Joya
de Cerén (che in
spagnolo significa i gioielli di Cerén) è un sito archeologico nella
valle di Zapotián, a km 30 da
El Salvador; esso è un antico villaggio agricolo di epoca Maya che si
è conservato pressoché intatto sotto gli strati di cenere causati da
un'eruzione vulcanica.
Si
tratta di uno dei più importanti siti archeologici della Mesoamerica poiché
esso mostra come era la vita di tutti i giorni per la popolazione dell'epoca. Ci
si riferisce spesso a Joya de Cerén come alla Pompei delle Americhe, con
evidente riferimento alla famosa città campana.
Abitata
fin dal X secolo a.C. come centro agricolo, la città venne abbandonata nel 250
in seguito all'eruzione dell'Ilopango. Nel V secolo tornò a fiorire come città
tributaria di San Andrés.
Nel
VII secolo il
Laguna Caldera, un vicino vulcano, eruttò e seppellì la città
sotto uno spesso strato di cenere, proteggendola dal passare del tempo. Poiché
non sono stati trovati resti umani, si pensa che gli abitanti abbiano fatto in
tempo a mettersi in salvo, ma essi furono costretti a lasciarsi dietro utensili,
ceramiche, perfino cibi lasciati a metà.
Sono state
scoperte 18 strutture, realizzate in mattoni crudi e legno e coperte da tetti di
palma o paglia. L’unità residenziale comprendeva l’abitazione propriamente
detta (di due ambienti), una cucina, un magazzino e un laboratorio. Una delle
strutture, dotata di cupola forata da una corta canna fumaria, potrebbe essere
identificata come un bagno di vapore (temazcal).
Sono stati rinvenuti, inoltre, recipienti, lame, grandi giare (contenenti
granaglie e vegetali commestibili), utensili e ceramiche policrome.
