Ayutthaya
è il capoluogo della provincia di Ayutthaya in Thailandia. La città
venne fondata nel 1350 dal re U-Thong e divenne capitale del suo regno,
spesso definito Regno Ayutthaya o Siam. Il nome di Ayutthaya deriva
dalla città di Ayodhya in India, luogo di nascita di Rama nel Ramayana
Nel 1767 la città fu conquistata e distrutta dalle armate birmane.
Attualmente le rovine della città antica formano il cosiddetto
"Parco Storico di Ayutthaya", che è uno dei Patrimoni
dell'umanità riconosciuti dall'UNESCO. La città nuova venne
ricostruita pù ad est, ma non ritornò più ai passati splendori.
I nemici
incombevano da nord, appostati sulle colline alle spalle di Sukhothai.
Erano in molti, e ben armati. A re U-Thong ogni tentativo di resistere
appariva ormai vano. E un giorno - correva l'anno 1350 - il sovrano
dovette prendere la dolorosa decisione di abbandonare la capitale del
regno di Siam, fondata poco più di un secolo prima. Chiamò a sé gli
strateghi militari e gli asceti per chiedere loro consiglio sul luogo in
cui costruire una nuova città.
I primi
gli consigliarono di puntare a sud, nella pianura, dove futuri nemici
non sarebbero potuti arrivare senza farsi scorgere da molto lontano. I
secondi consultarono i sacri testi e prescrissero di cercare la nam,
l'acqua alla base della simbologia del popolo thai, proprio lì dove
scorreva avviluppandosi in una spirale.
Con
queste indicazioni, il re mandò in ricognizione i suoi emissari, che
fecero ritorno avendo individuato un antico insediamento khmer al centro
di un articolato sistema fluviale creato dalla confluenza tra il Mae Nam
Lopburi, il Pasak e il Chao Phraya. U-Thong giunse nel sito prescelto e
diede il primo colpo di vanga al terreno. Il fango smosso svelò una
chiocciola... la spirale predetta dagli asceti. Nacque così Ayutthaya.

Dopo
un primo insediamento dei Khmer, il principe Ramathibodi I estese la
città e, nel 1351, la fece diventare capitale del proprio regno, dopo
essere fuggito qui da Lopburi a causa di un'epidemia di varicella e
vaiolo. Tra il XII e il XVIII secolo il regno di Ayutthaya diventa
leggenda; è la più grande delle antiche capitali dell'occidente.
Sorgono magnifici templi, palazzi colorati e Buddha dorati; sotto le
torri appuntite o circolari del chedi
ci sono le camere con le reliquie dei santi o i resti dei re e delle
loro famiglie. I re si fanno venerare come degli dei e Ayutthaya è una
leggenda vivente.
A
partire dal XVI secolo i commercianti europei arrivarono in città
contribuendo a riportare la città all'antico splendore architettonico.
Durante i suoi anni migliori Ayutthaya fu una metropoli con tre palazzi
reali, 375 templi e 94 porte di ingresso alla città, protetta da 29
fortezze difensive. Francesi, portoghesi, britannici, olandesi e
giapponesi vissero nei suoi distretti urbani, separati dai circa 1 000 000
di siamesi. Gli europei possedevano proprie chiese, tra cui la
cattedrale di San Giuseppe del XVIII secolo, tuttora esistente.
Venivano
intessute relazioni commerciali con Cina, Giava, Malesia, India, Ceylon,
Persia, Giappone, Portogallo, Francia, Olanda e Inghilterra. L'enorme
sviluppo dell'architettura, della pittura e della letteratura è un
chiaro indice di prosperità. L'oro era il metallo più usato; per le
rilegature dei libri, per i dipinti e per gli edifici (molti stupa erano
ricoperti d'oro).
Inizialmente
la città era difesa con palizzate barriere in terra, potenziate nel
1550 con mura in mattoni. Subì vari assedi da parte dei birmani nel
corso della storia, prima di essere conquistata, saccheggiata il 7
aprile 1767 e quasi completamente distrutta. Ayutthaya non si riprese più
da questo disastro, la capitale fu spostata a Thonburi da re Taksin, che
cacciò gli invasori birmani e riunificò il Siam che si era smembrato
dopo la caduta di Ayutthaya, ed ivi rimase per quindici anni, e nel 1782
re Phuttayodfa Chulalok (in seguito chiamato Rama I) spostò la capitale
a Bangkok, dove si trova una copia del palazzo distrutto. Questa copia
è nota con il nome di Palazzo Grande.
La città
in seguito venne ricostruita più ad est rispetto alla sua posizione
originale.
Sebbene
la nuova capitale, che avrebbe conservato il ruolo fino al 1767, quando
venne distrutta dall'esercito birmano, almeno agli occhi nostalgici dei
suoi regnanti, non abbia mai eguagliato la bellezza di Sukhothai, i
visitatori europei e cinesi ammessi alla corte di Ayutthaya hanno
lasciato entusiastici resoconti delle sue favolose ricchezze.
Il
cosiddetto "periodo di Ayutthaya" - durante il quale la città
arrivò a contare un milione di abitanti - coincise con la massima
potenza del regno del Siam, che via via si estese nei tenitori degli
attuali Laos, Cambogia e Myanmar. Durante i monsoni, Ayutthaya appariva
sospesa sull'acqua.
Le
abitazioni - compresa la reggia - erano in legno, erette su palafitte,
mentre l'uso della pietra era consentito soltanto per la costruzione
degli edifici religiosi, posti su terrapieni che simboleggiavano il
vascello della redenzione di cui parla la mitologia buddhista. I templi
dunque sono ciò che resta di quella meravigliosa città.

