Fatehpur Sikri è una città e
una municipalità nel distretto di Agra, nello stato dell'Uttar Pradesh,
in India. Fu la capitale politica dell'impero moghul indiano sotto il
regno di Akbar, dal 1571 al 1585, quando venne abbandonata,
apparentemente a causa della mancanza d'acqua.
Il luogo ove sorse Fatehpur
Sikri (la città della vittoria),
una bassa collina alle propaggini della catena dei monti Vindhya,
godeva da tempo della reputazione di luogo ricco di auspici favorevoli.
Il nonno di Akbar e fondatore della dinastia Moghul, Babur,
aveva sconfitto qui le forze Rajput
del Mewar. Aveva così battezzato la
località Shikri, grazie.
Ai tempi di Akbar la località era abitata da
scalpellini e tagliatori di pietre, ma vi risiedeva anche un mistico e
astrologo musulmano, appartenente alla corrente del Sufismo,
e destinato all'eterna venerazione in India, lo Sceicco Salim
Chishti.
Nel 1568 Akbar si recò dal saggio, già
allora considerato santo, per chiedere la grazia di un erede, che
nonostante le numerose mogli, non riusciva ad ottenere. Il
saggio lo confortò e gli predisse la nascita di tre figli maschi. Il 30
Agosto del 1569 una delle sue mogli, una principessa Rajput, partorì il
primo figlio maschio, che fu chiamato Salim in onore al saggio, e che
sarà imperatore col nome di Jahangir.
Per
la grande gioia e in segno di ringraziamento, Akbar fece erigere presso
la dimora del saggio un'intera città. Naturalmente
le ragioni per una simile decisione
furono soprattutto strategiche; avvicinava il fulcro dell'impero al Gujarat, che Akbar voleva
conquistare per i ricchissimi commerci marittimi con le terre arabe che
le sue coste proporzionavano.
All'inizio
del 1571 iniziarono i lavori che proseguirono per circa 15 anni. Per
primo viene costruito l'edificio più importante: la grande moschea.
Edificata sul punto più alto della città, dominava tutti gli edifici
costruiti in seguito.
Come
già ai tempi del gran moghul Akbar, molte persone si recano in
pellegrinaggio a Fatehpur Sikri per visitare la moschea e la tomba
del saggio Salim
Chishti. Ancora oggi si prega
per l'intercessione del santo affinché possa nascere un figlio maschio.
Sebbene si tratti di un mausoleo musulmano, l'entrata sembra più un
tempio induista con le arcate eleganti e sinuose della piccola tettoia.
Sotto
il cortile si trova un'enorme cisterna che raccoglie l'acqua piovana. La
città venne costruita facendo riferimento ad un unico progetto, quindi
dal punto più alto della città, l'acqua poteva raggiungere qualunque
punto posto più in basso. Acquedotti e condotti sotterranei portano
l'acqua ovunque, condizione fondamentale per il clima arido dell'India
settentrionale. In seguito si costruiscono altri bacini, sistemi di
pompe e fontane. Operai e architetti di tutta l'India realizzano gli
innumerevoli edifici e i palazzi. Tutto è di pietra, le inferriate alle
finestre, le stesse finestre e perfino le travi del tetto sono scolpite
nella roccia rossa. Ancora oggi la pietra arenaria viene lavorata con
fatica a mano, come in passato.
L'imperatore
Akbar è un architetto in piena regola ed è lui a progettare gli
edifici e a controllare il cantiere. Dopo appena 10 anni la città è
costruita. L'architetto riesce a fondere due stili architettonici
completamente diversi: gli elementi figurativi induisti e le linee
geometriche islamiche diventano un tutt'uno.
Come
in un accampamento nomade, nella città di pietra non ci sono strade;
gli edifici sono collegati tramite ambulacri, scale e piazze. Qui Akbar
e la sua corte si danno a feste sfrenate.

Il
palazzo ha un significato politico e religioso; si dice che qui si
riunissero sovrano, consiglieri e dotti rappresentanti di diverse
comunità religiose. Lo scopo era quello di riunire in un solo credo gli
elementi fondamentali di tutte le religioni, ma l'audace idea muore con
la vita di Akbar.
Nonostante
la tolleranza, le donne restano escluse dal disegno culturale, relegate
così a vivere in un luogo limitato della città: l'harem. Soltanto
dall'alto, nascoste dalle finestre di pietra, le donne possono gettare
lo sguardo al vivace movimento nel cortile e nella piazza dove ha luogo
un mercato particolare solo per le donne.
Nel
1576 il Gujarat venne conquistato e fu allora che il luogo assunse il
nome di Fatehpur, fateh,
vittoria
, pur,
città. Akbar vi trasferì la sua corte ma improvvisamente, nel 1586,
abbandonò la sua capitale per sempre. Le ragioni dell'abbandono non
sono state chiarite; si è ipotizzata una grave carenza idrica, ma la
spiegazione più plausibile è quella che indica la necessità di Akbar
di spostare la sua centrale operativa, per fronteggiare la guerra contro
Kabul, odierno Afghanisthan, che conquistò nel 1585.
Nel
frattempo Akbar fa erigere un possente arco del trionfo, il Buland
Darwaza, la
porta della vittoria. In contrasto con la tradizione, l'arco del trionfo
supera la moschea nell'esaltazione del potere di Akbar. Akbar lascia Fatehpur Sikri e con lui se ne
va l'intera corte di stato.
Dopo
la partenza della corte di Akbar, la città venne abitata saltuariamente
nei secoli successivi; all'inizio del XVII secolo venne utilizzata come
residenza di alcune regine madri, nel 1619 Jahangir
vi si accampò per qualche mese, in attesa dello spegnersi di una
epidemia ad Agra, e qui venne incoronato, 90 anni dopo, Muhammad Shah;
fino all'iniziativa di Lord
Curzon, Viceré britannico dal
1898 al 1905, che ne sponsorizzò il restauro.

