La
sua ricchissima storia, che la vede alle origini città greca dal nome
di Bisanzio, poi capitale dell'Impero Romano d'Oriente col nome di
Costantinopoli e infine capitale dell'Impero Ottomano col nome turco di
Istanbul, ha lasciato notevoli testimonianze archeologiche e
architettoniche che la rendono anche un centro turistico di rilevanza
mondiale.
Secondo
un aneddoto il nome attuale deriva da una circostanza curiosa: quando i
turchi alla conquista dell'Anatolia chiedevano ai greci dove fosse
"la città" ricevevano come risposta, senza capirne il
significato Isten polis, cioè "quella è la città",
che finì per diventare il nome equivocato di Costantinopoli. Più
probabilmente deriva da un'enfatizzazione della parola "città"
per indicarla come la "città" per antonomasia, in analogia
con la parola Urbe con cui si indica Roma. Il nome Istanbul le venne
dato ufficialmente solo attorno al 1930.
Il
nome dell'odierna Istanbul comunque riflette, nel corso dei secoli, il
succedersi delle civiltà che ne hanno segnato la storia. Fondata dai
coloni greci di Megara, nel 667 a.C., viene chiamata originariamente
Βυζάντιον (Byzántion) in onore del loro re Byzantas.
Sarà dunque Byzantium in latino e successivamente Bisanzio in
italiano.
Il
nome greco di Κωνσταντινούπολις, da cui l'italiano
Costantinopoli, significa "Città di Costantino". Tale nome le
fu dato in onore dell'imperatore romano Costantino I quando la città
divenne capitale dell'impero romano, l'11 maggio dell'anno 330.
Costantino la ribattezzò Nova Roma, ma questa denominazione non
entrò mai nell'uso comune, sebbene ancora oggi la denominazione
ufficiale secondo la Chiesa ortodossa e il Patriarcato Ecumenico sia
"Costantinopoli Nuova Roma". Costantinopoli divenne
successivamente la capitale dell'Impero Bizantino fino a quando, nel
1453, venne espugnata dai Turchi Ottomani.
Il
nome Istanbul potrebbe derivare dalle parole greche "εις την
Πόλη" (letto "is tin polì") che significano
"alla Città". In questo modo i Greci si riferivano alla Città
delle Città, come Costantinopoli era conosciuta durante l'era bizantina
e successivamente. Il nome Stambul era di uso corrente
nell'Ottocento.
La
fondazione di Bisanzio, da parte dei coloni greci di Megara, risale al
667 a.C.. Grazie alla posizione di controllo sul Bosforo, la città si
sviluppò in breve tempo tanto da diventare oggetto di contesa durante
le guerre del Peloponneso.
Dopo
essersi schierata con Pescennio Nigro contro il vittorioso Settimio
Severo, la città fu assediata e largamente distrutta fra il 193 e il
195. Nel 196 Bisanzio entrò a far parte dell'impero romano e fu
ricostruita dallo stesso Settimio Severo, divenuto Imperatore,
riottenendo rapidamente la sua precedente prosperità.
La
posizione strategica di Bisanzio attrasse anche l'imperatore Costantino
I che, l'11 maggio 330, la rifondò come "Nova Roma" (ma
presto prese invece il nome di Costantinopoli), secondo la leggenda dopo
un sogno profetico nel quale gli veniva indicato il posto dove stabilire
la città. Costantino costruì un numero impressionante di palazzi,
chiese, luoghi di divertimento, tra cui il famoso circo dove si
svolgevano anche cerimonie e che vedrà sommosse e assemblee popolari.
La città continuò a crescere anche dopo Costantino, nell'arco di un
secolo furono costruite nuove mura che quasi raddoppiarono la superficie
della città.
Dopo
la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la posizione strategica di
Costantinopoli avrebbe continuato a giocare un ruolo importante come
punto di passaggio fra due continenti (Europa e Asia), e successivamente
un polo d'attrazione per l'Africa ed altri paesi dal punto di vista
commerciale, culturale e diplomatico. Costantinopoli controllò per
lungo tempo le rotte fra Asia ed Europa, così come il passaggio dal Mar
Mediterraneo al Mar Nero.
A Costantinopoli nasce ciò che è considerato il fondamento del diritto
romano, il Corpus Iuris Civilis, voluto da Giustiniano tra il 528 e il
565.
