Persepoli
Iran

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

 

La testimonianza più spettacolare e suggestiva di cosa intendessero gli imperatori persiani per luogo di dimora e rappresentanza si scopre a pochi chilometri da Shiraz, nella provincia del Fars e a più di 500 km da Susa, ed è un luogo che evoca ancora la leggenda e la grande storia. Siamo a Persepoli, la prima mitica capitale dei re achemenidi, fondata da Dario I intorno al 500 a.C. e distrutta da Alessandro Magno.

La città all'epoca era di uno splendore senza pari. Posta su un altopiano, la città era circondata da mura alte 10 metri ed era raggiungibile tramite un'immensa scalinata ancora oggi perfettamente conservata. I resti della città ci raccontano che essa era ricca di palazzi, sale, archi e colonne senza fine, il tutto in una grandiosità di dimensioni e colori da lasciare senza fiato. Ecco allora le grandi porte, gli infiniti rilievi murari che descrivono la vita del palazzo e del re con accuratezza di dettagli che ce li fanno apparire come un grande libro fotografico sul passato.

La città era di una ricchezza senza pari, colonne e capitelli erano dipinti con coori vavaci, ovunque legni, tappeti, pesanti tende tessute in oro, vesti sontuose, profumi sparsi in ogni ambiente. Tutto fa pensare che questa favolosa residenza fosse destinata a cerimonie incentrate sulla venerazione dell'imperatore da parte di nobili e funzionari che, pur governando paesi lontani, non esitavano a dimostrare la loro lealtà verso l'imperatore. Possiamo quindi immaginare la vita che doveva scorrere dentro queste mura, i sontuosi ricevimenti, le grandi udienze, soprattutto all'arrivo dei delegati delle 28 nazioni vassalle della Persia che portavano periodicamente tributi e offerte al sovrano.

Purtroppo tutto questo splendore terminò in un triste giorno del 331 a.C. quando il grande Alessandro Magno riuscì a conquistarla demolendo in pochi mesi l'impero che da secoli sembrava indistruttibile.

La città, si dice, possedeva la più grande biblioteca del mondo antico orientale che fu fortunatamente salvata dallo stesso conquistatore, che fece tradurre in greco tutti i suoi volumi. Poi iniziò la sistematica depredazione. 

Secondo lo scrittore greco Plutarco, Alessandro dovette organizzare una carovana di 10.000 muli e 5.000 cammelli per trasportare a Ecbàtana le ricchezze trovate a Persepoli. Quindi, con atto che ancora sconcerta ad oggi gli storiografi, il grande condottiero ordinò di distruggere la città con il fuoco, appiccando per primo le fiamme. La motivazione ufficiale fu la vendetta voluta per punire la profanazione di Serse, che proprio con il fuoco aveva distrutto l'acropoli di Atene molti anni prima. Diodoro Siculo però, uno storico contemporaneo di Augusto, ci racconta che il condottiero, ubriaco, fu istigato al folle gesto dal desiderio di una donna dai costumi non proprio irreprensibili, Taide, ricordata perfino da Dante nella sua commedia. Triste fine per la città dei re dei re, fatta scomparire per il capriccio di una cortigiana.

STORIA - Evidenze archeologiche dimostrano che i primi resti di Persepoli risalgono al 515 a.C. André Godard, l'archeologo francese che scavò le rovine di Persepoli nei primi anni 1930, credeva che non fosse stato Dario ad aver scelto il sito di Persepoli, ma che fu Dario che costruì il terrazzamento ed i palazzi.

Dal momento che, a giudicare dalle iscrizioni, gli edifici di Persepoli vennero costruiti da Dario I, fu probabilmente sotto questo re, con il quale lo scettro passò a un nuovo ramo della casa reale, che Persepoli divenne la vera capitale della Persia. Come residenza dei governanti dell'impero, tuttavia, era un luogo remoto in una regione montagnosa di difficile accesso e tutt'altro che conveniente. Le vere capitali del paese erano SusaBabilonia e Ecbatana. Questo spiega il fatto che i greci non erano a conoscenza della città fino all'epoca di Alessandro Magno che la conquistò e saccheggiò.

La città fu probabilmente fondata per creare una cornice di splendore degna del "Re dei Re" e per creare uno spazio spettacolare per la festa di capodanno con la partecipazione di delegazioni di tutti i popoli dell'impero. Dario I ordinò la costruzione dell'Apadana e della Sala del Consiglio (Tripylon o la "Porta Tripla"), del principale Tesoro imperiale e dei suoi dintorni. Questi edifici vennero completati durante il regno di suo figlio, Serse I. Inoltre la costruzione degli edifici sulla terrazza continuò fino alla caduta dell'impero achemenida.

