di un insediamento poiché si rinvengono nel
medesimo luogo i resti di tre diverse culture. Per questo motivo si indica un
periodo pre-Incaico e due occupazioni posteriori che corrispondono ai periodi
Inca I e Inca II.
Questo stato
delle costruzioni ci permette di stabilire che l’area ha subìto continue e
diverse occupazioni nel tempo; le società che si sovrapposero non solo scelsero
i medesimi luoghi di insediamento ma utilizzarono anche i materiali da
costruzione dei loro predecessori. Anche all’epoca coloniale si scelse come
strategia lo stabilirsi sopra antiche costruzioni incaiche e pre-incaiche,
utilizzando i mattoni di pietra rinvenuti, per edificare edifici di modello
spagnolo.
La zona
presenta un’impronta multiculturale dovuta al susseguirsi durante un lungo
periodo di tempo di diversi gruppi sociali, riunitisi tutti attorno allo stesso
fulcro: la Roccia.
I muri
incaici sulla Roccia - Sulla superficie della Roccia, gli Inca
costruirono due muri sopra i sedili intagliati nella pietra dai loro
predecessori appartenenti alla società locale delle Valle di Samaipata e delle
zone adiacenti, uomini questi di culture Pre-Incaiche.
Nell’area ad
Ovest della Roccia troviamo il Muro lineare 1 che taglia un complesso
iconografico e che si sovrappone a una delle vasche del complesso.
Nell’area ad
Est troviamo il Muro 2 a forma di “L” composto da una galleria di nicchie;
questo muro ugualmente taglia le strutture precedenti e si sovrappone a una
serie di sedili intagliati nella roccia che sembrano formare un cerchio.

La
kallanka - Il termine deriva dalla lingua quichua e significa
‘recinto maggiore’; il nome era attribuito ai grandi edifici rettangolari
che potevano contenere centinaia di persone al fine di svolgere funzioni di
carattere cerimoniale, amministrativo o commerciale.
La kallanka si
trova al Sud della Roccia a 100 m e le sue misure sono: 68 m per 16 m, è a
pianta rettangolare, i muri hanno fondamenta composte di piccole pietre di
raccolta leggermente intagliate e lavorate, i muri composti con adobe si
innalzano fino ad una altezza di ca. 9 m nel timpano; l’edificio ha 8 porte
prospicienti l’area centrale del complesso: la cosiddetta piazza, il tetto è
a due spioventi, costruito con paglia e sostenuto da grandi colonne e travi in
legno.
Gruppi
di recinti - Sono 10 i gruppi di recinti che presentano abitazioni
incaiche e pre-incaiche, ad eccezione del recinto o settore 4 dove si trova
anche una casa spagnola.
Ognuno di
questi gruppi rappresenta un tipo di attività e si trova in un luogo strategico
del complesso che soddisfa le sue necessità funzionali.
I complessi di
abitazioni sono la parte fisico-strutturale del centro amministrativo e
religioso, dove si stabilirono i gruppi dirigenti, cioè l’Inca, il suo
seguito reale, i sacerdoti e i guerrieri di rango.
Le case hanno
tutte piante quadrangolari o rettangolari; il muro è doppio con un canale
centrale ripieno di pietre gravilla o piccoli pietre di riempimento, i muri
hanno fondamenta in pietra e si innalzano fino a raggiungere i tetti a due
spioventi. In due case si trovarono i resti di grossi tronchi di legno usati a
sostegno del tetto e resti di intonaco che ricoprivano i muri
La
casa spagnola. Si trova nel settore 4 con il gruppo di construzioni
pre-incaiche e incaiche. Questa casa ha forma a “U” fu costruita sopra le
abitazioni incaiche. Durante i secoli di colonizzazione XVI e XVII servì ad
imprigionare i guerreri Ciriguani in lotta contro gli Spagnoli, ma anche per
altri popoli pacifici come i Cianè solitamente venduti come schiavi. È
probabile che da questo derivi il nome di ‘Forte’ che viene assegnato
comunemente al complesso.