Durante
il medioevo, Costantinopoli fu la più grande e ricca città d'Europa:
si pensa che nel X sec. potesse avere fino a un milione di abitanti. La
maggior basilica costantiniana, Hagia Sophia (Divina Sapienza),
monumento di estrema rilevanza architettonica dedicato alla Divina
Sapienza, da sempre centro religioso della città, diventa il centro
della cristianità greco-ortodossa. Nonostante le aspre lotte interne
per il potere e la scarsa autorità individuale dell'imperatore,
l'oligarchia bizantina mantenne una stabile struttura politica durante i
quasi mille anni dell'impero.
Dotata
di un notevole impianto di fortificazioni, la città rimase per secoli
inespugnata, fino al 1204, quando venne saccheggiata dagli eserciti
della quarta crociata che instaurò per circa un secolo "L'impero
latino". Per Costantinopoli era iniziato il suo declino.
Nel
XIV secolo il regno bizantino raccoglie di nuovo le proprie forze per
riconfermare la propria grandezza culturale. I mosaici e gli affreschi
del monastero di Chora sono preziose testimonianze dei quell’epoca. Le
stupende rappresentazioni sacre non seguono il corso del Rinascimento
italiano, non hanno più nulla in comune con l’arte bizantina prodotta
fino a quel momento.
Il
29 maggio 1453 il sultano ottomano Maometto II (Mehmet II Fatih), detto
il Conquistatore, conquista l’imprendibile città. Su una punta della
penisola, sulle fondamenta dell’antica città di Bisanzio, nasce la
città del sultano, la reggia della dinastia ottomana che regnerà per
quasi 500 anni. La caduta di Costantinopoli, e
quindi la fine dell'Impero Romano d'Oriente, è indicata talvolta come
l'evento che convenzionalmente chiude il medioevo e inizia l'evo
moderno.
Topkati
e il suo harem, è la zona dedicata alla vita privata del sultano
Maometto II, la parte più importante del palazzo, una tenda stabile di
pietra per i nomadi ottomani. Nessun altro luogo nella storia
dell’uomo ha mai stuzzicato la fantasia erotica nell’occidente come
l’harem, l’area del palazzo dove si svolge la vita privata della
famiglia del sultano. In effetti le donne e le ragazze in tutto il regno
ottomano studiano soprattutto la musica, la danza e l’arte. Nella sala
del sultano si trovavano il sovrano, sua madre e la madre del successore
al trono e anche le favorite, le donne scelte che avevano l’onore di
donare al sultano una degna prole. Nelle sale splendidamente decorate da
maioliche con vivaci motivi floreali, le donne gareggiavano nella musica
e nella danza per il piacere del sultano.
Soltanto
lui e i suoi figli maschi erano gli unici uomini ad avere accesso a
queste stanze, la stretta sorveglianza nell’area proibita era affidata
a eunuchi neri.
Le
stanze dell’harem sono completamente rivestite da maioliche che
rappresentano giardini paradisiaci; è la grande arte della ceramica
islamica, famosa per il caratteristico rosso bruno della terra della
Turchia orientale. Opere preziose tra la rappresentazione fedele della
natura e la decorazione pura. I motivi si ripetono, ricordano il potere
infinito di Dio. I lavori più belli risalgono a un breve periodo del
XVI secolo.
Nella
stanza più bella, la camera di Murad III, l’atmosfera è data, più
che dalle decorazioni, dalla
forma della cupola, che ricorda l’architettura bizantina. La cupola
presenta una costruzione più libera rispetto a quella conosciuta fino
ad allora, senza colonne o altri pilastri di sostegno. L’opera è
stata attribuita al maggior architetto del periodo ottomano, Mimar
Sinan.
Il
giannizzero, di origine armena comincia all’età di 60 anni a
perfezionare la struttura della cupola dei bizantini e con la moschea di
Solimano, le sue capacità di architetto raggiungono quasi la
perfezione.
Con
semplicità si avvicina al principio usato per la costruzione di Aghia
Sophia, apre lo spazio sotto la cupola creando una superficie unitaria
che comprende lo spazio intero. La luce vivida attira lo sguardo del
visitatore in alto, quasi volesse perdersi verso l’infinito. La
struttura della cupola, con soltanto due colonne portanti da ambo i
lati, contribuisce a creare un effetto di incredibile leggerezza. Un
luogo per la meditazione da 450 anni. Il sultano Solimano il Magnifico
con la moschea ha voluto creare un monumento.
Sotto
il suo dominio il regno ottomano raggiunge il culmine dello splendore.
Conosciuto anche come Solimano il Legislatore, da’ un ordine interno
al suo regno e ne ingrandisce i confini, che ora si estendono dalla
Persia fino quasi a raggiungere Vienna. Sinan impiega quasi 7 anni a
completare la costruzione della moschea. La moschea di Solimano non è
soltanto un luogo di preghiera ma anche un centro sociale. Sotto le
volte delle numerose cupole sono ospitate le mense per i poveri, un
ospedale, scuole, biblioteche e in parte è così ancora oggi. Qui salta
chiaramente agli occhi come gli ottomani abbiano continuato l’eredità
lasciata dai cristiani.