Intorno al 519 a.C., ebbe inizio la costruzione di un'ampia scalinata. La scala doveva inizialmente essere l'ingresso principale alla terrazza posta a 20 metri rispetto al suolo. La doppia scalinata di calcare bianco, nota come scala di Persepoli o scalone dei leoni, venne costruita simmetricamente sul lato occidentale della Grande muraglia. I 111 gradini sono larghi 6,9 metri, con una pedata di 31 cm. e un'alzata di 10 cm. In origine, si credeva che fosse stata costruita per consentire ai nobili e ai reali di salire a cavallo, ma le nuove teorie, tuttavia, suggeriscono che le pedate poco profonde permettevano ai dignitari in visita di mantenere un aspetto regale durante la salita. La parte superiore delle scale porta a un piccolo cortile nella parte nord-orientale della terrazza, di fronte alla Porta di tutte le Nazioni fatta erigere da Serse I.

Calcare grigio è la pietra principale usata per costruire gli edifici di Persepoli. Dopo che la roccia naturale era stata livellata e le depressioni riempite, venne preparata la terrazza. I principali tunnel per le acque di scarico vennero scavati sottoterra. Un grande serbatoio di acqua venne scavato ai piedi della parte orientale della montagna. Il professor Olmstead ha suggerito che la cisterna venne realizzata nello stesso periodo della costruzione delle torri.

Il piano irregolare della terrazza, tra cui le fondazioni, fungeva da castello, le cui pareti ad angolo consentivano ai suoi difensori di visualizzare qualsiasi sezione del fronte esterno. Diodoro Siculo scriveva che Persepoli aveva tre mura con bastioni, tutte munite di torri, per offrire uno spazio protetto agli uomini addetti alla difesa. Le prime mura erano alte 7 metri, le seconde, 14 e le terze, che coprivano tutti e quattro i lati, 27 metri, anche se oggi non c'è più la presenza di mura. Su questa vasta terrazza si affacciava la grande sala delle udienze o Apadana, uno dei più grandi saloni del mondo antico, alto oltre 20 metri e posto su uno zoccolo di ulteriori 2,60 metri. A pianta quadrata aveva probabilmente la funzione di impressionare i visitatori e gli ambasciatori in arrivo alla città imperiale. Verso est, si affacciava sulla "Piazza delle Cerimonie" il vasto "salone delle cento colonne" con la sala del trono e la camera del tesoro. In posizioni più arretrate, dietro l'Apadana vi era la sala dei banchetti, l'elegante "Scalinata dei Pavoni", i palazzi di Dario I, di Serse, di Artaserse III Oco e i vasti giardini su cui si apriva l'enorme harem imperiale. Sulla collina, ad est si ergevano la tomba di Artaserse III ed il Tempio del fuoco. Le numerosissime colonne che eerano presenti nei vari saloni erano caratterizzate da un aspetto ricco e fastoso, rappresentato da basi a forma di campana con decorazioni a motivi di foglie pendenti o fiori in parte stilizzati da cui parte il fusto scannellato della colonna, con un richiamo ai modelli egizi. Del resto la manodopera impiegata per la costruzione del nuovo centro cittadino proveniva da tutte le parti dell'impero (scalpellini dalla Ionia e Cappadocia, orefici dalla Media e dall'Egitto, i mattoni invetriati erano fabbricati da operai babilonesi e per gli ornamenti architettonici dalla Media e dall'Elam).

Dopo l'invasione della Persia, nel 330 a.C.Alessandro Magno inviò il grosso del suo esercito a Persepoli attraverso la via Reale. Egli distrusse la "Porta persiana", un passo tra i monti Zagros, e riuscì facilmente a prendere Persepoli prima che il suo tesoro potesse essere messo in salvo. Dopo diversi mesi, Alessandro consentì alle sue truppe di saccheggiare Persepoli.

In quel periodo, un incendio bruciò i "palazzi" o "il palazzo". Gli studiosi concordano sul fatto che questo evento, descritto nelle fonti storiche, si verificò presso le rovine che sono state ora ri-identificate come Persepoli. Da indagini di Stolze, sembra che almeno uno di questi palazzi, il castello costruito da Serse I, presenta tracce evidenti di essere stato distrutto da un incendio. La località descritta da Diodoro Siculo, su fonti di Clitarco di Alessandria, corrisponde, secondo importanti particolari, alla storica Persepoli, ad esempio, per essere sostenuta dalla montagna ad oriente.

Si ritiene che l'incendio che distrusse Persepoli fosse iniziato dal Palazzo Hadish, che era l'abitazione di Serse I, e che si diffuse al resto della città. Non è chiaro se il fuoco sia stato un incidente o un atto deliberato di vendetta per la combustione dell'Acropoli di Atene durante la seconda invasione persiana della Grecia. Molti storici sostengono che, mentre l'esercito di Alessandro celebrava la vittoria con un simposio, decisero di vendicarsi contro i Persiani.

