Antica città di Sigiriya
Sri Lanka

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1982

    

Sigiriya è un sito archeologico dello Sri Lanka centrale. Contiene le rovine di un antico palazzo, costruito durante il regno di re Kasyapa (477 - 495 d.C.).

Sigiriya, considerata da alcuni l'ottava meraviglia del mondo, è composta da un antico castello eretto da re Kasyapa nel quinto secolo. Il sito archeologico di Sigiriya contiene i resti del palazzo maggiore costruito sulla sommità piatta della collina, una terrazza di medio livello che comprende la Porta dei Leoni ed un muro con affreschi, il palazzo secondario che si arrampica sui pendii sotto la roccia, ed i fossati, le mura ed i giardini che si estendono per centinaia di metri oltre il bordo della roccia.

Il sito fungeva sia da palazzo sia da fortezza. I ruderi rimasti sono sufficienti per permettere ai turisti di restare stupefatti della semplicità ed allo stesso tempo della creatività dei suoi architetti.

Il palazzo maggiore situato sulla cima della roccia comprende delle cisterne tagliate nella roccia che contengono ancora acqua. I fossati e le mura che circondano il palazzo inferiore posseggono ancora una bellezza simile a quella originaria.

Sigiriya potrebbe essere stata abitata fin dalla preistoria. La sua roccia venne usata come riparo per un monastero dal terzo secolo a.C., con grotte preparate e donate dai seguaci del buddista Sangha. I giardini ed il palazzo vennero eretti da Kasyapa. In seguito alla sua morte ne venne mantenuto l'uso monastico fino al XIV secolo, dopodiché venne abbandonato. Le sue rovine furono scoperte nel 1907 dall'esploratore britannico John Still. Le inscrizioni Sigiri vennero decifrate dal famoso archeologo Paranavithana che pubblicò un lavoro in due volumi, pubblicato da Oxford, noto come "Sigiri Graffiti". Scrisse anche il popolare libro "Story of Sigiriya".

Hanno la carnagione ambrata e seni pieni appena velati da drappi di tessuti preziosi. Sorridono complici e lanciano sguardi carichi di desiderio offrendo fiori di loto allo spettatore. Alcune di loro danzano, muovendo con leggiadria il capo cinto dal diadema e le braccia adorne di braccialetti. Forse creature divine - le apsara, danzatrici celesti della tradizione buddhista e induista - o forse ancelle di corte, le incantevoli fanciulle dipinte sulla parete ovest della rocca di Sigiriya sono un inno all'amore. Il loro stupefacente realismo appartiene a pieno titolo a una delle più profonde radici dell'arte, quella dell"'imitazione mimetica" della natura.

Secondo il Sihigiri Vihara, l'antico libro singalese che contiene una sorta di "guida turistica" a Sigiriya, un artista - purtroppo rimasto anonimo - dipinse sulla roccia un magnifico corteo di 500 fanciulle, così belle che chi vi posava lo sguardo se ne innamorava perdutamente. Tanto che, al tempo di re Kasyapa I, a Sigiriya venivano prodotte - e donate ai visitatori come souvenir - statuette di terracotta con la loro effigie. Oggi, a 1500 anni di distanza, di quel corteo femminile restano soltanto 22 figure. Ma non per questo esso ha smesso di destare ammirazione. 

La rocca di Sigiriya, una magnifica città-palazzo costruita ad abbracciare un monolito di arenaria che si erge per 200 metri sopra la fitta foresta tropicale, nel cuore dell'isola di Ceylon, ha l'aspetto di un paradiso in terra. Quella che fu la sede del regno singalese tra il 477 e il 495 sorse però a causa di un crimine tra i più odiosi: il parricidio. Come racconta il Mahavamsa, il più antico testo di storia singalese, infatti, a volerla fu Kasyapa I, il sovrano che usurpò il legittimo trono del fratellastro Mogallana dopo aver ucciso il padre Dhatusena I, appendendolo a testa in giù in una tomba mentre era ancora in vita.  

Dopo l'atroce delitto, Kasyapana I fuggì da Anuradhapura, allora capitale del regno, alla volta di Sigiriya. Ai piedi della rocca fece costruire un insieme ordinato di giardini, delimitati da muretti e fossati colmi d'acqua, e punteggiati di piscine, fontane - alcune delle quali ancora oggi in funzione durante la stagione delle piogge - e padiglioni per ospitarvi le truppe, i dignitari di corte e uno stuolo di concubine. Poco più in su, invece, fece realizzare un giardino roccioso, il cui aspetto apparentemente selvaggio era - ed è - in voluta contrapposizione con la perfetta simmetria di quelli sottostanti. Vi trovarono posto, in una grotta, la sala delle udienze con un trono scavato nella roccia lungo 5 metri , varie cisterne per la raccolta dell'acqua e un piccolo teatro dove si tennero le prime rappresentazioni di musica e poesia della storia dell'isola di Ceylon. 