Sotto
i sultani ottomani, Costantinopoli ritrovò un nuovo periodo di
splendore, diventando sede de facto del califfato nel 1517, ma
mantenendo la sede del Patriarcato greco-ortodosso (nonostante la
forzata conversione della Basilica di Santa Sofia in moschea) e in
generale il carattere cosmopolita che la caratterizzò nei secoli
precedenti. Subito dopo la conquista, e sino all'inizio del XVII secolo,
vennero costruite le grandi moschee imperiali: quella del conquistatore,
di Selim I, di Beyazit, di Moschea di Solimano (Suleymaniye, la più
grande moschea di Istanbul), di Ahmet (Sultanahmet), e la moschea nuova.
Queste erano parte di complessi (kulliye) comprendenti ospedali,
cucine per i poveri (imaret) e scuole coraniche (medresse).
Questi complessi erano amministrati da fondazioni religiose (vakif)
le quali ricavavano il denaro necessario al loro funzionamento da
rendite fondiarie e immobiliari. Parallelamente, la città venne dotata
di strutture per il commercio, come il Gran Bazaar e il Bazar Egiziano,
e tornò a essere il crocevia dei traffici fra Europa ed Asia.
L'impero
ottomano, sconfitto durante la prima guerra mondiale, finì
ufficialmente il 1º novembre 1922. Quando nel 1923 fu fondata la
Repubblica di Turchia, la capitale venne spostata da Istanbul ad Ankara.
In un primo tempo trascurata in favore della nuova capitale, Istanbul
passò attraverso un periodo di grande trasformazione negli anni '50 e
'60. Prima degli anni sessanta, in particolare, il governo di Adnan
Menderes perseguì lo sviluppo economico del paese attraverso la
costruzione di nuove strade e industrie. Anche nel centro storico,
moderne pavimentazioni stradali rimpiazzarono l'acciottolato e una larga
parte dei quartieri vecchi venne demolita.
Dagli anni settanta, la popolazione di Istanbul sta subendo una rapida
crescita in seguito alla forte immigrazione dall'Anatolia. Nuovi
quartieri e zone industriali
sono sorti alla periferia della città e molti dei villaggi limitrofi
sono stati incorporati nella grande area metropolitana.
Istanbul
è tuttora sede del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, una delle
antiche sedi apostoliche.
In
anni recenti la città è stata oggetto di diversi attacchi
terroristici, come il massacro di piazza Taksim avvenuto nel 1977, e gli
attacchi del 1999, del 2003 e del 2008, per un totale di più di 120
vittime e 1000 feriti. Nell'estate del 2008 si è verificata inoltre una
sparatoria fuori dal consolato degli Stati Uniti d'America, con il
rapimento di tre turisti tedeschi.
Nel
giugno 2010 un attentato contro un minibus ha portato alla morte di
quattro persone; potrebbe essersi trattato di una rappresaglia in
seguito agli scontri fra esercito e Pkk che nel solo giugno hanno
portato alla morte di 18 militari. Un nuovo attentato compiuto da un
kamikaze in Piazza Taksim porta, nell'ottobre 2010, alla morte del
kamikaze e al ferimento di 15 agenti di polizia e 17 civili.
Nel
giugno 2013, a piazza Taksim e a Beşiktaş sono avvenuti violenti
scontri tra studenti, intellettuali, e cittadini da una parte e la
polizia dall'altra in difesa del parco Gezi (e dei suoi 600 alberi) che
il governo cittadino vuole distruggere per ricostruire antiche caserme
ottomane che dovranno ospitare un centro commerciale. Quella che doveva
essere una semplice protesta ha provocato manifestazioni in tutta la
Turchia, approfittando del malcontento generale causato da varie misure
attuate dal governo di Ankara.
Istanbul
è principalmente conosciuta per la sua architettura bizantina e
ottomana, ma i suoi edifici riflettono i vari popoli e imperi che
l'hanno governata. Strutture genovesi e romane rimangono visibili in
città, a fianco dei più frequenti edifici relativi al periodo
ottomano. Allo stesso modo, mentre Aghia Sophia e le moschee imperiali
dominano gran parte del panorama cittadino, si possono trovare anche una
serie di storiche chiese e sinagoghe.
