Il Parco Nazionale di Mesa Verde, il
cui
nome
significa
"Tavola
Verde",
è
in
realtà
una
piccola
porzione
dell'altopiano
sud-occidentale
del
Colorado,
conosciuto
con
il
nome
di
"Four
Corners".
Questa
vasta
area
ricca
di
boschi
di
conifere
fu
per
molti
secoli
la
sede
più
importante
dei
pellirosse
Anasazi,
quando,
intorno
al
1300
d.C.,
Mesa
Verde
fu
abbandonata,
le
sue
vestigia
e
le
sue
città
deserte
non
furono
mai
dimenticate
del
tutto,
ma
il
ricordo
della
loro
antica
esistenza
fu
perpetuato
attraverso
la
tradizione
orale.
Il 18 dicembre 1888 i cowboys Richard
Wetherill
e
Charles
Mason,
alla
ricerca
di
bestiame
smarritosi
tra
i
canyon
e
gli
altipiani
del
fiume
Mancos,
s’imbatterono
in
alcune
rovine
indiane
magnificamente
conservate.
La
presenza
di
resti
di
insediamenti
megalitici
nella
zona
era
nota
fin
dai
tempi
degli
esploratori
spagnoli
del
XVII
secolo,
ma
questa
scoperta
superava
di
gran
lunga
tutte
le
altre.
La ricerca proseguì durante gli anni
successivi
a
opera
di
un
giovane
esploratore
svedese,
Gustaf
Nordenskiöld,
figlio
dell'esploratore
finlandese
Adolf
Erik
Nordenskiöld, desideroso di svolgere una vera e
propria
indagine
archeologica;
là
dove
gli
esploratori
locali
avevano
trovato
le
misteriose
"città
perdute",
egli
scavò
vari
resti
di
insediamenti
sulla
sommità
delle
aree
chiamate
Wetherill
Mesa
e
Chapin
Mesa.
La ragione di una scoperta così
tardiva
è
imputabile
alla
stessa
orografia
di
Mesa
Verde.
Nella
parte
settentrionale
il
Parco
presenta
un
substrato
di
terreni
sterili,
detti
paramos,
a
2600
metri
sul
livello
del
mare,
in
un
clima
spietato:
estati
secche,
roventi,
alternate
a
lunghi
inverni
con
forti
gelate
e
copiose
nevicate.
Questi
terreni,
scarsamente
produttivi
e
ricoperti
da
una
macchia
bassa,
sono
interrotti
da
vertiginose
forre,
con
dislivelli
superiori
ai
600
metri,
che
rendono
queste
zone
difficilmente
praticabili.
Le
aree
delimitate
dai
vari
canyon
vengono
chiamate
mesas
("tavole")
per
la
loro
superficie
superiore
piatta.
Le mesas hanno dimensioni variabili:
possono
essere
estesi
altopiani
oppure
piccoli
appezzamenti
delimitati
da
pareti
a
strapiombo.
In
questo
secondo
caso
si
elevano
sulla
pianura
circostante
quasi
come
delle
torri.
I resti delle antiche città anasazi
si
trovano
sia
sulle
mesas,
sia
a
metà
altezza
delle
forre,
nascosti
dalle
pieghe
e
dalle
fessure
della
roccia.
- PIANTA
DI
UN
COMPLESSO
ABITATIVO
NEL
PARCO
NAZIONALE
DI
MESA
VERDE
- A.
Stanze
rotonde
o
kivas
-
B.
Focolari
- C.
Aperture
per
la
ventilazione
-
D.
Imboccatura
di
un
tunnel
|
La città megalitica di Mesa Verde
(costituita
in
realtà
da
vari
insediamenti
distinti)
era
la
capitale
scomparsa
degli
indiani
Anasazi.
Ben
presto
archeologi
provenienti
da
tutte
le
regioni
dell'America
Settentrionale
e
persino
dall'Europa
visitarono
il
sito
e
raccolsero
tutto
quello
che
vi
trovarono.
Gli
abitanti
della
zona
non
furono
da
meno
e
invasero
le
rovine
alla
ricerca
di
presunti
tesori,
portando
via
vasi
e
utensili
che
rivendevano
a
poco
prezzo
o
utilizzavano
direttamente.
