Agra
divenne per la prima volta capitale nel 1501 sotto il dominio del
sultano Sikander
Lodi, per poi essere la
capitale della dinastia
Moghul in alternanza con
Delhi. Durante il regno di Akbar
già veniva celebrata dai viaggiatori come una città stupefacente e
meravigliosa. Nonostante ciò
Akbar fondò una nuova e vicina capitale, Fatehpur
Sikri, e una volta
abbandonata questa, trasferì la sua sede a Lahore, per tornare ad Agra
alla fine della sua vita, nel 1599.
Il forte è conosciuto anche come Lal Qila, Fort Rouge e Forte rosso di Agra
e si trova a circa
2,5 km
a nord-ovest dall'altro famosissimo monumento della città, il Taj
Mahal.
Il
forte, che può essere descritto accuratamente come una città-palazzo
fortificata, deve il suo nome al
materiale utilizzato per la costruzione: l'arenaria rossa.
Nel
XVI secolo, la dinastia dei Moghul regna su vasti territori dello
sterminato paese. Le meravigliose opere architettoniche, ancora oggi,
ricordano un'epoca di grande splendore. Nel 1565 Akbar il Grande (1542-1605),
il grande terzo Moghul, edifica il Forte Rosso di Agra. Si dice che
Akbar non si senta più al sicuro a Delhi, dove ha subito un attentato
alla vita. Quindi si trasferisce con la corte di stato ad Agra, a
duecento chilometri dalla foce del fiume Yamuna. Nella città di Agra
intende realizzare qualcosa di completamente nuovo, così ordina la
costruzione del possente forte, circondato da mura alte 20 vetri, grande
come il nome che il sovrano porta (Akbar significa infatti Grande). Nel
forte di Agra la sfrenata creatività del sovrano Moghul, trova
finalmente lo spazio per il libero sfogo.
La
politica dell'immenso regno si svolge dietro le mura di una fortezza
inespugnabile e dietro queste mura si celano palazzi di una bellezza e
di una eleganza impareggiabili. Si allestiscono giardini e parchi, corsi
d'acqua e fontane, niente viene lasciato al puro caso, tutto ha uno
scopo preordinato; in perfetta armonia geometrica nasce il giardino
dell'Eden, la cui bellezza oggi si può solo vagamente immaginare.
Dei
cinquecento edifici del Forte ne rimangono solo alcuni, i successori di
Akbar li fanno abbattere per costruirne di nuovi e più grandi.
L'edificio più grande del Forte è il Palazzo delle Udienze, luogo di
rappresentanza del sovrano che mostra il suo potere. Akbar allarga i
suoi confini grazie a un'abile azione congiunta di diplomazia e di
guerra e mette in funzione un efficiente apparato amministrativo.
Sotto
i portici del palazzo il sovrano ogni mattina svolge i suoi compiti di
giudice e raccoglie le richieste dei suoi sudditi. Akbar è un sovrano
liberale, nella sua corte di stato si riuniscono poeti e musicisti fra i
più famosi del suo tempo, dotti e rappresentanti di tutte le religioni:
gesuiti, taoisti, confuciani, monaci buddhisti e seguaci degli
insegnamenti di Zarathustra.
Tutte
le più profonde filosofie non fanno diminuire la grande gioia di vivere
alla corte del re Moghul. Akbar muore nel 1605 e viene sepolto a
Sikandra, 8 km a nord ovest di Agra.
Suo
figlio Jahangir, successore al trono, fa edificare il mausoleo. Alcuni
elementi come i quattro sottili minareti, il giardino e il portale si
ritrovano in seguito nel Taj Mahal. Jahangir ampia
anche la costruzione del Forte Rosso. Sotto il suo regno si sviluppa lo
stile architettonico tipico dei Moghul che unisce forme e decori
dell'arte indiana, persiana e araba.
Nel
1628 sale al trono Shah
Jahan, figlio di Jahangir. Il nuovo sovrano regnò dal 1628 al 1658 e qui abitò dal 1632 al 1637. Fra tutti i
sovrani Moghul Shah Jahn fu quello di maggior impulso creativo.
L'aspetto attuale del forte si deve soprattutto a lui; sovrano del
mondo, questo è il significato del suo nome.
Sensibile
all'arte, questo sovrano abbatte molte delle costruzioni di Akbar e per
realizzare i numerosi palazzi attinge pesantemente alle casse
dello stato. Non si accontenta di usare la pietra arenaria ma costruisce
con il marmo bianco intarsiato con pietre dure.
La
torre Jasmin, un padiglione ottagonale a due piani sormontato da una
cupola d'oro, è un edificio aperto in cui il Moghul può ricevere i
visitatori di tutto il mondo in udienza privata e così impressionarli
alla vista dei preziosi lavori d'intarsio e in marmo.
Shah
Jahan, il costruttore del Taj
Mahal, lascerà Agra per una
nuova sede a Delhi;
terminerà la sua vita però ad Agra, prigioniero del figlio Aurangzeb
che sposterà definitivamente la capitale a Delhi.



