Phu Phrabat, testimonianza della tradizione delle pietre Sima
del periodo Dvaravati
Tailandia

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2024

    

Phu Phra Bat è un famoso parco storico che si trova nel distretto di Ban Phue tra le montagne di Phu Phan, a 65 km dalle città di Udon Thani e Nong Khai nel Nordest della Thailandia.

Il parco è stato istituito dal Fine Arts Department (Ministero della Cultura thailandese) nel 1991, e copre una superficie di quasi 5 chilometri quadrati, interamente compreso aU’interno del Parco forestale di Phu Phra Bat Buabok. La sua posizione geografica lo rende una meta d'élite, poco frequentata dalla massa a causa della difficile accessibilità, nonostante sia uno dei siti di maggior interesse storico e naturale della regione dell'Isaan. Tuttavia ai percorsi più spericolati e avventurosi si affiancano anche sentieri facilmente percorribili da grandi e piccini, il che rende il parco di Phu Phra Bat una delle mete ideali per godere di un luogo dalla bellezza millenaria lontano dalla folla dei turisti.

Il nome dei sito deriva dalla presenza di un'impronta del piede del Buddha della lunghezza di 1,5 metri (Phu Phra Bat significa appunto impronta del piede), che secoli orsono apparve magicamente nel luogo in cui oggi sorge il Wat Phra Putthabaht Bua Bok. Situato a quattro chilometri dall'entrata del parco, il santuario a forma di stupa venne costruito in stile laotiano nell'arco di tempo che va dal 1920 al 1934. Si pensa che il tempio poggi direttamente sull'antica impronta, e che la guglia contenga alcune delle reliquie del Buddha; il sito è meta di pellegrinaggio durante tutto l'anno, specialmente nel mese di marzo durante il quale si tiene un festival annuale dedicato alla religione buddista. Attorno al tempio si possono ammirare numerose statue in cemento raffiguranti tigri e immagini del Buddha.

Simile per certi aspetti al parco nazionale di Pha Taem, il parco storico di Phu Phra Bat racchiude più di 3.000 anni di stona geologica e umana, quest’ultima testimoniata dalle pitture rupestri del periodo preistorico e dalle più tarde testimonianze matenali del periodo Dvaravati e Mon-Khmer (XI-XIII secolo) o Lan Chang (XV-XX secolo).

Qui nacque uno dei primi insediamenti umani della zona, di cui sono testimonianza le numerose pitture geometriche, le figure umane e animali dipinte in rosso o intagliate nella roccia, risalenti all'età della pietra e legate a culti ancestrali; alcune di queste testimonianze si sono ormai sbiadite a causa dell'azione naturale degli agenti atmosferici e del passare del tempo, mentre molte altre sono ancora ben visibili all'Interno di ripari naturali che furono la salvezza durante i primi anni della civiltà umana.

Nello stesso luogo, dieci secoli fa, la civiltà Mon e più tardi quella Khmer lasciò la propria traccia scolpendo nella roccia immagini del Buddha, il che rese l'area sacra anche per la nuova civiltà che lasciò la sua influenza in tutta la regione. Alcune di queste immagini sono state distrutte intorno al 1800 da invasori provenienti dalla regione cinese dello Yunnan, mentre altre sono rimaste intatte e ne testimoniano la bellezza e l'importanza storica.

Quando invece il sole inizia a tramontare, il cielo stellato si lascia osservare in tutto il suo splendore grazie all'assenza di luci artificiali nell'area circostante. Questi incredibili panorami sono di certo uno dei motivi che spinge i turisti a visitare il parco e spesso a campeggiarvi per almeno una notte.

Queste grotte naturali che hanno visto una così lunga storia di culto, legate in origine ad una religione animista, furono in seguito trasformate in templi indo-buddisti, come quelle di Tham Phra, Tham Woau e Tham Khon.

Poco distante dal tempio di Wat Phra Phutthabat Bua Bok, si apre un percorso che porta fino al tratto di foresta dove si possono scovare alcuni graffiti ben conservati e meno noti. Nel sito conosciuto con il nome di Non Sao Aei è possibile ammirare raffigurazioni di uccelli ed elefanti mescolate a misteriose forme geometriche. Segue il Wat Louk Khoei, un santuario di epoca Dvaravati recentemente restaurato dal Dipartimento delle Belle Arti. Tra i rifugi naturali formatisi tra le rocce e in seguito trasformati in luoghi dì culto, merita sicuramente una visita l'Ha Nang Ou Sa, con la sua statua di Buddha circondata da otto semas (caratteristiche pietre Dvaravati) che simboleggiano i punti cardinali.

Proseguendo lungo il percorso è possibile accedere facilmente a tutte le attrazioni del parco (i siti di interesse archeologico e culturale sono circa 62), ben indicate da apposita segnaletica in inglese.

Il parco è un'attrazione notevole anche dal punto di vista geologico grazie alle tipiche formazioni rocciose che ricordano la forma di un fungo (presenti anche nei parchi nazionali di Phu Pha Thoep e Pha Taem) create dall'erosione degli agenti atmosferici nel corso di milioni di anni, quando l'intera zona era sommersa dall'oceano. Le tipiche pietre a forma di fungo che oggi è possibile ammirare all'interno del parco erano considerate sacre dalla civiltà Dvaravati che abitava la zona 1200 anni fa. Tutt'oggi esse stupiscono ancora per la loro struttura - affascinanti per noi come lo erano per gli antichi abitanti del luogo - trattandosi spesso di rocce di basalto e arenaria che si reggono su sottili piedistalli formatisi in seguito all'erosione. 

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Il più famoso gruppo di rocce è conosciuto anche come Thai Stonehenge, a Kou Nang Usa, formato da un gruppo dì sette blocchi, da 1 a 3 metri di altezza, disposti in cerchio attorno a una lastra pavimentale. Queste rocce si immergono in un paesaggio circostante ricco di una fitta e rigogliosa vegetazione, tra cui spiccano i numerosi bambù e sgorgano e zampillano gli altrettanto numerosi corsi d'acqua e sorgenti che sì riversano infine nel fiume Mekong.

Tra questi anfratti si annida una famosa e misteriosa leggenda che lega questi luoghi ad una storia d'amore e gelosia. Si narra infatti che qui un re aveva imprigionato, all'interno di una stanza ricavata in una delie rocce più alte, la propria figlia Nang Usa, principessa del regno, per evitare che avesse contatti col suo spasimante, il principe Tao Baros (o Thao Barot). La principessa, tuttavia, escogitò un piano per inviare un messaggio al suo amato: durante il bagno nel Mekong lasciò scivolare lungo fiume una ghirlanda di fiori da lei intrecciata. Il principe, trovata la corona di fiori, risalì il corso del fiume fino al luogo in cui la principessa era rinchiusa, riuscendo infine a liberarla e a sposarla, nonostante la gelosia del padre. La leggenda prosegue poi con l'uccisione del re da parte del principe e la sua successiva punizione da parte degli spìriti del luogo. 

Il racconto ha dato origine alla ricerca e individuazione dei luoghi narrati, cosicché molte delle formazioni rocciose del parco hanno assunto nomi attinenti alla vicenda. Una delle più maestose è stata chiamata Hoc Nang Usa, identificandola col luogo in cui la splendida principessa era rinchiusa, ma ci sono anche Kork Mah Tao Baros (Cavallo stabile di Tao Baros), Tham Rishi (Grotta dell'Eremita), o ancora il Wat Poh Ta o Tempio del suocero.