Taxila
è un sito archeologico della provincia del Punjab in Pakistan non
distante dalla frontiera con la Provincia della Frontiera del Nord-Ovest
e ad ovest del Territorio Federale della Capitale Islamabad e dal
distretto di Rawalpindi. Probabilmente si tratta della Takasoma
di Tolomeo.
La
regione intorno a Taxila fu colonizzata nel neolitico, con alcune
rovine a Taxila che risalgono al 3360 a.C. Nell'area di Taxila sono
state scoperte anche rovine risalenti al primo periodo Harappa, intorno
al 2900 a.C., anche se l'area fu poi abbandonata dopo il crollo della civiltà
della Valle dell'Indo. La prima occupazione stanziale nella Valle di
Taxila è stata rinvenuta a Sarai Khola, situata a 2 km a sud-ovest del
Museo di Taxila, dove tre date al radiocarbonio suggeriscono che il sito
fu occupato per la prima volta tra la fine del IV e l'inizio del III
millennio a.C.. In seguito, il primo grande insediamento a Taxila, nel
tumulo di Hathial, fu stabilito intorno al 1000 a.C. Nel 900 a.C., la
città era già coinvolta nel commercio regionale, dato che i cocci di
ceramica scoperti rivelano legami commerciali tra la città e Puskalavati.
Gli
scavi archeologici dimostrano che la città potrebbe essere cresciuta in
modo significativo durante il dominio dell'Impero persiano achemenide nel
VI secolo a.C.. Nel 516 a.C., Dario I intraprese una campagna
di conquista dell'Asia centrale, dell'Ariana e della Bactria, prima di
marciare verso l'attuale Afghanistan e il Pakistan settentrionale.
L'imperatore Dario trascorse l'inverno del 516-515 a.C. nella regione
del Gandhara, nei dintorni di Taxila, e si preparò a conquistare la
Valle dell'Indo, cosa che fece nel 515 a.C., dopodiché incaricò Scilace
di Carianda di esplorare l'Oceano Indiano dalla foce dell'Indo a Suez.
Dario tornò quindi in Persia attraverso il passo di Bolan. La regione
continuò a essere sotto la sovranità achemenide sotto il regno di Serse
I e continuò a essere governata dagli achemenidi per oltre un
secolo. Taxila fu talvolta governata come parte del regno di
Gandhara (la cui capitale era Pushkalavati), in particolare
dopo il periodo achemenide, ma Taxila formò talvolta un proprio
distretto o città-stato indipendente.
Durante
la sua invasione della Valle dell'Indo, Alessandro Magno riuscì
a ottenere il controllo di Taxila nel 326 a.C. senza combattere, poiché
la città fu consegnata dal suo sovrano, il re Omphis, noto nelle
fonti greche anche come Tassile. Gli storici greci che
accompagnarono Alessandro descrissero Taxila come "ricca, prospera
e ben governata"; Arriano scrive che Alessandro fu
accolto dai cittadini della città, e che vi offrì sacrifici e celebrò
una gara ginnica ed equestre.
Nel 317
a.C., i satrapi greci lasciati da Alessandro furono cacciati, e Taxila
passò sotto il controllo di Chandragupta Maurya, che trasformò
Taxila in una capitale regionale. Si dice che il suo consigliere, Kautilya,
abbia insegnato nell'università di Taxila. Sotto il regno di Ashoka
il Grande la città divenne una grande sede dell'apprendimento
buddista, anche se in questo periodo la città fu sede di una piccola
ribellione. Taxila fu fondata in una posizione strategica lungo l'antica
"strada reale" che collegava la capitale maurya di Pataliputra,
nel Bihar, con l'antica Peshawar, Puskalavati e in
seguito verso l'Asia centrale attraverso il Kashmir, la Battria e Kapisa.
Taxila passò quindi di mano molte volte nel corso dei secoli, con molti
imperi che si contendevano il suo controllo.
Nel II
secolo a.C., Taxila fu annessa dal regno indo-greco di Battria. Gli
indo-greci costruirono una nuova capitale, Sirkap, sulla riva
opposta del fiume rispetto a Taxila. Durante questo nuovo periodo di
dominio greco-battriano, diverse dinastie (come quella del sovrano
indo-greco Antialcida) governarono probabilmente dalla città come
loro capitale. Durante le pause della dominazione greca, la città si
arrangiava con profitto da sola, controllando in modo indipendente
diverse corporazioni commerciali locali, che coniavano anche la maggior
parte delle monete autonome della città. Intorno al I secolo a.C. o al
I secolo a.C., un re indo-scita di nome Azilises possedeva
tre zecche, una delle quali a Taxila, e batteva monete con legende al dritto
in greco e in kharoshthi.
