Chaco Canyon
Stati Uniti

patrimonio dell'umanità dal 1987
  

Il Parco nazionale storico della cultura Chaco è un parco nazionale storico statunitense e patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Possiede la più densa ed eccezionale concentrazione di pueblo dell'America sud-occidentale. Il parco si trova nel nord-ovest del Nuovo Mexico, tra Albuquerque e Farmington, in una vallata quasi inaccessibile tagliata dal Chaco Wash. Contiene la più ricca collezione di rovine a nord del Messico, e conserva una delle più affascinanti aree storiche e culturali d'America. Tra il 900 ed il 1150 il Chaco Canyon fu uno dei principali centri culturali degli antichi Pueblo. I Chacoani estraevano blocchi di arenaria e trascinavano alberi da grandi distanze, assemblando quindici dei maggiori complessi rimasti in America settentrionale fino al diciannovesimo secolo. Sono state mostrate prove di archeo-astronomia nella cultura Chaco, portando come esempio l'incisione rupestre del "Sun Dagger" presso Fajada Butte. Molti edifici Chacoani erano allineati per poter registrare i cicli solari e lunari, il che ha sicuramente richiesto generazioni di osservazioni astronomiche e secoli di conoscenza. Si pensa che i mutamenti climatici abbiano costretto i Chaco ad emigrare abbandonando il canyon, in corrispondenza dell'inizio di 50 anni di siccità nel 1130.

È situato nell'arida ed inospitale regione dei Four Corners, ed è un centro culturale Chaco molto fragile; il rischio erosione causato dai turisti ha portato alla chiusura al pubblico di Fajada Butte. I luoghi sono considerati sacri da tempo immemorabile dagli Hopi, dai Navajo e dai Pueblo, i quali continuano a tramandare tradizioni orali che narrano della storica migrazione da Chaco e della relazione spirituale con la terra.  

I Pueblo arcaici - Gli archeologi identificano le prime persone ad aver abitato il Bacino di San Juan nei popoli di tradizione Caccia e raccolta noti come arcaici; essi, a loro volta, discendono dai cacciatori nomadi Clovis che arrivarono nel sud-ovest intorno al 10.000 a.C. Approssimativamente nel 900 a.C., questi popoli abitavano questi luoghi, tra cui l'Atlatl Cave. Gli antichi popoli lasciarono poche prove della loro esistenza nel Chaco Canyon. In ogni caso, intorno al 490 d.C., i loro discendenti, noti come Basketmakers, iniziarono la coltivazione del canyon, abitando il villaggio Shabik'eshchee ed altri insediamenti circostanti.

Una piccola porzione dei Basketmakers restarono a Chaco e si svilupparono attraverso numerosi stadi culturali fino all'800, quando iniziarono a costruire complessi edifici in pietra, ognuno dei quali racchiudeva quattro o cinque appartamenti edificati sopra a dei kiva sotterranei. Alcune delle aree circondate da questi edifici venivano usate per cerimonie religiose. Queste strutture sono state riconosciute come tipiche delle prime popolazioni Pueblo. Dall'850 gli antichi Pueblo (noti anche come "Anasazi", che in Navajo significa "antichi nemici") si espansero rapidamente, ed i cittadini iniziarono ad abitare pueblo sempre più grandi e densamente popolati. Esistono numerose prove che testimoniano l'esistenza di un'avanzata lavorazione e commercio dei turchesi partire dal decimo secolo. In questo periodo venne eretta la parte antica del Pueblo Bonito, a partire da una serie di circa 50 case che seguivano l'andamento curvo delle mura settentrionali.  

Il sistema coeso che caratterizzava la società Chacoana iniziò a disintegrarsi intorno al 1140, probabilmente in seguito alla cinquantennale siccità che iniziò nel 1130; una cronica instabilità climatica, oltre alla serie delle già citate gravi siccità, colpì la regione tra il 1250 ed il 1450. Gli altri fattori che portarono allo spopolamento possono essere riscontrati nella diminuzione dell'acqua trasportata dall'arroyo, e nella deforestazione. Ad esempio, gli alberi usati in edilizia vennero importati dalle regioni oltre le montagne, come le montagne Chuska oltre 80 km ad ovest. Le comunità periferiche iniziarono a sparire e, verso la fine del secolo, anche gli edifici centrali vennero chiusi ed abbandonati. I resti culturali ed archeologici hanno portato gli scienziati a credere che la popolazione si spostò verso sud, est ed ovest, nelle vallate e lungo i corsi d'acqua del Little Colorado River, del Rio Puerco e del Rio Grande.  