Il libro di Arda Viraf, un'opera zoroastriana composta nel III o IV secolo, descrive gli archivi di Persepoli come contenenti "tutte le Avestā e Zend, scritte con inchiostro d'oro su pelli di mucca conciate", che erano state bruciate. Infatti, nel suo Cronologia delle Nazioni antiche, lo scrittore persiano al-Biruni indica l'indisponibilità di alcune fonti storiografiche iraniche in epoca post-achemenide, soprattutto durante l'Impero partico. E aggiunge: "[Alessandro] bruciò l'intera Persepoli come vendetta contro i Persiani, perché sembra che il re persiano Serse avesse bruciato la città greca di Atene, circa 150 anni prima. Si dice che, anche oggi, le tracce del fuoco siano visibili in alcuni punti."

Paradossalmente, l'evento che causò la distruzione di questi testi può aver portato alla conservazione degli archivi amministrativi Achemenidi, che altrimenti sarebbero andati perduti nel corso del tempo a causa di eventi naturali o artificiali. Secondo testimonianze archeologiche, la combustione parziale di Persepoli non influenzò ciò che viene ora indicato come le tavolette dell'archivio della fortificazione di Persepoli, ma piuttosto può aver causato l'eventuale crollo della parte superiore del muro di fortificazione settentrionale che ha conservato le tavolette fino a quando vennero recuperate dagli archeologi dell'Istituto orientale di Chicago.  

Nel 316 a.C., Persepoli era ancora la capitale della Persia quale provincia del grande impero macedone. La città dovrebbe poi essere andata gradualmente in declino nel corso del tempo. La città bassa, ai piedi della città imperiale avrebbe potuto sopravvivere per un periodo più lungo; ma le rovine degli Achemenidi rimasero a testimonianza del suo antico splendore. È probabile che la città principale del paese, o almeno del distretto, fosse sempre in questi dintorni.

Intorno al 200 a.C., la città di Istakhr, a cinque chilometri a nord di Persepoli, era la sede dei governatori locali. Da lì, vennero poste le fondamenta del secondo grande impero persiano, e Istakhr acquisì particolare importanza come centro di saggezza sacerdotale e ortodossia. I re sasanidi coprirono le rocce in questo luogo, e in parte anche le rovine Achemenidi, con le loro sculture e iscrizioni. Le stesse debbono essere state in gran parte realizzate in loco, anche se non sulla stessa scala di magnificenza dei loro antichi predecessori. I Romani sapevano poco di Istakhr come i Greci avevano saputo poco di Persepoli, nonostante il fatto che i Sasanidi avessero mantenuto rapporti per quattrocento anni, amichevoli o ostili, con l'Impero romano.

Al tempo della conquista islamica della Persia, Istakhr oppose una disperata resistenza. Era ancora un posto di notevole importanza nel primo secolo dell'Islam, anche se la sua grandezza si era andata rapidamente eclissando per la nascita dalla nuova metropoli di Shiraz. Nel X secolo, Istakhr era diventata insignificante, come risulta dalle descrizioni di al-Istakhri, un nativo, e di al-Muqaddasi. Nel corso dei secoli successivi, Istakhr andò gradualmente declinando, fino a che non cessò di esistere come città.  

RICERCHE ARCHEOLOGICHE - Odorico da Pordenone passò per Persepoli nella sua strada verso la Cina nel 1320. Nel 1474, Giosafat Barbaro visitò le rovine di Persepoli, che disse erroneamente essere di origini ebraiche. Antonio de Gouveia, portoghese, scrisse sulle iscrizioni cuneiformi dopo la sua visita nel 1602. La sua prima cronaca sulla Persia, la Jornada, venne pubblicata nel 1606.

Nel 1618, Garcia de Silva Figueroa, ambasciatore di re Filippo III di Spagna alla corte di ʿAbbās IShahanshah safavida, fu il primo viaggiatore occidentale ad identificare correttamente le rovine di Persepoli.

Pietro della Valle visitò Persepoli nel 1621, e riferì che soltanto 25 delle 72 colonne originarie rimanevano in piedi, a causa di vandalismi e processi naturali. 

«Di queste colonne, oggi, la maggior parte è caduta, e solo ne restano in piedi da venticinque: al qual numero essendosi diminuite, da quando fu dato alla fabbrica il nome di Cehilminar, che senza dubbio dovevano essere intorno a quaranta, si vede, che per le ingiurie del tempo, ogni giorno andranno mancando e cadendone delle altre. Delle colonne cadute, si vede il segno e le basi che ancor restano quasi tutte ai loro luoghi.» (Pietro Della Valle)

Il viaggiatore olandese Cornelis de Bruijn visitò Persepoli nel 1704. Fu il primo occidentale che realizzò dei disegni del sito.

