Il
Parco Storico di Sukhothai racchiude le rovine dell'antica
Sukhothai, capitale del Regno di Sukhothai nel XIII e XIV secolo. E'
situato nella parte meridionale della Tailandia del Nord, nei pressi
dell'attuale città di Sukhothai, capitale dell'omonima provincia.
La città moderna fu fondata attorno alla fine del XVIII
secolo dal re Rama I, dopo le devastazioni subite da quella antica
durante le invasioni birmane che causarono la distruzione del Regno di
Ayutthaya.
Secondo
una leggenda, la città fu fondata verso il 500 d.C.; uno dei primi
sovrani fu il mitico re Chao Aluna Khmara, chiamato anche Phra
Ruang (in thailandese: figlio del lampo), che nacque da una
relazione tra un uomo e una mitica principessa Naya.
Nel
1238 Khun Bang Klang Thao, capo di una tribù di thai, riuscì a
rendersi indipendente dall'Impero Khmer e stabilì a Sukhothai il primo
grande regno siamese. Il nuovo re prese il nome di Sri Indraditya ed
iniziò la dinastia del Regno di Sukhothai.
Il
regno all'inizio era limitato a Sukhothai ed alla vicina città di Si
Satchanalai, fu il nipote di Sri Indraditya, Ramkhamhaeng, che tra il
1279 ed il 1299) formò un vasto impero che andava dall'odierna
Vientiane a nord-est fino a Pegu ad ovest e a Nakhon Si Thammarat a sud.
Durante
il regno del successore Loei Thai (1299-1347), gran parte dei territori
furono persi ed anche il figlio Liu Thai (1347-68), Mahadharmaraya, non
riuscì a riportare lo Stato agli splendori del passato.
Nel 1378, il sovrano dell'emergente Regno di Ayutthaya Boromaraja I
conquistò Sukhothai rendendolo uno Stato vassallo. Nel 1438 il Regno di
Sukhothai venne assorbito da quello di Ayutthaya.
Quando
le armate birmane distrussero Ayutthaya nel 1767, anche Sukhothai soffrì
delle devastazioni degli invasori e gli abitanti abbandonarono la città.
Undici anni più tardi Rama I, primo sovrano della dinastia Chakri e del
Regno di Rattanakosin (o Regno del Siam), rifondò la città sulla riva
sinistra del fiume Yom.
Il
centro della città nuova venne danneggiato da un gravissimo incendio
nel 1968.
Le
mura cittadine formano un rettangolo lungo 1.810 metri circa sull'asse
est-ovest e 1.400 metri su quello nord-sud. Al centro di ogni lato si
trova una porta di accesso. All'interno ci sono le rovine del palazzo
reale e di 21 templi, il più grande dei quali è quello di Wat
Mahathat, che era la cappella reale. Le mura, costruite in mattoni, sono
circondate da un fossato e all'esterno vi sono altri templi e palazzi
che fanno parte del parco.
Gli
edifici furono costruiti nel classico stile di Sukhothai, che subì
influenze delle preestistenti architetture khmer, cingalesi e mon. A sua
volta lo stile di Sukhothai avrebbe influenzato gran parte della
successiva architettura siamese. Nelle statue dei Buddha, la forma
allungata del naso e la protuberanza a forma di fiamma posta sulla
sommità del capo, chiamata Usnisa, che rappresenta lo splendore
dell'energia spirituale, sono caratteristiche mutuate dalla tradizione
cingalese. La doppia linea attorno alla bocca deriva invece dall'arte
khmer.
Di
rilievo le antiche opere idrauliche presenti nella città murata. Il
fossato che circonda le mura, scavato anche per proteggersi dagli
attacchi nemici, i 175 stagni ed i 147 pozzi erano alimentati con le
acque di un vicino canale ed usati come riserve d'acqua. Il sistema di
trasmissione delle acque è rappresentato da un antico acquedotto, le
cui tubazioni sono fatte in terracotta smaltata.
Chi
un tempo visitata Sukhotai trovava un borgo ricoperto dalla giungla, al
centro della Tailandia. La sola città all'interno delle mura misurava
2,5 kmq, il Wat Mahathat, il tempio principale, era lungo 240 metri e
largo 280. Oggi il complesso è stato restaurato e i luoghi sacri sono
scampati all'oblio.
Afferma
il re tailandese "Visibili a tutto il mondo, i templi hanno dato al
popolo tailandese un'identità nuova e allo stesso tempo
ancestrale". Nessuna cultura può sopravvivere senza il rispetto
delle proprie origini. Così è merito del re e dell'Unesco se Sukhotai
fa parte del patrimonio mondiale dell'umanità.
