Complesso archeoastronomico di Chankillo 
Perù

patrimonio dell'umanità dal 2021
  

Chankillo è un antico complesso monumentale nel deserto costiero del Perù, nella valle di Casma, dipartimento di Ancash. Le rovine rimaste sono l'osservatorio solare (Tredici Torri) e le zone residenziali. Le Tredici Torri vennero forse costruite nel quarto secolo a.C.

Sulla costa peruviana, circa 400 chilometri a nord di Lima, si erge il complesso di Chankillo, la cui età è stimata in 23 secoli. La sua funzione è stata oggetto di varie ipotesi: si è immaginato che potesse servire da fortezza, rifugio, monastero di clausura, o persino che fosse un luogo deputato allo svolgimento di battaglie rituali.

Le ricerche suggeriscono invece che si trattasse di un grande complesso cerimoniale dedicato al culto del Sole. In altri termini, lo si potrebbe definire l’osservatorio solare più antico d’America.

Nel campo dell’archeoastronomia, il termine «osservatorio» va usato con cautela, dato che spesso evoca immagini di antichi «astronomi». Tuttavia lo studio dei luoghi dai quali le civiltà primitive scrutavano la volta celeste, insieme alla natura e al contesto di tali osservazioni, fornisce informazioni preziose sul modo in cui queste civiltà percepivano, ordinavano e controllavano il mondo. Oggi sappiamo che i calendari solari orizzontali (basati sull’osservazione delle posizioni di alba e tramonto all’orizzonte nel corso dell’anno) godevano di grande importanza tra le popolazioni indigene d’America.

Nella civiltà maya, l’individuazione e la previsione dei cicli celesti, con fini divinatori e predittivi, si spinsero molto al di là della necessità di regolare le attività annuali cicliche in funzione dei mutamenti stagionali. In altre parti dell'America centrale lo studio dell’orientamento degli edifici sacri e delle piante urbane suggerisce l’esistenza di calendari solari orizzontali, nei quali si attribuiva particolare importanza a date chiave. Oltre ai solstizi, queste includevano i passaggi dallo zenit e altre date calcolate a partire dalle prime a intervalli specifici, il tutto nell’ambito dei complessi cicli incrociati del calendario mesoamericano.

In Sud America i reperti documentano l’esistenza di pratiche rituali e credenze cosmologiche relative a un culto solare regolato dai sovrani inca. Ciò indica un grande interesse per il movimento dei corpi celesti e per il calendario, suggerendo che i rituali del culto solare fossero orchestrati dai governanti per riaffermare la loro origine divina, accentrare il potere e legittimare la propria autorità.

Sono state avanzate diverse ipotesi sui possibili schemi usati dagli Inca per regolare il calendario mediante il paesaggio, ipotesi che prendono le mosse da documenti storici e dall’analisi della disposizione spaziale degli edifici sacri, come il sistema di ceque (linee immaginarie lungo le quali erano disposti i luoghi sacri) di Cuzco.

I pilastri del Sole, per esempio, sono stati descritti da vari testimoni come grandi colonne di pietra ubicate in modo da essere visibili all’orizzonte da Cuzco. Sarebbero servite a scandire i tempi della semina e del raccolto e a regolare altre pratiche stagionali, ma purtroppo sono sparite senza lasciare traccia; la loro posizione precisa è tuttora sconosciuta. Di conseguenza oggi non c’è consenso sulla possibile funzione svolta dai pilastri nell’osservazione del Sole (e forse anche della Luna).

Il complesso contiene numerosi edifici, piazze e logge costruiti con pietre squadrate e fango essiccato, e occupa una superficie di circa 4 chilometri quadrati. Il terreno su cui si erge è composto da banchi di sabbia, affioramenti rocciosi, dune e boschi di carrubo.

L’edificio più noto è la cosiddetta «fortezza»: un’imponente struttura lunga 300 metri, situata strategicamente in cima a una collina e difesa da grandi muraglioni, accessi ristretti, parapetti e, molto probabilmente, da un fossato a secco. La sua funzione è stata oggetto di numerose ipotesi: fortezza, caserma o centro cerimoniale. Le ultime ricerche archeologiche, tuttavia, suggeriscono che forse si trattava di un tempio fortificato.

Un settore molto meno conosciuto è la vasta area a uso civile e cerimoniale a est della fortezza, che include numerosi edifici, piazze, cortili e depositi. Il suo elemento caratterizzante sono le Tredici Torri: una fila di tredici costruzioni cubiche di pietra squadrata e fango collocate sulla cresta di una collinetta, che sorge pressappoco al centro dell’intero complesso di Chankillo. La fila è orientata sull’asse nord-sud, sebbene le torri numero 11, 12 e 13 (la numero 1 è quella situata più a nord) inclinino a sud-est. Le torri configurano un orizzonte artificiale «dentellato», con punte e spazi vuoti disposti a intervalli regolari.

Benché le torri si siano conservate abbastanza bene, gli angoli superiori e alcuni muri interni sono parzialmente collassati. Le costruzioni non sono identiche: la loro pianta è rettangolare o romboidale, l’altezza varia tra i 2 e i 6 metri e il volume oscilla tra 150 e 750 metri cubi. Ciò che invece si presenta estremamente regolare è lo spazio fra le torri, compreso tra 4,7 e 5,1 metri. Ogni torre è munita di due scale – una sul lato nord, l’altra su quello sud – strette e ripide, che portano in cima. A differenza delle scale sul lato meridionale, che risultano spostate verso est, la maggior parte di quelle poste sul lato settentrionale è collocata in posizione centrale. Le sommità delle costruzioni, il cui pavimento è composto di sabbia o piccole lastre di pietra, si presentano nel complesso ben conservate. L’esistenza di scale d’accesso suggerisce che in cima alle torri si svolgessero specifiche attività.

