Palazzo del Golestan
Iran

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2013

 

Il Palazzo del Golestān è la residenza storica della dinastia reale Qajar, situata a Teheran. Si tratta del più antico monumento della città, parte di un complesso di edifici un tempo racchiusi dalle mura della storica cittadella (Arg).

NaserAlDinShah.jpg (287658 byte)Il complesso dell'Arg testimonia dell'arte e dell'architettura del periodo Qajar, il che comprende anche l'introduzione di motivi e di stili europei nell'arte persiana. il palazzo, oltre a essere la residenza dei sovrani, era anche il luogo di residenza della dinastia e centro della produzione artistica nel XIX secolo. 

Il palazzo testimonia di un importante periodo culturale e artistico della storia dell'Iran durante il XIX secolo, quando la società persiana conobbe un processo di modernizzazione e di influenze europee: i valori e l'esperienza artistica e architettonica dell'antica Persia vennero integrati in una nuova forma d'arte e di architettura che ebbe un lungo e notevole periodo di transizione dove l'influenza occidentale viene acquisita gradualmente dagli artisti iraniani.

L'Arg (« cittadella» in persiano) venne costruita sotto il regno di Tahmasp I (1524-1576) della dinastia safavide (1502-1736), e venne più tardi rinnovata nel regno di Karim Khan Zand (1724-1776). Il Qajar Agha Mohammad Khan scelse Teheran come nuova capitale nel 1783 e l'Arg divenne così la cittadella reale durante l'epoca qajara. Il palazzo venne ricostruito (nella forma che si può ammirare oggi) nel 1865 da Haji Abol-Hassan Mémar Navaï.

Durante l'epoca Pahlavi (1925-1979), il palazzo del Golestan venne utilizzato per cerimonie ufficiali, come l'incoronazione dello scià Mohamad Reza, dato che la dinastia Pahlavi aveva edificato le proprie residenze a nord della città, a Sa'dabad e Niavaran. Durante il regno dello scià Reza Pahlavi, una grande parte degli edifici della cittadella viene rasa al suolo, per permettere l'edificazione di grandi edifici amministrativi.

Golestan8.jpg (714193 byte) Golestan9.jpg (294409 byte) Golestan3.jpg (320308 byte) Golestan4.jpg (244469 byte) Trono2.jpg (239492 byte) Trono3.jpg (270319 byte) Trono4.jpg (1071911 byte) Golestan10.jpg (271228 byte)

Nel caos del centro di Teheran, a due passi dal limitare settentrionale del bazar e non lontano da Imam Khomeini Square, Palazzo Golestan rappresenta un’oasi di pace e tranquillità per i turisti provati dai frenetici ritmi della capitale iraniana.

Più che di un palazzo sarebbe opportuno parlare di un vero e proprio complesso di edifici, un complesso che in passato ha ospitato alcuni dei più influenti sovrani del paese.

Ad oggi Palazzo Golestan è la più antica testimonianza architettonica della città, oltre che la più conosciuta, al punto da essere stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2013.

Passeggiando in Khordad Ave è difficile rendersi conto di essere ormai giunti in prossimità del maestoso Palazzo Golestan, letteralmente celato dai tanti grandi edifici costruitegli intorno negli ultimi 60 anni. Avvicinandosi all’ingresso, il rumore caotico della città viene progressivamente sopraffatto dal cinguettio degli uccelli che affollano le fronde degli alberi secolari piantumati nel lussureggiante giardino interno.

Palazzo Golestan sorge in quello che in passato era il cuore di Teheran, il cui sviluppo negli ultimi anni ha portato a una sfrenata espansione dei quartieri settentrionali. 

Su questo sito sorgeva una cittadella safavide, ma lo scià Nasser al-Din (1831-1896), profondamente colpito da quanto visto durante i suoi viaggi in Europa, decise di farvi costruire il cosiddetto “Palazzo dei Fiori”, il complesso che si può ammirare oggi. 

In origine il progetto aveva un’estensione ancora maggiore per quella che, a tutti gli effetti, doveva essere una vera e propria cittadella in grado di ospitare uffici, ministeri e appartamenti privati, ma purtroppo una parte fu ridimensionata nel corso del Novecento sotto i pahlavi. 

Golestan17.jpg (657594 byte) Golestan13.jpg (275925 byte) Golestan11.jpg (557861 byte) Golestan12.jpg (625765 byte) Golestan14.jpg (565985 byte) Golestan15.jpg (494783 byte) Golestan16.jpg (1217208 byte) Golestan18.jpg (557728 byte)

Superato l’ingresso ci si trova davanti a una lunga fontana in fondo alla quale spicca l’Ivan-e Takht-e Marmar, la “Veranda del Trono di Marmo”, un ampio salone per le udienze preceduto da un alto portico rivestito di specchi. Al centro, tra le due grandi colonne, è stato collocato un magnifico trono sorretto da figure umane costruito utilizzando 65 blocchi di alabastro giallo provenienti dalle miniere di Yazd, nel sud dell’Iran. 