Due
studiose,
Virginia
Donaghe
e
Lucy
Peabody,
lanciarono
l'allarme
sul
saccheggio
in
corso.
All'inizio
non
furono
ascoltate
ma,
dopo
dodici
anni
di
lotta
ininterrotta,
nel
1906
ottennero
dal
presidente
Theodore
Roosevelt
l'istituzione
del
Parco
Nazionale
Mesa
Verde,
che
ancora
oggi
accoglie
i
principali
settori
delle
rovine
degli
indiani
Anasazi.
Mesa Verde divenne un parco nazionale
nel
1966:
da
allora
la
ricerca
archeologica
è
stata
portata
avanti
in
modo
sistematico
e
oggi
è
possibile
visitare
le
vestigia
degli
Anasazi,
custodite
e
restaurate
dal
National
Park
Service.
Gli indiani Anasazi furono per molti
secoli
gli
abitanti
degli
altipiani
meridionali
dello
Utah
e
del
Colorado
e
di
quelli
settentrionali
dell'Arizona
e
del
New
Messico;
a
Mesa
Verde
sono
state
riscontrate
ovunque
tracce
dei
loro
centri
abitativi
e
della
loro
cultura
materiale.
La
storia
del
popolamento
di
Mesa
Verde
nelle
epoche
più
antiche,
cioè
sino
ai
primi
secoli
dopo
Cristo,
costituisce
ancora
un
enigma.
Allo
stato
attuale
delle
ricerche,
gli
archeologi
hanno
potuto
stabilire
quattro
periodi
successivi
di
occupazione,
corrispondenti
ad
altrettante
fasi
di
sviluppo
culturale.
Il
primo,
chiamato
"Basket
Maker
III",
è
compreso
tra
il
450
e
il
750
d.C.,
il
secondo,
detto
"Pueblo
I",
tra
il
750
e
il
900
d.C.,
seguono
il
"Pueblo
II",
tra
il
900
e
il
1100
d.C.
e
infine
il
"Pueblo
III",
tra
il
1100
e
il
1300
d.C.,
che
rappresentava
la
fase
abitativa
più
tarda
prima
dell'abbandono
definitivo
delle
mesas
da
parte
degli
Anasazi.
I
primi
uomini
giunti
in
queste
zone
erano
pastori
e
cacciatori
che,
abbandonato
il
nomadismo
e
adottato
un
tipo
di
vita
sedentario,
cominciarono
a
coltivare
il
mais
e
la
zucca;
essi
conoscevano
la
fabbricazione
della
ceramica,
ma
realizzavano
recipienti
di
fibra
vegetale
di
notevole
raffinatezza.
Da
qui
deriva
il
nome
di
"Basketmakers",
assegnato
a
questa
cultura,
espressione
in
lingua
anglosassone
che
significa
"fabbricanti
di
canestri".
Le
loro
primitive
abitazioni,
chiamate
jacal,
consistevano
in
semplici
pozzi
scavati
sotto
terra,
sorretti
da
puntelli
di
legno.
In
breve
si
formarono
piccoli
villaggi,
dapprima
situati
ai
piedi
delle
alture
rocciose
e
successivamente
sulle
alture
delle
mesas,
nei
pressi
delle
aree
coltivate.
A
partire
dal
500
d.C.
circa,
i
Basketmakers
acquisirono
le
tecniche
per
la
fabbricazione
della
ceramica,
l'uso
di
arco
e
frecce
e
iniziarono
l'allevamento
dei
tacchini.
In
diversi
siti
del
parco
di
Mesa
Verde,
in
particolare
a
Ruins
Road
e
a
Step
House,
è
possibile
ammirare
la
struttura
di
queste
case
a
pozzo:
una
fra
le
meglio
conservate
-
il
Sito
117
-
è
costituita
da
un'ampia
stanza,
dotata
di
un
focolare
centrale
e
di
un'anticamera
che
ne
consentiva
l'accesso
e
la
ventilazione.
Il
tetto,
di
frasche
e
argilla,
era
sostenuto
da
quattro
robuste
travi
lignee
ed
era
dotato
di
una
perforazione
per
consentire
la
fuoriuscita
del
fumo.