Intorno
al 50 d.C., il filosofo greco Apollonio di Tiana avrebbe
visitato Taxila, descritta dal suo biografo Filostrato, che scrisse
circa 200 anni dopo, come una città fortificata disposta su una pianta
simmetrica, simile per dimensioni a Ninive. L'archeologia moderna
conferma questa descrizione.
Iscrizioni
risalenti al 76 d.C. dimostrano che la città era già passata sotto il
dominio dei Kushan, dopo essere stata sottratta ai Parti da Kujula
Kadphises, fondatore dell'Impero Kushan. Il grande sovrano Kushan Kanishka fondò
in seguito Sirsukh, il più recente degli antichi insediamenti di
Taxila.
A
metà del IV secolo d.C., l'Impero Gupta occupò i territori del
Gandhara orientale, stabilendosi a Taxila. La città divenne famosa per
i suoi legami commerciali, tra cui seta, legno di sandalo, cavalli,
cotone, argenteria, perle e spezie. È in questo periodo che la città
compare pesantemente nella letteratura indiana classica, sia come
centro di cultura che come città di confine militarizzata.
L'università
di Taxila rimase in vita durante i viaggi del pellegrino cinese Faxian,
che visitò Taxila intorno al 400 d.C. Egli scrisse che il nome di
Taxila si traduceva come "la testa mozzata", ed era il luogo
di una storia nella vita di Buddha "in cui egli diede la
sua testa a un uomo".
I Kidariti,
vassalli dell'Impero Eftalita, sono noti per aver invaso Taxila nel 450
circa. Anche se respinta dall'imperatore Gupta Skandagupta, la città
non si sarebbe ripresa, probabilmente a causa della forte presenza unna
nella zona, dell'interruzione del commercio e della guerra a tre tra la
Persia, lo Stato Kidarita e gli Unni nel Gandhara occidentale.
Gli Unni
bianchi si abbatterono sul Gandhāra e sul Punjab intorno al 470
d.C., causando ampie devastazioni e la distruzione dei famosi monasteri
e stupa buddisti di Taxila, un colpo da cui la città non si sarebbe mai
ripresa. Dal 500 al 540 d.C. la città languì dopo essere caduta sotto
il controllo dell'Impero unno governato da Mihirakula. Mecenate dello
shaivismo indù, Mihirakula presiedette ad alcune distruzioni di siti e
monasteri buddisti nelle regioni nord-occidentali del subcontinente
indiano.
Xuanzang visitò
l'India tra il 629 e il 645 d.C.. Taxila, che era desolata e
semidiroccata, fu visitata da Xuanzang nel 630 d.C. e trovò la maggior
parte dei suoi templi ancora in rovina e desolati. Vi erano rimasti solo
pochi monaci. Aggiunge che il regno era diventato una dipendenza del
Kashmir, con i capi locali in lotta tra loro per il potere. Ha notato
che in precedenza era stato un soggetto di Kapisa. Nel IX secolo,
divenne una dipendenza degli sciiti di Kabul per poi essere conqustita
da Mahmud di Ghazni.
SITO
ARCHEOLOGICO - I
primi scavi in questo sito risalgono al 1861, ma solamente quelli
più recenti hanno consentito di datare al IV millennio a.C. le
prime tracce di insediamenti umani. Durante il VI secolo a.C. la
dominazione achemenide portò all'occupazione della collina di Bhir
Mound.
Taxila
è stata un antico centro di studio buddista, collegata alla via
della seta attraverso il passo Khunjerab e per questo era
frequentata da studenti provenienti da tutto il mondo buddista. Il sito
è stato in continua espansione tra il V ed il I secolo
a.C. diventando, con Peshawar, uno dei due principali centri
del Regno di Gandhāra. Posto nel punto di giunzione di tre
importanti rotte commerciali, ha anche svolto un ruolo economico e
militare molto importante.
Nella
zona sono stati fondati diversi centri abitati. Il più antico, Bhir-Mound durò
dal V secolo a.C. al II secolo. Gli scavi fanno pensare
ad una città cresciuta senza un piano apparente, fatta di case
costruite con materiali scadenti ma dotata di un sistema fognario. Sono
stati anche ritrovati più di mille monete greche, tra le quali due
tetradracme di Alessandro il Grande ed una statera di Filippo
Arrideo.