La dinastia Athabaskan - I popoli di lingua numic, come gli Ute e gli Shoshone, abitavano l'altopiano del Colorado all'inizio del dodicesimo secolo. I popoli di lingua apache, come gli stessi Apache o i Navajo, succedettero ai Pueblo dal quindicesimo secolo; durante questo insediamento acquisirono la cultura e le abilità agricole tipiche dei Chacoani. Anche gli Ute frequentarono la regione, soprattutto durante spedizioni di caccia e razzia. La moderna nazione Navajo è insediata ad ovest del Chaco Canyon, e numerosi Navajo (meglio conosciuti come Diné) abitano le zone circostanti. L'arrivo degli spagnoli nel diciassettesimo secolo inaugurò un'era di giogo e ribellione, e l'area del Chaco Canyon accolse i rifugiati Pueblo e Navajo in fuga dai conquistatori spagnoli. In seguito il Messico, e poi gli Stati Uniti, assunsero il comando del canyon, ed alcune campagne militari vennero lanciate contro gli ultimi abitanti della regione.

I Chacoani costruirono i propri edifici lungo una parete del canyon lunga 14 km. Alcune mura erano allineate rispetto ai punti cardinali, altre servivano per la misurazione del ciclo minimo e massimo della levata e tramonto della luna (18,6 anni). Nove Grandi Case sono posizionate lungo il confine settentrionale del Chaco Wash, alla base di massi di arenaria. Altre Grandi Case sono state rinvenute sulle colline o nelle vicinanze delle aree di drenaggio. Sono state classificate 14 Grandi Case, raggruppate secondo la loro posizione geografica rispetto al canyon.  

Il canyon centrale - La porzione centrale del canyon contiene i più grandi complessi Chaco. Il più studiato è sicuramente Pueblo Bonito ("Bel Villaggio"); copre quasi 8.000 m², include 650 case ed è la più spaziosa delle Grandi Case; alcune parti del complesso erano alte quattro piani. L'uso che i costruttori fecero dell'edilizia su più piani richiedeva robuste mura di mattoni spesse fino ad un metro. Pueblo Bonito è diviso in due parti da un muro che segue perfettamente la direzione nord-sud, tagliando anche la piazza centrale. Un grande kiva è presente su entrambi i lati del muro, creando una disposizione simmetrica tipica di numerose Grandi Case Chacoane. Il complesso, al culmine dello splendore, raggiunse circa la dimensione del Colosseo.

A poca distanza si trova il Pueblo del Arroyo. La sua costruzione venne iniziata tra il 1050 ed il 1075, completato nel dodicesimo secolo, e sitrova nei pressi di una sorgente nota come South Gap. Casa Rinconada contiene una Grande Casa ed è relativamente isolata rispetto agli altri siti del Chaco canyon. Si trova a sud del Chaco Wash, vicino alla strada che conduce a due rampe di scale che raggiungevano la sommità del Chacra Mesa. 

Il kiva è isolato, senza strutture residenziali o di supporto; una volta era dotato di un passaggio largo 12 metri che collegava il sotterraneo ai piani superiori. Chetro Ketl si trova vicino a Pueblo Bonito, mostra la tipica forma a D di molti complessi centrali, ma è leggermente più piccolo degli altri. La sua costruzione iniziò tra il 1020 ed il 1050, e le sue 450–550 case appartenevano ad un unico Grande Kiva. Gli scienziati stimano che furono necessarie 29.135 ore-uomo di lavoro per la costruzione del solo Chetro Ketl; Hewett quantificò il materiale usato in 5.000 alberi e 50 milioni di blocchi di pietra.

Il Kin Kletso ("Casa Gialla") fu un complesso di medie dimensioni situato 800 metri ad ovest di Pueblo Bonito; mostra evidenti prove che dimostrano la presenza di Pueblo del bacino di San Juan nella sua costruzione. La forma rettangolare e l'aspetto sono tipici del secondo gruppo culturale che abitò la regione, piuttosto che del terzo o delle sue varianti Chaco. È composto da circa 55 case, quattro kiva al piano terra, ed una torre cilindrica a due piani che potrebbe essere servito da kiva o da centro religioso. Sono state scoperte prove della presenza di una fabbrica in cui si lavorava l'ossidiana nei pressi del villaggio, struttura eretta tra il 1125 ed il 1130.