A
partire
dall'850
d.C.,
epoca
che
corrisponde
alla
fase
"Pueblo
I",
gli
Anasazi
modificarono
le
loro
consuetudini
legate
al
sistema
abitativo,
non
abbandonarono
del
tutto
le
case
a
pozzo,
ma
cominciarono
a
edificare
abitazioni
vere
e
proprie
sul
suolo
della
Mesa.
Queste
nuove
case
erano
formate
da
alcune
stanze
a
pianta
quadrata,
costruite
dapprima
con
argilla
essiccata
e
paglia
e
in
seguito,
con
mattoni
cotti
dalla
forma
regolare.
Con
il
passare
del
tempo
in
queste
abitazioni
crebbe
il
numero
degli
ambienti
ed
esse
assunsero
una
struttura
complessa,
venendo
a
costituire
dei
villaggi
in
seguito
chiamati
"Pueblos"
dagli
spagnoli.
Le
genti
di
Mesa
Verde
accrebbero
la
loro
economia,
originariamente
agricola,
e
le
loro
conoscenze,
grazie
al
commercio;
la
produzione
di
ceramica
raggiunse
un
alto
livello
qualitativo.
Nel
corso
dei
secoli
i
villaggi
vennero
trasformati
in
vere
e
proprie
città;
intorno
al
1100
d.C.
l'altopiano
del
Colorado
conobbe
un
enorme
incremento
demografico.
Nel
Parco
Nazionale
di
Mesa
Verde
la
maggiore
concentrazione
di
siti
è
distribuita
su
due
altipiani,
separati
da
canyon
profondi:
Chapin
Mesa
e
Wetherill
Mesa.
A
Chapin
Mesa
si
formò
una
grande
comunità
rurale,
che
diede
avvio
alla
costruzione
di
una
ventina
di
villaggi,
formati
da
case
a
più
piani,
composte
da
numerose
stanze.
Nonostante
questo
mutamento
avvenuto
riguardo
al
tipo
di
sistema
abitativo,
gli
indiani
delle
mesas
non
abbandonarono
mai
definitivamente
le
antiche
case
a
pozzo,
ma
le
trasformarono
in
kivas,
vaste
strutture
sotterranee
a
pianta
circolare,
destinate
a
un
uso
cerimoniale-religioso.
A
Chapin
Mesa
sono
state
individuate
cinque
kivas
e
nei
dintorni
è
stato
rinvenuto
quello
che
anticamente
poteva
essere
il
bacino
lastricato
di
un
grande
serbatoio
idrico,
chiamato
oggi
"Mummy
Lake".
Tuttavia,
secondo
alcuni
studiosi,
non
si
trattava
di
un
lago,
ma
di
una
grande
kivas,
destinata
a
danze
e
cerimonie
per
gli
abitanti
di
intere
comunità.
E'
stato
documentato
che
in
molti
casi
le
kivas
erano
collegate
a
strutture
simili
a
torrioni,
la
cui
funzione
non
è
stata
identificata
con
certezza;
tra
queste
si
possono
ricordare
la
"Torre
del
Cedro"
e
un
complesso
monumentale
dotato
di
una
doppia
cinta
di
mura,
forse
un
tempio
o
un
mausoleo,
chiamato
"Tempio
del
Sole".
GLI
ANASAZI
Affacciandosi all'orlo della Mesa, a
metà
della
vertiginosa
parete
di
roccia
rossa
sorge
l'antico
pueblo
di
Cliff
Palace
("Palazzo
nel
Dirupo":
così
lo
chiamò,
nel
secolo
scorso,
il
suo
scopritore,
il
cowboy
Richard
Wetherill).
Cliff
Palace
è
un
palazzo-città
di
circa
duecento
stanze,
costruito
sotto
un
immenso
tetto
naturale
di
roccia:
le
sue
torri
di
rute,
i
suoi
pozzi,
le
sue
stanze
sotterranee
dedicate
al
culto
(i
Kava,
come
ancor
oggi
vengono
chiamate
nella
lingua
degli
indiani
del
Sud
Ovest),
furono
eretti
molti
secoli
fa
da
una
razza
scomparsa,
gli
Anasazi.
Innanzitutto, il nome loro attribuito
è
quello
che
gli
dedicarono
i
Navajo,
ma
nessuno
sa,
ancora
oggi,
come
si
chiamassero
veramente.