Circa 250 metri a ovest delle torri si trova un gruppo di recinti e altre strutture, tra cui spicca un edificio composto da due cortili rettangolari adiacenti. Il cortile a sud-est, che misura 53,6 per 36,5 metri, fu costruito con attenzione, intonacato e dipinto di bianco. Al muro perimetrale sud è addossata una costruzione molto particolare: un camminamento lungo 40 metri e largo 2,5, anch’esso intonacato e dipinto di bianco. Curiosamente, questo corridoio non porta all’interno dell’edificio, ma si limita a collegarne l’entrata nordorientale (ristretta mediante appositi muri) con un’apertura a sud-est, che guarda direttamente alle Tredici Torri. A differenza degli altri ingressi di Chankillo, è privo delle classiche nicchie che alloggiavano i cardini di pietra su cui poggiavano le porte in legno. Ne possiamo quindi dedurre che il corridoio servisse solo per condurre dall’accesso ristretto all’apertura rivolta alle Tredici torri. L’altezza originaria delle pareti, stimata in 2,2 metri, non consentiva di guardare all’esterno; tuttavia, una volta giunti all’apertura in fondo si godeva di una vista piena e incontrastata delle torri.

Scavi effettuati in prossimità dell’apertura hanno portato alla luce offerte di ceramica, molluschi e utensili in pietra, il che suggerisce l’esistenza di un rituale associato all’atto di attraversare il corridoio e fermarsi sulla soglia a contemplare le torri. Questa apertura è stata ribattezzata «punto di osservazione ovest».

A est delle Tredici Torri c’è un vasto spazio aperto, contenente un complesso di locali interconnessi, altri edifici minori e depositi, posti intorno a una grande piazza.

Questa non è delimitata da muri o edifici su tutti i lati; tuttavia il suo perimetro è ben evidenziato dalla natura del terreno, che in corrispondenza del piano calpestabile è stato in parte spianato, in parte riempito e completamente ripulito dai detriti. In vari punti della piazza sono state trovate apparenti offerte di flauti in ceramica e conchiglie del bivalve Spondylus princeps; nei dintorni, piccoli immondezzai contenenti resti di vasellame, flauti e mais. Tutto sembra indicare che in quest’area avessero luogo grandi adunate e banchetti cerimoniali.

Le Tredici Torri, per la loro ubicazione elevata e il carattere monumentale, sono uno degli elementi dominanti del paesaggio. Tuttavia, un piccolo edificio, relativamente isolato a un estremo del foro, suscita particolare interesse. La sua collocazione rispetto alle torri è speculare a quella del punto di osservazione ovest, essendo collocato quasi sul medesimo asse est-ovest, alla stessa altezza e a una distanza molto simile.

Gli scavi archeologici effettuati presso questa costruzione hanno rivelato una pianta rettangolare incompleta, larga 6 metri. La struttura è in cattivo stato di conservazione poiché, oltre ad aver subito le ingiurie del tempo, in un dato momento successivo al suo abbandono sembra essere stata smantellata fin quasi alle fondamenta. Analogamente al camminamento che conduce al punto d’osservazione ovest, l’edificio presenta un accesso ristretto da un apposito muro. 

Tutto indica che nelle piazze e negli edifici adiacenti alle Tredici Torri avessero luogo banchetti e rituali connessi all’osservazione e interpretazione dei movimenti del Sole, a cui prendeva parte un gran numero di persone. Viceversa, l’accesso ai punti di osservazione era verosimilmente riservato a pochi individui, il cui status consentiva loro di accedere agli osservatori e officiare le cerimonie, che avevano il potere di regolare il tempo, l’ideologia e i rituali legati al calendario che scandivano la vita sociale.

Gli scavi hanno portato alla luce guerrieri di ceramica provvisti non solo di armi di offesa, ma anche di scudi e altre forme di protezione del corpo. Le figure esibiscono inoltre indumenti che ne attestano lo status, come copricapi elaborati, camicie varie e ornamenti per il collo, il torso e il naso, la cui funzione è sia decorativa sia difensiva. La rappresentazione dei guerrieri indica una preoccupazione per la loro integrità fisica: i simboli del loro alto rango riflettono la possibile ascesa di una classe di capi guerrieri e il parallelo accentramento del potere nelle mani di pochi.

È quindi plausibile che a Chankillo il culto del Sole e le credenze cosmologiche siano serviti a legittimare l’autorità di una élite guerriera, come accadde quasi 2000 anni dopo nella società inca. In quest’ottica, le Tredici Torri non sarebbero solo l’espressione monumentale di una conoscenza astronomica ancestrale, ma anche uno strumento per scandire il calendario cerimoniale e legittimare una gerarchia sociale consolidata.

Sono sempre di più gli indizi che il culto del Sole assurto a rango ufficiale nell’impero inca ebbe dei precursori. Ne sono un esempio le cerimonie sull’Isola del Sole, nel lago Titicaca. Data la somiglianza tra l’osservatorio solare di Chankillo e i pilastri del Sole documentati a Cuzco quasi 2000 anni dopo, sembra molto probabile che pratiche di questo genere fossero comuni alle civiltà andine.