Villaggio di Luang Prabang
Laos

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1995

    

Dove il Buddha sorridente invoca la pioggia, nel profondo delle montagne del Laos, isolata, immersa nel verde della giungla, lungo le rive del Mekong, sorge Luang Prabang.

Circondata da importanti templi e monasteri buddisti e difesa dalle acque del Mekong Luang Prabang, antica capitale del Laos, accoglie con le sue raffinate architetture il viaggiatore desideroso di coniugare la spiritualità con l’avventura.

Luang Prabang era la capitale del regno di un milione di elefanti del potente Lan Xang. Fino al XX secolo la città resta residenza dei sovrani del Laos e ancora oggi è il centro del buddhismo laotiano. La religione scandisce il ritmo della città.

Ogni mattino i monaci e i novizi si incamminano per elemosinare il pasto quotidiano. Le pagode sono il cuore del vicinato: mantenere i monaci e riempire giornalmente le loro ciotole di riso è una cosa assolutamente ovvia per gli abitanti. Luang Prabang conta oggi 12.000 abitanti, è una piccola città che somiglia più che altro ad un villaggio. Nel centro della città si trovano dei laghetti, lungo le sponde circondate da giardini e ombreggiate dagli alberi ci sono le tipiche case laotiane, molte delle quali costruite su palafitte adattate al caldo tropicale; la maggior parte sono di legno o di bambù con uno o due tetti.

Gli edifici religiosi sono cresciuti insieme ai loro quartieri, religione e vita quotidiana sono inscindibili, intrecciate l'una con l'altra. In armonia con il paesaggio circostante, sorge la città che nel sudest asiatico ha meglio conservato il suo aspetto originario.

Luang Prabang è composta da 32 quartieri e in ognuno di essi c'è un Wat, un monastero buddhista. Nel wat la zona sacra è separata da quella riservata agli alloggi dei monaci e alla scuola. La zona sacra è composta dai seguenti elementi:

Il Phra Ubosot, detto anche Bot, è il tempio principale del complesso, viene chiamato anche sala dell' ordinazione perché è qui che si svolge il rito dell'ordinazione monastica. Al suo interno è conservata la statua più importante di Buddha. L'accesso è solitamente riservato solo ai monaci. 

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Il vihan è un tempio assimilabile al Phra Ubosot, ma meno sontuoso e meno importante, e svolge le funzioni di sala per la preghiera e per le assemblee secondarie. Il termine viene dal sanscrito vihara, che in India rappresenta l'edificio principale del complesso templare.

Le chofah sono decorazioni poste alle estremità della linea di colmo e delle linee di gronda nei tetti degli edifici sacri, hanno la forma di sinuosi uccelli con becco lungo e rappresentano il garuda, un essere metà aquila e metà uomo delle mitologie induista e buddhista, che è l'emblema della Thailandia. Si possono trovare anche nel cortile del wat, in questo caso hanno delle campanelle attaccate che suonano quando si alza il vento

Chedi è la parola thailandese per stupa, che in Laos prende il nome that, mentre nell' architettura birmana prende sia il nome di chedi che quello di pagoda, ha funzione di reliquiario e contiene resti o oggetti sacri di Buddha. Ha la forma di una campana allungata nell' estremità superiore con una guglia e la superficie liscia. Questa forma è stata importata dall'architettuta classica dello Sri Lanka. In Cambogia prende il nome chedey ed ha spesso la forma di snella piramide con la superficie istoriata, che l'architettura khmer ha mutuato da quella classica induista all'epoca dei primi regni cambogiani nel primo millennio a.C., quando l'induismo era la religione di stato. Lo stile khmer è stato spesso usato per la costruzione dei templi in Thailandia ai tempi di Ayutthaya e di Rattanakosin, e nel sud del Laos tra il XII ed il XV secolo, quando questa parte del paese era soggetta alla dominazione khmer.

I prang sono torri istoriate che nella tradizione induista cambogiana servivano per ospitare statue delle divinità nella cella inferiore, a cui di solito aveva accesso solo il sovrano. Col sopravvento del buddhismo sono diventati reliquiari con la stessa funzione dello stupa e sono stati adottati anche dall'architettura sacra siamese e lao nel periodo di Ayutthaya ed agli inizi del periodo Rattanakosin. Nei maggiori templi è possibile trovare affiancati i chedi ed i prang, come nel Wat Arun e nel Wat Phra Kaew di Bangkok.

Il mondop è un edificio a pianta quadrata aperto sui lati che di solito ha il tetto a forma piramidale, al suo interno vengono custoditi testi od oggetti sacri, ma può essere usato anche per svolgere determinati riti

La hor trai è la biblioteca del wat. Per evitare il danneggiamento delle termiti ai testi, sia il mondop che la hor trai sono spesso circondati da uno stagno

Le salawat sono piccoli padiglioni aperti sui lati e sono disseminati nei cortili, vengono usati per la meditazione e per rilassarsi e proteggersi dal sole e dalla pioggia; in alcuni wat esistono delle versioni più grandi, dove i monaci apprendono i sacri insegnamenti, che prendono il nome sala kan parian, che significa "sala per l'apprendimento della teologia buddhista", che viene insegnata in Pali, l'antica lingua indo-ariana usata nella liturgia del buddhismo Therawada.

Naga è un termine sanscrito che significa serpente, nei wat vi sono spesso rappresentazioni di Mucalinda, il sacro serpente che secondo la tradizione buddhista protesse Buddha nel periodo in cui ricevette l'Illuminazione, spesso poste sui parapetti delle scalinate che accedono ai Phra Ubosot e ai vihan o in altre parti del wat. Nella tradizione cambogiana pre-buddhista i naga assumevano anche un significato regale, e nell'architettura khmer sono spesso stati rappresentati con grande sfarzo

Il crematorio è la cella funeraria in cui avviene la cremazione dei morti, presente solo nei wat maggiori

I giovani del monastero vestono per almeno un paio di mesi l'abito arancione dei monaci. Tutti i giorni i vicini si recano al Wat per portare offerte, per pregare o per ascoltare l'abate leggere le scritture buddhiste.

Wat Manorom è il tempio più antico di Luang Prabang. Vi sono diverse ipotesi sulla data di erezione del tempio, alcuni sostengono che sia avvenuta tra il 1372 ed il 1375 e sia stato fatto costruire dal re Samsenthai di Lan Xang, altri suggeriscono che risalga circa al 1430 dopo la morte di re Lan Kham Deng, di cui custodirebbe le ceneri. Altre fonti datano la costruzione ai tempi del re La Sen Thai tra il 1491 ed il 1492. 

Il re Fa Ngum, nel XIV secolo, riunisce il paese, per la prima volta a Luang Prabang si incorona un re laotiano; è colui che introduce il buddhismo in Lan Xang, la più antica delle due scuole buddhiste. Bassorilievi in oro decorano le facciate e le porte delle pagode, raccontano della vita del Buddha, mostrano la vita quotidiana all'interno del regno. In particolare nel corso del XV e XVI secolo, fiorisce il regno di un milione di elefanti. La sangha, la comunità dei monaci, sostiene il  re, e questo a sua volta finanzia le pagode. L'architettura e l'artigianato fioriscono. 

Le forme delle decorazioni si trasmettono generazione dopo generazione; Luang Prabang era il centro dell'arte buddhista, della cultura, della scienza e della formazione. Costantemente minacciato dai potenti vicini, soprattutto dal Siam e dalla Cina, il monarca cede infine alle pressioni della Francia e alla fine del XIX secolo Luang Prabang diventa parte dell'Indocina francese. La posizione isolata di Luang Prabang la risparmia dalla guerra indocinese. 

Nel 1975 il Laos si dichiara una repubblica popolare democratica; il governo socialista tenta inizialmente di tagliare fuori la religione ma ancora oggi i monaci scandiscono la vita della città.

Tre mesi l'anno il monsone avvolge le montagne di nebbia. Il Mekong scorre possente, grigio, marrone di fango nella parte settentrionale del Laos. il fiume è un'importante via di collegamento fra l'isolata città e il resto del mondo. Una volta l'anno, nel nono mese del calendario buddhista, al culmine della stagione delle piogge, Luang Prabang si trasforma in un enorme mercato: dai villaggi montani giunge in massa gente appartenente a ogni minoranza etnica. 

Si prepara una delle feste più importanti: le donne mettono del riso nelle foglie di palma, un offerta per i defunti  e un dono particolare per i monaci; ora vengono tirate fuori le piroghe dai Wat. In tutti i quartieri gli uomini sono impegnati a trasportare le barche da corsa lunghe 50 metri attraverso gli stretti vicoli. Appena si calano le barche in acqua, si fa l'offerta agli spiriti protettori della città, bisogna conquistarsi i favori dei 15 nagas, creature simili a draghi che dimorano tra i flutti del fiume. 

Dopo l'offerta agli spiriti si va nel Wat del quartiere, dove i monaci già attendono. I vogatori chiedono l'aiuto di Buddha e un monaco impartisce l'ultima benedizione. Per i vogatori questo è un grande giorno, il giorno della regata tradizionale di Luang Prabang. Migliaia di persone si raccolgono lungo la riva per vedere l'arrivo delle squadre appartenenti ai vari quartieri. Quando comincia la corsa tutti gareggiano per vincere; la regata di Luang Prabang è monto più di una manifestazione sportiva, è l'espressione di una tradizione viva in cui buddhismo e credenza popolare negli spiriti si intrecciano. 

Nelle regate più importanti gareggiano due piccole barche, meno appariscenti delle altre, in onore dello spirito protettore della città. Deve vincere quella bianca affinché il futuro di Luang Prabang continui a essere favorevole, la città del buddhismo. 700 monaci novizi vivono nei Wat della città, studiano, pregano, studiano geografia e inglese e si dividono i compiti quotidiani del monastero e fra questi sono compresi compiti piuttosto duri.

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Per secoli i monaci sono stati gli architetti di Luang Prabang, le conoscenze vengono tramandate all'interno dell'ordine, nonostante molte tecniche tradizionali sono andate perdute, inoltre la guerra indocinese ha causato un vero e proprio taglio e in seguito sono venuti a mancare i fondi e i monaci stessi. 

Per lungo tempo la città imperiale è stata trascurata; il tempo, il clima tropicale, l'umidità, hanno lasciato tracce profonde. Alcuni antichi edifici cadono in rovina e molti proprietari non hanno il denaro necessario per intraprendere estesi lavori di restauro: cemento e lamiere hanno preso il sopravvento. 

L'apertura del Laos facilita il restauro di Luang Prabang con l'aiuto dei capitali stranieri quindi è stata restaurata una casa per mostrare che è possibile e, economicamente parlando fattibile, costruire secondo gli antichi metodi. Pha That Luang era caduto quasi completamente in rovina. Finalmente il triplice tetto che poggia su colonne libere, viene restaurato nella sua forma originale. Questo Wat è stato risparmiato dalla guerra e dal fuoco, negli ultimi anni è stato restaurato con cura. Il tetto spiovente a strati sovrapposti arriva quasi fino a terra donando all'edificio una particolare leggerezza. 

Wat Xieng Thong, il monastero della città d'oro, costruito nel 1560. In questo edificio si mostra soprattutto il singolare stile architettonico sacrale di Luang Prabang. I tetti terminano con degli uncini che servono a tenere lontani gli spiriti maligni, quindi proteggendo il monastero buddhista. Anche nell'architettura si fondono buddhismo e credenze popolari, in quel singolare miscuglio che rende caratteristica l'antica capitale di Lan Xang, il regno di un milione di elefanti. Luang Prabang si trasforma, la nuova era ha raggiunto l'antica città del buddhismo e porta con sè grandi cambiamenti ma per i monaci non hanno importanza spirituale: Luang Prabang vive ancora nel quieto ritmo della religione, qui il tempo sembra scorrere più lentamente nell'antica città imperiale lungo il Mekong.

La cittadina, che si sta riprendendo da decenni di guerra, ha 26.300 abitanti e fa ben poche concessioni alla modernità ad eccezione della corrente elettrica, che funziona in modo alquanto sporadico, e di qualche automobile. A Luang Prabang la sveglia suona alle cinque per i molti monaci i quali, avendo fatto voto di mendicità, vanno di porta in porta per ricevere dalla popolazione il cibo per la giornata. Quello che colpisce di Luan Prapang è il fatto che è una vera città tempio e nel 1995 è infatti divenuta patrimonio dell’Unesco. Ovunque si volge lo sguardo l’occhio è rapito da guglie, tetti scintillanti ed enormi statue del Budda, raffigurato nei più svariati modi: in piedi, seduto, sdraiato e con le diverse posizioni delle mani.

Le principali attrattive della ex città colonica sono i templi antichi (dei 66 costruiti prima della colonizzazione francese ne sono sopravvissuti 32) e la suggestiva posizione incorniciata dalle montagne e posta presso la confluenza dei fiumi Khan e Mekong. 

Tra i monumenti da visitare ci sono il Museo del Palazzo Reale, il Wat Xieng Thong e il Wat Wisunalat che insieme costituiscono il più importante gruppo di templi reali della città, esempi fulgidi dello stile locale impreziositi da decorazioni color oro e rosso vivo. Il padiglione reale, con un tetto a cinque piani, è uno dei gioielli architettonici della città la cui costruzione durò più di 70 anni.

A soli 25 km di distanza lungo il Mekong ci sono le famose grotte di Pak Ou, un luogo magico anticamente abitato da monaci e tuttora oggetto di continui pellegrinaggi da parte dei laotiani.

Situate a circa metà di una parete di roccia dominante il fiume, le grotte si raggiungono salendo una serie di gradini e sono interamente costellate di statue ed immagini votive del Budda, alcune delle quali deposte più di 300 anni fa. Dall’alto si gode una superba vista panoramica sul Mekong e nelle immediate adiacenze è costruita una terrazza di legno attrezzata con tavoli e panche dove si può consumare il pranzo in un ambiente assolutamente idilliaco. Ad una trentina di km circa a sud della città si trova invece la grande cascata a balzi di Kuang Si, facilmente raggiungibili via terra con i motorini che è possibile affittare in paese.

Una strada serpeggiante e a tratti sterrata percorsa da pochi autobus di linea collega Luang Prabang con la capitale Vientiane da cui è possibile rientrare con il treno in Tailandia oppure spostarsi nella confinante Cambogia.  

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Haw Kham - L'ex Palazzo Reale tramutato oggi in Museo Nazionale risale ad epoca coloniale (anno 1907). Nel 1920 vi furono aggiunte due ali collaterali. Nelle stanze del museo si ammirano varie statue del Buddha risalenti per lo più al XV-XVI secolo e tamburi bronzei in stile khmer. In un'ala del palazzo si trova una copia del "Pra Bang", la statua del Buddha in oro massiccio da cui la città prende il nome. L'originale che, stando a quanto si vocifera, è custodito nei forzieri di una banca laotiana ha avuto una storia movimentata.

La statua fu portata da Ceylon ad Angkor in Cambogia nell'XI secolo. Fa Ngum, il fondatore del regno di Lane Xange la richiese in dono al suocero, il sovrano khmer di Angkor. La statua arrivò insieme ad una delegazione di monaci buddisti che avevano la missione di espandere la dottrina Theravada nel nuovo regno. Nel 1563 la statua fu portata a Vientiane; nel 1779 fu trafugata dagli invasori provenienti dal Siam ma fu restituita al Laos 50 anni più tardi. Nella cappella numerose altre statue del Buddha circondano il "Pra Bang". Alcune sono in avorio ed altre in oro.

Wat May - Si trova a fianco del museo nazionale. La sua costruzione fu iniziata nel 1738 circa ed inaugurata nel 1788. La facciata è decorata con bassorilievi dorati che rappresentano la storia del Buddha. L'interno anche è interessante per via delle ricchissime decorazioni nei toni accesi del rosso e del giallo-oro. In occasione della festa del nuovo anno (Pimay) il "Pra Bang" è portato in processione dalla cappella del palazzo reale all'interno del tempio dove rimane esposto all'adorazione dei fedeli per tre giorni.  

Wat Pa Huak - Questo wat vicino il Museo Nazionale e alle falde del Monte Phousi non ha lo splendore del precedente ed è maltenuto. Conserva qualche affresco al suo interno ma è sempre chiuso anche se i monaci aprono volentieri il tempio se semplicemente richiesti e sempre dietro un piccolo compenso.

Wat Xieng Thong (Tempio della città d'oro) - Il tempio si trova sulla punta del promontorio che digrada verso il fiume ed è tra i più interessanti di Luang Prabang. Risale alla metà del XVI secolo al tempo del regno di Setthathirat ed è uno dei pochi templi scampati alle razzie dei secoli successivi. Fino al 1975, anno dell'avvento del regime comunista, vi venivano incoronati i re del Laos. Nel 1960 il lungo tetto spiovente che scende quasi a terra veniva riparato e si procedeva a decorare sia l'esterno che l'interno con lacca nera. 

Il retro del tempio è decorato con un famoso mosaico a vetro colorato raffigurante l'albero della vita; non è antico, risale al 1960 ma è di ottima fattura. Notevole anche il portale d'ingresso alla cappella principale in legno scolpito così come le cornici all'intorno che dimostrano il talento degli artigiani laotiani. Le mura interne sono decorate con piccole figurine in lamina d'oro che illustrano la vita quotidiana in un villaggio tipico del Laos. Intorno all'edificio principale sorgono piccole cappelle le cui mura esterne sono riccamente scolpite o decorate con mosaici in vetro. Una di queste cappelle ospita le urne cinerarie degli ultimi sovrani del Laos. Un'altra cappella ospita il carro funebre su cui venivano trasportate in processione le ceneri dei sovrani. Il carro è ornato da sculture lignee raffiguranti i Naga (draghi).

Wat Visunnarat - Di aspetto molto più modesto dei precedenti sorge alle falde meridionali del Monte Phou Si. Risale al 1513 ma quello che vediamo oggi è una copia dell'originale che fu distrutto da un'incursione di tribù cinesi sul finire del XIX secolo. Al suo interno si trova una stele che reca incisi caratteri Pali e una ricca collezione di statue del Buddha le più antiche delle quali risalgono al XV secolo.  

Phou Si - La collina boscosa che si eleva nel centro cittadino e contribuisce con il suo profilo a rendere inconfondibile il paesaggio di Luang Prabang. Sono 328 i gradini da salire prima di arrivare in cima ma si è poi ricompensati dal vasto panorama sui dintorni. Una volta arrivati in vetta scoprirete una folla immane che ha avuto la vostra stessa idea. L'ingresso costa 20,000 KIP.