Nessun
edificio greco è sopravvissuto a Istanbul. Esempi di architettura
romana sono risultati più durevoli. In piazza Sultanahmet, presso
l'Ippodromo di Costantinopoli (realizzato sul modello del Circo Massimo
di Roma, sono ancora visibili gli obelischi. Una sezione dell'Acquedotto
Valente, costruita alla fine del IV secolo per portare acqua alla città,
è relativamente intatto per oltre 970 metri nella parte occidentale del
quartiere Fatih. Allo stesso modo, le mura di Costantinopoli, che sono
stati erette nel periodo bizantino, sono ancora visibili lungo gran
parte del loro originale percorso. Infine, la Colonna di Costantino,
eretta nel 330 d.C. per celebrare la nuova capitale romana, ancora sorge
non lontano dall'Ippodromo.
La
chiesa cristiana più antica di Istanbul (anche se parzialmente in
rovina) è San Giovanni di
Studion. Il monastero di Studion o Studios fu fondato
a Costantinopoli nel 463 dal console Studio che lo pose sotto il
patrocinio di san Giovanni Battista: era situato verso il limite
occidentale della città, vicino al mar di Marmara. I suoi monaci erano
detti "Studiti".
Divenne
subito baluardo della difesa dell'ortodossia cristiana, opponendosi alle
dottrine monofisite contenute nell'Henotikon
di Zenone e non aderendo allo scisma di Acacio (484-519); tra l'VIII
ed il IX secolo si segnalarono nella lotta contro l'iconoclastia
(l'abate Saba vi si oppose duramente nel corso del Concilio di Nicea II,
celebrato a Nicea nel 787) entrando anche in conflitto con il patriarca
Metodio il Confessore.
Divenuto
modello del monachesimo orientale sotto la guida dell'igumeno Teodoro
Studita, fiero oppositore degli iconoclasti Niceforo I e Leone V
l'Armeno, Studion iniziò a decadere con il progressivo declino
dell'Impero bizantino: nel 1204 venne saccheggiato dai latini nel corso
della quarta crociata, non risorse fino al 1290.
Gli
ultimi monaci vennero dispersi e gran parte del monastero venne
distrutto dai Turchi durante la conquista di Costantinopoli nel 1453: la
basilica, risalente al V secolo, venne trasformata da Bayezid II nella
moschea di Imrahor (İmrahor Camii in Turco).
Il typikon
studita venne recuperato all'inizio del XX secolo dal metropolita di
Leopoli Andrej Szeptycki, fondatore dei Monaci Studiti Ucraini,
continuatori dell'originaria spiritualità di Studion.
Altri
edifici religiosi del primo periodo bizantino comprendono:
- la Chiesa
di Santa Irene, capolavoro dell'architettura bizantina, trasformata
dai turchi prima in un deposito d'armi e attualmente in una sala di
concerti. La costruzione si trova probabilmente nel sito di un tempio
precristiano. È infatti la prima chiesa costruita a Costantinopoli.
L'imperatore romano Costantino commissionò la chiesa di Hagia Irene nel
IV secolo e Giustiniano I in seguito la restaurò. È stata usata come
chiesa del Patriarcato prima che fosse costruita la chiesa di Santa
Sofia.
La sua
struttura attuale nelle sue parti principali (gallerie, cupole ed
abside) risale all'VIII secolo ed è da collegare alla ricostruzione
dopo i danni che l'edificio di epoca giustinianea ebbe a soffrire a
seguito del terremoto del 740 ed è l'unica chiesa bizantina di Istanbul
ad avere il suo atrio originale. Una grande croce nella calotta
dell'abside, dove era solitamente posizionata l'immagine della
Theotokos, sono le uniche vestigia rimaste nella città dell'arte
iconoclasta.
I
Giannizzeri (soldati dell'Impero Ottomano) usarono la chiesa come
deposito di armi dopo l'assedio di Costantinopoli del 1453.
Oggi il
museo è usato principalmente come sala per concerti di musica classica,
grazie anche all'ottima acustica. Dal 1980 la maggior parte dei concerti
del Festival musicale internazionale di Istanbul sono tenuti in questa
chiesa.
- la Basilica
di San Polieucto fu un'antica chiesa di Costantinopoli, eretta negli
anni 520 dalla nobile Anicia Giuliana e dedicata a san Polieucto. Fu
eretta come simbolo della discendenza imperiale di Giuliana: dotata di
una decorazione ricchissima, in cui per la prima volta si usavano su
larga scala temi decorativi sasanidi, fu la chiesa più grande di
Costantinopoli fino alla riedificazione di Aghia Sophia, per
la quale fu perfezionata la nuova forma architettonica della basilica
con cupola introdotta proprio dalla basilica di San Polieucto.
