Complessi monastici armeni
Iran

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2008

 

Il patrimonio si trova nel nord-ovest dello stato, ed è composto da tre insediamenti monastici cristiani: San Taddeo, Santo Stefano e Dzordzor.

I monasteri armeni dell'Iran hanno portato una testimonianza continua, fin dalle origini del cristianesimo e certamente dal VII secolo, della cultura armena nelle sue relazioni e contatti con la civiltà persiana e in seguito iranica. Portano testimonianza di un panorama molto ampio e raffinato di contenuti architettonici e decorativi associati alla cultura armena, in interazione con altre culture regionali: bizantina, ortodossa, assira, persiana e musulmana. 

I monasteri sono sopravvissuti a circa 2.000 anni di distruzione, sia di origine umana che a seguito di calamità naturali. 

Sono stati ricostruiti più volte in uno spirito in linea con le tradizioni culturali armene. Oggi sono le uniche vestigia importanti della cultura armena in questa regione. 

Saint-Thaddeus, la presunta sede della tomba dell'apostolo di Gesù Cristo, San Taddeo, è sempre stata un luogo di alto valore spirituale per i cristiani e gli altri abitanti della regione. È ancora oggi un luogo di pellegrinaggio vivo per la Chiesa armena.

I monasteri armeni dell'Iran illustrano l'eccezionale valore universale delle tradizioni architettoniche e decorative armene. Essi testimoniano scambi culturali molto importanti con le altre culture regionali, in particolare bizantina, ortodossa e persiana.

Situati ai limiti sud-orientali della zona principale della cultura armena, i monasteri erano un centro importante per la sua diffusione nella regione. Oggi sono l'ultima testimonianza regionale di questa cultura in uno stato soddisfacente di integrità e autenticità.

I complessi monastici sono il luogo di pellegrinaggio dell'apostolo San Taddeo, che rappresenta un'eccezionale testimonianza vivente delle tradizioni religiose armene nel corso dei secoli.

Lo Stato ha compiuto un notevole sforzo, a lungo termine, per quanto riguarda il restauro e la conservazione degli insiemi monastici armeni in Iran. La loro integrità e autenticità sono soddisfacenti, e ciò include la Cappella di Dzordzor, che (a causa di un progetto di costruzione di una diga) è stata spostata e poi ricostruita con un'evidente preoccupazione di preservarne l'autenticità.

Il Monastero di San Taddeo, conosciuto anche come Kara Kilise o Qareh Kalisa, è un antico monastero della chiesa armena situato in una zona montagnosa della regione dell'Azarbaijan occidentale, a sud della città di Maku, in direzione di Seyah Cheshmah (Chaldoran).

La chiesa è dedicata a San Giuda Taddeo, uno dei dodici apostoli, che subì il martirio nel 66 d.C. durante la predicazione dei Vangeli e che gode di alta venerazione presso la Chiesa armena. Dice la leggenda che la prima costruzione di una chiesa a lui dedicata avvenne nel 68 d.C. sopra il luogo della sua sepoltura.

Non rimane molto della chiesa originale che fu distrutta da un terremoto nel 1319 e ricostruita nel 1329, tuttavia alcune parti intorno all'altare risalgono al X secolo, la parte posteriore è quella più antica, in pietra nera (da cui il suo nome); mentre l'ingresso, la parte anteriore e centrale, in arenaria di color chiaro, sono del XIX secolo. Gli ampliamenti e i restauri si devono al principe Abbas Mirza della dinastia Qajar. Il complesso è circondato da mura fortificate.

MonasteroSantoStefano.jpg (285185 byte)MonasteroSantoStefano3.jpg (372202 byte)Il monastero di Santo Stefano è un antico complesso della chiesa armena situato circa 15 km a nord-ovest della città di Jolfa, nella regione dell'Azarbaijan occidentale. È stato inserito, nel luglio del 2008, nella lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO assieme al Monastero di San Taddeo e alla Cappella di Dzordzor.

Si trova in una gola sul versante iraniano del fiume Aras che segna il confine con l'Azerbaijan. È stato eretto nel IX secolo e ricostruito durante l'epoca safavide dopo aver patito danneggiamenti in seguito a diversi terremoti.

Dzordzor o Tzortzor è un monastero armeno situato nella regione dell'Azerbaijan occidentale. Il monastero ebbe il suo massimo splendore nel XIV secolo prima di essere distrutto nel XVII secolo, quando Shah Abbas decise di deportare gli armeni insediati nella regione.

La Cappella della S. Madre di Dio (in armeno Surp Astvatsatsin) è l'unica vestigia del monastero. La cappella cruciforme è sormontata al centro da una cupola a tamburo. In accordo con la Chiesa apostolica armena, l'edificio è stato spostato di circa 600 metri dalle autorità iraniane nel 1987-1988, a seguito della decisione di costruire una diga sul fiume Makuchay.

La cattedrale di Vank, o "cattedrale di San Salvatore d'Esfahan" è una cattedrale situata ad Esfahan. Vank significa monastero in armeno. Si trova nel quartiere armeno di Esfahan chiamato Nuova Julfa.

Il soffitto dorato, parte interna della cupola e raffinati dipinti storici sono ineguagliabili. Le pareti sono interamente decorate con dipinti ad olio.