Circa 1500 graffiti con brevi componimenti poetici e frasi d'amore ricoprirono invece il Kat Bitha, il muro - stuccato e reso lucido come uno specchio - della galleria che conduce all'ingresso del palazzo reale di Kasyapa I. Qui un portale monumentale in mattoni e legno ricoperto di stucco a forma di leone - di cui oggi restano le zampe con gli artigli - introduceva a una vertiginosa scalinata costruita sulla parete perfettamente verticale del monolito roccioso, dove venne dipinto il corteo delle fanciulle. In cima si trovava la dimora del re e della regina, abbellita da giardini e piscine. Oggi ne restano solo le fondamenta, così come l'antica scalinata è stata sostituita da una più sicura struttura metallica, ma il panorama merita la fatica della salita. 

Kasyapa I visse negli agi del palazzo di Sigiriya per quasi 18 anni, tanti quanti furono necessari a Mogallana per organizzare un potente esercito e marciare alla volta della rocca. Pur di non cadere prigioniero del fratellastro, Kasyapa I si suicidò, e la sua fine segnò anche quella di Sigiriya. Anuradhapura tornò a essere la capitale del regno e, fino al XIV secolo, quello che era stato un luogo di piaceri terreni venne occupato da una comunità ascetica di monaci.

I giardini reali e il monastero - I giardini si estendono in modo simmetrico nel vasto spazio tra la roccia e la fortezza. Questo luogo incredibile, un tempo cinto da alte mura, era interamente dedicato ad ospitare cortili, terrazze, bacini e piscine di marmo. Oggi, a testimoniare gli antichi fasti, restano i giardini, che furono disegnati da «architetti paesaggisti» del I secolo a.C. e completati nel V secolo per volere di Kasyapa, poi abbandonati per lungo tempo e in seguito, a partire dal X secolo, nuovamente coltivati. Il primo giardino, sulla destra, è il giardino in miniatura, composto da un insieme di cortili, canali e vasche di marmo. 

Da qui si raggiungono i giardini acquatici: il primo è delimitato da quattro padiglioni, mentre il secondo, il giardino della fontana, molto stretto, era alimentato da canalizzazioni sotterranee che permettevano all’acqua di zampillare. Il terzo giardino è composto da una serie di terrazze in successione, che culminano nel caotico giardino di roccia, il quale interrompe in maniera netta l’armoniosa simmetria dei giardini acquatici. Un reticolo di sentieri serpeggia tra le rocce e le grotte, tra le quali si nasconde anche uno dei passaggi segreti che conducono alla cittadella.

La Roccia - La sommità della Roccia offre una vista eccezionale sui giardini, le terrazze, i resti di Sigirya e la giungla. Del palazzo di un tempo, oggi non rimane che un grande bacino che serviva ad alimentare d’acqua la cittadella. 

Il palazzo aveva una superficie di 15 000 m2 ed era formato da un labirinto di corridoi, gallerie e scale che collegavano tra loro le numerose sale in cui il sovrano ospitava le sue numerose concubine, che pare fossero oltre 500.  

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Il rifugio delle Fanciulle - A metà della stretta scala a chiocciola di ferro che porta al palazzo, protetti dal sole e dalla pioggia (questo spiega il loro eccellente stato di conservazione), si trovano gli splendidi affreschi che ritraggono le Fanciulle di Sigiriya. 

Questi 20 m circa di affreschi costituiscono una delle più grandi attrattive artistiche dell’isola. Non si sa chi rappresentino, queste fanciulle dipinte due a due, con il busto nudo e il seno scoperto, gioielli ed acconciature magnifici e fiori nelle mani o fra i capelli. Hanno tutte le labbra carnose, la vita sottile e sono ritratte in gesti e pose particolarmente delicati. Un vero omaggio alla femminilità! 

Sebbene le sfumature siano leggermente sbiadite si possono ancora ammirare i colori raffinati e vivaci degli affreschi. All’inizio della scala a chiocciola si trova un muro in mattoni rivestito da uno strato di calce che lo rende liscio ed estremamente lucido, sul quale i visitatori, nel corso dei secoli, hanno inciso i propri commenti ammirati in omaggio alle Fanciulle. I più antichi tra questi graffiti risalgono al IX secolo! 

Gli archeologi sono riusciti a decifrare alcuni versi incisi in onore delle Fanciulle, probabilmente dai monaci che occuparono il palazzo dopo la disfatta di Kasyapa. La rampa conduce a una terrazza da cui parte (tra le zampe di un leone di pietra), la scala di ferro che conduce alla vetta del monolito. Sigiriya significa « la Roccia del Leone », e un imponente leone di pietra ne proteggeva, all’epoca, l’ingresso.