La regione, molto fertile, era costellata di villaggi fino alla terribile devastazione avvenuta nel XVIII secolo; anche ora è abbastanza ben coltivata. Il Castello di Istakhr ebbe una parte cospicua come fortezza, più volte, durante il periodo musulmano. Era il mediano e il più alto delle tre balze scoscese che si innalzano dalla valle del fiume Kor, a una certa distanza ad ovest o nord-ovest della necropoli del Naqsh-e Rostam.

I viaggiatori francesi Eugène Flandin e Pascal Coste furono tra i primi a fornire non solo una descrizione completa della struttura di Persepoli, ma anche a creare alcune delle migliori e più antiche rappresentazioni visive del sito. Nelle loro pubblicazioni fatte a Parigi, nel 1881 e nel 1882, dal titolo Voyages en Perse de MM. Eugene Flanin peintre et Pascal Coste architect, gli autori fornirono circa 350 illustrazioni particolareggiate dei monumenti di Persepoli. L'influenza francese e l'interesse per i ritrovamenti archeologici di Persia non sarebbe finita fino ai tempi di Reza Shah Pahlavi, quando figure illustri come André Godard contribuirono a creare il primo museo del patrimonio iraniano.

Tra gli anni 1800 e i primi anni del 1900, vennero eseguiti diversi scavi amatoriali, in alcuni casi anche su larga scala.

La prima campagna scientifica di scavi a Persepoli venne effettuata da Ernst Herzfeld e Erich Schmidt dell'Istituto orientale dell'Università di Chicago. Condussero scavi per otto stagioni, a partire dal 1930, che comprendevano altri siti nelle vicinanze.

Herzfeld credeva che i motivi alla base della costruzione di Persepoli fossero stati la necessità di un ambiente maestoso, un simbolo per il loro impero, e per celebrare eventi speciali, in particolare il Nowruz. Per ragioni storiche, Persepoli venne costruita quando venne fondata la dinastia Achemenide, anche se non era il centro dell'impero a quell'epoca.

L'architettura di Persepoli è nota per il suo uso di colonne di legno. Gli architetti ricorsero alla pietra solo quando i più grandi cedri del Libano o teak dell'India non soddisfacevano le dimensioni richieste. Le basi delle colonne e i capitelli erano di pietra, anche su colonne di legno, ma è probabile anche l'esistenza di capitelli in legno.

Gli edifici a Persepoli comprendono tre gruppi distinti: quartieri militari, il Tesoro, e le sale di accoglienza e abitazioni occasionali per il re. Tra le strutture note figurano la Grande Scalinata, la Porta di tutte le Nazioni, l'Apadana, la Sala delle cento colonne, il Tripylon e il Tachara, il Palazzo Hadish, il Palazzo di Artaserse III, il Tesoro imperiale, le Scuderie reali e il Deposito dei cerri.

ROVINE - Esistono rovine di un certo numero di edifici colossali sulla terrazza. Sono tutte realizzate in marmo grigio scuro. Fra esse quindici colonne spiccano ancora intatte. Altre tre sono state ri-erette a partire dal 1970. Molti degli edifici non vennero mai completati. F. Stolze dimostrò che sono stati trovati anche alcuni scarti di lavorazione.

Dai tempi di Pietro della Valle, è stato fuori discussione che queste rovine rappresentano la Persepoli conquistata, e in parte distrutta, da Alessandro Magno.

Dietro il complesso di Persepoli, ci sono tre sepolcri scavati nella roccia della collina. Le facciate, una delle quali è incompleta, sono riccamente decorate con bassorilievi. A circa 13 km a NNE, sul lato opposto del fiume Pulvar, sorge una parete rocciosa perpendicolare, in cui sono scolpite quattro tombe simili, a notevole altezza dal fondo della valle. I moderni iraniani chiamano questo luogo il bassorilievo Rostam, dai bassorilievi sassanidi incisi sotto l'apertura, che sono una rappresentazione del mitico eroe Rostam. Si può dedurre dalle sculture che gli occupanti di queste sette tombe erano re. Un'iscrizione su una delle tombe dichiara di essere quella di Dario I di Persia, riguardo al quale Ctesias riferisce che la sua tomba era di fronte a una roccia e poteva essere raggiunta solo con l'uso di corde. Ctesias menziona inoltre, per quanto riguarda un certo numero di re persiani, che i loro resti vennero portati "ai Persiani", o che morirono lì.

TERRAZZA - Il complesso di Persepoli si trova su una terrazza di 440x300 metri e rilevata di 14 metri sul livello del terreno circostante. La terrazza era a sua volta realizzata su quattro livelli. Il primo era quello riservato al ricevimento delle delegazioni che si recevano a rendere omaggio all'imperatore. Poi vi era un livello riservato ai nobili, quindi c'era il livello riservato ai servizi generali e infine quello riservato all'amministrazione. Il quartiere reale era al livello più elevato, visibile a tutti. Il calcare grigio era la pietra più utilizzata per la costruzione. L'organizzazione delle costruzioni seguiva una pianta perfettamente ortogonale secondo una pianta a scacchiera.