Poco è
noto della storia di questa basilica dopo la sua costruzione.
Sopravvisse fino all'XI secolo, dopo di che cadde in rovina, divenendo
una cava di elementi architettonici riutilizzati a Costantinopoli e in
altre città, come Venezia. In epoca ottomana l'area dove sorgeva la
basilica fu riedificata; i suoi resti furono riscoperti negli scavi del
1960 e sono divenuti area archeologica aperta ai visitatori, sebbene
alcune sculture siano state trasferite al Museo Archeologico di
Istanbul.
La
chiesa fu commissionata dalla nobile Anicia Giuliana (discendente della
dinastia teodosiana in quanto figlia dell'imperatore Olibrio, nipote
dell'imperatore Valentiniano III e di sua moglie Licinia Eudossia e
bisnipote dell'imperatore Teodosio II); la costruzione durò dal 524 al
527, sotto il regno di Giustino II. Si trattava di una ricostruzione di
una più antica chiesa, eretta da Eudocia, moglie di Teodosio II e
bisnonna materna di Anicia, e aveva lo scopo di custodire la reliquia
del cranio di san Polieucto. Si ritiene che fosse la chiesa più grande
di Costantinopoli fino all'erezione della nuova Aghia Sophia da parte di
Giustiniano I (527-565), nipote e successore di Giustino.
In
un epigramma di 76 versi, iscritto sulle mura della chiesa e conservato
nell'Anthologia Graeca,
Giuliana si paragona agli imperatori del passato Costantino I e Teodosio
II come costruttice di edifici, e afferma di aver superato il Tempio di
Salomone, sulle cui proporzioni il tempio sarebbe stato eretto.
L'edificio costituiva dunque una sfida al prestigio e all'autorità
della dinastia regnante, di umili origini, e potrebbe essere stato
all'origine della ricostruzione di Hagia Sophia su scala gigantesca
qualche anno più tardi. Alla luce di questa rivalità è dunque
comprensibile perché anche Giustiniano, di fronte ad Hagia Sophia
completata, sembrerebbe abbia esclamato «Salomone, ti ho superato!». L'importanza
dell'allusione a Salomone è però messa in dubbio da alcuni studiosi,
che vedono nella chiesa più un'affermazione del prestigio imperiale
dell'aristocrazia romana, da cui Giuliana discendeva, e della fede
calcedoniana, che essa aveva difeso durante il regno dell'imperatore
Anastasio I (491-518).
Un
ulteriore aspetto dell'antagonismo con Giustiniano è comunque
evidenziato da un racconto tramandato da Gregorio di Tours: poco dopo la
sua ascensione al trono, Giustiniano chiese all'anziana Giuliana di
contribuire al tesoro statale con una gran parte della sua fortuna; dopo
aver temporeggiato un po', Giuliana fece fondere il proprio oro e
forgiare dei piatti, con i quali adornare l'interno del tetto della
chiesa di San Polieucto, sottraendolo così alle mire dell'imperatore.
La
chiesa fu utilizzata fino all'XI secolo, quando fu abbandonata; da quel
momento in poi fu spogliata delle sculture e degli altri elementi
architettonici, sia dai bizantini che, dopo il sacco della città del
1204, dai crociati. Diversi pezzi provenienti da San Polieucto furono
riutilizzati nel Monastero di Cristo Pantocratore (la moderna moschea di
Zeyrek), mentre altri pezzi, come i capitelli, furono riutilizzati a
Vienna, Barcellona e Venezia, tra cui i cosiddetti «Pilastri acritani»
della basilica di San Marco a Venezia.
Il sito
della chiesa, nel quartiere Saraçhane (l'antico Constantinianae),
fu gradualmente occupato da case e da una moschea nel periodo ottomano.
Nel 1940 l'area fu demolita e nel 1960, durante la costruzione
dell'incrocio tra le vie Şehzadebaşı Caddesi e Atatürk Bulvarı,
iniziarono gli scavi. Furono scoperte volte di mattoni e sculture in
marmo proconnesio, tra cui frammenti dell'epigramma monumentale che
adornava la chiesa. Questi frammenti, insieme a citazioni sulla
posizione approssimativa della chiesa nei testi bizantini che riguardano
le processioni imperiali lungo la via Mese, hanno permesso
un'identificazione sicura dell'edificio. Il sito fu scavato
estensivamente tra il 1964 e il 1969, sotto la guida di Nezih Firatli,
del Museo Archeologico di Istanbul e di Roy Michael Harrison, del
Dumbarton Oaks Institute. L'area, che si trova di fronte al Comune di
Istanbul, è ora un sito archeologico protetto aperto ai visitatori,
sebbene le sculture siano state trasferite al Museo archeologico
cittadino.