La città si può dividere in
due parti: la zona del palazzo e quella della moschea. La
zona palatina
a sua volta può essere suddivisa in: edifici amministrativi,
quartieri privati dell' imperatore, l'Harem
Le zone amministrative, nella
zona est, sono connesse per mezzo di cortili, ai quartieri
dell'imperatore e alla città, mentre quella dell'harem è raggiungibile
dalla zona imperiale attraverso corridoi schermati che escludevano
qualunque altro contatto esterno. La zona palatina è circondata da una
serie di edifici di servizio e della corte, come aree comuni,
laboratori, case dei nobili, mercati etc., il tutto racchiuso nelle
mura.
Si
entra dall'Agra
Gate, tra due torri, e si
trova sulla destra il padiglione di Tansen, il celebre musicista
di corte, seguito poco oltre da altri edifici, alcuni dei quali in
rovina, e dalla spianata del palazzo. Proseguendo sulla strada in
salita, si entra nella zona palatina vera e propria.
Nel
centro della piazza, dietro a un semplice trono, si trova il Chaupar o
Pachisi Board; si tratta di una specie di gigantesca scacchiera un
tempo animata da pedine viventi... giovani schiave vestite di giallo,
rosso o blu si muovevano sulle caselle secondo una variante degli
scacchi, tuttora popolarissima in Spagna, il Parchìs.
Il
Diwan i Am è
il cortile delle grandi udienze pubbliche: la loggia reale, sul fronte
ovest è racchiusa da jalis, schermi traforati. A destra si
trova il Diwan
i Khas, palazzo delle udienze
private, a due piani con edicole agli angoli. All'interno, una colonna
magnifica, nella quale si fondono elementi decorativi di tutte le
religioni dell'impero e che sostiene 36 mensole sovrapposte a volute
sulle quali poggia un balcone circolare da cui si irradiano quattro
passerelle.


Oltre la Pachisi Board sorge
il Padiglione
della Sultana turca, magione
privata della favorita di Akbar, Ruqayya Begum, con balconi su
ogni lato e squisite decorazioni di stile islamico. Oltre la piccola
corte con al centro l'Anup
Talao, una piattaforma cinta
da una vasca, si trova a sud il Dawlathkhana
i Khas, le stanze private
dell'imperatore. Due stanze al piano terra e una al primo piano con una
finestra a sud dalla quale il sovrano si mostrava al popolo ogni
mattina.
A ovest del cortile sorge il Panch Mahal, un
padiglione piramidale a quattro ordini, aperto ai venti. 176 pilastri su
cinque livelli, ognuno più piccolo del precedente.
Alle spalle di questo, verso sud si trova la Sunhara Makan, la casa della moglie cristiana di Akbar, con pareti affrescate
all'interno. Il palazzo di Jodh Bai fu la
residenza della regina, madre del famoso e tanto atteso erede di Akbar.
Occupava lo spazioso palazzo centrale, Raniwas, protetta dalle
alte mura e sul lato nord di queste sorge lo Hawa Mahal, il
palazzo dei venti, con bellissime jalis che si affacciano sul
giardino.
Oltre questo complesso sorge il palazzo di Birbal, il primo ministro di Akbar, uno degli edifici più sfarzosi della città
in stile indo-islamico, a due piani, con cupole e terrazze e di fronte
al quale si trovano le scuderie dei cammelli.
Lasciando il Palazzo reale si procede verso
la zona sacra della città. Il
luogo di culto più antico è la moschea dei tagliatori di pietra,
a ovest della grande moschea, la Jami
Masjid. Akbar usava la Badshahi
Darwaza, la porta
del
re, per accedere alla moschea.

La
moschea è una delle più grandi dell'India e può ospitare fino a
10.000 fedeli in preghiera. Fu costruita seguendo il modello di una
moschea di Samarcanda (Uzbekisthan) e a dispetto dell'aspetto esterno
piuttosto modesto, all'interno si rivela altamente ed elegantemente
decorata.
Il
capolavoro è però il mausoleo di Salim Chishti, che domina la metà
nord del cortile. Marmo bianco scintillante, sostegni a serpentina in
stile Gujarati, jalis, pilastri scolpiti e pizzo di marmo. Questo
luogo è venerato da tutti gli indiani di ogni religione, che si
prostrano qui in preghiera, legando gugliate di filo al marmo, nella
speranza di ottenere, anche loro come Akbar, un erede.
La
parete meridionale è dominata dalla Buland
Darwaza, la porta trionfale. Costruita
per celebrare la
vittoria
in
Gujarat
questo capolavoro dell'architettura moghul sarà modello di future altre
porte. Dall'esterno è una visone imponente, la prima che si ha se si
entra da qui per visitare l'intero complesso, preceduta da una
gradinata. Nella volta a soffito sono effigiati sciami di api. Sulla
destra, un'iscrizione coranica che cita: Gesù, figlio di Maria - la
pace sia con lui - disse: " Il mondo non è che una passerella;
attraversalo senza costruirci sopra la tua casa..."