Il lato est della terrazza è costituito dal Kuh-e Rahmat, nella cui parete sono scolpite le tombe reali che si affacciano sul sito. Gli altri tre lati sono formati da un muro di contenimento la cui altezza varia da 5 a 14 metri. Il muro è costituito da enormi massi intagliati montati senza malta e fissati mediante perni metallici. Il fronte ovest è la parte anteriore del complesso e presenta l'accesso principale alla terrazza tramite una scalinata monumentale.

Il livellamento della terrazza venne realizzato con un riempimento con terra e pietre. La finitura finale venne realizzata con pesanti pietre fissate insieme da perni metallici. Durante questa prima fase preparatoria, venne creato il sistema di drenaggio e di approvvigionamento idrico, a volte scavando nella roccia. I blocchi vennero tagliati con l'uso di scalpelli e piedi di porco, permettendo la frammentazione di pietre in superfici piane. Il sollevamento e posizionamento delle pietre venne realizzato con piani inclinati in legno.

Sulla facciata sud, sono state trovate delle iscrizioni trilingue in scrittura cuneiforme. Il testo in lingua elamica, simile a un'iscrizione presente in un palazzo di Susa, dice:

Io, Dario il Grande, re dei re, re delle nazioni, re su queste terre, figlio di Istaspe, l'Achemenide. »

E Dario, il re disse: "in questo posto in cui la fortezza è stata costruita, dove in precedenza nessuna fortezza era stata costruita. Con la grazia di Ahuramazda, ho costruito questa fortezza la qual cosa era volere di Ahuramazda, tutti gli dei (sono) con lui, (sapendo) che la fortezza è stata costruita. E io la ho costruita, completata e resa bella e durevole, ed è stata ordinata da me".

E Dario il re disse: «Io, che Ahuramazda mi protegga e tutti gli dei (sono) con lui, e così questa fortezza, è stata predisposta per questo luogo. Ciò penserà l'uomo che è ostile, non sarà riconosciuto!

Queste iscrizioni potrebbero corrispondere a quelle poste all'ingresso iniziale del complesso, prima della costruzione della scalinata monumentale e l'aggiunta della Porta di tutte le Nazioni.

La configurazione della terrazza suggerisce che la sua progettazione prese in considerazione anche esigenze di difesa del sito in caso di attacco. Un muro e le torri costituivano il perimetro, raddoppiato ad Oriente da un muro e torri fortificate. L'angolazione delle pareti è infatti costruita per aprire un campo massimo ai difensori all'esterno.

La terrazza sostiene un numero impressionante di costruzioni colossali, realizzate in calcare grigio dalla montagna adiacente. Queste costruzioni si distinguono per l'ampio uso di colonne e pilastri, molti dei quali rimasti in piedi. Gli spazi colonnati sono costanti, indipendentemente dalle loro dimensioni. Essi combinano sale con 99, 100, 32 o 16 colonne seguenti modalità variabili (20x5 per la sala del tesoro, 10x10 per il Palazzo delle 100 colonne). Alcune di queste costruzioni non vennero completate. Sono stati trovati anche materiali e rifiuti utilizzati dai muratori, in quanto evidentemente non era stata fatta un'opera di pulizia. Frammenti di contenitori utilizzati per la conservazione di vernice sono stati portati alla luce, casualmente nel 2005, nei pressi dell'Apadana. Essi confermano l'evidenza già nota che attesta l'uso di vernici per decorare i palazzi.  

PALAZZI ACHEMENIDI - I palazzi achemenidi - e quelli di Persepoli ne sono l'esempio più esplicito - sono costruiti con materiali che affluivano da tutte le parti del mondo e da artigiani provenienti da ogni provincia dell'impero. Ciascun popolo contribuiva, con quanto aveva di meglio, alla costruzione del nucleo centrale dell'impero; viceversa, da questo nucleo centrale si diffondevano in tutto l'impero la sicurezza, il rispetto della legge, l'accordo col mondo divino, la civiltà. Dario I elesse Susa (l'antica metropoli elamita) capitale amministrativa dell'impero, in quanto non solo dotata di più affermate strutture amministrative, ma anche collocata al confine tra le alte terre iraniche, armene e anatoliche e le basse terre siro-mesopotamiche, ovvero tra il mondo iranico e il mondo semitico, da sempre contrapposti e ora compresi entro un'unica formazione politica.

Per edificare la nuova capitale, che doveva in qualche modo rappresentare il simbolo dei fasti imperiali, Dario I scelse la bella pianura di Marv Dasht, nel paese di Anshan, dominata da uno sperone roccioso del monte Kuh-e-Rahmat. Tuttavia il grande re non poté vedere il compimento dell'opera da lui iniziata: la colossale opera fu infatti continuata da suo figlio Serse I, poi dal nipote Artaserse I. Il complesso di Persepoli, comunque, non fu mai ultimato: nel 330 a.C. un violento incendio, causato non si sa se per dolo o per incidente dall'esercito di Alessandro il Grande, mise definitivamente fine alla sua esistenza.

