Questo
sito seriale è composto da 17 siti archeologici nella parte meridionale
dell'isola di Hokkaido e nel nord di Tohoku, in contesti geografici che
vanno da montagne e colline a pianure e pianure, da baie interne a laghi
e fiumi.
Forniscono
una testimonianza unica dello sviluppo nel corso di circa 10.000 anni
della cultura pre-agricola ma sedentaria di Jomon e del suo complesso
sistema di credenze spirituali e rituali. Attesta l'emergere, lo
sviluppo, la maturità e l'adattabilità ai cambiamenti ambientali di
una società sedentaria di cacciatori-pescatori-raccoglitori che si
sviluppò a partire dal 13.000 a.C. circa.
Espressioni
della spiritualità di Jomon hanno avuto forma tangibile in oggetti come
vasi laccati, tavolette di argilla con l'impressione di piedi, le famose
statuine di dogu con occhi stralunati, così come in luoghi rituali tra
cui terrapieni e grandi cerchi di pietre che raggiungono un diametro di
oltre 50 metri.
Il sito
seriale testimonia lo sviluppo raro e molto precoce della sedentarietà
pre-agricola dalla nascita alla maturità.
Di
seguito i 17 siti archeologici
Sito
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Municipalità
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Prefettura
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Commenti
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Immagine
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Sito
Ōdai Yamamoto
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Sotogahama
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Aomori
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La
terracotta scavata è stata datata al 16500
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Sito
Kakinoshima
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Hakodate
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Hokkaidō
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Nelle
vicinanze Hakodate Jōmon Culture Center e Hollow Dogū (Tesoro
nazionale del Giappone)
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Sito
Kitakogane
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Date
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Hokkaidō
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Sito
Tagoyano
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Tsugaru
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Aomori
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Sito
funerario Kamegaoka
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Tsugaru
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Aomori
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Sito
Futatsumori
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Shichinohe
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Aomori
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Sito
Sannai Maruyama
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Aomori
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Aomori
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Sito
storico speciale con manufatti di scavo ICP associati
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Sito
Ōfune
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Hakodate
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Hokkaidō
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Sito
Goshono
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Ichinohe
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Iwate
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Sito
Irie
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Tōyako
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Hokkaidō
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Sito
funerario Takasago
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Tōyako
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Hokkaidō
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Cerchio
di pietre Komakino
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Aomori
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Aomori
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Cerchio
di pietre Isedōtai
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Kita-Akita
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Akita
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Cerchio
di pietre Ōyu
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Kazuno
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Akita
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Sito
storico speciale
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Cerchio
funerario Kiusu Earthwork
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Chitose
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Hokkaidō
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Cerchio
di pietre Ōmori Katsuyama
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Hirosaki
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Aomori
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Sito
Korekawa
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Hachinohe
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Aomori
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Manufatti
scavati dall'ICP a Korekawa Jōmon Kan
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Il periodo Jōmon è
il periodo di storia giapponese che va da circa il 10000 a.C. fino
al 300 a.C.
Con "Jōmon" ci si riferisce al popolo e alla cultura giapponese di
quell'epoca; occorre comunque tener ben presente che, data la vastità
del periodo temporale coperto, non sono esistiti un popolo e una cultura
"Jōmon" monolitici, quanto piuttosto più popoli e culture
accomunati dall'uso di certe tecniche (in particolare dalla tecnica di
produzione di vasellame).
Le ceramiche
ritrovate in alcuni siti archeologici del Giappone, in particolare
Odayamamaoto n1 Iseki, datate con la tecnica AMS (Spettrometria di massa
con acceleratore) risalgono a 16.500 anni fa. Questa datazione sposta il
periodo Jōmon ben più indietro nel tempo.
I popoli di
cultura Jōmon non erano semplici cacciatori-raccoglitori: Tsukuda cita
i ritrovamenti archeologici di Itazuke, sull'isola di Kyūshū. Secondo
questi ritrovamenti, 3.200 anni fa, (quindi centinaia di anni prima
dell'invasione degli Yayoi) a Itazuke esistevano già delle risaie.
Queste scoperte
dimostrano che la cultura Jōmon conosceva già l'agricoltura.
Il termine «Jōmon»
è una traduzione in giapponese del termine inglese cord-marked («segnato
dalle corde») e si riferisce ai motivi con cui era decorato la maggior
parte del vasellame di argilla tipico di questo periodo, che veniva
creato utilizzando corde o bastoni con corde avvolti intorno ad essi. Il
termine è stato introdotto nel 1879 da Edward Sylvester
Morse, studioso statunitense e professore di zoologia presso
l'Università di Tokyo, che nel libro Shell Mounds of Omori descrisse
i ritrovamenti del kaizuka («cumuli di conchiglie» -
resti degli scarti, principalmente conchiglie, di insediamenti
preistorici) di Omori (da lui scoperto due anni prima).
Il popolo Jōmon
produsse vasellame e figure d'argilla decorati con disegni ottenuti
imprimendo nell'argilla umida bastoncini, corde intrecciate o non
intrecciate con una sofisticazione in continua crescita. Le decorazioni
a corda, pur avendo una funzione decorativa, avevano in realtà anche la
funzione pratica di impedire la formazione di crepe sul vaso quando
veniva posto sul fuoco. In generale il vasellame di questo periodo viene
detto Jōmon doki.

Il periodo Jōmon
viene ulteriormente suddiviso in sei sottoperiodi (a loro volta
ulteriormente suddivisi) e caratterizzati dalla tipologia del vasellame
prodotto, le date sono da considerare in maniera indicativa, dato che
non esiste un preciso accordo tra gli archeologi e che i periodi sono
identificati dal tipo di vasellame prodotto.
- Jōmon Incipiente:
suddiviso in Linear applique, Nail impression, Cord
impression e Muroya inferiore
Circa
dal 10000 al 7500 a.C.: condizioni di vita più stabili
fecero sorgere nel periodo intorno al 10000 a.C. una cultura mesolitica,
o, come argomentano alcuni studiosi, neolitica. I membri
dell'eterogenea cultura Jōmon sono forse i distanti antenati degli Ainu,
il popolo aborigeno del Giappone moderno.
Secondo
le prove archeologiche, il popolo Jōmon creò i primi esemplari di
vasellame al mondo, datati a circa l'XI millennio a.C. (ritrovamenti
del sito di Odai-Yamato), così come i primi manufatti in pietra
levigata. L'antichità di questi esemplari venne stabilita per la prima
volta dopo la seconda guerra mondiale mediante il metodo di
datazione del carbonio 14.
La
produzione di vasellame tipicamente implica un qualche tipo di vita
sedentaria, poiché il vasellame è molto fragile e pertanto inutile ad
una società di cacciatori-raccoglitori in costante movimento. Pertanto
gli Jōmon furono probabilmente la prima popolazione sedentaria o
perlomeno semisedentaria del mondo. A causa di ciò le prime forme di
agricoltura sono a volte attribuite al Giappone (Ingpen & Wilkinson)
nel 10000 a.C., duemila anni prima della loro diffusione nel Medioriente.
I
più antichi esemplari di vasellame ritrovato sono privi di decorazioni
(mumon) successivamente compaiono vasellami con decorazioni in
successione bean applique (toryumon), linear
applique (ryukisenmon) e simili a unghie (tsumegatamon).
Per la fine del periodo compare un quinto tipo di decorazione (oatsu),
quest'ultima ha segni di corda su tutta la superficie e una base piatta
con un bordo spesso (a differenza della base appuntita o arrotondata dei
tipi precedenti). La tecnologia di produzione del vasellame non è
comunque ancora ben sviluppata, non si ritrova in tutti i siti del Jōmon
Incipiente e quelli ritrovati non sono solitamente di buona fattura.
La
caccia è la principale fonte di cibo e i siti sono stati ritrovati in
corrispondenza di caverne.
- Jōmon Iniziale:
suddiviso in Igusa, Inaridai, Mito, Tado
inferiore, Tado superiore, Shiboguchi e Kayama.
Circa
dal 7500 al 4000 a.C. Cominciano a comparire siti
con case in legno costruite su fosse poco profonde. Inizia lo
sfruttamento delle risorse marine (i primi ritrovamenti di cumuli di
conchiglie risalgono a questo periodo).
- Primo Jōmon:
suddiviso in Hanazumi, Sekiyama, Kurohama, Moroiso
A, Moroiso B e Juusanbodai.
Circa
dal 4000 al 3000 a.C. Nel Primo Jōmon, grazie ad un
clima lievemente più caldo aumenta la popolazione. Il livello dei mari
è più alto di 2-3 metri di quello odierno, pertanto la linea costiera
si spingeva più all'interno. I villaggi assumono una natura
maggiormente a lungo termine, aumentano le dimensioni delle case e delle
staccionate, anche se pare che venissero occupate stagionalmente. Il
vasellame diventa più elaborato e compaiono stili regionali. La maggior
parte hanno fondo piatto.
