Centro storico di Lima
Perù

patrimonio dell'umanità dal 1988 - 1991
  

La "Città dei re", che Francisco Pizarro fondò nel 1535 con l'idea di farne una grande capitale, nel XVII e XVIII secolo conobbe, quale centro nevralgico dei ricchi territori del vicereame del Perù, un immenso splendore. Minacciata dai continui terremoti e dallo smisurato sviluppo demografico degli ultimi decenni, ha saputo comunque conservare alcune splendide testimonianze della grandezza del passato, che costituiscono uno dei complessi più rappresentativi dell'arte coloniale americana.

Dopo la conquista dell'impero incaico, Francisco Pizarro stabilì a Cuzco la capitale della nuova colonia per poter sfruttare il prestigio della città e rendere più facile l'accentazione, da parte della popolazione indigena, del cambio di potere. Ma ben presto divenne evidente che la sua posizione geografica, sulle montagne e lontano dal mare, rendeva incredibilmente difficili i necessari collegamenti con la madrepatria, al punto da costringere gli spagnoli a individuare una nuova ubicazione dove spostare la capitale.

Il luogo scelto fu una pianura vicino al fiume Rimac, a dieci chilometri dalla costa, precauzione obbligata per prevenire possibili attacchi da parte dei pirati. Da tempi remoti i quechua avevano adorato in quel luogo Pachacamac, il dio della Terra. Dal suo famoso oracolo deriva il nome del fiume - rimac, che in quechua significa "colui che parla" -, che ben presto divenne anche quello della città, sebbene l'uso l'avesse corrotto in Lima.

Il 18 gennaio 1535 ebbe luogo la fondazione solenne, secondo un rituale preciso ispirato all'antica tradizione castigliana di "appropriazione" di un territorio, che i conquistatori avevano adottato per questi casi. Il fondatore, dopo avere estirpato dell'erba, la sparpagliava intorno a sé come simbolo di dominio e successivamente conficcava nel terreno un palo, che rappresentava la gogna, simbolo del potere secolare, e una croce in legno nel luogo dove sarebbe stata edificata la chiesa.

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Francisco Pizarro fu incaricato di compiere questo rituale sulle sponde del fiume Rimac, dando al luogo il nome, presto dimenticato, di Ciudad de los Reyes.

Sei anni dopo sarebbe stato assassinato in questa stessa città, il cui perimetro aveva tracciato con la punta della spada, poi sepolta nella cattedrale dove aveva posto la prima pietra. 

Pizarro non arrivò a conoscere il periodo di maggiore splendore della città, che ebbe inizio nel 1542 con la nomina a capitale del vicereame del Perù. Poco dopo si scoprirono sulle Ande le ricche miniere di argento e di mercurio, i cui prodotti passavano obbligatoriamente per Lima per essere imbarcati, diretti alla madrepatria, nel porto di El Callao.

Questo commercio arricchì rapidamente la città, che diventò famosa nei secoli XVII e XVIII per il lusso che ostentavano le classi ricche e che non fu eguagliato da nessun altro centro sudamericano: per ricevere i viceré, si giunse a lastricare le strade con sbarre di argento massiccio.

Il porto di Lima ebbe, inoltre, il monopolio del commercio tra l'Europa e l'America Meridionale fino al XVIII secolo, epoca nella quale la sua importanza incominciò a diminuire per l'istituzione dei vicereami di Nueva Granada (1718) e del Rio de la Piata (1776).  

L'ubicazione di Lima, nonostante tutto, era tutt'altro che felice. La fascia costiera del Perù, una delle zone più aride del pianeta, con una scarsissima piovosità nonostante garuà, la persistente pioggerellina che caratterizza il clima della capitale per diversi mesi all'anno, è inoltre soggetta a frequenti terremoti. Tre grandi sismi rasero al suolo la città nel corso della sua storia, nel 1656, nel 1746 e nel 1940, e molti altri l'hanno danneggiata più o meno seriamente, dome conseguenza, non rimane in pratica nessuna testimonianza della prima città fondata da Pizarro. 