L'impero Persiano era allora composto da 20 province o satrapie, i cui rappresentanti venivano a Persepoli per il Nuovo Anno (che nel calendario mazdeo - religione di Ahura Mazda e del profeta Zarathustra - corrisponde all'equinozio di primavera), carichi di tributi e offerte per il sovrano. Le delegazioni delle nazioni vassalle e così pure i viaggiatori della fine del XIX secolo, giungevano a Persepoli a cavallo. I cavalieri si fermavano ai piedi di un'immensa terrazza sulla quale sorgevano gli edifici monumentali: la piattaforma stessa misura 450 x 300 metri, si eleva al di sopra della pianura circostante con un'altezza variabile da 8 a 18 metri ed è costituita da enormi blocchi calcarei squadrati con cura. 

SCALINATA MONUMENTALE - L'accesso al terrazzo avviene, attraverso la parete ovest, per mezzo di una scalinata monumentale simmetrica a due rampe divergenti e poi convergenti. Aggiunta da Serse, sostituisce l'accesso originale che era stato realizzato dal terrazzo a sud. La scala divenne l'unico ingresso importante. Degli accessi secondari potevano essere presenti, soprattutto sul versante orientale, la cui altezza è ridotta a causa del terreno in pendenza. La scalinata è costruita con blocchi di pietra tagliata dal massiccio sovrastante. Ogni rampa dispone di 111 ampi gradini larghi 6,9 metri, con una pedata di 31 cm. e con un'alzata di 10 cm. La parte bassa venne eseguita in maniera da poter consentire l'accesso a cavalieri e cavalli. Alcune pietre avevano le dimensioni di cinque gradini. La scala era chiusa da porte in legno con cerniere incardinate sugli stipiti e al suolo. Giungeva a una piccola apertura che dava sulla Porta di tutte le Nazioni.

Una spiegazione per la scarsa alzata dei gradini è il fatto che i visitatori erano spesso alti dignitari in età compresa, e quindi l'accesso venne reso più facile. Inoltre permetteva loro di salire le scale senza doversi piegare in avanti, in modo da mantenere una postura dignitosa.

PORTA DI TUTTE LE NAZIONI - La costruzione della Scalinata delle nazioni e della Porta di tutte le Nazioni venne ordinata dal re Achemenide Serse I (486 a.C. - 465 a.C.), successore del fondatore di Persepoli, Dario il Grande, per monumentalizzare l’entrata della città. È l'unica delle tre porte di Persepoli rimasta.

La struttura consisteva in una sala di grandi dimensioni il cui tetto era sostenuto da quattro colonne in pietra con basi a forma di campana. Parallelamente alle pareti interne di questa sala correva una panchina di pietra, interrotta dalle porte. Le pareti esterne, realizzate in blocchi di fango, erano adornati con frequenti nicchie. Ognuna delle tre pareti, a est, ovest e sud, aveva un grande portale in pietra. Un paio di tori massicci assicuravano l'ingresso occidentale; due Lamassu in stile assiro, anche se di proporzioni colossali, introducevano alla porta orientale. Incisa sopra ciascuno dei quattro colossi vi era un'iscrizione trilingue che attestava fosse stato Serse ad aver costruito e compiuto la porta:

«Ahuramazda è un grande dio per aver creato la terra, il cielo, l'uomo e per lui la felicità, colui che creò Serse e lo fece diventare re, re dei re, re dei differenti popoli, re di questo mondo vasto e immenso, sono figlio di Dario il re, dicendo dagli Achemenidi.
Serse, il grande re, dichiara:
io ho costruito questa "Porta di Tutti i Popoli" E molti altri edifici eretti da me dal mio padre. Quello che abbiamo costruito di bello è stato per ispirazione divina. Serse il grande re dichiara: Ahuramazda protegga me il mio regno, protegga quello che ho costruito io e che ha costruito mio padre.»

La porta a sud, l'apertura verso l'Apadana, era la più ampia delle tre. Pioli trovati sugli angoli interni di tutte le porte indicano che dovevano aver avuto porte a due battenti, probabilmente realizzate in legno e ricoperte con fogli di metallo ornato.

Nei secoli passati si sono alternati molti visitatori che hanno ammirato la maestosità dei monumenti. In particolare nella Porta di Tutte le Nazioni hanno lasciato nella parte interna dei piedritti diversi nomi e autografi, alcuni dei quali persino famosi:

Carsten Niebuhr (1765, viaggiatore e studioso di cose antiche);

- Capitano John Malcolm (1800 al 1810, inviato britannico alla corte di Persia e autore della storia della Persia);

- Sir Harford Jones Brydges (1809, ambasciatore britannico a Teheran);

- James Morier (1810, incaricato degli affari britannici a Teheran, autore di Hagi Baba Isfahani);

- Conte J. de Gobineau (ministro francese e autore di vari libri sull'Iran);

- H. M. Stanley (1870, esploratore dell'Africa, corrispondente di New York Herald Tribune in Persia);

- Charles Texier (storico francese e autore di uno straordinario rapporto sull'arte persiana).

