Ferro e
acciaio, cantieri navali e miniere di carbone, sono le componenti che
caratterizzano le 23 strutture, soprattutto situate nel sud-ovest del
Giappone, che testimoniano la rapida industrializzazione del paese, dopo
la rivoluzione Meiji iniziata nel 1868.
Esso
testimonia la rapida industrializzazione del paese avvenuta tra la metà
del XIX secolo fino
all'inizio del XX secolo, attraverso lo sviluppo
della siderurgia, dei cantieri navali e dell'estrazione del carbone.
Il
sito illustra il processo attraverso il quale il Giappone feudale iniziò
il trasferimento della tecnologia da Europa e America a partire dalla
metà del XIX secolo
e come questa tecnologia fu adattata alle esigenze del paese e alle
tradizioni sociali. Il sito testimonia quello che è considerato essere
il primo trasferimento di successo dell'industrializzazione occidentale
a una nazione non occidentale.
La rivoluzione industriale ha avuto principalmente luogo in città come
Nagasaki, Kagaoshima chiamata la “Napoli del Giappone”, con cui è
gemellata, per via della localizzazione.
Il
Rinnovamento Meiji, altrimenti detto Rivoluzione o Restaurazione Meiji,
fu il radicale cambiamento nella struttura sociale e politica del
Giappone che riconsegnò il potere all'imperatore dopo secoli di dominio
degli shogun.
Ebbe
luogo tra il 1866 e il 1869, tra la fine del periodo Edo (anche detto
del tardo shogunato Tokugawa) e l'inizio del periodo Meiji. Il più
importante resoconto di prima mano degli eventi del 1862 - 69 redatto da
uno straniero è, probabilmente, quello del diplomatico inglese Sir
Ernest Satow.
La
formazione dell'alleanza Satcho nel 1866 tra Saigō Takamori, del feudo
di Satsuma, e Kido Kōin, del feudo di Chōshū, segna l'inizio del
rinnovamento Meiji. Questa alleanza si fece sostenitrice della causa
imperiale contro lo shogunato Tokugawa, che controllava la politica e
l'esercito giapponese dal 1603.
Il
bakufu Tokugawa ebbe ufficialmente fine il 9 novembre 1867, quando il
quindicesimo shogun Tokugawa Yoshinobu "consegnò i propri poteri
nelle mani dell'imperatore" e si dimise dalla carica dieci giorni
più tardi. Era l'effettiva restituzione del potere al sovrano,
Yoshinobu abbandonò la scena politica, ma le forze fedeli allo
shogunato si rifiutarono di cedere le armi.
Poco
dopo, nel gennaio 1868, cominciò la guerra Boshin (Guerra dell'anno del
drago) con la battaglia di Toba-Fushimi, alla periferia di Kyoto, in cui
l'esercito comandato dai signori di Chōshū e Satsuma sconfisse quello
delle forze lealiste dello shogunato. Queste ultime subirono una serie
di altre sconfitte, sia in battaglie campali che navali. Quanto restava
delle forze dello shogun si ritirò verso la fine del 1868 in Hokkaidō,
al comando del comandante della marina militare Enomoto Takeaki, che
fondò la repubblica di Ezo. Il nuovo stato ebbe vita breve: nel maggio
1869, con la battaglia di Hakodate, le truppe dello shogunato furono
assediate nella loro roccaforte e dovettero capitolare.
La resa
rappresentò la fine dello shogunato e del suo regime feudale. Il 3
gennaio del 1869, dopo la fuga in Hokkaido delle truppe dello shogunato,
l'Imperatore Mutsuhito proclamò ufficialmente la restaurazione del
potere imperiale.
I capi
del rinnovamento Meiji dichiaravano di aver agito soltanto
nell'interesse del potere imperiale. Questo non era del tutto vero. Il
potere passò dallo shogunato Tokugawa a una nuova oligarchia formata da
nobili della corte imperiale e da esponenti dei feudi che avevano
sostenuto il rinnovamento, in particolare provenienti da Satsuma (Ōkubo
Toshimichi e Saigō Takamori) e di Chōshū (Hirobumi Ito, Aritomo
Yamagata, e Kido Kōin), ma anche da Hizen e da Tosa; gli uomini
appartenenti a questa ristretta cerchia, successivamente ribattezzati
con il termine genrō, pur mirando all'emancipazione del Giappone dalle
potenze occidentali, si fecero promotori di un processo di riforma
ispirato proprio ai sistemi statuali occidentali che, soprattutto grazie
all'apporto di Hirobumi Ito, culminò con l'adozione della Costituzione
Meiji, la prima costituzione intesa in senso moderno in Asia.