Antica città di Qalhat
Oman

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2018

    

La vecchia città di Qalhat, o Galhat, si trova circa 20 km a nord di Sur, nella Regione al-Sharqiyya, nel nordest dell'Oman.

Degli oltre 240.000 metri quadrati di estensione dell'antica città, gli unici resti conservatisi fino al giorno d'oggi sono quelli del Mausoleo Bibi Maryam.

Marco Polo la visitò durante un suo viaggio, descrivendola come una città grande e nobile nel libro Il Milione, in cui si riferisce ad essa con il nome di Calatu.

Questa antica città, nota anche con il nome di Galhat era in passato il centro chiave per il commercio, da cavalli arabi a prodotti di porcellana cinese, e ben rappresenta il potere che all’epoca le donne detenevano nella società araba.

Nel XIII secolo, infatti, Baha al-Din Ayaz era impegnato a governare la città di Hormuz e in sua assenza era la moglie Bibi Maryam ad occuparsi del governatorato di Qalhat. Diverse fonti storiche narrano che la costruzione della Grande Moschea del Venerdì – di cui oggi si possono ammirare le antiche rovine – fu merito proprio della donna. Dopo la morte di Ayaz, Bibi Maryam fece inoltre costruire in suo onore un imponente mausoleo e continuò a governare la città per diversi anni.

Nel 1507, quando fu conquistata da Afonso de Albuquerque per conto dell'Impero portoghese, la città era già in declino poiché il commercio si spostò a Muscat.

Coprendo più di 60 acri (240.000 mq), Qalhat era circondata da mura fortificate che contenevano case e negozi. Dell'antica città rimane pochissimo, ad eccezione dell'ormai senza cupola mausoleo di Bibi Maryam. Sul posto sono stati trovati manufatti provenienti da paesi lontani come la Persia e la Cina. Recentemente, una ricerca condotta dai geoarcheologi dell'Università di Bonn ha concluso che l'attività sismica lungo l'elemento strutturale più importante, la faglia di Qalhat, è una ragione plausibile del declino della città medievale.  

La città di Qalhat, circondata da mura interne ed esterne e dall’area della necropoli al di là dei bastioni, oggi rappresenta una testimonianza archeologica unica per i legami commerciali tra la costa orientale di Arabia, Africa Orientale, India, Cina e sud-est asiatico.  

Nel 2016, il Sultanato aveva presentato la candidatura ufficiale del sito al Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco che lo ha inserito a pieno titolo nella lista riconoscendolo come un’eccezionale opera artistica di insediamento umano e simbolo della civiltà, della storia e della tradizione omanita dal valore universale.