VIALE DELLE PROCESSIONI E PORTA INCOMPIUTA - In direzione ovest-est nella parte nord della terrazza, c'era il Viale delle processioni, tra la Porta di tutte le Nazioni e una costruzione simile, la Porta incompiuta (chiamata anche Palazzo incompiuto), così chiamata in quanto la sua costruzione tardiva non era stata terminata al momento della distruzione del complesso ad opera di Alessandro Magno

Questa porta si trova all'angolo nord-est della terrazza, ed è costituita di quattro colonne. Essa conduce ad un cortile che si apre sul Palazzo delle 100 colonne. Una doppia parete confina con il viale su entrambi i lati, proteggendo il Palazzo dell'Apadana a sguardi indiscreti. Delle sale per le guardie si trovavano ad essa collegate. Solo le parti inferiori delle pareti rimangono fino ad oggi, ma alcuni credono raggiungessero l'altezza delle statue lamassu

In una nicchia su un lato del viale, vi sono due teste di grifone, parzialmente restaurate, che sembrano non essere state montate su colonne. Esse potrebbero essere state destinate a subire un'ulteriore trasformazione.

APADANA - Dario il Grande costruì il più grande palazzo di Persepoli sul lato occidentale. Questo palazzo venne chiamato Apadana. Il Re dei Re lo usò per le udienze ufficiali. La costruzione ebbe inizio nel 515 a.C., e suo figlio, Serse I, lo completò trent'anni dopo. Il palazzo aveva una grande sala a forma quadrata, e ognuno dei lati misurava 60 metri. C'erano 72 colonne, tredici delle quali si trovano ancora erette sull'enorme piattaforma. Ogni colonna era alta 19 metri con un plinto quadrato a forma di Taurus (toro) e sopportava il peso del soffitto. La sommità delle colonne era costituita da sculture rappresentanti animali come tori a due teste, leoni e aquile. Le colonne erano unite tra loro con travi di quercia e cedro, provenienti dal Libano. Le pareti erano coperte da uno strato di fango e stucco, per uno spessore di 5 cm., utilizzato per l'incollaggio e poi ricoperto con stucco verdastro che si trova in tutti i palazzi.

Ai lati occidentale, settentrionale e orientale del palazzo c'erano tre portici rettangolari, ognuno dei quali aveva dodici colonne in due file di sei. A sud della grande sala, si trovavano una serie di sale destinate a magazzino. Vennero costruite due grandi scalinate, simmetriche tra loro e collegate alle fondazioni in pietra. Per proteggere il tetto dall'erosione, vennero realizzati canali di scolo verticali che scendevano attraverso le pareti di mattoni. Nei quattro angoli dell'Apadana, rivolte verso l'esterno, vennero costruite quattro torri.

Le pareti erano piastrellate e decorate con immagini di leoni, tori e fiori. Dario ordinò di incidere il suo nome e i dettagli del suo impero, in oro e argento su piatti, che vennero collocati in contenitori di pietra nelle fondamenta sotto i quattro angoli del palazzo. Due scalinate simmetriche stile Persepoli, vennero costruite sui lati settentrionale e orientale dell'Apadana per compensare una differenza di livello. Altre due scale vennero realizzate nel mezzo della costruzione. Le viste frontali esterne del palazzo erano in rilievo con sculture degli Immortali, guardie d'élite dei Re. La scala a nord fu completata durante il regno di Dario I, ma l'altra venne completata molto più tardi.

L'Apadana è il più grande edificio del complesso di Persepoli e venne scavato dall'archeologo tedesco Ernst Herzfeld e dai suoi assistenti Friedrich Krefter ed Erich Schmidt, tra il 1931 e il 1939. Importanti materiali rilevanti per gli scavi sono oggi ospitati negli archivi della Freer Gallery of Art di Washington DC.

Fu molto probabilmente la sala principale dei re. Le colonne raggiungevano i 20 metri d'altezza e avevano capitelli complessi a forma di tori o leoni. Qui, il grande re riceveva il tributo da tutte le nazioni dell'Impero achemenide, dando regali in cambio.

L'accesso alla sala era dato da due scalinate monumentali, a nord e ad est. Queste erano decorati da bassorilievi, mostranti i delegati delle 23 nazioni soggette all'Impero Persiano mentre rendevano omaggio a Dario I, che era rappresentato seduto in posizione centrale. I vari delegati erano illustrati con dovizia di particolari, dando comprensione dei costumi e delle attrezzature dei vari popoli della Persia nel V secolo a.C. C'erano iscrizioni in antico persiano ed elamita.