La chincana
- Il termine deriva dalla parola quichua che significa ‘labirinto’
o anche ‘perdersi’. Nel settore sud-est del complesso si trova un pozzo
intagliato nella roccia cosiddetto chincana, di cui non si conosce al momento la
profondità. Purtroppo nelle ultime decadi si è riempito di sedimenti per cui
la profondità attuale è di 10 m. A questo pozzo si sono attribuite diverse
funzioni: rituali, punitive e idrauliche come il drenaggio o l’accumulo di
riserve di acqua.
Le
terrazze di coltivazione -Al sud della Roccia, all’interno
dell’area archeologica, si trovano 9 livelli di terrazze di coltivazione,
mentre fuori da questa zona protetta si trovano altri 5 livelli di terrazze
coperte dalla vegetazione.
Le coltivazioni
tradizionali più comuni fin dai tempi preispanici sono: mais, patata, nocciola
americana, manioca o yuca.
La ceramica - La ceramica inca trovata negli scavi e nel
territorio di Samaipata è di un tipo regionale che imita abbastanza bene quella
del centro Inca di Cuzco-Perù; si trovano forme classiche di anfore (aribali) e
piatti a figure zoomorfe e altri tipi comuni di vasellame incaico, i pezzi
integri sono pochi e la maggior parte sono frammenti di buona cottura a pareti
sottili e di buona finitura.
La ceramica
chiriguana è piuttosto spessa, a decorazione impressa o digitata; le incisioni
sono lineari fatte sia con pietre adatte, bastoncini di legno, ossa e torsoli di
pannocchie di mais. Inoltre i pezzi non presentano una buona cottura e non
contengono alcun elemento di finitura quali smalto, vernice o brunitura.
La ceramica
della Valle ha delle forme molto particolari, per esempio i vasi tripodi con
raffigurazioni di giaguaro in ceramica fine, di buona cottura, con una accurata
finitura di vernice e brunitura; la ceramica in generale presenta forme
geometriche, zoomorfe e/o antropomorfe con colori vivi dove predomina il rosso,
l’arancio e il giallo.

Il
sito archeologico di Samaipata è composto da due sezioni: la collina
con le sue molte sculture che si ritiene essere stata il centro rituale
della città vecchia (XIV-XVI secolo), e l'area a sud della collina, che
costituiva l quartiere amministrativo e residenziale.
L'enorme
roccia scolpita, che domina la città sottostante, è una testimonianza
assolutamente unica delle tradizioni e delle credenze pre-ispaniche,
senza uguali in alcun altro luogo d'America.
Nella
piantina si rilevano 5 settori:
Settore
1: alla base occidentale del monumento si trovano dei piedistalli
circolari scolpiti con dei rilievi rappresentanti felini, come giaguari
e puma. Si trovano poi otto buche scolpite, allineate con le strutture
del settore 2.
Settore
2: più ad est, verso la cima del monte, si trovano tre sculture
rettangolari lunghe 30 metri con 262 rombi scolpiti nella roccia. La
scultura rappresenta un serpente ed è localmente chiamata 'el cascabel'
(la schiena del serpente).
Settore
3: ad est del monumento, c'è una struttura circolare composta da 18
sedili chiamati 'il coro dei
sacerdoti' e molte fosse rettangolari.
Settore
4: a nord della cima del monte dietro una recinzione si trovano 5 larghe
porte trapezoidali scolpite nella roccia, al di sopra delle quali vi
sono dei solchi forse utilizzati per posizionarvi i sostegni di un
tetto.
Settore
5: a sud della cima del monte ci sono numerose nicchie, terrazze ed
altre strutture scolpite sulla roccia. Vi sono le rovine dei muri di
diversi edifici.
500 metri
a sud-est si trova un pozzo profondo, detto Chincana, dalla funzione
sconosciuta.
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