Il
patrimonio si trova nel nord-ovest dello stato, ed è composto da tre
insediamenti monastici cristiani: San Taddeo, Santo Stefano e Dzordzor.
I monasteri armeni
dell'Iran hanno portato una testimonianza continua, fin dalle origini del
cristianesimo e certamente dal VII secolo, della cultura armena nelle sue
relazioni e contatti con la civiltà persiana e in seguito iranica.
Portano testimonianza di un panorama molto ampio e raffinato di contenuti
architettonici e decorativi associati alla cultura armena, in interazione
con altre culture regionali: bizantina, ortodossa, assira, persiana e
musulmana.
I monasteri sono
sopravvissuti a circa 2.000 anni di distruzione, sia di origine umana che
a seguito di calamità naturali.
Sono stati ricostruiti
più volte in uno spirito in linea con le tradizioni culturali armene.
Oggi sono le uniche vestigia importanti della cultura armena in questa
regione.
Saint-Thaddeus, la
presunta sede della tomba dell'apostolo di Gesù Cristo, San Taddeo, è
sempre stata un luogo di alto valore spirituale per i cristiani e gli
altri abitanti della regione. È ancora oggi un luogo di pellegrinaggio
vivo per la Chiesa armena.

I monasteri armeni
dell'Iran illustrano l'eccezionale valore universale delle tradizioni
architettoniche e decorative armene. Essi testimoniano scambi culturali
molto importanti con le altre culture regionali, in particolare bizantina,
ortodossa e persiana.
Situati ai limiti
sud-orientali della zona principale della cultura armena, i monasteri
erano un centro importante per la sua diffusione nella regione. Oggi sono
l'ultima testimonianza regionale di questa cultura in uno stato
soddisfacente di integrità e autenticità.
I complessi monastici
sono il luogo di pellegrinaggio dell'apostolo San Taddeo, che rappresenta
un'eccezionale testimonianza vivente delle tradizioni religiose armene nel
corso dei secoli.
Lo Stato ha compiuto un
notevole sforzo, a lungo termine, per quanto riguarda il restauro e la
conservazione degli insiemi monastici armeni in Iran. La loro integrità e
autenticità sono soddisfacenti, e ciò include la Cappella di Dzordzor,
che (a causa di un progetto di costruzione di una diga) è stata spostata
e poi ricostruita con un'evidente preoccupazione di preservarne
l'autenticità.
Il
Monastero di San Taddeo, conosciuto anche come Kara Kilise o Qareh
Kalisa, è un antico monastero della chiesa armena situato in una zona
montagnosa della regione dell'Azarbaijan occidentale, a sud della città
di Maku, in direzione di Seyah Cheshmah (Chaldoran).
La chiesa
è dedicata a San Giuda Taddeo, uno dei dodici apostoli, che subì il
martirio nel 66 d.C. durante la predicazione dei Vangeli e che gode di
alta venerazione presso la Chiesa armena. Dice la leggenda che la prima
costruzione di una chiesa a lui dedicata avvenne nel 68 d.C. sopra il
luogo della sua sepoltura.
Non
rimane molto della chiesa originale che fu distrutta da un terremoto nel
1319 e ricostruita nel 1329, tuttavia alcune parti intorno all'altare
risalgono al X secolo, la parte posteriore è quella più antica, in
pietra nera (da cui il suo nome); mentre l'ingresso, la parte anteriore e
centrale, in arenaria di color chiaro, sono del XIX secolo. Gli
ampliamenti e i restauri si devono al principe Abbas Mirza della dinastia
Qajar. Il complesso è circondato da mura fortificate.

 Il
monastero di Santo Stefano è un antico complesso della chiesa
armena situato circa 15 km a nord-ovest della città di Jolfa, nella
regione dell'Azarbaijan occidentale. È stato inserito, nel luglio del
2008, nella lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO assieme al
Monastero di San Taddeo e alla Cappella di Dzordzor.
Si trova
in una gola sul versante iraniano del fiume Aras che segna il confine con
l'Azerbaijan. È stato eretto nel IX secolo e ricostruito durante l'epoca
safavide dopo aver patito danneggiamenti in seguito a diversi terremoti.

Dzordzor
o Tzortzor è un monastero armeno situato nella regione
dell'Azerbaijan occidentale. Il monastero ebbe il suo massimo splendore
nel XIV secolo prima di essere distrutto nel XVII secolo, quando Shah
Abbas decise di deportare gli armeni insediati nella regione.
La
Cappella della S. Madre di Dio (in armeno Surp Astvatsatsin) è l'unica
vestigia del monastero. La cappella cruciforme è sormontata al centro da
una cupola a tamburo. In accordo con la Chiesa apostolica armena,
l'edificio è stato spostato di circa 600 metri dalle autorità iraniane
nel 1987-1988, a seguito della decisione di costruire una diga sul fiume
Makuchay.