Ciò
che
resta
di
loro,
infatti,
è
principalmente
il
ricordo
dei
popoli
con
i
quali
commerciarono,
oltre
all’importante
insediamento
di
Mesa
Verde,
nel
Colorado.
Il
sito,
ricco
di
ferrite,
non
presentando
caratteristiche
importanti
né
per
la
fertilità
dello
scarso
suolo
non
roccioso,
né
per
l’inesistenza
di
motivi
che
avrebbero
spinto
gli
Anasazi
a
fortificarsi
vista
l’assoluta
mancanza
di
popolazioni
a
loro
ostili
costituisce
di
per
sé
un
mistero
nel
mistero
anche
rappresentando
un
grandioso
esempio
di
architettura
urbana.
Nella lingua Navajo, il nome Anasazi
significa
antichi
stranieri
ed
infatti
le
prime
tracce
di
questo
antichissimo
popolo
risalirebbero
ad
almeno
12000
anni
fa.
Probabilmente
provenivano
dall’Asia;
discendendo
verso
sud,
dallo
stretto
di
Bering,
arrivarono
a
stabilirsi
in
un’area
che
comprendeva
gli
attuali
stati
di
Utah,
Colorado,
Nevada
e
New
Mexico.
Oltre
allo
straordinario
sito
di
Mesa
Verde,
possiamo
ancora
ammirare
le
costruzioni
nel
Chaco
Canyon,
le
dimensioni
della
loro
rete
stradale,
tutte
opere
assai
inusuali
per
il
resto
delle
popolazioni
indiane
dell’epoca.
Opere
e
strutture
avvolte
anche
queste
nel
mistero
di
come
mai
un
popolo
così
antico
avvertisse
il
bisogno
di
uno
sviluppo
urbanistico
e
viario
paragonabile
ai
grandi
imperi
dell’antichità.
L’astronomia rivestiva enorme
importanza
per
questo
popolo.
Sono
stati
scoperti
vari
osservatori,
noto
è
quello
situato
sul
Fajada
Butte:
tramite
fessurazioni
direttamente
praticate
sulla
sommità
del
monte,
il
gioco
di
luce
solare
si
rifletteva
su
un
petroglifo,
permettendo
ai
creatori
di
questo
meccanismo,
di
conoscere
con
grandissima
precisione
le
date
dei
solstizi
e
degli
equinozi.
Commerci ed altre relazioni, sempre
pacifiche,
con
i
popoli
vicini,
lasciarono
grande
impressione
e
fulgidi
ricordi
nei
Navajo,
tra
gli
Apache,
Pueblo,
Mogollon
e
Hopli.
I
superstiti
di
queste
popolazioni,
concordano
nel
ricordare
la
grandezza
dei
loro
famosi
vicini
e
nel
non
sapersi
spiegare
come,
quasi
all’improvviso,
sparirono
dalla
faccia
della
Terra,
solo
pochi
anni
dopo
aver
raggiunto
il
loro
massimo
splendore,
all’incirca
800
anni
prima
della
nascita
di
Cristo.
Gli archeologi hanno definito
"Cestai"
gli
abitanti
primitivi
di
Mesa
Verde,
riconoscendo
la
loro
straordinaria
abilità
nei
lavori
d'intreccio.
Queste
comunità
primitive
vivevano
in
case
scavate
nella
terra
e
raggruppate
in
insediamenti
rupestri
nelle
parti
alte
delle
mesas.
Si
trattava
di
una
società
agricola,
ben
strutturata,
che
aveva
già
dimenticato
i
movimenti
nomadi
caratteristici
delle
precedenti
fasi
dello
sviluppo
culturale
dei
popoli.
Verso la metà dell’VIII secolo i
"Cestai"
svilupparono
un
tipo
di
abitazione
più
elaborato.
La
struttura
delle
case
venne
realizzata
con
una
serie
di
travi
verticali,
rafforzate
da
altre
trasversali
di
minore
sezione,
che
venivano
ricoperte
da
pareti
di
fango.
Le
case
si
appoggiavano
una
all'altra,
formando
lunghe
linee
ricurve
simili
alle
attuali
case
a
schiera.
Spesso
si
scavava
nel
terreno,
proprio
di
fronte
alla
linea
delle
case,
un
locale
con
funzioni
religiose,
antesignano
dei
kiva.