Malgrado
la sua importanza architettonica, molto poco è noto della sua precisa
struttura. La maggior parte delle informazioni sull'aspetto originario
della chiesa deriva dall'epigramma in onore di Giuliana e della sua
famiglia, inciso in varie parti della chiesa. Secondo l'epigramma, la
chiesa fu progettata come una replica del Tempio di Gerusalemme, con le
proporzioni precise del Tempio di Salomone indicate nella Bibbia,
utilizzando il cubito reale come unità di misura, come nell'originale. Richard
Martin Harrison, l'archeologo che diresse gli scavi, ha ricostruito la
chiesa come una basilica di pianta all'incirca quadrata, con lato di 52
metri, una navata centrale e due laterali, con un nartece sul davanti
preceduto da un atrio di 26 metri di lunghezza. A nord dell'atrio sono
stati ritrovati resti di un altro edificio, identificato come il
battistero della chiesa o con il palazzo di Giuliana. Una struttura
posta al centro della costruzione indica la posizione dell'ambone,
mentre le ampie fondazioni di tutta la chiesa indicano la presenza,
secondo Harrison, di una cupola, che avrebbe portato l'altezza della
chiesa a 30 metri. L'area dell'altare non fu completamente scavata, e la
sua forma resta sconosciuta. La presenza della cupola, sebbene non
universalmente accettata, è un elemento di grande importanza, in quanto
significherebbe che fu San Polieucto, e non le chiese di Giustiniano
(Santi Sergio e Bacco e Hagia Sophia), la prima chiesa a combinare al
tradizionale basilica con una cupola.
L'epigramma
rivela che l'interno era disposto su tre piani, con colonnate e
gallerie. In base all'epigramma e alle strutture ritrovate, Harrison ha
anche ipotizzato l'esistenza di una coppia di esedre a due piani,
composte da tre nicchie con un collegamento tra loro, sui lati
settentrionale e meridionale dell'ambone. Lo spazio intorno alle campate
occidentali della cupola dovrebbe essere stato voltato a botte o a
crociera.
La decorazione
interna era estremamente ricca. Le pareti erano decorate in marmo, il
tetto era dorato, il nartece conteneva una raffigurazione del battesimo
di Costantino I. Sul sito sono stati trovati frammenti di avorio,
ametista, vetro dorato e colorato, che originariamente decoravano le
sculture, come pure frammenti di mosaici. Il richiamo al tempio
salomonico era rinforzato dalla preponderanza di motivi decorativi quali
alberi di palme, melograni, gigli. Un'importante caratteristica,
precedentemente sconosciuta a Costantinopoli, è l'uso estensivo di
motivi decorativi sasanidi, come fregi di palmette e foglie di
melograno, o motivi vegetali e geometrici simmetrici. I motivi
decorativi persiani divennero sempre più diffusi nel VI secolo e furono
usati anche per la decorazione di Aghia Sophia. Un altro ritrovamento
eccezionale sono dieci placche a rilievo con le immagini di Cristo,
della Vergine Maria e degli Apostoli: si tratta di immagini molto rare,
a causa della distruzione delle raffigurazioni umane durante
l'Iconoclastia dei secoli VIII e IX.
- la Chiesa
dei Santi Sergio e Bacco oggi "Küçük Aya Sofya Camii",
"Moschea della piccola Santa Sofia" è una ex-chiesa bizantina
convertita in Moschea dopo la conquista ottomana di Costantinopoli.
L'edificio fu iniziato nel 527, primo anno di regno di Giustiniano I.
All'inizio del XVI secolo venne trasformata in moschea.
Secondo
una leggenda, durante il regno di Anastasio I, i suoi parenti Giustino
(in seguito suo successore) ed il nipote di quest'ultimo Giustiniano
erano stati accusati di complottare per la corona e condannati a morte.
I santi Sergio e Bacco apparvero in sogno all’imperatore e sostennero
la loro innocenza. Diventato poi anch'esso imperatore, Giustiniano
avrebbe costruito questa chiesa come ex voto. La fondazione
dell'edificio, tra i primi atti di governo di Giustiniano, avvenne tra
il 527 e il 536 d.C. (poco prima dell’erezione di Hagia Sophia,
avvenuta tra il 532 e il 537). Sorge tra la prima e la terza Regio
della città. Il sito venne scelto in un’area piuttosto irregolare tra
l’Hormisdas (la residenza di Giustiniano prima di salire al trono) e
la chiesa dei Santi Pietro e Paolo (oggi demolita: faceva parte
integrante del complesso). Alla chiesa, che divenne uno dei più
importanti edifici religiosi della città, presto si aggiunse un
monastero.
