All’orizzonte
di una riarsa pianura del Khuzistan, nell’Iran sud-occidentale, si
staglia l’imponente mole di Susa. In questo luogo, seppellite sotto una
serie di monticelli, giacciono le rovine di una grande città del passato
che controllava le importanti arterie dirette dall’antica Mesopotamia
verso est, attraverso i monti ZagroSusa
La
tradizione persiana afferma che Susa fu la prima città del mondo e che
venne costruita dal leggendario re Hushang; fu lui a scoprire come
ottenere il fuoco dal ferro e dalla silice.
Indubbiamente
Susa è antichissima. La vita urbana vi prosperava già agli inizi del
quarto millennio a.C., quando gli artigiani locali fabbricavano vasi fra i
più eleganti del mondo, sottili coppe decorate con uccelli e cani da
caccia stilizzati.
Verso il
2500 a.C. Susa diventò la capitale del regno degli Elamiti, un dinamico
ma enigmatico popolo imparentato culturalmente con i Sumeri della
Mesopotamia. Per mille anni l’Elam fu ai ferri corti con le città-stato
della Mesopotamia. Ma nel 2350 a.C. circa Susa entrò a far parte del
primo importante impero del mondo, allorché fu conquistata da Sargon il
Grande di Accad. Alla caduta del regno di Sargon gli Elamiti tornarono a
prosperare.
Verso il
2100 a.C. essi abbellirono la capitale con un sacro recinto che
racchiudeva il tempio e la ziggurat di Inshushinak, ‘Signore di Susa’,
dio delle tempeste e patrono della città, il cui emblema era lo zebù, un
toro provvisto di una vistosa gobba.
Ma nelle
città-stato della Mesopotamia gli equilibri delle forze continuavano a
cambiare. I Babilonesi si impadronirono di Susa verso il 1000 a.C.,
soffocandone le mire di potere.
Gli
Assiri irruppero nell’Elam intorno al 645 a.C., al seguito del
vittorioso Assurbanipal, che incendiò la città radendola al suolo e
trasportò in catene i re di Elam affinché trainassero i suoi carri nelle
strade di Ninive.
Nonostante
l’incendio della città per mano di Assurbanipal, Susa tornò nuovamente
a fiorire. Ciro il Grande (morto nel 530 a.C.), che regnava dal Mar Egeo
al fiume Oxus, ne fece la capitale dell’Impero Persiano. Scelse Susa
perché sorgeva esattamente al centro del suo territorio, e forse anche
perché era situata lungo il fiume Kharka, famoso per la purezza delle sue
acque.
Lo
storico greco Erodoto riferisce che, quando Ciro partiva per una
spedizione, non mancava mai di portare con sé l’acqua del Choaspes per
berla, non volendone nessun’altra. "L’acqua del Choaspes viene
bollita, e un gran numero di carri a quattro ruote trainati da muli la
trasportano in vasi d’argento, seguendo il re ovunque egli vada".
Spesso erano viaggi in terre lontane. Il dinamismo di Ciro e della
dinastia achemenide da lui fondata era prodigioso. Il sovrano e il
suo seguito trascorrevano l’inverno a Susa, la primavera a 800 km di
distanza, nella capitale cerimoniale di Persepoli, e l’estate a 1280 km
da Persepoli, sulle fresche montagne di Ecbatana. Da Ecbatana a Susa vi
erano altri 480 km da percorrere. Viaggiavano con il caldo dell’estate e
il freddo dell’inverno, attraversando terre fra le più inospitali del
mondo, carichi di tutto il complesso apparato della corte – fra cui
anche le pure acque del Choaspes.
Naturalmente
gli Achemenidi furono grandi costruttori di strade. La Strada Reale, che
collegava Susa a Sardis, nell’Asia Minore, si estendeva per più di 2563
km, con ben 111 stazioni di posta per il cambio dei cavalli. Era
pattugliata da distaccamenti militari e una squadra di corrieri che si
davano il cambio assicurava un rapido servizio postale a uso del monarca,
in caso di necessità il percorso poteva essere compiuto in una settimana.