Dall'XI
secolo
le
case
in
pietra
di
vari
piani
cominciarono
a
sostituire
le
costruzioni
basse.
Alcune
arrivarono
ad
avere
tre
piani,
con
più
di
50
stanze
e
una
sorprendente
perfezione
architettonica.
Le
costruzioni
si
affacciavano
su
cortili
comuni,
dove
si
trovavano
le
stanze
sotterranee,
kiva,
di
uso
religioso
e
sociale.
Siamo
nel
Periodo
Classico
degli
Anasazi,
una
tribù
degli
indiani
Pueblos,
l'età
d'oro
della
civiltà
del
deserto
americano.
Due secoli dopo gli Anasazi
spostarono
le
loro
case
sulle
cenge
delle
forre
di
Mesa
Verde,
liberando
le
zone
superiori.
La
nuova
posizione,
che
li
costringeva
a
frequenti
spostamenti
fino
al
paramo,
dove
si
trovavano
le
terre
coltivate,
ostacolava
la
caccia.
Non
si
hanno
dati
sicuri
che
giustifichino
questo
cambiamento
palesemente
poco
vantaggioso.
Forse
gli
Anasazi
entrarono
in
conflitto
con
altri
indiani
e
cercarono
un
rifugio
sicuro
nelle
pareti
inespugnabili
della
mesa.
Questa
posizione
diede
inizio
a
un
nuovo
ciclo
di
costruzioni
nella
roccia:
le
case
di
quest'epoca
sono
un
chiaro
esempio
della
raffinatezza
architettonica
raggiunta
dagli
Anasazi.
A
Mesa
Verde
sono
presenti
quattro
tipi
diversi
di
abitazioni,
oltre
ad
alcune
rovine
minori.
Gli edifici più famosi sono le cliff
dwellings,
costruzioni
a
due
o
tre
piani.
Di
grande
rilievo
la
Casa
dei
Balconi,
un
gruppo
di
edifici
a
due
piani
che
si
affacciano
su
un
vasto
cortile
in
mattoni
crudi.
Al
primo
piano
uno
stretto
corridoio
collega
le
abitazioni.
Dal
lato
dello
strapiombo,
profondo
200
metri,
un
piccolo
parapetto
proteggeva
gli
abitanti
dal
pericolo
di
cadute.
Alcune
case
erano
intonacate,
altre
dipinte
in
bianco
e
rosso.
Il
rifornimento
idrico
era
assicurato
da
una
sorgente
che
sgorgava
nel
fondo
di
una
caverna
e
riempiva
una
vasca
artificiale
ricavata
nella
roccia.
L'ultimo
periodo
costruttivo
è
riscontrabile
nella
Casa
Lunga,
a
Wetherill
Mesa,
edificata
nella
seconda
metà
del
XIII
secolo.
Fa
onore
al
suo
nome,
essendo
dotata
di
50
camere
che
si
susseguono
su
ben
90
metri
di
parete
del
canyon.
La
città
ha
21
kiva,
il
numero
più
alto
di
tutta
Mesa
Verde.
UN
MISTERO
IRRISOLTO
La vita negli "anfratti" di
Mesa
Verde
non
durò
a
lungo.
Tra
l'autunno
del
1299
e
la
primavera
del
1300
il
luogo
fu
abbandonato
dagli
Anasazi,
che
si
lasciarono
alle
spalle
le
case
intatte
piene
dei
loro
effetti
personali,
come
se
fossero
certi
di
farvi
ritorno
dopo
poco
tempo.
Purtroppo,
questo
ritorno
non
avvenne
e
il
mistero
di
questa
fuga
improvvisa
non
è
stato
ancora
svelato.
Vi sono al riguardo varie teorie.
Alcuni
ricercatori
parlano
di
un'ipotetica
guerra
tra
gli
Anasazi
e
un
popolo
nomade
venuto
a
occupare
i
loro
terreni
coltivati,
che
li
avrebbe
costretti
a
cercare
cibo
altrove.
Ritornati
a
casa,
avrebbero
trovato
il
villaggio
invaso
da
forze
ostili
e
sarebbero
stati
costretti
ad
abbandonare
le
proprie
terre.
Pur
senza
prove
certe,
questa
ipotesi
è
credibile,
anche
se
non
spiega
l'assenza
di
tracce
dei
nuovi
occupanti
delle
"città
di
pietra".
