Monumenti storici dell'antica Nara
Giappone

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1998

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Nara è una città del Giappone, di circa 320.000 abitanti, situata nell'isola di Honshu, è il capoluogo della prefettura di Nara e la maggiore città in questa prefettura.

Antica capitale dal 710 al 794, ora è un luogo di alto interesse artistico e turistico. È caratteristica la presenza di cervi che girano liberamente per i parchi e chiedono in modo esplicito ai turisti cibo. Questo animale è il simbolo della città tanto da essere riprodotto anche sui tombini delle strade.

"I re della dinastia Shang donarono prosperità al regno dopo aver trasferito la loro capitale cinque volte. I re della dinastia Zhou assicurarono la pace al regno dopo aver trasferito la loro capitale tre volte. Oggi il nostro re, ascoltati gli indovini, ha scelto di erigere una nuova capitale nella valle di Nara, dove sorgerà, protetta su tre lati dalle montagne, in corrispondenza dei punti contrassegnati dalla Tartaruga Nera, dal Drago Celeste, dalla Tigre Bianca e dall'Uccello Rosso. La lista dei materiali da costruzione verrà compilata e approvata prima dell'inizio dei lavori. Si comincerà a costruire dopo il raccolto autunnale". 

Questo è il testo dell'editto che sanciva la nascita della città di Heijò Kyò, documento reso pubblico nel XV giorno del II mese del I anno dell'era Wadò e registrato nello Shóku-Nihongi, cronaca ufficiale del Giappone dell'VIII secolo. Heijò Kyò, o Nara, come verrà poi chiamata, fu la capitale giapponese dal 710 al 784. In quel breve periodo il Giappone subì un profondo mutamento, trasformandosi in uno Stato con un governo e un apparato burocratico e legislativo centralizzato, sul modello cinese. 

E, da poco più di un secolo, dalla Cina era arrivato anche il buddhismo. Eretta su modello di Chang'an (l'attuale Xi'an), capitale della dinastia Tang, Heijò Kyò venne pianificata secondo i principi della geomanzia cinese. A pianta rettangolare, aveva un asse centrale - la Suzaku Oji - che la separava in due parti: Sakyò (la "città sinistra", a est) e Ukyo (la "città destra", a ovest). Ognuna di queste parti ospitava un mercato ed era divisa da un reticolo di nove jo (strade in direzione est-ovest) e quattro bó (strade in direzione nord-sud). Il palazzo imperiale si trovava al centro della zona settentrionale.  

I quartieri a sud del palazzo erano occupati dalle residenze della nobiltà di corte. Negli altri si trovavano le zone abitate da artigiani e commercianti. In prossimità del lato nord-est di Heijò Kyò, in una zona detta Gekyò ("città esterna"), furono eretti una cinquantina di templi buddhisti, appartenenti alle cosiddette "sei scuole di Nara" - Jòijitsu, Sanron, Hossò, Kusha, Kegon e Ritsu - e retti ognuno da un monaco cinese. Questi furono il centro propulsore per la diffusione del buddhismo a scapito dell'"indigeno" shintoismo.  

Il sostenitore più entusiasta della nuova filosofia fu l'imperatore Shòmu (724-749) che fece costruire in ogni provincia del Giappone un tempio (kokubunji) e un convento di monache (kokubunniji). Inoltre, nella capitale fece edificare il Todaiji (Grande Tempio Orientale), dove venivano ordinati tutti i monaci. 

La costruzione del Todaiji (terminata nel 752) fu un'impresa ciclopica: la sala principale (Daibutsuden) conteneva una statua di bronzo del Buddha Vairocana (il Buddha Signore dell'Universo) alta 18 metri e del peso di 450 tonnellate. 

La sala stessa, alta 48 metri , è il più grande edificio in legno del mondo. Il tempio e la statua originali sono andati distrutti in un incendio e ricostruiti in dimensioni più modeste alla fine del XVI secolo. 

Ancora spettacolare, il "nuovo" Todaiji costituisce il cuore della Nara odierna, dove si trovano numerosi complessi religiosi buddhisti dell'era di Heijò Kyò - come il Kòfukuji e il Gangoji, - e anche il Kasugaji, il più celebre tempio shintoista del Giappone. 

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Sono costituiti da padiglioni e pagode, alcune alte anche sette piani, dipinti in rosso vermiglio, colore che contrasta splendidamente con il verde delle conifere della foresta che circonda la città. 

Quando, nel 784, Heijo Kyò fu abbandonata, a testimonianza della città rimase il palazzo imperiale, mentre il resto venne coltivato a riso. 

Oggi di quell'edificio restano le fondamenta (alcuni settori sono stati ricostruiti e sono aperti al pubblico) e negli scavi sono state rinvenute migliaia di tavolette di legno che hanno permesso di svelare in ogni dettaglio la vita alla corte giapponese nell'VlII secolo.