Arbil
(talvolta scritto Erbil o Irbil; ) è una città curda, capoluogo del
governatorato di Arbil e della regione del Kurdistan iracheno di cui il
governatorato fa parte. Nel 2010 la sua popolazione era di 1.293.820
abitanti (calcolati). È situata 77 chilometri ad est di Mossul.
Il primo
insediamento urbano attestato della città risale al XXIII secolo a.C. e
per questo motivo si ritiene che Arbil sia una delle città più antiche e
con la più lunga continuità in tema di urbanizzazione. Il nome della
città sembra non avere origini semitiche come farebbe supporre la
contiguità con l'area linguistica accadica. La sillaba iniziale ar,
infatti, sembra appartenere al gruppo linguistico della lingua lingua
urrita. Il nome Arbil appare per la prima volta in alcuni scritti
sacri sumeri risalenti al 2000 a.C.. In seguito il nome, attraverso varie
trasformazioni e la probabile sovrapposizione di un'etimologia popolare,
venne rappresentato nella scrittura cuneiforme con i segni dal significato
"quattro dei" che in accadico suonano "arba-il".

Amar-Sin,
sovrano della III dinastia di Ur, saccheggiò Arbil attorno al 1975 a.C.
In seguito Arbil fece parte dell'Impero Assiro dal XX secolo a.C. fino al
608 a.C e in seguito venne inglobata nella provincia di Assiria sotto i
domini persiano, greco, romano, partico e sasanide.
Durante
la dominazione dei Medi, il re Ciassare avrebbe trasferito nella città
una parte dell'antica tribù persiana dei Sagartiani probabilmente per
ricompersarli del loro aiuto nella cattura di Ninive. L'imperatore
persiano Ciro il Grande quando occupò l'Assiria nel 547 a.C. la trasformò
in una satrapia, chiamata in antico persiano "Aθurā", la quale
ebbe come capitale Arbil.
Nell'antichità
classica Arbil era conosciuta in Occidente come Arbela e viene ricordata
per la battaglia nella quale Alessandro il Macedone sconfisse
definitivamente l'imperatore achemenide Dario III di Persia. In realtà la
battaglia si svolse nella piana di Gaugamela a circa 100 chilometri di
distanza da Arbil. Tuttavia il fatto storico che pose fine all'impero
achemenide viene ricordato indifferentemente come battaglia di Gaugamela o
battaglia di Arbela.
Ad Arbela
si rifugiò poi lo sconfitto Dario III, il quale in seguito trovò la
morte per mano del satrapo della Battriana Besso.

Arbil
fece parte della regione disputata fra Roma e l'Impero Sasanide. L'antico
regno siriaco di Adiabene (la forma greca dell'arabo Ḥadyab) aveva il
suo epicentro in Arbil. Nel I secolo d.C la regina Elena di Adiabene si
convertì al giudaismo. In conseguenza di ciò, in città, lo studio del
Talmud divenne particolarmente fiorente. Durante il primo e il secondo
secolo gran parte della popolazione si convertì al cristianesimo. Viene
tramandato il nome di Pkidha che fu il primo vescovo della città a
partire dal 104. Fino al tardo Medioevo Arbil fu uno dei centri più
importanti del cristianesimo siriaco e divenne sede del metropolita della
Chiesa assira d'Oriente. Il fatto che molti dei primi vescovi della città
avessero nomi di origine biblica ha indotto gli studiosi a pensare che
gran parte di essi fosse di origine giudea. Nel periodo cristiano la città
fu la patria di padri della chiesa e di numerosi scrittori in lingua
siriaca.
Arbil con
l'espansione dell'Islam si trovò presto inglobata nel Califfato arabo
prima sotto gli Omayyadi e poi sotto gli Abbasidi. In seguito si
succedettero le dominazioni della dinastia persiana dei Buyidi, dei turchi
Selgiuchidi e dei Turkmeni Atabeg di Arbil i quali regnarono per poco più
di un secolo fra il 1131 e il 1232. Con l'invasione mongola si impose la
dinastia degli Ilkhanidi, alla quale succedettero prima i Gialairidi e poi
i Kara Koyunlu e gli Ak Koyunlu. Arbil è la patria dello storico e
scrittore Ibn Khallikan, vissuto nel XIII secolo.
La
comunità dei cittadini di lingua aramaica rimase significativa fino alla
distruzione di Arbil da parte delle truppe di Tamerlano avvenuta nel 1397.
In città è comunque rimasta fino agli anni '50 del XX secolo una
fiorente comunità ebraica, in seguito emigrata in gran parte in Israele,
la quale parlava fino in tempi recenti un dialetto della lingua aramaica.
