Phu
Phra Bat è un famoso parco storico che si trova nel distretto di Ban
Phue tra le montagne di Phu Phan, a 65 km dalle città di Udon Thani e
Nong Khai nel Nordest della Thailandia.
Il
parco è stato istituito dal Fine Arts Department (Ministero della
Cultura thailandese) nel 1991, e copre una superficie di quasi 5
chilometri quadrati, interamente compreso aU’interno del Parco
forestale di Phu Phra Bat Buabok. La sua posizione geografica lo rende
una meta d'élite, poco frequentata dalla massa a causa della difficile
accessibilità, nonostante sia uno dei siti di maggior interesse storico
e naturale della regione dell'Isaan. Tuttavia ai percorsi più
spericolati e avventurosi si affiancano anche sentieri facilmente
percorribili da grandi e piccini, il che rende il parco di Phu Phra Bat
una delle mete ideali per godere di un luogo dalla bellezza millenaria
lontano dalla folla dei turisti.
Il
nome dei sito deriva dalla presenza di un'impronta del piede del Buddha
della lunghezza di 1,5 metri (Phu Phra Bat significa appunto impronta
del piede), che secoli orsono apparve magicamente nel luogo in cui oggi
sorge il Wat Phra Putthabaht Bua Bok. Situato a quattro chilometri
dall'entrata del parco, il santuario a forma di stupa venne costruito in
stile laotiano nell'arco di tempo che va dal 1920 al 1934. Si pensa che
il tempio poggi direttamente sull'antica impronta, e che la guglia
contenga alcune delle reliquie del Buddha; il sito è meta di
pellegrinaggio durante tutto l'anno, specialmente nel mese di marzo
durante il quale si tiene un festival annuale dedicato alla religione
buddista. Attorno al tempio si possono ammirare numerose statue in
cemento raffiguranti tigri e immagini del Buddha.
Simile
per certi aspetti al parco nazionale di Pha Taem, il parco storico di
Phu Phra Bat racchiude più di 3.000 anni di stona geologica e umana,
quest’ultima testimoniata dalle pitture rupestri del periodo
preistorico e dalle più tarde testimonianze matenali del periodo
Dvaravati e Mon-Khmer (XI-XIII secolo) o Lan Chang (XV-XX secolo).
Qui
nacque uno dei primi insediamenti umani della zona, di cui sono
testimonianza le numerose pitture geometriche, le figure umane e animali
dipinte in rosso o intagliate nella roccia, risalenti all'età della
pietra e legate a culti ancestrali; alcune di queste testimonianze si
sono ormai sbiadite a causa dell'azione naturale degli agenti
atmosferici e del passare del tempo, mentre molte altre sono ancora ben
visibili all'Interno di ripari naturali che furono la salvezza durante i
primi anni della civiltà umana.
Nello
stesso luogo, dieci secoli fa, la civiltà Mon e più tardi quella Khmer
lasciò la propria traccia scolpendo nella roccia immagini del Buddha,
il che rese l'area sacra anche per la nuova civiltà che lasciò la sua
influenza in tutta la regione. Alcune di queste immagini sono state
distrutte intorno al 1800 da invasori provenienti dalla regione cinese
dello Yunnan, mentre altre sono rimaste intatte e ne testimoniano la
bellezza e l'importanza storica.
Quando
invece il sole inizia a tramontare, il cielo stellato si lascia
osservare in tutto il suo splendore grazie all'assenza di luci
artificiali nell'area circostante. Questi incredibili panorami sono di
certo uno dei motivi che spinge i turisti a visitare il parco e spesso a
campeggiarvi per almeno una notte.
Queste
grotte naturali che hanno visto una così lunga storia di culto, legate
in origine ad una religione animista, furono in seguito trasformate in
templi indo-buddisti, come quelle di Tham Phra, Tham Woau e Tham Khon.
Poco
distante dal tempio di Wat Phra Phutthabat Bua Bok, si apre un percorso
che porta fino al tratto di foresta dove si possono scovare alcuni
graffiti ben conservati e meno noti. Nel sito conosciuto con il nome di
Non Sao Aei è possibile ammirare raffigurazioni di uccelli ed elefanti
mescolate a misteriose forme geometriche. Segue il Wat Louk Khoei, un
santuario di epoca Dvaravati recentemente restaurato dal Dipartimento
delle Belle Arti. Tra i rifugi naturali formatisi tra le rocce e in
seguito trasformati in luoghi dì culto, merita sicuramente una visita
l'Ha Nang Ou Sa, con la sua statua di Buddha circondata da otto semas
(caratteristiche pietre Dvaravati) che simboleggiano i punti cardinali.
Proseguendo
lungo il percorso è possibile accedere facilmente a tutte le attrazioni
del parco (i siti di interesse archeologico e culturale sono circa 62),
ben indicate da apposita segnaletica in inglese.
Il
parco è un'attrazione notevole anche dal punto di vista geologico
grazie alle tipiche formazioni rocciose che ricordano la forma di un
fungo (presenti anche nei parchi nazionali di Phu Pha Thoep e Pha Taem)
create dall'erosione degli agenti atmosferici nel corso di milioni di
anni, quando l'intera zona era sommersa dall'oceano. Le tipiche pietre a
forma di fungo che oggi è possibile ammirare all'interno del parco
erano considerate sacre dalla civiltà Dvaravati che abitava la zona
1200 anni fa. Tutt'oggi esse stupiscono ancora per la loro struttura -
affascinanti per noi come lo erano per gli antichi abitanti del luogo -
trattandosi spesso di rocce di basalto e arenaria che si reggono su
sottili piedistalli formatisi in seguito all'erosione.
Il
più famoso gruppo di rocce è conosciuto anche come Thai Stonehenge, a
Kou Nang Usa, formato da un gruppo dì sette blocchi, da 1 a 3 metri di
altezza, disposti in cerchio attorno a una lastra pavimentale. Queste
rocce si immergono in un paesaggio circostante ricco di una fitta e
rigogliosa vegetazione, tra cui spiccano i numerosi bambù e sgorgano e
zampillano gli altrettanto numerosi corsi d'acqua e sorgenti che sì
riversano infine nel fiume Mekong.
Tra
questi anfratti si annida una famosa e misteriosa leggenda che lega
questi luoghi ad una storia d'amore e gelosia. Si narra infatti che qui
un re aveva imprigionato, all'interno di una stanza ricavata in una
delie rocce più alte, la propria figlia Nang Usa, principessa del
regno, per evitare che avesse contatti col suo spasimante, il principe
Tao Baros (o Thao Barot). La principessa, tuttavia, escogitò un piano
per inviare un messaggio al suo amato: durante il bagno nel Mekong lasciò
scivolare lungo fiume una ghirlanda di fiori da lei intrecciata. Il
principe, trovata la corona di fiori, risalì il corso del fiume fino al
luogo in cui la principessa era rinchiusa, riuscendo infine a liberarla
e a sposarla, nonostante la gelosia del padre. La leggenda prosegue poi
con l'uccisione del re da parte del principe e la sua successiva
punizione da parte degli spìriti del luogo.
Il
racconto ha dato origine alla ricerca e individuazione dei luoghi
narrati, cosicché molte delle formazioni rocciose del parco hanno
assunto nomi attinenti alla vicenda. Una delle più maestose è stata
chiamata Hoc Nang Usa, identificandola col luogo in cui la splendida
principessa era rinchiusa, ma ci sono anche Kork Mah Tao Baros (Cavallo
stabile di Tao Baros), Tham Rishi (Grotta dell'Eremita), o ancora il Wat
Poh Ta o Tempio del suocero.
|