Sangiran
è un sito archeologico che si estende su un'area di 48 chilometri
quadrali nell'isola di Giava. Nel 1934 l'antropologo Gustav Heinrich
Ralph von Koenigswald iniziò lo studio dell'area. Durante gli scavi
effettuati negli anni successivi, vennero rinvenuti i fossili dei primi
resti della specie Homo erectus.
Circa
1.7 milioni di anni or sono, un antenato dell’uomo, l’Homo erectus,
iniziò ad abitare le paludi e gli altipiani di Java. Tanto è noto
dalle ossa di più di 100 individui dissotterrati sull’isola
indonesiana dal 1891. Ma la cultura del primo “Uomo di Java” rimane
un mistero. Nessun reperto più antico di un milione di anni era mai
stato trovato – fino ad ora.
Al
Congresso sulla Preistoria indo-pacifica tenutosi a Manila dal 20 al 26
marzo, l’archeologo Harry Widianto del Centro di Ricerca Archeologica
Nazionale di Yogyakarta, Indonesia, ha mostrato ai colleghi gli
strumenti di pietra trovati nei sedimenti che egli dice furono lasciati
lì attorno a 1.2 milioni di anni or sono, e che furono probabilmente
creati 1.6 milioni di anni or sono.
La scoperta, presso un famoso sito di ominidi chiamato Sangiran, nel
Bacino di Solo della Java centrale, “apre una nuova finestra sulla
vita dell’Uomo di Java” ha dichiarato il paleoantropologo Russell L
Ciochon dell’Università dell’Iowa. Seppure gli ominidi evolsero
apparentemente in Africa, l’Indonesia è un Giardino dell’Eden, con
una ricchezza di fossili di H.erectus. La sorprendente scoperta
due anni or sono degli “hobbit” – il piccolo H.floresiensis delle
Isole di Flores – aggiunge una controversia sull’evoluzione degli
ominidi in questo settore del mondo.
Nel
1998, Widianto trovò scaglie di pietra presso lo strato Grenzbank di
800,000 anni or sono a Sangiran, i cui sedimenti risalgono a circa 2
milioni di anni. Quindi nel settembre 2004, il suo team, in uno strato
datato per estrapolazione dalle rocce attorno a circa 1.2 milioni di
anni or sono, dissotterrò, nei due mesi seguenti, circa 200 scaglie –
lunghe diversi centimetri, primariamente costituiti di calcedonia, di
colore oscillante da beige a rosso sangue – in una sezione di sabbia
di 3 metri per 3 depositati da un antico fiume.
La
scoperta, non ancora pubblicata, potrebbe essere perfino più clamorosa
di quanto Widianto abbia realizzato, ha dichiarato Ciochon. Il suo team,
che lavora anche a Sangiran, ha usato metodi radiometrici argon-argon ad
altissima precisione, e datato così gli strati vulcanici sovrastanti i
livelli scavati da Widianto, da 1.58 a 1.51 milioni di anni or sono –
considerando cioè le scaglie risalenti ad almeno 1.6 milioni di anni.
Se le scaglie fossero rimaste indisturbate per tutto quel tempo,
sostiene Ciochon, rappresenterebbero “una delle più antiche evidenze
di manifattura umana di reperti di pietra al di fuori dell’Africa”.
La loro antichità corrisponderebbe alle più antiche scaglie trovate in
Cina, a Majuangou, datate a 1.66 milioni di anni or sono.
Ma
non tutti sono convinti. Seppure le scaglie siano abrase, probabilmente
dall’acqua, alcune scaglie di calcare sono notevolmente affilate.
“La differenza nelle condizioni di preservazione potrebbe indicare che
abbiamo a che fare con un deposito secondario di scaglie di differenti
età mischiate insieme”, avverte l’archeologa Susan Keates,
dell’Università di Oxford, UK, che ha preso parte all’incontro.
Altri invece dissentono. “Credo che lo scavo sia affidabile, perché i
depositi sono spessi ed indisturbati” ha dichiarato Hisao Baba,
curatore di antropologia al Museo Nazionale delle Scienze Giapponese, e
presso l’Università di Tokio, il cui team ha partecipato alla
scoperta dei fossili di H.erectus e scaglie a Java.
Le
scaglie di Sangiran sono “fondamentalmente differenti”, più piccole
– di quelle ottenute dall’H.erectus in Africa, ha dichiarato
Ciochon. Le evidenze, sostiene, suggeriscono che l’Uomo di Java avesse
da coprire grandi distanze per raggiungere piccoli depositi di selce e
così creava piccoli strumenti finemente lavorati, in contrasto con gli
strumenti più grandi trovati in Africa. Considerando la scarsità di
materiali di scarto a Java, Ciochon ha dichiarato che si tratta di una
tecnologia “sensibilmente raffinata”. Widianto riprenderà gli scavi
a giugno. “Andremo sempre più a fondo, risalendo sempre più indietro
nel tempo” promette.