A causa
di alcune somiglianze stilistiche con Hagia Sophia, in passato si è
ritenuto che la chiesa potesse essere opera degli stessi architetti
Isidoro di Mileto e Antemio di Tralle, e che la sua costruzione sia
servita da modello per l’edificazione della più grande chiesa di
Costantinopoli. A uno sguardo più attento, le differenze rilevate tra i
due edifici hanno imposto una maggiore cautela rispetto all’ipotesi
accennata.
Negli
anni 536 e 537, Il palazzo di Hormisdas divenne un monastero monofisita,
i cui seguaci, provenienti dalle regioni orientali dell’impero e in
fuga dale persecuzioni, trovarono protezione da parte dell’imperatrice
Teodora.
Nel
551 Papa Vigilio vi si rifugiò fuggendo dai soldati dell’imperatore
che volevano arrestarlo. Durante il periodo iconoclasta il monastero
divenne il centro di questo movimento in Città.
Dopo la
Caduta di Costantinopoli nel 1453, la chiesa rimase intatta fino al
regno di Bayezid II. In seguito (tra il 1506 e il 1513) fu trasformata
in moschea da Hüseyin Ağa, il capo degli Agha, (Eunuchi neri) che
custodivano la Bab-ı-Saadet ("Porta della Felicità")
nella residenza sultaniale del Topkapi. In quest’occasione vennero
aggiunti all’edificio il portico e la madrasa.
Nel
1740 il Gran Vizir Hacı Ahmet Paşa restaurò la moschea e costruì il Şadırvan
(fontana per abluzioni). I danni causati da terremoti resero necessari
ulteriori restauri nel 1831 sotto il sultanato di Mahmud II. Nel 1762 fu
costruito il minareto, demolito nel 1940, poi riedificato nel 1956.
Il
degrado dell'edificio, dovuto a umidità e terremoti, fu aggravato dalla
costruzione della ferrovia (che per altro determinò la demolizione
della chiesa dei Santi Pietro e Paolo). Altri danni furono dovuti
all'utilizzo come rifugio di profughi nel corso delle guerre balcaniche.
Un'ultima campagna di restauro, conclusa nel 2006, ha permesso la
salvaguardia del sito.
Costituita
da un vano centrale coperto da cupola a spicchi e attorniata da esedre
alternativamente a curve e rette, è ravvisata una significativa
elaborazione dello schema a pianta centrale del martyrion,
santuario cristiano dedicato al culto di un martire.
All'esterno
il muro meridionale presenta archi murati che collegavano l'edificio ad
una chiesa precedente. All'interno un primo ordine inferiore di archi a
travatura continua (come a San Giovanni di Studio) conferisce una
staticità ed immobilità tipicamente greca. Molti effetti dell'edificio
furono poi impiegati in Hagia Sophia: le esedre espandono lo spazio
centrale sugli assi diagonali, colonne colorate schermano i deambulatori
dal centro della chiesa, luce ed ombra aumentano il contrasto sulle
sculture dei capitelli e della trabeazione. La pianta quadrata
dell'edificio è servita da modello per la basilica di San Vitale a
Ravenna, come si può apprezzare nell'organicità della struttura
verticale e nell'impianto ottagonale. La struttura ispirò l'architetto
ottomano Sinan nella costruzione della moschea Rüstem Pasha.
Di
fronte all'edificio c'è un portico (che ha sostituito l'atrio) ed un
cortile (entrambi aggiunti nel periodo ottomano), con un piccolo
giardino e una fontana per le abluzioni. Le celle della madrase sono
occupate da venditori e rilegatori di libri. A nord del complesso vi è
un piccolo cimitero islamico, con la tomba di Hüseyin Ağa, il
fondatore della moschea.
Nulla
rimane dell'originale decorazione pittorica del complesso, che i
contemporanei descrivono, prima della caduta della città, come
ricoperta di mosaici. Durante la conversione in moschea, furono
modificate le finestre e gli ingressi, fu alzato il piano pavimentale e
furono intonacate le pareti. Sul colonnato che corre sui lati nord,
ovest e sud, si trova un'elegante iscrizione in esametri greci dedicata
a Giustiniano, sua moglie Teodora e San Sergio, patrono dell'esercito
bizantino. Per ragioni oscure, San Bacco non è menzionato. Molti
capitelli recano i monogrammi di Giustiniano e Teodora.