Un'altra
teoria
sostiene
che
una
terribile
siccità
avrebbe
spinto
gli
indiani
a
cercare
terre
più
generose.
In
effetti,
è
dimostrato
che
durante
il
periodo
che
va
dal
1276
al
1299
le
piogge
furono
scarse,
ma
già
in
passato
la
zona
aveva
vissuto
analoghi
periodi
di
siccità,
e
non
per
questo
venne
abbandonata.
In
questo
caso
la
decisione
sarebbe
stata
il
frutto
di
una
scelta
lungamente
meditata,
in
contrasto
con
una
fuga
precipitosa.
Una terza spiegazione, infine, vuole
lo
scoppio
di
un'epidemia
che
avrebbe
spinto
i
sopravvissuti
ad
abbandonare
Mesa
Verde.
Come
nel
primo
caso,
questa
può
essere
una
spiegazione
ragionevole,
benché
anch'essa
sia
priva
di
qualsiasi
prova
documentale.
Tutte le ipotesi contengono alcuni
elementi
certi
che,
riuniti,
permetteranno,
forse,
di
ricomporre
la
storia
degli
Anasazi.
PRIME
ESPLORAZIONI
Gli
esploratori
spagnoli
che
cercavano
un
pista
tra
Santa
Fe
e
la
California
furono
i
primi
a
raggiungere
la
regione
di
Mesa
Verde,
che
chiamarono
così
per
i
suoi
tavolati
ricoperti
di
alberi.
Essi
comunque
non
videro
i
villaggi
abbandonati
costruiti
nelle
rientranze
della
roccia.
Alcuni
cacciatori
e
cercatori
si
inoltrarono
nella
regione
e
uno
di
questi
riferì
delle
sue
osservazioni
nel
1873.
L
'anno
seguente
accompagnò
il
noto
fotografo
William
Henry
Jackson
attraverso
il
Mancos
Canyon
ai
piedi
di
Mesa
Verde.
Qui
Jackson
fotografò
uno
degli
insediamenti
nella
roccia.
Nel
1875
il
geologo
William
H.
Holmes
rifece
il
percorso
di
Jackson
e
la
sue
osservazioni
assieme
a
quelle
di
Jackson
furono
ricomprese
nella
relazione
del
Hayden
Survey
del
1876,
uno
di
quattro
progetti
federali
per
l'esplorazione
dell'Ovest
americano.
L'interesse
suscitato
da
queste
ed
altre
pubblicazioni
portò
a
formulare
proposte
per
uno
studio
sistematico
dei
siti
archeologici
del
sud-ovest.
Tuttavia
tali
proposte
non
furono
realizzate
se
non
anni
dopo.
Nel
frattempo
alcuni
allevatori
iniziarono
ad
insediarsi
nella
Mancos
Valley.
Alcuni
inoltrandosi
a
Mesa
Verde
osservarono
un
maggior
numero
di
edifici
in
pietra
e
di
maggiori
dimensioni.
Iniziò
così
l'asportazione
incontrollata
dei
reperti
che
venivano
conservati
dai
privati
oppure
rivenduti
ai
visitatori
della
regione.
I
membri
della
famiglia
Wetherill
furono
i
primi
a
comprendere
le
potenzialità
turistiche
della
regione.
Essi
raccolsero
numerosi
reperti
che
in
parte
rivendettero
alla
Historical
Society
del
Colorado
e
in
parte
conservarono
come
collezione
privata
ma
furono
i
primi
a
documentare
i
loro
ritrovamenti.
Uno
dei
più
primi
visitatori
della
regione
fu
una
giornalista
del
New
York
Times,
Virginia
McClug,
la
quale
si
impegnò
a
fondo
per
l'istituzione
del
parco
nazionale.
Un
altro
fotografo,
Frederick
H.
Chapin,
visitò
Mesa
Verde
nel
1889
e
1890,
accompagnato
da
membri
della
famiglia
Wetherill.
Egli
pubblicò
un
articolo
nel
1890
e
nel
1892
un
libro
le
cui
fotografie
fecero
conoscere
al
grande
pubblico
Mesa
Verde.