Nel 517
a.C. il secondo successore di Ciro il Grande, Dario I, iniziò
l’edificazione di un glorioso palazzo sul monticello di Apadana,
registrando l’evento su una tavoletta d’argilla: ‘lo costruii
questo palazzo… E il terreno che fu scavato… e i mattoni che furono
fabbricati – fu la popolazione di Babilonia a compiere l’opera. Il
legno chiamato cedro fu portato da una montagna chiamata Libano. La
popolazione Assira lo trasportò fino a Babilonia e la popolazione di
Karkha (in Anatolia) e della Ionia (Grecia) lo trasportò da Babilonia
fino alla terra degli abitanti di Susa’. Da ogni parte
dell’impero e da più lontano ancora giunsero uomini e materiali.
Arrivarono carovane cariche d’oro – insieme ai Medi e agli Egizi che
lo lavoravano -, d’avorio, d’argento, d’ebano, di lapislazzuli e
turchese.
Non deve
quindi stupire che nella Bibbia Susa fosse semplicemente detta ‘Shushan
il Palazzo’. Proprio qui si svolse la romantica vicenda di Ester, e nel
libro di Ester il lusso dell’antica città è descritto a vivide tinte.
Man mano che l’Impero Persiano si espandeva, fino a inglobare parti
della Grecia, la fama di Susa raggiungeva i Greci e gli Ebrei. Dopo che
Alessandro Magno ebbe sconfitto il re persiano Dario III, nel 331 a.C.,
marciò alla volta di Susa, dove scoprì favolose ricchezze. Al termine di
sette anni di conquiste che lo portarono fino in India, oltre il fiume
Indo, riprese la via del ritorno e proprio a Susa annunciò il progetto di
fondere la Grecia e la Persia in un unico grande impero. Egli stesso diede
inizio al grandioso disegno sposando la figlia di Dario, Stateira, e
celebrando un matrimonio in massa di 10.000 Greci con altrettante donne
persiane.
Dopo la
morte di Alessandro, nel 323 a.C., Susa decadde a capitale di provincia.
In seguito diventò sede di un episcopato cristiano e il re sasanide
Shahpur II, fervente seguace dello Zoroastrismo, la abbandonò all’opera
devastatrice di centinaia di elefanti lasciati in libertà. I Mongoli le
vibrarono il colpo finale nel XIII secolo.
Da allora
Susa è una città morta, esposta alla violenza del vento che con i secoli
l’ha trasformata in uno dei tanti tumuli del Medio Oriente.
Le
principali rovine dell'antica Susa occupano quattro colline artificiali (tell).
Esse sono:
1) il tell
dell'acropoli, su cui sorgeva la Città Reale elamita. La collina si
innalza di 30 m sulla pianura. Gli strati preistorici che stanno al
disopra del terreno vergine sono stati raggiunti passando attraverso
strati arabi, sassanidi, parthici, seleucidi, achemènidi, neo-elamiti e
proto-elamitì.
2) Il tell
dell'apadāna. Sito a N del precedente. Vi sorgeva il palazzo di
Dario I con annessa sala d'udienza ed altri edifici minori d'epoca achemènide.
3) Il tell
della Città Reale. Sono stati riconosciuti nove strati che vanno
dall'epoca islamica all'epoca neo-babilonese. Il sito era occupato un
tempo dai quartieri di residenza dei funzionarî e dei cortigiani.
4) Il tell
cosiddetto della Città degli Artigiani. Si trova più ad E.
Metodicamente scavato a partire dal 1946, esso ha mostrato tre strati
islamici, uno strato parthico-seleucide (necropoli), uno strato
"proto-persiano" (villaggio), uno strato neo-babilonese con
tavolette in caratteri elamiti.
tratto
da: http://www.tanogabo.it/Susa.htm
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