La maggior parte del centro storico di Lima risale al XVII e XVIII secolo, epoca in cui gli architetti locali avevano già imparato a utilizzare diverse soluzioni architettoniche antisismiche. Le costruzioni non molto alte, l'utilizzo diffuso di materiali flessibili come il legno e i mattoni, e soprattutto la sostituzione delle volte di pietra con coperture di quìncha, un miscuglio di canne e argilla intonacato con gesso che si prestava con facilità alla realizzazione di modanature e di altri elementi decorativi tipici del Barocco, fecero sì che la maggior parte degli edifici resistesse bene anche al terribile terremoto del 1746.

Tali caratteristiche hanno inoltre contribuito a conferire alla città un aspetto particolare, la cui peculiarità è costituita dai grandi balconi, chiusi da verande di legno in stile mudéjar, sulle facciate delle residenze e dei palazzi.

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Oltre agli attacchi dei pirati, i terremoti furono il principale problema che dovette affrontare la Lima coloniale. Attualmente la siccità propria della regione si è fatta sentire con più forza, acutizzando i problemi di inquinamento e di fornitura d'acqua, cioè le priorità più urgenti di questa città che conta più di cinque milioni di abitanti.  

Non era facile, in simili condizioni, conservare non solo gli edifici, ma anche gli spazi urbani, che si rifanno ancora, in buona parte, all'armonioso assetto della città di Pizarro. Il suo centro nevralgico continua a essere la Plaza de Armas, anche se non tutti i suoi edifici appartengono al periodo coloniale. La cattedrale è in uno splendido stile barocco della metà del XVII secolo, sebbene le torri, distrutte dal terremoto del 1746, fossero state ricostruite in stile neoclassico.

Anche la Casa del Oidor, dall'enorme balcone d'angolo dipinto di verde, è del XVII secolo. Il resto degli edifici della piazza sono costruzioni contemporanee sostitutive degli antichi centri di potere coloniali, come il palazzo Arcivescovile, opera neocoloniale degli anni Venti, il palazzo del Governo, che occupa il terreno della vecchia Casa di Pizarro, o il palazzo Municipale, costruito nello stesso luogo che, da sempre, ha occupato il consiglio comunale di Lima.

Come in ogni colonizzazione in America, gli ordini religiosi ebbero un importante ruolo anche nella storia di Lima. Pizarro durante la conquista del Perù si fece accompagnare dai Francescani, concedendo loro, al momento della fondazione della città, quattro isolati per il convento, la più estesa superficie che sia mai stata destinata a un insediamento religioso nel Nuovo Mondo.

Nacque così il grande complesso conventuale di San Francisco, il cui attuale edificio risale alla ricostruzione eseguita dal portoghese Constammo de Vasconcelos dopo il terremoto del 1656.

Tre chiese, cinque chiostri e numerose costruzioni ausiliari davano forma, nel suo momento di massimo splendore, a questo impressionante complesso architettonico che, grazie alla superba architettura della chiesa principale e alla notevole collezione di opere d'arte, è il più importante esempio dell'arte coloniale di Lima, sebbene l'apertura del viale Abancay, nell'anno 1940, gli abbia fatto perdere insieme ad alcune dimore uno dei chiostri.

Dopo i Francescani, molti altri ordini si stabilirono nella città, entrando in concorrenza per lo splendore delle loro chiese e dei loro monasteri. Si stabilirono tutti lungo la riva sinistra del Rimac, primo nucleo della città, tranne il convento de Los Descalzos, fondato nel XVI secolo e ricostruito in stile neoclassico, che occupa il centro di un bel quartiere residenziale con ampi viali sulla riva destra del fiume. 

Contemporaneo a quello di San Francisco è il complesso conventuale di Santo Domingo, la cui chiesa è un popolare luogo di venerazione, perché nella cripta sono custodite le spoglie di santa Rosa da Lima e di San Martin de Porres, e si distingue, inoltre, per lo splendido campanile rococò.