La cattedrale di
Vank, o "cattedrale di San Salvatore d'Esfahan" è una
cattedrale situata ad Esfahan. Vank significa monastero in
armeno. Si trova nel quartiere armeno di Esfahan
chiamato Nuova Julfa.
Il soffitto dorato, parte
interna della cupola e raffinati dipinti storici sono ineguagliabili. Le
pareti sono interamente decorate con dipinti ad olio.
Dopo la guerra tra
la Persia safavide e l'Impero ottomano nel periodo
1603-1605, gli armeni iniziano ad arrivare in Iran alla ricerca
di una nuova vita nel regno del re safavide Shah Abbas I.
Dal 1604, durante la
guerra contro gli ottomani, lo Shah Abbas attuò una politica di
"terra bruciata" nella regione armena, per proteggere le sue
frontiere nord-occidentale, una politica che ha coinvolto il
reinsediamento forzato di circa 300.000 armeni in Iran. Molti vennero
trasferiti nel quartiere chiamato Nuova Julfa, ad Esfahan.
Migliaia di armeni morirono durante il viaggio. Secondo alcuni storici,
dei 56.000 cristiani che dovettero lasciare l'Armenia, 30.000 arrivarono
ad Esfahan. I sopravvissuti godettero di una grande libertà
religiosa a Nuova Julfa. Al loro ingresso in Iran, i rifugiati armeni
iniziarono la costruzione di chiese e monasteri per continuare le loro
attività religiose come nella loro patria. Ed ecco che
nel 1606 nacque a Nuova Julfa il primo monastero che comprendeva
una piccola chiesa chiamata Amna Perkich, che significa “Tutta
Guarigione”.
La piccola chiesa venne
poi ampliata e trasformata nella magnifica cattedrale di Vank, che venne
costruita circa 50 anni dopo sotto la supervisione dell'Arcivescovo David.
Tra le più belle chiese e tra le maggiori attrazioni dell'Iran in
assoluto, venne completata nel 1664. Include un campanile, costruito
nel 1702, una tipografia fondata dal cardinale Khachatoor, una
libreria inaugurata nel 1884 e un museo aperto nel 1905.
L'architettura
dell'edificio è unica al mondo perché è una commistione tra l'arte
safavide del XVII secolo e lo stile di alte arcate delle chiese
cristiane. L'edificio ha una cupola simile a quella degli edifici islamici
e secondo gli studiosi ha influenzato e ispirato la costruzione di molti
altri luoghi di culto cristiani in Iran e in Mesopotamia. L'entrata
principale della Cattedrale è una larga porta di legno che introduce i
visitatori nel cortile dell'edificio.
All'ingresso sono
visibili due stanze all'angolo che venivano usate come luogo
amministrativo. Un grande campanile domina il cortile e sovrasta le tombe
di cristiani ortodossi e protestanti sepolti lungo la parete che precede
l'entrata del campanile.
Il campanile costruito 38
anni dopo la struttura principale conduce nella navata. Sul lato destro
della cella campanaria c'è una grande scritta blu circondata da
crocifissi di pietra. Questi sono stati riuniti nel luogo dalle macerie
delle chiese del quartiere di Nuova Julfa andate in rovina. Su di un'area
elevata a sinistra della cella campanaria, vi è un memoriale in ricordo
delle vittime del massacro ottomano.
In fondo al cortile e
dinanzi alla cattedrale vi è un edificio che ospita la libreria e i musei
di Vank. La libreria contiene più di 700 antichi manoscritti rari in
armeno ed in lingue europee risalenti al medioevo. Il musero di Vank
ospita un'unica e inestimabile collezione di oggetti appartenenti alla
galassia armena. Costruito nel 1871, il museo contiene numerosi oggetti
riguardanti la storia della cattedrale e della comunità armena di
Isfahan, incluso l'Editto del 1606 di Shah Abbas I che decretò
la fondazione di Nuova Julfa e proibì l'intromissione di qualsiasi
persona negli affari della comunità armena.
Copie
della Bibbia sono inoltre parte della collezione del museo. Una
bibbia di soli 7 grammi realizzata in antichità dai miniaturisti armeni
è secondo gli studiosi la più piccola che esiste al mondo. Costumi
dell'era safavide, tappeti, dipinti europei acquistati dai mercanti armeni
nei loro viaggi, arazzi, ricami ed altri oggetti del patrimonio artistico
iraniano-armeno sono ammirabili nella biblioteca. Il museo Vank ospita
anche una completa collezione di fotografie, mappe e documenti turchi
inerenti al massacro armeno del 1915 effettuato dagli ottomani. Paramenti
sacri, ostensori, calici e altri oggetti sacri sono esposti nel museo. La
tipografia di Vank è stata la prima in tutto l'Iran.
L'interno è rivestito
con affreschi pregiati e intagli dorati e include una zoccolatura di
ricche piastrelle lavorate. La cupola centrale verniciata delicatamente in
blu e oro raffigura la storia biblica della creazione del mondo e
l'espulsione dell'uomo dall'Eden. I pennacchi di tutta la chiesa sono
dipinti con un motivo decisamente armeno con una testa di cherubino
circondato da ali piegate.
Il soffitto sopra
l'ingresso è dipinto con motivi floreali delicati nello stile di
miniatura persiana. Due sezioni, o bande, di dipinti murali corrono lungo
le pareti interne: la sezione superiore raffigura gli eventi della vita di
Gesù, mentre la sezione inferiore raffigura le torture inflitte ai
martiri armeni da parte dell'Impero Ottomano.
Di seguito i principali
temi degli affreschi:
La creazione di Adamo ed
Eva
Il peccato originale
La morte di Abele
La nascita di Gesù
L'Ultima Cena
La Crocifissione
L'Ascensione
Il Giudizio
universale (di chiara ispirazione stilistica michelangiolesca)
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