Hampi è un villaggio che si
trova nella parte settentrionale dello stato indiano del Karnataka,
sulle rive del fiume Tungabhadra. Hampi si trova fra le rovine
dell'antica città di Vijayanagara, capitale dell'omonimo impero che
fiorì fra il XIV ed il XVII secolo. Ancor oggi qui si trova un
importante centro religioso come il Tempio Virupaksha.
Il nome Hampi è una
versione anglicizzata della parola originale Hampe, che a sua
volta deriva da Pampa, l'antico nome del fiume Tungabhadra. Nel
corso degli anni ci si è riferiti ad Hampi anche coi nomi di
Vijayanagara (confondendo il villaggio con la grande città capitale
dell'impero) e Virupakshapura (da Virupaksha, la divinità
protettrice dei sovrani dell'impero.
L’ambasciatore
persiano Abdu'r-Razzaq, che nel 1443 visitò Hampi, capitale di
Vijayanagar (o "Città della Vittoria"), ne ha lasciato
un'estatica descrizione. Per gli abitanti di quella magnifica città -
raccontava - le rose erano indispensabili come il cibo quotidiano. Ve
n'erano ovunque, e i petali venivano venduti in grossi sacchi al bazaar.
Sui banchi, poi, erano esposti rubini, zaffiri, perle e diamanti, gli
stessi che adornavano le donne della corte... Del resto, quella città
era il cuore di quello che sarebbe stato ricordato come l'ultimo grande
impero indù del subcontinente, esteso com'era su un territorio
corrispondente agli odierni Stati del Karnataka, dell'Andhra Pradesh e
del Maharashtra. Godeva di una posizione privilegiata, in una conca
protetta su tre lati dalle montagne e sul quarto dal corso del
turbolento fiume Tungabhadra.

Fu
fondata nel 1336 da Hakka e Bukka, due fratelli indù che erano stati
convertiti all'Islam con la forza dai sultani di Delhi e che poi
tradirono la nuova religione. La scelta del luogo in cui sarebbe nata la
loro capitale fu motivata da ragioni difensive e religiose, dato che qui
il poema epico Ramayana aveva posto Kishkinda, il regno delle scimmie.
E, secondo la leggenda, sulle rive del Tungabhadra era avvenuto il primo
incontro d'amore tra Shiva e Parvati.
I
successivi sovrani di Vijayanagar hanno avuto il merito di restaurare e
abbellire i templi induisti in buona parte dell'India e di far rivivere
l'arte e la letteratura che si erano sopite con l'avvento dei Moghul. Ma
fu nella loro capitale che inaugurarono uno stile architettonico che
mutuava elementi islamici arricchendoli di un’iconografia induista
elaborata fino alla spregiudicatezza. Hampi è punteggiata da torri,
costruite per permettere ai membri della corte di osservare dall'alto le
celebrazioni del Dussehra, un festival religioso la cui fama si
estendeva oltre i confini dell'India.
E
vi sono costruzioni-gioiello, come il Padiglione della bilancia del re,
dove su un piatto sedeva il sovrano e sull'altro venivano posti
granaglie e denaro da distribuire ai poveri. O come il Bagno della
regina, una piscina circondata da gallerie e fontane a forma di fiori di
loto da cui sgorgava acqua profumata. O ancora come il Lotus Mahal, uno
squisito padiglione dedicato alle donne della corte e, accanto a esso,
le lussuose stalle per gli elefanti, sormontate da dieci alte cupole.



Grandioso
è anche il bazar, una via colonnata che culmina nel tempio di
Virupaksha, con il suo cortile sorretto da colonne che raffigurano
bizzarri animali marini. Ma è nel tempio di Vithala che l'architettura
"vivente" di Vijayanagar ha raggiunto il suo apice. La
struttura appare come un affascinante insieme di sinuose colonne e
torrette riccamente scolpite a motivi floreali e zoomorfi. Di fronte a
esso si trova una fantasiosa rappresentazione in granito del carro degli
dèi che ha addirittura le ruote che girano intorno a un perno.
Questa
meraviglia venne commissionata da Krishna Deva Raya, i cui vent'anni di
regno - dal 1509 al 1529 - segnarono l'apogeo di Vijayanagar. Poco dopo
di lui, nel 1565, sull'impero si abbattè con furia l'esercito Moghul.
In sei mesi, Hampi fu spogliata dei suoi tesori, la corte venne
sterminata e di quella città non restarono che rovine. Lontana dai
principali flussi turistici, Hampi è un luogo magico. I suoi templi
sono abitati da variopinte comunità di sadhu, gli "uomini
santi" degli indù, e vi regna un'atmosfera ammaliante.
A
ricordare ai visitatori di non essere capitati in un mondo fantastico
sono, purtroppo, due moderni ponti che la dominano, percorsi da un
numero sempre cresente di autoveicoli. L'Unesco si è a lungo opposta
alla loro costruzione, ma il governo del Karnataka è rimasto sordo alle
sue rimostranze, considerando l'ammodernamento della rete viaria
fondamentale per lo sviluppo economico. Per questo motivo, nel 1999
Hampi è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo.
