Forte rosso di Agra
India

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1983

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Agra divenne per la prima volta capitale nel 1501 sotto il dominio del sultano Sikander Lodi, per poi  essere la capitale della dinastia Moghul in alternanza con Delhi. Durante il regno di Akbar già veniva celebrata dai viaggiatori come una città stupefacente e meravigliosa. Nonostante ciò Akbar fondò una nuova e vicina capitale, Fatehpur Sikri, e una volta abbandonata questa, trasferì la sua sede a Lahore, per tornare ad Agra alla fine della sua vita, nel 1599. 

Il forte è conosciuto anche come Lal Qila, Fort Rouge e Forte rosso di Agra e si trova a circa 2,5 km a nord-ovest dall'altro famosissimo monumento della città, il Taj Mahal. 

Il forte, che può essere descritto accuratamente come una città-palazzo fortificata, deve il suo nome al materiale utilizzato per la costruzione: l'arenaria rossa. 

Nel XVI secolo, la dinastia dei Moghul regna su vasti territori dello sterminato paese. Le meravigliose opere architettoniche, ancora oggi, ricordano un'epoca di grande splendore. Nel 1565 Akbar il Grande (1542-1605), il grande terzo Moghul, edifica il Forte Rosso di Agra. Si dice che Akbar non si senta più al sicuro a Delhi, dove ha subito un attentato alla vita. Quindi si trasferisce con la corte di stato ad Agra, a duecento chilometri dalla foce del fiume Yamuna. Nella città di Agra intende realizzare qualcosa di completamente nuovo, così ordina la costruzione del possente forte, circondato da mura alte 20 vetri, grande come il nome che il sovrano porta (Akbar significa infatti Grande). Nel forte di Agra la sfrenata creatività del sovrano Moghul, trova finalmente lo spazio per il libero sfogo.

La politica dell'immenso regno si svolge dietro le mura di una fortezza inespugnabile e dietro queste mura si celano palazzi di una bellezza e di una eleganza impareggiabili. Si allestiscono giardini e parchi, corsi d'acqua e fontane, niente viene lasciato al puro caso, tutto ha uno scopo preordinato; in perfetta armonia geometrica nasce il giardino dell'Eden, la cui bellezza oggi si può solo vagamente immaginare. 

Dei cinquecento edifici del Forte ne rimangono solo alcuni, i successori di Akbar li fanno abbattere per costruirne di nuovi e più grandi. L'edificio più grande del Forte è il Palazzo delle Udienze, luogo di rappresentanza del sovrano che mostra il suo potere. Akbar allarga i suoi confini grazie a un'abile azione congiunta di diplomazia e di guerra e mette in funzione un efficiente apparato amministrativo.

Sotto i portici del palazzo il sovrano ogni mattina svolge i suoi compiti di giudice e raccoglie le richieste dei suoi sudditi. Akbar è un sovrano liberale, nella sua corte di stato si riuniscono poeti e musicisti fra i più famosi del suo tempo, dotti e rappresentanti di tutte le religioni: gesuiti, taoisti, confuciani, monaci buddhisti e seguaci degli insegnamenti di Zarathustra.

Tutte le più profonde filosofie non fanno diminuire la grande gioia di vivere alla corte del re Moghul. Akbar muore nel 1605 e viene sepolto a Sikandra, 8 km a nord ovest di Agra.

Suo figlio Jahangir, successore al trono, fa edificare il mausoleo. Alcuni elementi come i quattro sottili minareti, il giardino e il portale si ritrovano in seguito nel Taj Mahal. Jahangir  ampia anche la costruzione del Forte Rosso. Sotto il suo regno si sviluppa lo stile architettonico tipico dei Moghul che unisce forme e decori dell'arte indiana, persiana e araba. 

Nel 1628 sale al trono Shah Jahan, figlio di Jahangir. Il nuovo sovrano regnò dal 1628 al 1658 e qui abitò dal 1632 al 1637. Fra tutti i sovrani Moghul Shah Jahn fu quello di maggior impulso creativo. L'aspetto attuale del forte si deve soprattutto a lui; sovrano del mondo, questo è il significato del suo nome. 

Sensibile all'arte, questo sovrano abbatte molte delle costruzioni di Akbar e per realizzare i numerosi palazzi attinge pesantemente alle casse dello stato. Non si accontenta di usare la pietra arenaria ma costruisce con il marmo bianco intarsiato con pietre dure. 

La torre Jasmin, un padiglione ottagonale a due piani sormontato da una cupola d'oro, è un edificio aperto in cui il Moghul può ricevere i visitatori di tutto il mondo in udienza privata e così impressionarli alla vista dei preziosi lavori d'intarsio e in marmo. 

Shah Jahan, il costruttore del Taj Mahal, lascerà Agra per una nuova sede a Delhi; terminerà la sua vita però ad Agra, prigioniero del figlio Aurangzeb che sposterà definitivamente la capitale a Delhi.  

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Si accede dal lato sud dalla Amar Singh gate, facendosi largo tra i venditori di paccottiglia. Non tutto il forte è aperto al pubblico, ma la zona visitabile include tutti i principali edifici, magnifici giardini e una vista impagabile del Taj Mahal.

Salita la rampa per gli elefanti, sulla destra si trova il bellissimo Palazzo di Jehangir, in realtà costruito da Akbar, in stile indù e musulmano, si crede in omaggio alle diverse religioni delle spose. La corte interna offre pilastri e decorazioni strettamente indù, mentre l'esterno ricorda i primi monumenti di Delhi. 

Non si tratta, però ancora della fusione di stili che avverrà in seguito, ma della giustapposizione di opere di artigiani di diversa tradizione, che col tempo confluiranno nel pieno stile moghul.

Alle spalle di questo si trova il Khas Mahal, palazzo sontuoso in marmo e gesso con una grande corte e 3 padiglioni sul fondo. Questi edifici mantengono alcune caratteristiche architettoniche prettamente persiane, nelle quali l'influenza indù si fonde già rielaborata. Intarsi, trafori mirabili e balconcini si affacciano sul fiume.

Come si affaccia il Mussaman Burj sulla sinistra, una torre ottagonale con un padiglione aperto; si accede attraverso un appartamento magnifico, con una fonte al centro. Si narra che qui, l'imperatore Shah Jahan, prigioniero, passasse i suoi ultimi anni nella contemplazione del Taj Mahal dove l'amata riposava per sempre. 

Al di sotto, davanti al fiume  due cinte murarie: una racchiudeva un fossato e l'altra ospitava tigri e leoni ad ulteriore monito e protezione.

Sulla destra invece il Sheesh Mahal, il palazzo degli specchi; gli specchi erano considerati più preziosi del marmo e venivano importati da Aleppo in Siria. Originariamente un Hammam, le terme islamiche, venne poi adibito a residenza. Di fronte, salendo una scala, il Diwan i Khas; una struttura per la consultazione dei ministri, in marmo con colonne intarsiate di pietre dure e bei capitelli, mentre il Diwan i Am era il vero e proprio salone delle udienze.

Il luogo ove l'imperatore presiedeva sul celebre Trono del Pavone, è decorato con un mosaico di pietre dure, mentre le dame osservavano gli ambasciatori dei paesi lontani attraverso le jalis, le grate nella parete posteriore. La sala a colonne è magnifica, in gesso e pietra rossa. Uscendo potrete scorgere le cupole della Moti  Masjid, la Moschea della Perla. In fondo invece la Nagina Majid, una piccola moschea  privata per le dame di corte e per il suo costruttore,  Shah Jahan.