Sono
andate distrutte le decorazioni, non le idee. Forse Buddha è l'idea più
importante per questo paese,
ognuno può identificarsi con lui; a volte è alto 14 metri come il Wat
Chang Lom, altre volte è disteso, ma trasmette sempre un senso di
quiete e imperturbabilità. Ci insegna che in fondo la saggezza conta
poco, lo scopo è l'illuminazione, questo è il messaggio delle pietre.
In
Tailandia i monaci appartengono al villaggio e al tempio, al santuario e
alla città. Quasi tutti i giovani potano la veste arancione dei monaci
per una settimana l'anno. Sukhotai è famosa anche perché le statue e
le immagini di Buddha furono spostate: Buddha seduto, Buddha straiato,
Buddha in piedi. Il tempio è l'intero complesso, non una sala grande,
una chiesa oppure un duomo come in occidente.
Il
Wat Mahathat aveva più di 200 chedi, torri che conservavano le
reliquie. Il chedi principale era riccamente decorato, il nome
Wat Mahathat rimanda a una reliquia del Buddha. La statua del Buddha
unisce sensualità e moralità. Qui la sua bellezza è senza scopo, il
blu così altrimenti freddo, nella pietra del laterizio, emana calore e
abbraccia il pellegrino.
Esistono
ancora pochi santuari con lo stucco e le decorazioni di allora. Il
rilievo con gli allievi del Buddha è quasi completamente conservato,
anche se in alcune parti si disgregano fino alla bellezza astratta. Qui
arte, materiali e natura sembrano essere subordinati a una visione più
alta. Armonia, ordine e illuminazione sono le vere chiavi per il paese
del sorriso. Questa idea universale si riflette ancora oggi sui volti
delle persone.
Al
regno di Suk appartenevano le città tempio di Si
Satchanalai
a 80 km a nord e Kampheng
Phet
a 100 km a sud. L'Unesco ha inserito i tre luoghi nel patrimonio
mondiale di Sokhotai. Gli elefanti rappresentano la cultura non violenta
e il potere dei sovrani saggi.
Templi,
palazzi e luoghi sacri sono adornati con le loro statue e immagini.
Questo il Wat Chang Lom, tempio al centro di Si
Satchanalai.
I nomi dei templi sembrano misteriosi, il senso è semplicemente Wat
Chang Lom, tempio circondato dagli elefanti. Pietre e decorazioni sono
state danneggiate, i rilievi distrutti. Quando circa 50 anni si è
cominciato a strappare le rovine alla giungla, nacque un grande parco a
testimonianza della grande storia del Siam, un paese nel cuore
dell'Indocina rimasto ai tempi del medioevo, un paese che però era
aperto alle culture vicine.
Buddha,
salvato e protetto dal serpente Naga. Un tempo dei ladri staccarono la
testa del Buddha, una contraddizione. Rubare una statua del Buddha per
possederla. Seguirlo invece significa lasciare andare, diventare liberi,
per l'illuminazione.
Ritroviamo
le stesse immagini a Kampheng
Phet
a 180 km più a sud. Sono i grandi emblemi della città tempio e
ovviamente ritroviamo anche il Buddha che riposa. Gli occhi del Buddha
ricordano che forse qui operava un artista cinese, così come anche le
torri a forma di pannocchia, i prang documentano l'origine khmer.
I chedi invece a forma di campana testimoniano l'influsso
dell'antico regno di Ceylon. Il motivo del serpente Naga ha invece
origine in India. I Buddha con i loro corpi vivi e i gioielli sul capo
appartengono interamente alla tradizione di Suk.
Così
come a Sukhotai e Si
Satchanalai
anche fuori dalle mura cittadine di Kampheng
Phet
c'è un grande monastero. Fu costruito 500 anni fa nel bosco,
opportunamente nascosto, privo dell'estetica caratteristica dei parchi.
Il parco è curato dal Fine Arts
Department of Thailand con la supervisione dell'UNESCO che l'ha
dichiarato patrimonio dell'umanità. Il parco viene visitato da migliaia
di visitatori all'anno, i quali possono ammirare gli antichi Buddha, i
palazzi e le rovine dei templi. Il parco può essere girato comodamente
in bici o a piedi.
La
protezione dell'area venne annunciata la prima volta nel Volume 92,
Sezione 112 della Gazzetta Reale il 2 agosto 1961. Nel 1976 venne
approvato il progetto di recupero, e nel luglio 1988 venne ufficialmente
aperto. Il 12 dicembre 1991 venne dichiarato patrimonio dell'umanità,
insieme ai vicini parchi di Kampang Phet e di Si Satchanalai.
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