Forse
il
più
importante
tra
i
primi
visitatori
di
Mesa
Verde
fu
Gustaf
Nordenskiöld,
figlio
dell'esploratore
finlandese
Adolf
Erik
Nordenskiöld.
Nel
1891
Nordenskiöld
iniziò
a
condurre
esplorazioni
e
scavi
con
metodo
scientifico,
producendo
una
grande
quantità
di
dati
tecnici
e
fotografici
e
mettendo
in
relazione
quanto
veniva
via
via
scoperto
con
la
letteratura
scientifica
esistente
e
con
le
osservazioni
e
l'esperienza
maturata
dai
Wetherill.
Presto
i
metodi
dello
scienziato
finlandese
suscitarono
una
crescente
opposizione
da
parte
della
popolazione
e
delle
autorità
locali,
e
quando
si
seppe
che
i
reperti
avrebbero
costituito
una
collezione
in
un
museo
scandinavo,
Nordenskiöld
fu
arrestato
con
l'accusa
di
aver
devastato
le
rovine.
Egli
fu
comunque
liberato
grazie
all'intervento
di
funzionari
di
Washington
e
al
suo
ritorno
in
Svezia
nel
1893
pubblico
il
primo
studio
scientifico
sulle
rovine
di
Mesa
Verde.
Questo
lavoro
diede
a
Mesa
Verde
notorietà
a
livello
internazionale.
Attualmente
la
collezione
di
reperti
raccolti
da
Nordenskiöld
è
conservata
a
Helsinki
.
PARCO
NAZIONALE
Il
29
giugno
1906
al
fine
di
proteggere
gli
insediamenti
degli
antichi
Anasazi,
fu
istituito
il
parco
nazionale
di
Mesa
Verde.
Dopo
Yellostone
fu
il
secondo
parco
americano
ad
essere
istituito.
Dal
1978
il
parco
nazionale
di
Mesa
Verde
è
stato
inserito
anche
nella
lista
dei
patrimoni
dell'umanità
dell'UNESCO.
All'interno
del
parco
nazionale
di
Mesa
Verde
sono
presenti
circa
600
cliff
dwellings.
Si
tratta
per
la
stragrande
maggioranza
di
insediamenti
molto
piccoli.
I
più
grandi
sono
appena
una
dozzina
e
tra
questi
rientrano
i
più
celebri,
tra
cui
Spruce
Tree
House,
Balcony
House
e
Cliff
Palace.
Il Cliff Palace è il
più
grande
insediamento
costruito
nella
roccia
di
tutto
il
Nordamerica.
Si
trova
in
una
rientranza
profonda
27
m
e
alta
18
ed
è
costituito
da
220
ambienti
(tra
cui
23
kivas),
dei
quali
solo
una
trentina
conservano
le
tracce
di
un
focolare.
Questo
fa
presupporre
che
le
abitazioni
fossero
costituite
da
più
ambienti
tra
loro
collegati
e
che
alcuni
di
essi
fossero
adibiti
a
magazzini.
Long House
è
il
secondo
insediamento
di
Mesa
Verde
per
dimensioni.
È
situato
sulla
Wetherill
Mesa
nel
settore
occidentale
del
parco.
Spruce Tree House
è
sicuramente
l'insediamento
che
si
trova
nel
migliore
stato
di
conservazione
ed
è
il
terzo
più
grande
villaggio
presente
a
Mesa
verde.
È
costituito
da
130
ambienti
e
8
kivas.
Si
ritiene
che
possa
essere
stato
abitato
da
circa
80
persone.
Balcony House
fu
scoperto
nel
1881.
Per
poter
visitare
l'insediamento
è
necessario
scendere
all'interno
del
canyon
per
30
metri
per
poi
risalire
verso
gli
edifici
costruiti
nella
cavità
della
roccia
mediante
una
scala
a
pioli
di
10
m
.
Square Tower House:
la
torre
che
dà
il
nome
all'insediamento
è
la
più
elevata
costruzione
di
Mesa
Verde.
Fu
occupato
tra
il
1200
e
il
1300
d.C.
Il sito di Mug House
si
trova
sulla
Wetherill
Mesa
e
fu
scavato
e
studiato
negli
anni
'60
dall'archeologo
Arthur
Rohn.
È
Formato
da
94
ambienti
posti
su
quattro
livelli
e
comprende
una
grande
kiva.