Complesso monumentale di Hampi
India

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1986
  
  
  

 

Hampi è un villaggio che si trova nella parte settentrionale dello stato indiano del Karnataka, sulle rive del fiume Tungabhadra. Hampi si trova fra le rovine dell'antica città di Vijayanagara, capitale dell'omonimo impero che fiorì fra il XIV ed il XVII secolo. Ancor oggi qui si trova un importante centro religioso come il Tempio Virupaksha.  

Il nome Hampi è una versione anglicizzata della parola originale Hampe, che a sua volta deriva da Pampa, l'antico nome del fiume Tungabhadra. Nel corso degli anni ci si è riferiti ad Hampi anche coi nomi di Vijayanagara (confondendo il villaggio con la grande città capitale dell'impero) e Virupakshapura (da Virupaksha, la divinità protettrice dei sovrani dell'impero.  

L’ambasciatore persiano Abdu'r-Razzaq, che nel 1443 visitò Hampi, capitale di Vijayanagar (o "Città della Vittoria"), ne ha lasciato un'estatica descrizione. Per gli abitanti di quella magnifica città - raccontava - le rose erano indispensabili come il cibo quotidiano. Ve n'erano ovunque, e i petali venivano venduti in grossi sacchi al bazaar. Sui banchi, poi, erano esposti rubini, zaffiri, perle e diamanti, gli stessi che adornavano le donne della corte... Del resto, quella città era il cuore di quello che sarebbe stato ricordato come l'ultimo grande impero indù del subcontinente, esteso com'era su un territorio corrispondente agli odierni Stati del Karnataka, dell'Andhra Pradesh e del Maharashtra. Godeva di una posizione privilegiata, in una conca protetta su tre lati dalle montagne e sul quarto dal corso del turbolento fiume Tungabhadra.

Fu fondata nel 1336 da Hakka e Bukka, due fratelli indù che erano stati convertiti all'Islam con la forza dai sultani di Delhi e che poi tradirono la nuova religione. La scelta del luogo in cui sarebbe nata la loro capitale fu motivata da ragioni difensive e religiose, dato che qui il poema epico Ramayana aveva posto Kishkinda, il regno delle scimmie. E, secondo la leggenda, sulle rive del Tungabhadra era avvenuto il primo incontro d'amore tra Shiva e Parvati.

I successivi sovrani di Vijayanagar hanno avuto il merito di restaurare e abbellire i templi induisti in buona parte dell'India e di far rivivere l'arte e la letteratura che si erano sopite con l'avvento dei Moghul. Ma fu nella loro capitale che inaugurarono uno stile architettonico che mutuava elementi islamici arricchendoli di un’iconografia induista elaborata fino alla spregiudicatezza. Hampi è punteggiata da torri, costruite per permettere ai membri della corte di osservare dall'alto le celebrazioni del Dussehra, un festival religioso la cui fama si estendeva oltre i confini dell'India.  

E vi sono costruzioni-gioiello, come il Padiglione della bilancia del re, dove su un piatto sedeva il sovrano e sull'altro venivano posti granaglie e denaro da distribuire ai poveri. O come il Bagno della regina, una piscina circondata da gallerie e fontane a forma di fiori di loto da cui sgorgava acqua profumata. O ancora come il Lotus Mahal, uno squisito padiglione dedicato alle donne della corte e, accanto a esso, le lussuose stalle per gli elefanti, sormontate da dieci alte cupole. 

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Grandioso è anche il bazar, una via colonnata che culmina nel tempio di Virupaksha, con il suo cortile sorretto da colonne che raffigurano bizzarri animali marini. Ma è nel tempio di Vithala che l'architettura "vivente" di Vijayanagar ha raggiunto il suo apice. La struttura appare come un affascinante insieme di sinuose colonne e torrette riccamente scolpite a motivi floreali e zoomorfi. Di fronte a esso si trova una fantasiosa rappresentazione in granito del carro degli dèi che ha addirittura le ruote che girano intorno a un perno.

Questa meraviglia venne commissionata da Krishna Deva Raya, i cui vent'anni di regno - dal 1509 al 1529 - segnarono l'apogeo di Vijayanagar. Poco dopo di lui, nel 1565, sull'impero si abbattè con furia l'esercito Moghul. In sei mesi, Hampi fu spogliata dei suoi tesori, la corte venne sterminata e di quella città non restarono che rovine. Lontana dai principali flussi turistici, Hampi è un luogo magico. I suoi templi sono abitati da variopinte comunità di sadhu, gli "uomini santi" degli indù, e vi regna un'atmosfera ammaliante.

A ricordare ai visitatori di non essere capitati in un mondo fantastico sono, purtroppo, due moderni ponti che la dominano, percorsi da un numero sempre cresente di autoveicoli. L'Unesco si è a lungo opposta alla loro costruzione, ma il governo del Karnataka è rimasto sordo alle sue rimostranze, considerando l'ammodernamento della rete viaria fondamentale per lo sviluppo economico. Per questo motivo, nel 1999 Hampi è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo.