La
Penisola Arabica
è
stata per molto tempo una regione marginale nell'ambito degli studi
archeologici sul Vicino Oriente. Solo negli ultimi decenni sono stati
eseguiti scavi in diverse zone affacciate sul Golfo Persico: sono state
riportate alla luce testimonianze di antiche culture che lasciano
sperare in nuove scoperte sulla storia delle civiltà che abitarono il
mondo arabo 3000 anni a.C.
È
opinione comune che la civiltà nel senso letterale della parola, cioè
una forma di vita collettiva al cui centro è la complessa struttura
della civitas, sia sorta nel III millennio a.C. nella bassa Mesopotamia
ad opera del popolo sumero. I Sumeri, con ogni probabilità, non erano
un'etnia autoctona, ma si ignora ancora quando e da dove fossero giunti
nelle pianure alluvionali del Tigri e dell'Eufrate, allora abitate da
genti dedite a una forma primitiva di agricoltura.
Il
bagaglio "tecnologico" dei Sumeri comprendeva la conoscenza
dei metalli e della ruota: si potrebbe pertanto pensare che fossero
originari delle terre dell'Anatolia o del Caucaso, ricche di metalli,
oppure delle steppe dell'Asia centrale, dove i loro pesanti carri
sarebbero stati più utili che non nella fangosa Mesopotamia.
La
cosa certa è che i Sumeri trovarono in Mesopotamia condizioni
eccellenti per lo sviluppo di un'agricoltura che sarebbe stata la base
della loro prosperità economica, pur dovendo far fronte a una mancanza
assoluta di materie prime come i metalli e la pietra da
costruzione.
Per
ottenere tali fondamentali risorse si videro pertanto costretti a
ricorrere al commercio, esportando i prodotti della loro intensa
attività agricola, molto fiorente anche grazie a un complesso sistema
di canali di irrigazione che permetteva di sfruttare al massimo la
fertilità naturale dei sedimenti del Tigri e dell'Eufrate.
In
un'epoca in cui la produzione alimentare era ancora a livelli primitivi
nella maggior parte del mondo, tali prodotti possedevano un valore
tutt'altro che irrisorio.
Ottimi
navigatori, i Sumeri crearono un'ampia rete di rotte commerciali che si
estendeva soprattutto per via marittima e fluviale in tre direzioni
principali: verso nord fino alla Siria, all'Asia Minore e al Libano,
verso est, dove stava nascendo la civiltà di Elam e vivevano le
popolazioni nomadi dell'altopiano iranico, e verso sud, seguendo il
Golfo Persico fino alla Valle dell'Indo.
Necropoli
e torri - I
testi sumeri hanno fornito abbondanti informazioni sugli insediamenti
che si trovavano lungo quest'ultima rotta e sui prodotti che vi si
potevano acquistare. Di Dilmun, situato sulla costa araba fra il Kuwait
e il Bahrein, erano molto apprezzati i datteri dolci; Megan,
identificato con l'attuale Sultanato dell'Oman, produceva rame, pietra -
in particolare diorite - e legno; dalla lontana Melukhkha, nella Valle
dell'Indo, giungevano oro, lapislazzulì, ebano e mandrie di bovini. In
cambio venivano esportati, fra gli altri prodotti, orzo, aglio, pesce
essiccato e lana.
Gli
scavi realizzati a partire dagli anni Settanta in diversi punti della
regione montagnosa nel nord dell'Oman hanno portato alla luce numerosi
insediamenti del III millennio a.C., ai quali è possibile associare
questa attività commerciale che senza dubbio contribuì allo sviluppo
culturale delle zone venute in contatto con l'avanzata civiltà sumera.
L'area di Al-Buraymi, sul confine con gli Emirati Arabi Uniti, e quella
di Ibri, a sudovest del massicce montagnoso di Djebel Akhdar, si sono
rivelate le più interessanti da questo punto di vista.
Vicino
al villaggio di Bat, situato
30 chilometri
a est di Ibri e in apparenza abitato ininterrottamente da più di
quattromila anni, è stata localizzata la più importante di queste aree
archeologiche. Qui nel 1972 un'equipe danese ha scoperto un gruppo di
abitazioni e una necropoli. Accanto alle case, a pianta rettangolare con
un cortile centrale, sorgono cinque torri circolari in pietra, una delle
quali, datata tra il 2595 e il
2465 a.C., è stata completamente riportata alla luce. Presenta un
diametro di 20 metri e una curiosa divisione interna in camere
impermeabili disposte intorno a un pozzo centrale, cosa che, unita alla
mancanza di aperture, farebbe pensare a un silos o a una cisterna.
La
necropoli comprende due zone distinte: in una si trovano tombe della
fine del IV millennio a.C., talvolta riutilizzate; l'altra si estende su
una terrazza fluviale del Wadi Al-Hijr e ospita un centinaio di tombe in
pietra ad alveare. Le più antiche possiedono un'unica porta di accesso
alla camera funeraria collettiva; le più recenti, invece, presentano
due porte e da due a quattro camere funerarie all'interno.
Un
nesso culturale collega l'area di Bat con la torre di Al-Khutm, situata
2 chilometri più a ovest, e con la necropoli di Qutur Juhhal, vicina al
villaggio di Al-Ayn, 22 chilometri più a est, nella quale sono state
scoperte 21 tombe ad alveare risalenti al III millennio a.C.