SIRKAP
- Separato da
un ruscello, si trova il sito di Sirkap, probabilmente fondato dai
sovrani indo-battriani dove l'archeologo sir John Hubert Marshall eseguì
una serie di scavi tra il 1912 ed il 1935. Fu costruita dal re
greco-battriano Demetrio dopo aver invaso l'India antica
intorno al 180 a.C.. Demetrio fondò nel subcontinente indiano
settentrionale e nord-occidentale un regno indo-greco che sarebbe durato
fino al 10 a.C. circa. Si ritiene anche che Sirkap sia stata ricostruita
dal re Menandro I.
Sirkap,
letteralmente la testa separata, è una città che sembra creata a
tavolino, dalle linee regolari. Lungo la strada principale si trovano
negozi e, di tanto in tanto, delle pagode. Il sito
di Sirkap è stato costruito secondo la pianta a griglia ippodamica caratteristica
delle città greche. È organizzato intorno a un viale principale e
quindici strade perpendicolari, che coprono una superficie di circa
1.200 per 400 metri, con un muro di cinta largo 5-7 metri e lungo 4,8
chilometri.
Dietro
i negozi, lungo le strade secondarie, si trovano le abitazioni più
belle e più solide dei semplici edifici destinati al commercio. Le
fondamenta sono una solida costruzione e su questa base si poggiava uno
strato di fango e pietrame di cui oggi non resta più nulla. Le mura
esterne delle case sono variopinte, la regolarità delle mura da'
l'impressione di un grande ordine ma, in realtà, nell'antica città
regna il caos per le strade.
Alcuni
stupa ci lasciano informazioni sulla vita religiosa in città. Le mura
perimetrali di un tempio si estendono per un intero isolato. L'edificio
più famoso di Sirkap è la pagoda con le due teste d'aquila. Si
conserva solo la base, divisa in piccole nicchie quasi a formare un
colonnato. Nello spazio centrale della metà destra si trova l'aquila a
due teste che oggi da il nome alla pagoda.
Dietro
la pagoda, poco distante da essa, si trova un altro stupa con i resti di
alcuni pilastri. Come tutti gli edifici religiosi da si affaccia
sulla strada principale.
Le
rovine sono di carattere greco, simili a quelle di Olinto in Macedonia.
Sono stati ritrovati numerosi manufatti ellenistici, in particolare
monete di re greco-battriani e tavolozze di pietra che rappresentano
scene mitologiche greche. Alcuni di essi sono puramente ellenistici,
altri indicano un'evoluzione degli stili greco-battriani trovati ad Ai-Khanoum verso
stili più indianizzati. Ad esempio, accessori come cavigliere indiane
si trovano su alcune rappresentazioni di figure mitologiche greche come Artemide.
Dopo la
sua costruzione da parte dei Greci, la città fu ulteriormente
ricostruita durante le incursioni degli Indo-sciti e
successivamente dagli Indo-Parti dopo un terremoto nel 30
d.C.. Il re indo parto Gondofare costruì alcune parti della
città, tra cui lo stupa cosiddetto dell'aquila bicipite e
il tempio dedicato al dio Sole. Sirkap fu abbandonata dal II secolo a
vantaggio di un nuovo sito detto Sirsukh un chilometro più a
nord. Tra i vari monasteri eretti nel sito, il più rilevante è
quello dello stupa Dharmarajika, costituito da un grande stupa a
cupola, circondato da un buon numero di stupa minori e da altri
monumenti sacri, che conservano decorazioni architettoniche e
figurative.
TEMPIO
DI JANDIAL - Il
tempio è considerato un tempio semiclassico. Il suo disegno è
essenzialmente quello di un tempio greco, con un naos, un pronao e
un opistodomo sul retro. Due colonne ioniche nella
parte anteriore sono incorniciate da due muri ad anta come in un distilo
greco in antis. Sembra che il tempio avesse un muro esterno con
finestre o porte, con una disposizione simile a quella di una fila di
colonne greche (disegno periptero).
Le
dimensioni del tempio erano di circa 45 x 30 metri. Tuttavia,
all'interno del tempio, tra il naos e l'opistodomo, c'è un pesante muro
con scale, che ha portato alcuni autori a ritenere che fosse stato
progettato per sostenere una ziggurat come in un tempio
zoroastriano.
A parte
la capitale di Pataliputra (III secolo a.C.), lo stile ionico
è una rarità nel subcontinente indiano, ed è quasi scomparso in
seguito. Sembra essere scomparso con l'indebolimento della presenza
greca diretta in India, per essere sostituito esclusivamente dalle
numerose testimonianze di arte ellenistica che si possono trovare nelle
città indo-greche del Gandhara.
