Alle spalle
dell'antica capitale brasiliana Rio de Janeiro, diviso dalla Serra de
Mantiqueira, si estende lo Stato di Minas Gerais, l'Eldorado dei
portoghesi grazie alla presenza delle generose miniere del prezioso
metallo. A sud di Belo Horizonte, a Congonhas do Campo, il portoghese
Feliciano Mendes fece costruire nel 1757 il santuario di Bom Jesus do
Matosinhos, in adempimento a un voto fatto quando era sofferente di una
seria malattia contratta lavorando nelle miniere. Ispirato ai santuari
di Bom Jesus do Matosinhos, nelle vicinanze di Porto, e di Bom Jesus de
Braga, entrambi in Portogallo, il complesso fu completato in poco più
di sessant'anni di lavoro e fu opera originale, unica nel suo stile, dei
più noti artisti e artigiani brasiliani del tempo.
Immerso
nella natura ancora rigogliosa degli altopiani brasiliani, il santuario
è parte integrante del paesaggio come piena realizzazione dell'unione
fra natura, uomo e divinità tipica della cultura brasiliana. Costruito
sulla cima del Morrò do Maranhào, è composto da sette cappelle
quadrangolari coperte da una cupoletta piramidale dagli spigoli
leggermente curvi; dal 1974 esse sono collegate fra loro e alla chiesa
da un sentiero di ciottoli ombreggiato da palme e alberi ad alto fusto
tipici del Sud America. Lungo questa strada si snoda la Via Crucis.
Infatti all'interno di ogni cappella sono sistemate le scene della
Passione, create da figure a grandezza naturale scolpite
nel legno e successivamente dipinte prima di essere collocate. La
crudeltà dei centurioni, la compassione delle pie donne, il coraggio e
l'abbandono di Cristo si leggono sui visi intensi e veri. Quest'opera
grandiosa, iniziata nel 1796 e terminata nel 1799, è da attribuirsi
all'artista brasiliano Antonio Francisco Lisboa, noto come
"Aleijadinho". Lo scultore, assistito da colleghi e
apprendisti, produsse ben sessantasei statue. Le scene dell'Ultima cena,
della Preghiera nell'orto del Getsemani e dell'Arresto furono dipinte da
un altro abile artigiano, Manoel da Costa Athayde, tra il 1808 e il
1819.

Il sagrato
fu edificato rialzando il terreno intorno alla chiesa, che fu costruita
per prima, e creando un terrazzo con basamento a profilo curvilineo, a
cui si giunge percorrendo una doppia scalinata a due rampe. La scala fu
opera di Thomaz de Maia Brito e fu portata a termine tra il 1777 e il
1790. Le statue dei dodici profeti del Vecchio Testamento che
annunciarono gli eventi rappresentati nelle cappelle, scolpite a
grandezza naturale in pietra saponaria e distribuite simmetricamente
lungo il parapetto, sono anch'esse opera di Aleijadinho, che vi lavorò
tra il 1800 e il 1805.
Al progetto
della chiesa furono chiamati l'architetto Francisco Lima Cerqueira e i
capomastri Domingos Antonio Dantas e Antonio Rodrigues Falcado, che
terminarono l'edificio nel 1773. In particolare Cerqueira fu
l'apportatore delle innovazioni presenti nell'architettura della chiesa,
tanto da creare una scuola di architettura nella regione.
La pianta
dell'edificio si sviluppa lungo una singola e
ampia navata terminante in una cappella principale dove è sistemato
l'altare. Ai fianchi della struttura centrale sorgono due alte torri
campanarie arretrate rispetto alla linea di facciata, coperte da cupole
simili a quelle delle cappelle, ma più piccole.

La facciata
è un semplice quadrato in cui si aprono un portale dagli stipiti
finemente ornati e due finestre. La parte superiore termina in un
frontone dal profilo ondulato. Esternamente il complesso è intonacato
da un candido bianco spezzato dai rilievi in pietra saponaria che ne
delineano i profili lungo il parapetto della scala, gli spigoli delle
torri, le mensole aggettanti che dividono la parte principale della
facciata dal frontone, i rilievi del portale e del frontone stesso. I
motivi si ripetono più semplici per le cappelle.
Se
l'esterno rappresenta lo stile del barocco brasiliano, l'interno rimanda
alla cultura italiana con la decorazione in stile rococò lussureggiante
che ricopre le pareti e il soffitto e ispira l'intaglio dell'altare,
delle statue e dei dipinti che rivestono le pareti dell'aula e della
tribuna principale.
Nel 1985,
dopo uno studio approfondito sviluppato e promosso da Myriam Andrade
Ribeiro de Oliveira, l'Unesco riconobbe il santuario di Bom Jesus come
testimonianza della cultura artistica e religiosa del Brasile e lo inserì
nella lista del Patrimonio dell'umanità.
Antonio Francisco Lisboa,
arichitetto, pittore e scultore - Praticamente sconosciuto al mondo
occidentale, Antonio Francisco Lisboa è il più importante artista
brasiliano dell'età moderna, paragonabile all'italiano Gian Lorenzo
Bernini. Nacque intorno al 1730 a Ouro Preto da un artigiano di origine
portoghese e da una schiava nera. Nel 1770 circa iniziò a soffrire di
un morbo debilitante che lo rese zoppo. Il suo soprannome Aleijadinho,
tradotto, significa infatti "piccolo zoppo".
Si trattava probabilmente di
sifilide o lebbra, che peggiorò con il tempo fino a privarlo dell'uso
delle dita delle mani e parzialmente degli arti inferiori. Nonostante il
fisico disabilitato, fu un artista prolifico e pieno di talento,
creatore della più bella arte barocca del Brasile, conosciuta come
Barroco Mineiro poiché sviluppatasi nello Stato minerario di Minas
Gerais.


Giunto a
Rio de Janeiro, Lisboa ebbe modo di vedere immagini e libri sull'arte
europea e riuscì a incorporare nella sua arte tradizionale il barocco e
il rococò con accenni di classico e gotico, utilizzando solo materiali
indigeni come la pietra saponaria e il legno. I suoi lavori più
importanti sono la chiesa di Sào Francisco de Assis del 1766 a Ouro
Preto, la chiesa di Sào Francisco de Assis a Sào Joào del Rei nel
1774 e le meravigliose sculture del santuario di Congonhas do Campo.
Le due
chiese barocche, caratterizzate da un sapiente uso della simmetria,
esprimono equilibrio e armonia. Al contrario le statue, tra le sue
ultime opere, possiedono una forza espressionistica notevole,
probabilmente ispirata dalle sofferenze causate dalla malattia.
L'artista morì nel 1814.