Fra le
chiese del periodo Comneno spiccano
- la Chiesa
del Pantocratore oggi moschea di Zeyrek, è costituita da tre
primitivi edifici sacri ortodossi (due chiese e una cappella).
Rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura bizantina a
Costantinopoli ed è, dopo Hagia Sophia, il secondo più grande edificio
del periodo Bizantino ancora in alzato.
Il
complesso si trova nel distretto di Fatih, nel quartiere popolare di Zeyrek
che prende il nome da questa moschea.
Tra il
1118 e il 1124 l’imperatrice bizantina Irene costruì in questo sito
un monastero dedicato a Cristo Pantocratore. Il monastero era costituito
da una chiesa, appunto dedicata al Pantocratore, una biblioteca e un
ospedale.
Dopo la
morte di sua moglie, poco dopo il 1124, l’imperatore Giovanni II
Comneno costruì una nuova chiesa a nord della prima, dedicata alla
Theotokos Eleousa ("Vergine Misericordiosa"), e poi unì i due
santuari con una cappella (dedicata a san Michele arcangelo), che
divenne il mausoleo imperiale dei Comneni, dei Paleologi e inoltre di
molti dignitari di corte. L’imperatore Giovanni II, sua moglie Irene,
Berta di Sulzbach e l’imperatore Giovanni V Paleologo furono sepolti
qui.
Durante
l'Impero latino di Costantinopoli, in seguito alla quarta crociata, il
complesso fu sede del clero veneziano, e l’icona della Theotokos
Hodegetria fu portata qui. Il monastero fu usato come palazzo imperiale
dall’ultimo imperatore latino, Baldovino II. Dopo la rinascenza
paleologa il monastero tornò ai monaci ortodossi. Il più famoso di
questi fu Gennadio II, che lasciò il monastero per diventare il primo
patriarca di Costantinopoli dopo la conquista islamica della città.
Poco
dopo la caduta di Costantinopoli l’edificio fu trasformato in moschea
e il monastero fu convertito in una Madrasa. Gli Ottomani lo chiamarono Molla
Zeyrek in onore di un dotto che qui insegnò. La chiesa del
Pantocratore viene ricordata da Pierre Gilles nel suo scritto su
Costantinopoli del XVI secolo, ed è uno dei pochi edifici bizantini il
cui nome non venne mai dimenticato. Le stanze del monastero occupate
dalla Madrasa scomparvero più tardi.
Caduto
in un profondo stato di degrado, il complesso è stato oggetto
ultimamente di una estesa campagna di restauro non ancora conclusa.
La
muratura è stata in parte costruita adottando la tecnica del mattone
incassato, tipica dell'architettura bizantina del periodo centrale. In
questa tecnica, linee alterne di mattoni sono montate dietro la linea
del muro, e sono immerse in un letto di malta. A causa di ciò, lo
spessore degli strati di malta è circa tre volte superiore a quella
degli strati di mattoni.
La
chiesa settentrionale e quella meridionale sono entrambe a cupola con
pianta a croce inscritta. Esse posseggono absidi eptagonali , e non
pentagonali come era tipico dell'architettura bizantina del secolo
precedente.
La
chiesa meridionale è la più grande. Ad est ha un esonartece, il quale
in seguito è stato esteso fino alla cappella imperiale. L'edificio è
sormontato da due cupole, una sopra la naos e l'altra sopra il matroneo
(una galleria superiore separata per le donne) del nartece. La
decorazione di questa chiesa, che era molto ricca, è scomparsa quasi
completamente, ad eccezione di alcuni frammenti di marmo nel presbiterio
e, soprattutto, un bel pavimento in opus sectile con marmi
colorati lavorato con la tecnica a cloisonné, dove sono rappresentate
figure umane e animali. Inoltre, frammenti di vetro colorato
suggeriscono che nelle finestre di questa chiesa un tempo fossero
rappresentate figure di Santi in vetro colorato. I mosaici degli
interni, che rappresentano gli apostoli e la vita di Cristo, erano
ancora visibili - anche se deturpati - nel diciottesimo secolo.
La
cappella imperiale è coperta da volte a botte ed è anch'essa
sormontata da due cupole.
La
chiesa settentrionale ha una sola cupola, ed è notevole per il suo
fregio, scolpito con un motivo a denti di cane e triangoli, il quale
corre lungo la linea di gronda.
Vicino
alla moschea si trova la piccola Süleyman Seyh Mescidi, un piccolo
edificio bizantino appartenente anch'esso al monastero di Pantokrator.
Nella
sua totalità, questo complesso rappresenta il più tipico esempio di
architettura bizantina del medio periodo a Costantinopoli.
segue......
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