Il
Wat Ratchaburana fu costruito nel XV secolo durante il regno di
Chao Sam Phraya (Boromarajathirat II) come monumento in onore del
fratello, da lui ucciso durante la contesa per la legittima successione
al trono. La costruzione della torre, a forma di pannocchia gigante,
ricorda l'influsso che aveva l'antico e potente regno vicino di khmer
sull'arte tailandese. Le decorazioni sulle statue dimostrano l'origine
indiana e singalese.
40 anni
fa dei saccheggiatori scoprirono due camere all'interno del Prang,
riuscirono a portare via gran parte dei tesori, purtroppo solo una
piccola parte su recuperata. Solo pochi dipinti e sculture sono
sopravvissuti alle catastrofi delle guerre successive, un tempo questi
dipinti rivestivano una grande importanza, anche se oggi sono rimaste
solo delle composizioni colorate in maniera impressionistica.

Il
Buddha che riposa poco prima di raggiungere il nirvana.... Le
dimensioni enormi della statua ricordano un'altra storia: un tempo il
Buddha aveva fatto una predica a un demone, ma questi non voleva
ascoltarlo, allora buddha si fece più grande e alla fine il demone lo
ascoltò rispettando la vera sua grandezza: l'importanza del messaggio.
Il
Wat Phra Sri Sanpet, il tempio più bello e più grande della
città, è composto da tre grandi stupa, risalenti alla famiglia
di re Rama Thibodi II e del padre, vissuti nel XV secolo. I Viharn ed i
Mondops annessi vennero distrutti dai birmani.
Il
tempo era destinato alla preghiera dei membri della famiglia reale e
ospitava una statua del Buddha alta 16 metri e ricoperta da 250
chilogrammi di lamine d'oro, poi fuse dagli invasori birmani. La statua
è stata trasportata a Bangkok ed ora si trova all interno di uno dei
Phra Maha Chedi del Wat
Pho)
Le
rovine del Wat
Phra Sri Sanphet sono il paesaggio della Tailandia più
fotografato e stampato. In effetti non si può sfuggire al fascino dei
tre maestosi chedi e alla loro simmetria. Le pietre dorate
simboleggiano l'armonia e l'ordine universale.

Wat
Phanan Choeng fu costruito all'inizio del XIV secolo, dopo il
suo completo restauro ora c'è un tempio che riunisce la religiosità
del popolo tailandese con una delle statue più antiche e impressionanti
del sud-est asiatico.
Il
origine il grande Buddha era libero, senza alcun edificio protettivo
affinché fosse visibile anche da lontano. Secondo la triste leggenda,
dopo la completa distruzione di Ayutthaya, nel 1777, gli occhi di Buddha
cominciarono a lacrimare.
Non
soltanto l'individuo, ma il mondo intero, dovrebbe visitare un tempio
così. Ogni essere umano dovrebbe rispettare le radici della sua storia,
dei suoi avi, della sua religione.
Il Wat
Mahathat fu edificato nel XIII secolo e fu il centro
spirituale e amministrativo del regno Sukhothai. Ancora oggi, con i suoi
200 chedi, è il tempio più grande della città vecchia.
La
torre, in stile khmer, è
sorretta da statue raffiguranti l'uccello sacro Garuda ed è circondata
da statue del Buddha in mattoni ricoperti di stucco, alcune delle quali
sono state fagocitate dai rami degli alberi. Originariamente
conservava una reliquia dello storico Bubbha.
Le
rovine ammirabili oggi derivano dall'opera di restauro effettuata da re
Prasat Thong.
Il Wat Na
Phra Men si trova sulla riva opposta del fiume rispetto al palazzo
reale. Contiene una statua del Buddha la cui testa viene fatta risalire
a re Prasat Thong (metà del XVII secolo).
Il Wat Phra
Ram contiene un'elegante stupa del XIV/XV secolo.
Il Wat Phu
Khao Thong contiene uno stupa. Il re birmano Bayinnaung vi si stabilì
dopo la prima conquista avvenuta nel 1569.
Il Wat Suwan
Dararam è un tempio reale risalente agli ultimi anni di Ayutthaya.
Il Wat Yai
Chai Mongkon è un tempio molto antico con uno stupa risalente a re
Naresuans (1590-1605).

Tra le principali attrattive di Ayutthaya spiccano due musei; quello più
importante è il Museo Nazionale di Chao Sam Phraya,
che si trova vicino all’incrocio tra Thanon Rotchana e Thanon Si
Sanphet nei pressi del cuore del centro cittadino. L’allestimento
offre una panoramica essenziale dell’arte scultorea thailandese
buddhista, dedicando particolare attenzione alle opere realizzate ad
Ayutthaya. L’edificio che ospita il secondo museo, il Museo
Nazionale di Chantharakasem, è invece il Palazzo Chan
o Phra Ratchawang Chan Kasem, già di per sè un
monumento di inestimabile valore e una bellezza che non si può
assolutamente non vedere. Costruito da Maha Thammaracha, diciassettesimo
re di Ayutthaya, per il principe Naresuan suo figlio, l’edificio
accoglie una collezione di oggetti d’oro provenienti dal Wat Phra
Mahathat e dal Wat Ratburana.
Fondato dal governo giapponese, l’Ayutthaya Historical Study
Centre è costato quasi 7 milioni di dollari e si trova non
lontano dal Museo Nazionale Chao Sam Phraya. In realtà il complesso si
compone di due edifici distinti, quello principale in Thanon Rotchana ed
una sede distaccata poco più a sud del Wat Phanan Choeng, sulla riva
meridionale alla confluenza del Mae Nam Pa Sak e del Mae Nam Chao
Phraya, il quartiere che ospitava una vasta comunità giapponese
all’epoca del massimo splendore di Ayutthaya. La sezione espositiva ad
alta tecnologia nell’edificio principale presenta, attraverso
avanguardistici sistemi multimediali, cinque aspetti della storia
locale: sviluppo urbano, porto, amministrazione, stili di vita e
tradizioni, mentre la succursale ospita una mostra
sulle relazioni della città con i paesi stranieri.
Un’altra
attrattiva da non perdere è l’Elephant Kraal, ovvero
il “recinto degli elefanti”, una variante restaurata della
staccionata di legno che un tempo veniva utilizzata per il raduno
annuale degli elefanti selvatici. Il sito si presenta come un enorme
recinto di tronchi di tek, conficcati trasversalmente nel terreno fino a
formare un angolo di 45°, la cui funzione era quella di trattenere gli
elefanti che venivano ammirati anche dal re, comodamente seduto in uno
speciale padiglione rialzato realizzato per l’occasione.
Nei
dintorni della città si può visitare Bang Pa-In, sede
di un curioso complesso di palazzi che presentano un’ampia varietà di
stili architettonici. La tipica immagine da cartolina di Bang Pa-In è
il delizioso piccolo padiglione thailandese posto al centro di un
laghetto presso l’ingresso del palazzo, mentre all’interno del
complesso spiccano il Wehat Chamrun, in stile cinese,
ed il Withun Thatsana, che sembra un faro con
balconi.
Ci sono
poi diversi altri edifici, torri e monumenti commemorativi, oltre a un
interessante esempio di arte topiaria, ossia un giardino dove gli
arbusti sono stati potati a forma di piccoli elefanti.


L’evento
più importante che si ripete in città ogni anno è la festa di
Loi Krathong, in calendario durante il plenilunio del
dodicesimo mese lunare.
La
ricorrenza è celebrata in diverse zone dell’insediamento, ma i
festeggiamenti più spettacolari hanno luogo presso il Beung Phra Ram,
il vasto lago che si trova al centro della città, tra il Wat Phra Ram e
il Wat Phra Mahathat.
I
numerosi parchi allestiti all’aperto ospitano spettacoli di vario
genere, dai concerti di pop thailandese al lì-keh, una rappresentazione
teatrale danzata. L’evento viene celebrato in modo più tradizionale e
pacato presso il Tha Chan Kasem, dove le famiglie si riuniscono per
affidare al fiume i loro krathong, ovvero le tipiche barchette a forma
di loto con sopra incenso, fiori e candele.
Oggi Ayutthaya rivive come
simbolo religioso: ad aggirarsi silenziosi tra i monumenti sono tornati
i monaci e le statue del Buddha sono ornate di drappi di seta color
arancio. I monumenti e i siti archeologici di Ay sono sparsi
sparsi tra le aree industriali e residenziali, tutto questo rende
difficile ricostruire l'antica città reale. D'altra parte le rovine e
le immagini di Buddha, costringono l'uomo moderno a guardare la sua
cultura.