- Medio Jōmon:
suddiviso in Katsusaka/Otamadai, Kasori E1 e Kasori
E2
Dal 3000 al 2000
a.C. circa. Grazie al periodo di clima favorevole iniziato nel
periodo precedente la cultura Jōmon raggiunge il suo apice, a questo
periodo risalgono gli insediamenti più grandi ritrovati e molti tipi
elaborati di vasellame. Non è certo che gli insediamenti fossero
occupati tutto l'anno o solo su base stagionale (alternando la residenza
nelle montagne nei mesi estivi e autunnali con le pianure nell'inverno e
primavera).
Al
periodo Jōmon Medio appartengono i pezzi più appariscenti e barocchi,
grazie all'affinamento della tecnica vengono prodotti vasi con orli
sporgenti e grandemente decorati, decorazioni in rilievo, forme sinuose
che rappresentano fiamme. Il vasellame che presenta questo tipo di orli
viene detto suien doki - suien significa «spumeggiante»
(perché ricorda gli spruzzi delle onde che si infrangono a riva). A
causa di questi stili elaborati si è ipotizzato che avessero un
significato simbolico o rituale.
Molti
elementi della cultura giapponese risalgono a questo periodo e
riflettono un'immigrazione mista dall'Asia continentale, settentrionale
e dalle zone meridionali dell'Oceano pacifico. Tra questi elementi ci
sono la mitologia Shintoista, i costumi matrimoniali, gli archetipi
architettonici e sviluppi tecnologici come la laccatura, la tessitura,
la metallurgia e la produzione del vetro.
- Tardo Jōmon (2000 - 1000
a.C.): suddiviso in Horinouchi, Kasori B1, Kasori
B2e Angyo 1 e Jōmon Finale (1000 - 400
a.C.): suddiviso in Angyo 2 e Angyo 3
Il
numero di insediamenti e la popolazione declina bruscamente. Aumenta
l'attività rituale e in tutto il Giappone diventano più numerosi i
siti di sepolture e vengono ritrovati molti manufatti rituali (bastoni,
falli in pietra e statuette). Anche se l'incisione e la scultura di
statutette in forme decorative era popolare nel Medio Jōmon ritorna
l'uso delle decorazioni a corda, ma in questo caso porzioni delle
decorazioni dopo essere state applicate vengono rimosse e la superficie
lisciata. Viene sviluppata la tecnica di cottura del vasellame in
un'atmosfera riducente.
Mentre
ci sono evidenze dello sviluppo dell'agricoltura durante lo Jōmon
Finale, il suo impatto sulla popolazione è minimo: le piante coltivate
sono solo un'integrazione della dieta, mentre la maggior parte del cibo
proviene dalla caccia e dalla raccolta. Lo sviluppo dell'agricoltura
(con la diffusione della coltivazione del riso) segnerà il successivo Periodo
Yayoi.
FONDI
DI SUSSISTENZA - All'inizio
del periodo Jōmon le principali fonti di sussistenza sono la raccolta,
la caccia e la pesca. Alla fine del periodo comincerà a diffondersi
l'agricoltura.
RACCOLTA
- L'arcipelago giapponese offre diversi tipi di piante
commestibili, più circa un centinaio di funghi. La loro disponibilità
dipende però dal periodo stagionale. Nei siti Jomon sono stati
ritrovati finora circa una cinquantina di specie di piante diverse, in
gran parte noci, nocciole, castagne, castagne d'India, ma
anche resti di grano saraceno, felci, zucche, ofioglosso
comune e funghi. Bisogna tener presente però che il terreno acido
del Giappone non si presta alla conservazione dei resti di materiali
organici. A partire dal Medio Jōmon cominciò a svilupparsi una forma
rudimentale di agricoltura e orticoltura: sono state
ritrovate indicazioni in alcuni siti della coltivazione intenzionale di
alberi di castagne. Nei siti della prefettura di Nagano sono
stati ritrovati attrezzi in pietra utilizzati per scavare tuberi e
radici: dato che questa regione è coperta da dense foreste, si è
ipotizzato che venissero tagliate delle radure per permettere loro di
crescere meglio.
CACCIA
- Le specie più cacciate erano il cinghiale (tutto
l'anno) e il cervo (in primavera). Venivano anche cacciati
animali di dimensioni minori (come scoiattoli volanti, volpi, scimmie e
conigli). La caccia veniva effettuata con arco e frecce, oppure
utilizzando trappole. Le trappole sono state molto utilizzate nel Jomon
Incipiente (ma apparentemente in maniera poco organizzata) e man mano
sempre meno (ma sono stati ritrovati resti di quelle che probabilmente
erano staccionate usate per guidare la selvaggina fino alla trappola).
L'unico
animale domestico pare che sia stato il cane, usato probabilmente nella
caccia. Era un importante membro della società e sono state ritrovate
numerose tombe di cani.