BUDDHISMO
- Il nodo gordiano è distrutto. Alessandro Magno prende l'Asia agli
dei, come dice lui stesso. Nel 326 d.C. raggiunge Taxila. Una leggenda
racconta che dopo aver superato l'Indo, Alessandro fa delle offerte
sacrificali secondo le usanze, poi lascia il fiume e raggiunge Taxila,
una città grande e ricca. Il re di Taxila e gli abitanti di questa
regione lo accolgono amichevolmente. Birhman
è una vasta città, le mura di cinta sono irregolari, messe a caso, qui
risiede uno dei primi centri del buddhismo. Ashoka, imperatore del regno
Mauria, dichiara il buddhismo religione di stato nel 250 a.C. Qui si
trova il buddha storico, il principe Gautama Siddhartha, morto da almeno
230 anni. Il Buddha non viene rappresentato, in quanto il buddhismo
vieta l'iconografia. Buddha è un simbolo, una ruota se si tratta di
trasmettere insegnamenti; un fiore di loto quando rappresenta la
purezza; un piede il cammino verso la luce. Il
simbolo più potente è lo stupa, la montagna sul mondo con l'asse sulla
terra e la corona cosmica. Ashoka fa costruire lo stupa di
Dhammarakkhita, fino ad ora la più grande delle sue opere. Lo zocccolo
è ancora a forma tonda, in seguito lo stupa verrà posto sul quadrato.
Buddha è ancora un uomo, il buddhismo un modo per riscattarsi, una
tecnica di meditazione. Buddha compie gesta senza usare violenza, nè
guerra, bensì chiamando la terra a imparare, meditare e offrendole
protezione. All'inizio
del 2° secolo a.C., nasce, non lontano da Birhman, un secondo
insediamento di Taxila: Sirkap. L'estensione di Sirkap fa intuire
l'importanza storica di Taxila. Kanishka il Grande, il più importante
imperatore Kushan, dichiara il territorio intorno a Taxila, terra sacra
del buddhismo. Da questo momento in poi si fanno strada due credenze
fondamentali del buddhismo. All'origine c'è il buddhismo Taravada,
l'insegnamento del vecchio; Buddha è un esempio da seguire, non è un
Dio; il buddhismo è più uno stile di vita che una religione, una
ricerca senza addio e senza patria. Il buddhismo Mahayana si attesta
intorno al 1° secolo a.C. e venera Buddha come un Dio; questo tipo di
buddhismo diventa una vera e propria religione. Paradossalmente Buddha
diventa visibile quando ascende al cielo, diventando il Buddha
illuminato: il Dio. Il cammino verso la salvezza di ogni individuo non
è soltanto introspettivo ma deve condurre a Buddha; per questo motivo
conserva un volto e questo volto ha i tratti greci. Sotto
il dominio di Kanishka nasce a Taxila la vera cultura Gandhara, una
cultura frammista di elementi indiani e greci, di caratteri comuni e
individuali. Una cultura in cui Buddha diventa un individuo, un essere
umano. La rappresentazione umana di Buddha aumenta la sua forza
d'attrazione; il buddhismo viene abbracciato con entusiasmo e in molti
luoghi si fondano monasteri in suo nome. Molte cose sono andate
distrutte, poche altre sono conservate nei musei. I monasteri stessi
sono andati in rovina, le mura crollate, gli stupa portati via. Come
già a Sirkap nel 500 d.C. gli Unni bianchi saccheggiano e depredano la
zona. Taxila è un Patrimonio Culturale dell'Umanità composto solo di
pochi resti di nuda pietra, di fondamenta murarie. Dell'antica cultura
di Taxila resta ben poco, ma nelle pietre si respira ancora lo spirito
che le ha create e dominate a lungo e per questo non andrà perduto. Le
statue di Buddha sono quasi tutte danneggiate, non solo a causa di
saccheggi. Il miscuglio di gesso e argilla non esiste a quel tempo e le
teste si staccano; uno stato pietoso che a dire il vero ricorda gli
insegnamenti del Buddha: "Il mondo è pieno di dolore. Oltre a
questa filosofia ne esiste un'altra che è quella del ritiro, del vuoto.
Un vuoto in cui il risveglio corrisponde allo stesso tempo al
decadimento. Una ricerca che raggiunge il suo scopo, quando non trova
nulla".
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