Si
accede dal lato sud dalla Amar
Singh gate, facendosi largo
tra i venditori di paccottiglia. Non tutto il
forte è aperto al pubblico, ma la zona visitabile include tutti i
principali edifici, magnifici giardini e una vista impagabile
del
Taj Mahal.
Salita
la rampa per gli elefanti, sulla destra si trova il bellissimo
Palazzo di Jehangir,
in realtà costruito da Akbar, in stile indù e musulmano,
si crede in omaggio alle diverse religioni delle spose. La corte
interna offre pilastri e decorazioni strettamente indù, mentre
l'esterno ricorda i primi monumenti di Delhi.
Non
si tratta, però ancora della fusione di stili che avverrà in
seguito, ma della giustapposizione di opere di artigiani di diversa
tradizione, che col tempo confluiranno nel pieno stile
moghul.
Alle
spalle di questo si trova il Khas
Mahal, palazzo sontuoso in
marmo e gesso con una grande corte e 3 padiglioni sul fondo. Questi
edifici mantengono alcune caratteristiche architettoniche prettamente
persiane, nelle quali l'influenza indù si fonde già
rielaborata. Intarsi, trafori mirabili e
balconcini si affacciano sul fiume.
Come
si affaccia il Mussaman
Burj sulla sinistra, una
torre ottagonale con un padiglione aperto; si accede attraverso un
appartamento magnifico, con una fonte al centro. Si narra che qui,
l'imperatore Shah Jahan, prigioniero, passasse i suoi ultimi anni nella
contemplazione del Taj
Mahal dove l'amata riposava
per sempre.

Al
di sotto, davanti al fiume due cinte murarie: una racchiudeva un
fossato e l'altra ospitava tigri e leoni ad ulteriore monito e
protezione.
Sulla
destra invece il Sheesh
Mahal, il palazzo degli
specchi; gli specchi erano considerati più preziosi del marmo e
venivano importati da Aleppo in Siria. Originariamente
un Hammam,
le terme islamiche, venne poi adibito a residenza. Di fronte, salendo
una scala, il Diwan
i Khas; una struttura per la consultazione dei
ministri, in marmo con colonne intarsiate di pietre dure e bei
capitelli, mentre il Diwan
i Am era il vero e proprio salone delle
udienze.
Il
luogo ove l'imperatore presiedeva sul celebre Trono
del Pavone, è decorato
con un mosaico di pietre dure, mentre le dame osservavano gli
ambasciatori dei paesi lontani attraverso le jalis,
le grate nella parete posteriore. La sala a
colonne è magnifica, in gesso e pietra rossa. Uscendo potrete scorgere
le cupole della Moti
Masjid, la Moschea
della Perla. In fondo invece la Nagina
Majid,
una piccola moschea privata per le dame di corte e per il suo
costruttore, Shah Jahan.

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