Il trono fu commissionato all’inizio dell’Ottocento da Fath Ali, uno scià molto impegnato nell'assecondare vizi e desideri delle quasi 200 mogli e dei 170 figli. Nella veranda, utilizzata per numerose cerimonie ufficiali, venne celebrata anche l’incoronazione di Reza Shah Pahlavi, autoproclamatosi scià nel 1925.

Accanto al porticato si nota una preziosa facciata rivestita in floreali piastrelle di ceramica, un elemento ricorrente all’interno di tutto Palazzo Golestan.

Golestan2.jpg (542758 byte)Golestan25.jpg (355152 byte)Proseguendo la visita si giunge a una specie di terrazza sopraelevata aperta su un lato conosciuta come Khalvat-e Karim Khani, la “Nicchia di Karim Khan”, ovvero tutto ciò che resta di un edificio del 1759 all’interno del quale Karim Khan Zand aveva stabilito la sua residenza a Teheran. Sia il prospetto esterno, “forato” da sottospecie di grandi trifore sorrette da slanciate colonne, che l’ambiente interno, coperto da basse volte a crociera, sono interamente ricoperti di preziose trame di maioliche bianche, gialle e blu, mentre il basamento è in pietra chiara.

Il maggiore appassionato di questa struttura è stato senza dubbio lo scià Nasser al-Din, che non perdeva occasione per recarvisi a fumare il qalyan; proprio per questo sulla terrazza è stata successivamente collocata la pietra tombale dello scià.

Successivamente si incontra la Negar Khane (Galleria d’Arte), al cui interno è esposta una bella collezione di opere d’arte di epoca qagiara. A desiderarne l’apertura fu lo stesso Nasser al-Din che, di rientro da uno dei suoi frequenti viaggi in Europa, commissionò la realizzazione di una struttura che riprendesse il concetto dei musei visitati nel vecchio continente.

Di particolare interesse sono i ritratti degli scià che indossano i gioielli e le corone tutt’oggi conservati nel Museo Nazionale dei Gioielli, oltre alle scene di vita quotidiana dell’Iran dell’Ottocento raffigurate da Kamal ol-Molk e Mehdi. 

Golestan19.jpg (1189002 byte) Golestan20.jpg (662427 byte) Golestan21.png (1734414 byte) Museo.jpg (187157 byte) Golestan5.jpg (240329 byte) Golestan6.jpg (455803 byte) Golestan7.jpg (342570 byte) Golestan24.jpg (1059662 byte)

Un altro museo è quello della Talar-e Ayaheh, la sfolgorante “Sala degli Specchi” recentemente riaperta al pubblico dopo oltre 30 anni. Costruita tra il 1874 e il 1877, la sala ospitava il celebre Trono del Pavone, il trono realizzato alla fine del Settecento per lo scià Fath Ali e tempestato da 26.733 gemme attualmente visibile presso il Museo Nazionali dei Gioielli. 

Più di recente vi si sono svolte diverse importanti cerimonie, tra cui quella di incoronazione di Mohammad Reza, proclamato ufficialmente scià nel 1967, e svariati matrimoni reali.

Oggi, insieme a due sale contigue, custodisce un’ampia e eterogenea collezione di doni, tra cui un grande vaso verde di malachite proveniente dalla Russia e ben 13 maestosi lampadari.

Procedendo verso est si arriva alla Howze Khaneh, la “Sala del Biliardo”, il cui nome deriva dal tavolo da biliardo che divide il centro della stanza con una fontana; al suo interno è visibile una raccolta di quadri e sculture ottocentesche donate ai reali persiani da varie importanti famiglie europee.

Poco distante è il maestoso Shams-Al Emarat, il palazzo commissionato nel 1865 da Nasser al-Din a Moayer al-Mamalek che nella stesura del progetto decise di mescolare elementi architettonici europei ad altri di chiara matrice persiana.

Subito dopo quattro alti bagdir (torri del vento), ingegnosi dispositivi utilizzati per incanalare anche la brezza più leggera in modo da “condizionare” gli ambienti sottostanti, introducono all’Emarat-e Bagdir, un palazzo restaurato di recente i cui interni sono decorati da alcuni magnifici specchi.

Restano da vedere la minuscola Talar-e Almas, la “Sala dei Diamanti”, che ospita esempi di arte decorativa e soprattutto ceramiche francesi otto novecentesche, ed il Museo Etnografico, che incontrerete lungo la via per uscire.