Dopo la guerra tra la Persia safavide e l'Impero ottomano nel periodo 1603-1605, gli armeni iniziano ad arrivare in Iran alla ricerca di una nuova vita nel regno del re safavide Shah Abbas I.

Dal 1604, durante la guerra contro gli ottomani, lo Shah Abbas attuò una politica di "terra bruciata" nella regione armena, per proteggere le sue frontiere nord-occidentale, una politica che ha coinvolto il reinsediamento forzato di circa 300.000 armeni in Iran. Molti vennero trasferiti nel quartiere chiamato Nuova Julfa, ad Esfahan. Migliaia di armeni morirono durante il viaggio. Secondo alcuni storici, dei 56.000 cristiani che dovettero lasciare l'Armenia, 30.000 arrivarono ad Esfahan. I sopravvissuti godettero di una grande libertà religiosa a Nuova Julfa. Al loro ingresso in Iran, i rifugiati armeni iniziarono la costruzione di chiese e monasteri per continuare le loro attività religiose come nella loro patria. Ed ecco che nel 1606 nacque a Nuova Julfa il primo monastero che comprendeva una piccola chiesa chiamata Amna Perkich, che significa “Tutta Guarigione”.

La piccola chiesa venne poi ampliata e trasformata nella magnifica cattedrale di Vank, che venne costruita circa 50 anni dopo sotto la supervisione dell'Arcivescovo David. Tra le più belle chiese e tra le maggiori attrazioni dell'Iran in assoluto, venne completata nel 1664. Include un campanile, costruito nel 1702, una tipografia fondata dal cardinale Khachatoor, una libreria inaugurata nel 1884 e un museo aperto nel 1905.

L'architettura dell'edificio è unica al mondo perché è una commistione tra l'arte safavide del XVII secolo e lo stile di alte arcate delle chiese cristiane. L'edificio ha una cupola simile a quella degli edifici islamici e secondo gli studiosi ha influenzato e ispirato la costruzione di molti altri luoghi di culto cristiani in Iran e in Mesopotamia. L'entrata principale della Cattedrale è una larga porta di legno che introduce i visitatori nel cortile dell'edificio.

All'ingresso sono visibili due stanze all'angolo che venivano usate come luogo amministrativo. Un grande campanile domina il cortile e sovrasta le tombe di cristiani ortodossi e protestanti sepolti lungo la parete che precede l'entrata del campanile.

Il campanile costruito 38 anni dopo la struttura principale conduce nella navata. Sul lato destro della cella campanaria c'è una grande scritta blu circondata da crocifissi di pietra. Questi sono stati riuniti nel luogo dalle macerie delle chiese del quartiere di Nuova Julfa andate in rovina. Su di un'area elevata a sinistra della cella campanaria, vi è un memoriale in ricordo delle vittime del massacro ottomano.

In fondo al cortile e dinanzi alla cattedrale vi è un edificio che ospita la libreria e i musei di Vank. La libreria contiene più di 700 antichi manoscritti rari in armeno ed in lingue europee risalenti al medioevo. Il musero di Vank ospita un'unica e inestimabile collezione di oggetti appartenenti alla galassia armena. Costruito nel 1871, il museo contiene numerosi oggetti riguardanti la storia della cattedrale e della comunità armena di Isfahan, incluso l'Editto del 1606 di Shah Abbas I che decretò la fondazione di Nuova Julfa e proibì l'intromissione di qualsiasi persona negli affari della comunità armena.

Copie della Bibbia sono inoltre parte della collezione del museo. Una bibbia di soli 7 grammi realizzata in antichità dai miniaturisti armeni è secondo gli studiosi la più piccola che esiste al mondo. Costumi dell'era safavide, tappeti, dipinti europei acquistati dai mercanti armeni nei loro viaggi, arazzi, ricami ed altri oggetti del patrimonio artistico iraniano-armeno sono ammirabili nella biblioteca. Il museo Vank ospita anche una completa collezione di fotografie, mappe e documenti turchi inerenti al massacro armeno del 1915 effettuato dagli ottomani. Paramenti sacri, ostensori, calici e altri oggetti sacri sono esposti nel museo. La tipografia di Vank è stata la prima in tutto l'Iran.

L'interno è rivestito con affreschi pregiati e intagli dorati e include una zoccolatura di ricche piastrelle lavorate. La cupola centrale verniciata delicatamente in blu e oro raffigura la storia biblica della creazione del mondo e l'espulsione dell'uomo dall'Eden. I pennacchi di tutta la chiesa sono dipinti con un motivo decisamente armeno con una testa di cherubino circondato da ali piegate.

Il soffitto sopra l'ingresso è dipinto con motivi floreali delicati nello stile di miniatura persiana. Due sezioni, o bande, di dipinti murali corrono lungo le pareti interne: la sezione superiore raffigura gli eventi della vita di Gesù, mentre la sezione inferiore raffigura le torture inflitte ai martiri armeni da parte dell'Impero Ottomano.

Di seguito i principali temi degli affreschi:

La creazione di Adamo ed Eva

Il peccato originale

La morte di Abele

La nascita di Gesù

L'Ultima Cena

La Crocifissione

L'Ascensione

Il Giudizio universale (di chiara ispirazione stilistica michelangiolesca)