PESCA
- Soprattutto nelle regioni del Kantō e
dell'Hokkaidō sono stati ritrovati grandi cumuli di conchiglie,
gli scarti della pulitura dei molluschi pescati. L'analisi dei resti
indica che la maggior parte venivano pescati in primavera. A causa della
grandi dimensioni di alcuni mucchi si è ipotizzato che ci potesse
essere un commercio in carne di mollusco. Sono stati anche ritrovati
ossi di tonno, salmone, testuggini, foche e delfini, così come ami
d'osso, punte d'arpione dentellate, resti di reti e pesi per le reti.
KAIZUKA
- I kaizuka (cumuli di conchiglia) sono
mucchi di scarti lasciati da insediamenti preistorici, in questo caso
cumuli di gusci e di residui di conchiglie, nelle cui vicinanze si sono
ritrovati oggetti d'uso domestico, manufatti in pietra, ossa di
cacciagione (cervi e cinghiali) e i primi vasi in ceramica. Il primo Kaizuka fu
scoperto da Morse nel 1877.
DOGÜ
- A partire dalla fine del Jōmon iniziale (circa 5000 a.C.)
cominciano ad essere prodotte anche delle "statuette" in
argilla dette dogū (bambola di terra), probabilmente
collegate al senso religioso dell'epoca. Rappresentano animali o figure
antropomorfe, generalmente femminili dai fianchi e seni esagerati, con
occhi rotondi e cerchiati.
Le
prime dogū sono tozze e spesso prive di arti
superiori, nel Jōmon medio l'aspetto si evolve, compare la
caratteristica testa a forma di cuore, il corpo ha un aspetto cruciforme
e le decorazioni sono generalmente semplici incisioni che evidenziano la
zona del ventre. Vengono dette"dogū a forma di cuore".
Varianti
regionali - Nella
regione del Tōhoku sono state ritrovate diverse varianti di dogū,
tra cui quelle sedute anziché in piedi, con ginocchio che forma un
angolo retto.
Nella
pianura del Kantō sono state ritrovate dogū chiamate
mimizuku no dogū (dogū dalla testa di civetta/gufo), a
causa dell'aspetto della testa: svasata alla base, la mascella
evidenziata da un solco che la unisce alle orecchie, le sopracciglia
formano una linea retta sopra al naso, gli occhi e la bocca sono
disegnati con tre solchi profondi e compaiono piccole protuberanze sul
capo.
Nelle
prefetture di Saitama e Ibaraki sono state ritrovate
dogū, risalenti all'ultimo periodo Jōmon di colore rosso ocra,
con il capo ornato da una corona e il viso decorato da disegni a
cordicella, gambe corte e spesso prive di piedi, incisioni a forma di
corda su tutta la figura.
Sempre
al tardo periodo Jōmon risalgono invece gli shakōki dogū (dogū
con occhiali da neve), così detti per la forma particolare degli occhi
che paiono coperti da protezioni simili a quelle d'osso che usano gli Inuit.
Inoltre i vestiti non sono più semplici incisioni ma sono veri e propri
disegni tracciati con la tecnica della cordicella. Poiché molti sono
stati ritrovati sul sito di Kamegaoka, nella prefettura di Aomori,
questi tipi di dogū sono collettivamente chiamati Kamegaoka
shiki doki (ceramica nello stile Kamegaoka).
FUNZIONE
DELLE DOGÜ - Esistono
diverse teorie sulla funzione di queste statuette e forse più d'una è
vera. Sulla base del fatto che spesso vengano ritrovate in frammenti o
rotte, spesso nei cumuli dei kaizuka molti archeologi
ritengono che fossero talismani su cui trasferire il
dolore/pericolo/rischio/sfortuna che poteva impedire o nuocere ad un
evento (per esempio un parto) e che venissero frantumate e gettate via
una volta realizzato l'auspicio. O in maniera simile potrebbero essere
state «bambole della medicina», a cui si trasferiva la malattia e si
distruggeva quindi la parte corrispondente a quella malata (infatti
spesso sono state ritrovate mancanti di una parte specifica).
Un'altra
ipotesi (basata sui tratti femminili esagerati) è che fossero divinità
femminili protettrici della salute o forse divinità correlate ai miti
della fecondità della terra (in considerazione anche del fatto del
periodo di sviluppo dell'agricoltura).
Secondo
un'altra ipotesi potrebbero essere stati oggetti del corredo funerario.
Infine
potevano essere stati semplici giocattoli per i bambini.
MITI
DELLA FONDAZIONE - Le
origini della civiltà giapponese sono sepolte nella leggenda.