Pueblo Alto, una Grande Casa di 89 case, si trova su una collina vicino al centro del Chaco Canyon, ad un chilometro da Pueblo Bonito; la sua costruzione venne avviata tra il 1020 ed il 1050 durante un boom edilizio che invase tutto il canyon. La sua posizione lo rendeva visibile alla maggior parte degli abitanti del bacino di San Juan; infatti si trovava soli 3,7 km a nord di Tsin Kletsin, sul lato opposto del canyon. La comunità era specializzata nella lavorazione di collane e del turchese che influenzò lo sviluppo di tutti i villaggi del canyon; anche la produsione di oggetti di silicio era molto comune. Le ricerche portarono l'archeologo Tom Windes a pensare al fatto che solo un esiguo gruppo di famiglie, tra le cinque e le venti, vivevano nel complesso; questo potrebbe indicare che Pueblo Alto veniva usato soprattutto per scopi non residenziali. 

Un'altra Grande Casa, Nuevo Alto, venne costruita sulla parete settentrionale nei pressi di Pueblo Alto; venne fondata nel tardo 1100, mentre era già iniziato il declino del canyon.  

Gli esterni - Al confine settentrionale del Chaco Canyon si trovavano altre Grandi Case; tra le più grandi ricordiamo Casa Chiquita ("Piccola Casa"), un villaggio costruito nel 1080 quando, in un periodo di frequenti piogge, la cultura Chaco era in piena espansione. Ha un'aspetto quadrato ed è privo delle aree aperte e dei kiva isolati che caratterizzavano i loro predecessori. In edilizia venivano usati mattoni in pietra di dimensioni maggiori, ed i kiva erano progettati in stile tradizionale di Mesa Verde. Tre chilometri a valle, lungo il canyon, si trovava Peñasco Blanco ("Promontorio Bianco"), un recinto arcuato costruito sulla cima del bordo meridionale del canyon in cinque fasi distinte, tra il 900 ed il 1125. 

Un murale nelle vicinanze (il "Supernova Platograph") potrebbe rappresentare la prima registrazione dell'avvistamento della supernova SN 1054, avvenuto il 5 luglio 1054. Hungo Pavi, a soli 2 km da Una Vida, ha una circonferenza di 266 metri. Le prime esplorazioni mostrarono 72 case al piano terra,[50] con strutture che si estendevano anche su quattro piani; è stato trovato anche un grande kiva circolare. Kin Nahasbas (costruito nel nono o decimo secolo) è un altra delle rovine principali; si trova poco a nord rispetto a Una Vida, ai piedi del mesa settentrionale. In quest'area sono stati condotti solo scavi su piccola scala.

Il Tsin Kletzin ("Palazzo Charcoano") è un complesso situato sopra alla Casa Rinconada, 3,7 km a sud di Pueblo Alto, sul lato opposto del canyon. Si trova vicino a Weritos Dam, una massiccia struttura di terra che, secondo gli archeologi, forniva a Tsin Kletzin l'acqua necessaria lla vita domestica. La diga permetteva di raccogliere l'acqua piovana accumulandola in una riserva. Il limo che si accumulava durante le alluvioni obbligava gli abitanti a ricostruire periodicamente la diga, dragando l'area di raccolta.

Più in profondità nel canyon, Una Vida ("Una Vita") fu una delle prime tre Grandi Case ad essere costruita, intorno al 900. Era disposta almeno su due piani, era composta da 124 case, ed aveva un arco a forma di D che la rendeva simile ad alcuni suoi contemporanei, come Peñasco Blanco e Pueblo Bonito. A differenza di questi aveva un solo puntello a causa della topografia. Si trova sulle rive di uno dei principali corsi d'acqua, nei pressi di Gallo Wash, e conobbe un'espansione violenta dopo il 930.

Subito a nord si trovavano comunità ancora più isolate, tra cui Salmon Ruins e Aztec Ruins, disposte lungo il corso del San Juan e dell'Animas, vicino a Farmington; questi villaggi sorsero durante il periodo piovoso che iniziò nel 1100. 100 km a sud del Chaco Canyon, lungo la Great South Road, si trova un altro gruppo di comunità. La più grande di queste è Kin Nizhoni, in cima ad un mesa di oltre 2 km, circondato da terreni paludosi.  