Uno dei pezzi di maggior pregio attualmente custodito presso il Museo Nazionale dell'Iran è il bassorilievo dell'Udienza reale di Serse assiso in trono e il figlio Dario I subito dietro. Il sovrano ha in mano lo scettro e un mazzo di fiori di loto, Dario tiene anch'egli un mazzo di fiori di loto e mentre tiene alzata la mano destra in segno di saluto. Ancora dietro troviamo un persiano con un panno avvolto intorno a testa, subito dietro vi è un Medo con l'arco a tracolla e un'ascia, infine due soldati in abito parsi. Davanti al sovrano, un Medo si avvicina portando la mano davanti alla bocca in segno di rispetto. 

Il bassorilievo venne scoperto nel 1938 da Erich F. Schmidt nella Tesoreria di Persepoli e originariamente adornava la facciata del basamento prospiciente la scalinata centrale del portico settentrionale dell'Apadana, un secondo bassorilievo è custodito presso l'Istituto Orientale di Chicago. Il suo stato di conservazione è ottimo.

Sul portico est, sulla fiancata sud vi è un'iscrizione di Serse che reca scritto:

Grande Dio Ahuramazda
colui che questa terra
ha creato i cieli
ha creato gli uomini
ha creato la fortuna
ha offerto agli uomini
colui che fece
Serse il re
tra molti re
un sovrano
tra molti
Serse, re
grande re
re dei re
i paesi con varietà
d'uomini, e il re
in questo paese
grande e sconfinato
figlio di Dario
re (della stirpe)
Achemenide, dichiara
Serse il re
grande: io feci
delle opere, qui e altrove
e altre opere dovunque
con la benedizione di Ahuramazda
feci io, a me Ahuramazda
protegga. Insieme ad altri
dei, e il mio paese
e quello che feci per esso

Un'immagine ricorrente a Persepoli, ma rappresentata soprattutto nelle parti triangolari delle scalinate dell'Apadana, è il bassorilievo del leone che azzanna il toro. Il toro per sfuggire alla morsa del felino si alza su due zampe ruotando la testa. Questa rappresentazione non sembra essere solo un'immagine tipica di Persepoli ma un simbolo che probabilmente deve essere associato al capodanno persiano, il nowruz. Secondo l'importante studioso iraniano A. Shapur Shahbazi, il leone infatti dovrebbe avere la doppia valenza simbolica di sole e di costellazione, mentre il toro potrebbe rappresentare la luna (l'oscurità) anche in virtù della posizione delle corna che sembrano una mezzaluna. Il toro inoltre sarebbe la costellazione da cui, il sole nel suo moto apparente nel cielo, si muoverebbe. Tale combinazione astrologico-astronomica sarebbe coerente con la situazione astrale del 500 a.C. Così l'equinozio di primavera assurgerebbe al significato di un nuovo ciclo e il prevalere della luce sul buio, quindi il prevalere dell'ordine del regno sul disordine.

Tale simbolo proverrebbe dalle monete coniate dall'ultimo re della Lidia, poi conquistata da Ciro il Grande. Il simbolo tornerà ad essere rappresentato anche nelle monete nel 510 a.C. divenendo di fatto un simbolo che identifica fortemente il potere achemenide.

L'Apadana di Persepoli aveva una superficie di 1000 mq; il suo tetto era sostenuto da 72 colonne, ognuna delle quali alta 24 metri. L'intera sala venne distrutta nel 331 a.C. dall'esercito di Alessandro Magno.Le pietre delle colonne vennero usate come materiale per la costruzione di altri edifici nelle vicinanze. Arrivati al XX secolo, solo 13 delle gigantesche colonne erano rimaste in piedi. Alcune vennero successivamente rimesse al loro posto, ma caddero di nuovo negli anni 1970, e oggi ne rimangono soltanto 14.

L'Apadana di Susa fu - come la città stessa - abbandonata, e le rovine utilizzate come materiali da costruzione.

Nel portico est sono rappresentate tutte le popolazioni dell'impero persiano che con gesti fraterni portano doni al re. Ogni delegazione è riconoscibile in base all'abbigliamento e ai doni.

Pannello Immagine Popolazione Pannello Immagine Popolazione
I Medi XIII Parti
II I susiani (del Khuzistan) XIV Gandhari della Valle di Cabol
III Armeni XV Battriani
IV   Ariani XVI Sagarti
V Babilonesi XVII   Sogdiani
VI Lidiani XVIII Indiani
VII   Arachosiani XIX   Traci
VIII Assiri della Mesopotamia XX Arabi (Giordania e Palestina)
IX   Cappadoci XXI Drangiani 8del Turkmenistan)
X   Egizi XII   Libici
XI Sciti XIII Etiopi
XII Ioni      

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