Tradizionalmente si fa risalire la fondazione del Giappone all'11
febbraio 660 a.C., ad opera dell'Imperatore Jinmu. Questo
almeno è quanto riportano i primi documenti scritti (che risalgono a un
periodo compreso tra il VI secolo e l'VII secolo, dopo che il
Giappone ebbe adottato il sistema di scrittura cinese, introdotto
dai coreani.
Secondo
il mito della creazione riportato nel Kojiki (Memorie
degli eventi antichi risalente al 712) e nel Nihongi o Nihon-shoki
(Cronache del Giappone risalenti al 720), le isole
giapponesi vennero create da due dei, il maschio Izanagi e la
femmina Izanami, discesi dal cielo. Essi portarono con loro altri
esseri, i kami (divinità o forze sovrannaturali), come
quelli che influenzano il mare, i fiumi, i boschi e le montagne. Due di
queste divinità, la dea del sole Amaterasu e suo fratello, il
dio della tempesta Susanoo, si combatterono l'un l'altro, fino alla
vittoria di Amaterasu.
In
questo periodo diversi imperatori lottarono per il potere. Per
legittimare le proprie rivendicazioni al trono questi pretendenti
commissionarono raccolte di poesie contenenti storie di eredità
mitologiche del potere da Amaterasu (che è ancora la divinità più
venerata del pantheon Shinto) mediante il suo nipote Ninigi-no-Mikoto fino
all'imperatore Jinmu rivendicato come proprio antenato. Questo
mito-propaganda venne ripreso dagli storici del XIX secolo e
usato come pilastro fondamentale del Kokutai, l'ideologia
nazionalistica giapponese
Fonti
cinesi più affidabili descrivono una nazione chiamata «Wa» governata
da vari clan familiari che adorano le divinità dei propri clan.
IL
KOJIKI FINO A JINMU - Di seguito la sintesi del Kojiki fino a
Jinmu:
Nel Takamagahara (il
prato nel più alto livello dei cieli) nacquero molte divinità. Al di
sotto si trovava una massa liquida in tempesta. Due divinità, Izanagi,
"Colui che invita", e Izanami, "Colei che
invita", furono inviate per trasformare la massa liquida in terra.
Izanami immerse la sua lancia nel liquido e le gocce che caddero si
solidificarono, creando l'isola di Onogoro, l'"Isola che si
solidificò da sola". Successivamente i due dei furono inviati a
popolarla. Da queste due divinità ne nacquero molte altre nei modi più
diversi, ma uno, il Dio del Fuoco, mentre veniva alla luce da Izanami
bruciò la stessa madre che morì.
Izanagi,
disperato, si recò nel regno dei morti per riportare in vita la sua
amata. Ma quando vide il corpo di lei cosparso di vermi fu cacciato da
Izanami che, piena di rabbia e vergogna, lo cacciò dallo Yomi.
Izanagi si recò presso un fiume per purificarsi dopo quella esperienza
e mentre si lavava con l'acqua del fiume da varie parti nacquero divinità.
Tra queste vi erano Amaterasu, "Luce del paradiso", e il
dio del mare e delle tempeste Susanoo, "Maschio
impetuoso".
Izanagi
mandò Amaterasu nel Takamagahara, a regnare nei cieli, mentre
a Susanoo venne affidato il mare. Ma questo disobbedì al padre e per
questo motivo fu cacciato. Prima di andare in esilio però convinse la
sorella ad avere tanti figli con lei, ma presto iniziarono i litigi sul
perché li avessero fatti e Susanoo, in preda all'ira, costrinse
Amaterasu a rifugiarsi in una grotta. Ciò fece piombare l'universo
nell'oscurità. Le altre divinità preoccupate dalla situazione tesero
alla dea una trappola, attraverso uno specchio e dei gioielli, per farla
uscire dalla grotta la cui entrata fu chiusa per sempre.
A
Susano-o non rimase altra soluzione che andar via. Nel suo esilio passò
nei pressi di Izumo dove sconfisse un mostro ad otto code che
mangiava i bambini. E fu proprio in una di queste code che egli trovò
la spada che offrì in segno di perdono a sua sorella. Secondo gli
scritti Okuninushi, il figlio di Susano-o, riporta la pace sulla
terra, ma celebrato come eroe, viene più volte tradito dai fratelli
gelosi e anche dal padre. Egli più volte muore e più volte torna in
vita. Okuninushi ha dei figli i quali accolgono la richiesta di
Amaterasu di lasciare che i suoi discendenti regnino sulla terra. Il
figlio del pronipote di quest'ultima, Jinmu, diventa il primo
sovrano del Giappone.

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