Camera e studio di Luis Barragàn
Messico

patrimonio dell'umanità dal 2004 

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Luis Barragàn è uno dei protagonisti del panorama architettonico del XX secolo. All'età di appena 22 anni prende il Diploma di Laurea in Ingegneria e solo successivamente ottiene la Laurea anche in Architettura. Pur aderendo per un breve periodo all'International style, presto se ne discosta, per approdare alle sue particolarissime forme architettoniche, alle sue atmosfere astratte e surreali: un vero e proprio mondo silenzioso che grida con la sua semplice presenza la critica dell'autore verso la caoticità rumorosa dell'Era delle Macchine. 

Le sue opere più famose, come la sua stessa abitazione, Casa Galvez, Casa Egerstrom, Casa Gilardi, sono tutte caratterizzate da grandi superfici murarie lisce, tinteggiate con colori accesi e spesso "fessurate", tagliate, come se i muri non fossero destinati a raccordarsi fra loro, a chiudersi. 

E anche questi stravaganti tagli, dietro cui è difficile immaginare cosa si celi, o da cui all'improvviso vediamo sgorgare dell'acqua, contribuiscono efficacemente a creare l'atmosfera di sospensione, di mistero che aleggia sulle creazioni di Barragan. 

Soprattutto nelle abitazioni ci sono elementi ricorrenti, come recinti, steli, fontane, specchi e giochi d'acqua (quindi elementi naturali), che rimandano alla tradizione messicana. Non a caso infatti Barragan si fa promotore di una dimensione dell'abitare, e della vita stessa, che si riaccosti alla natura, ad un mondo meno caotico e più meditativo in cui l'uomo ritrovi se stesso sostenendo, come lui stesso scrive, che: quando "la Natura diventa un avanzo di Natura, l'uomo diventa un avanzo d'uomo".

Anche gli interni, essenziali, puliti, sono il regno della scomposizione, creata, oltre che dal solito non-congiungimento delle superfici, dall'uso di colori molto diversi per pavimenti e soffitti. 

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Un altro aspetto della filosofia di Barragan è la sua difesa della privacy, ormai così poco valorizzata in una società in cui gran parte degli edifici è realizzata in vetro, un materiale non adatto a ricreare le condizioni favorevoli alla concentrazione dell'individuo: sia per quanto riguarda la sua attività lavorativa che per quanto riguarda il suo rapporto con se stesso, l'uomo non può essere costantemente bersagliato da una accecante luce solare e dalle immagini schizofreniche della vita del XX secolo. 

Da ricordare anche un'altra sua opera, in coautoria con lo scultore Mathias Goeritz, le "Torri Satellite", un monumento sull'autostrada composto da 5 torri a sezione triangolare e di colori diversi che a seconda della percorrenza ci appaiono composte a formare un muro colorato o come elementi separati.

Nel 2004 l'UNESCO ha inserito la sua casa, compreso lo studio, tra i patrimoni dell'umanità.