Grandi Case - Gli enormi complessi noti come "Grandi Case" erano il fulcro dello stile architetturale e religioso Chaco. Nonostante lo stile si sia modificato nel corso dei secoli, le case mantennero molte caratteristiche tipiche. La più importante di queste è la loro dimensione; molti complessi del Chaco Canyon possiedono una media di 200 case ognuno, con punte di 700. Anche l'aspetto delle singole case era costante, con soffitti alti se comparati a quelli del precedente periodo Anasazi. 

Erano anche ben progettate, con intere ali costruite in un lotto unico, piuttosto che grazie a piccoli incrementi. In generale le case si affacciano a sud, e le piazze sono circondate da edifici senza sbocchi o da alte mura. Le costruzioni su più piani raggiungevano spesso i quattro o cinque strati, con uno solo di questi che si affacciava sulla piazza. Le case erano spesso divise in appartamenti, con le stanze frontali più grandi di quelli sul retro, mobilia e magazzini.

Le strutture religiose, note come kiva, venivano costruite in proporzione al numero delle case di un pueblo. In media veniva costruito un piccolo kiva ogni 29 case. Nove complessi ospitavano anche un Grand Kiva, che poteva raggiungere i 19 metri di diametro. Tutti i kiva Chacoani condividevano caratteristiche architetturali comuni, comprese le entrate a T e le architravi in pietra. Venivano costruiti anche le mura, le Grandi Case erano costruite principalmente con la tecnica del core-and-veneer: due mura parallele che sostenevano blocchi orizzontali di arenaria cotti in forni d'argilla. 

Lo spazio tra i due muri veniva riempito con ballast, che formavano il nucleo delle mura. A questo punto le mura venivano coperte con uno strato di piccole pietre di arenaria, pressati in uno strato di fango. Le pietre di superficie venivano solitamente disposte per creare disegni geometrici. Le costruzioni Chacoane, nel loro complesso, richiesero il legno di 200.000 conifere, trascinate mano dalle montagne distanti 113 chilometri.  

Usanze - La meticolosa progettazione degli edifici che caratterizza i più grandi complessi Chacoani non emerse prima del 1030. I Chaco fusero le conoscenze di architettura a quelle di allineamento astronomico, alla geometria, alla paesaggistica e all'ingegneria per creare i loro antichi centri urbani. Gli archeologi hanno concluso che il complesso può aver ospitato poche persone, con la maggior parte della popolazione che si assiepava in occasione di cerimonie ed eventi. I villaggi più piccoli, apparentemente più residenziali, sono sparsi attorno alle Grandi Case ed al Chaco Canyon. Il canyon corre lungo uno degli allineamenti lunari, il che starebbe ad indicare che il luogo venne in origine scelto per il suo significato astronomico. Perlomeno questa struttura permetteva l'allineamento con altre strutture del canyon.

Nelo stesso periodo gli antichi Pueblo (Anasazi) stavano attraversando un boom edilizio e delle nascite. Per tutto il decimo secolo le tecniche edilizie Chaco presero piede in tutta la regione. Dal 1115 vennero costruiti 70 pueblo esterni con caratteristiche Chaco all'interno dei 65.000 chilometri quadri che compongono il bacino di San Juan. I ricercatori stanno ancora discutendo riguardo l'uso degli edifici, alcuni dei quali sono abbastanza grandi da poter essere considerati a loro volta Grandi Case. Secondo alcuni la comunità potrebbe essere stata qualcosa più di un gruppo di agricoltori, rappresentando un vero centro commerciale ed una stazione di posta o un centro religioso.

I trenta villaggi esterni erano connessi al canyon centrale, e tra di loro, attraverso una rete di sei sistemi stradali. Si estendevano per 97 km, soprattutto in linea retta, e sono state ampiamente studiate. Utilizzavano carreggiate interrate larghe circa 9 metri; a volte i loro lati erano composti da muri bassi in terra o pietra. Se necessario, le strade usavano scale in pietra per scavalcare gli ostacoli più grandi. Nonostante il loro uso non sia mai stato veramente compreso, l'archeologo Harold S. Gladwin affermò che, secondo le credenze religiose dei vicini Navajo, gli Anasazi usarono le strade per trasportare la legna; anche l'archeologo Neil Judd espresse un simile parere.