Hoi An sorge di fronte ad
una grande baia formata da un estuario del fiume Thu Bon. Conosciuta
dagli antichi come Faifo, la città fu un vivace porto commerciale sin
dal II secolo d.C., sotto il regno Champa.
La
città ebbe il più grande porto del sud-est asiatico durante il I
secolo, e fu nota con il nome di Lâm Ấp Phố (Città dei Champa).
La
precedente città portuale dei Champa, situata presso l'estuario del Thu
Bon, fu un importante centro di commercio vietnamita durante il XVI ed
il XVII secolo, quando giapponesi e cinesi provenienti da varie
provincie, olandesi ed Indiani vi si insediarono. In questo periodo di
commercio con la Cina la città venne chiamata Hai Pho (Città
sul mare) in vietnamita.
In
origine Hai Pho era una città divisa, trovandosi lungo il "ponte
giapponese", e venne usato come insediamento dai giapponesi (XVI e
XVII secolo). Il ponte (Chùa cầu) è un'unica struttura coperta
costruita dai giapponesi, l'unico ponte coperto con una pagoda buddhista
su ogni lato.
La
città era nota a francesi e spagnoli come Faifo, e con un nome simile a
portoghesi ed olandesi. Sono state proposte numerose teorie sull'origine
del nome. Alcuni studiosi sostengono che derivi dal termine
"hải-phố" che significa "città del mare",
mentre secondo altri è un semplice diminutivo di Hội An-phố,
"la città di Hoi An", che divenne "Hoi-pho", e poi
"Faifo".
Nel
1999 la città vecchia venne dichiarata patrimonio dell'umanità
dall'UNESCO, come esemplare ben conservato di porto commerciale
sud-orientale tra il XV ed il XIX secolo, ed i cui edifici mostrano una
fusione unica di tradizione locale ed influenza straniera.
Hội
An è tuttora una città piccola, ma attrae numerosi turisti, anche per
essere ben attrezzata per i viaggiatori con zaino e sacco a pelo. I vari
turisti approfittano anche dell'arte locale e dei vestiti su misura,
venduti a prezzo ridotto rispetto agli standard occidentali.
È
stata anche la prima città a cristianizzarsi e tra i vari missionari,
nel XVI secolo, giunse Alexandre de Rhodes un francese che ideò
l’alfabeto quoc ngu derivato dal latino e utilizzato tuttora nelle
lingua scritta vietnamita.
Le
diverse influenze operate dalle culture straniere su quella autoctona
vietnamita hanno creato un’incantevole e suggestiva miscela
architettonica, riconosciuta anche dall’Unesco. E’ dunque molto
interessante ammirare i suoi magnifici edifici di grande valore storico,
passeggiando per le sue incantevoli stradine, fiancheggiate da pagode,
case di mercanti, palazzi comunali ed un intero isolato di case
porticate francesi.
Caratteristico
anche coglierne l’atmosfera cinese nelle sue strette stradine e nelle
basse case tegolate, costruite in legno e decorate con tavole laccate e
pannelli con caratteri cinesi.

Il
ponte dei giapponesi (Chùa cầu), divenuto nel tempo simbolo della
città, è una struttura coperta costruita dai giapponesi con una pagoda
buddhista su ogni lato. Statue di scimmie e cani, esposte come divinità
protettrici ai 2 lati del ponte testimoniano l’importanza che ebbe
questo snodo commerciale.
La città
ospita numerosi piccoli musei che mettono in mostra la storia della
regione, soprattutto fatta di ceramica:
-
Museo della cultura Sa Huynh
-
Museo del commercio della ceramica
Oggi il
paese è architettonicamente intatto, fermo a circa 2 secoli fa, ben
conservato e con i vari edifici adibiti a museo ancora di proprietà
privata, tramandati di generazione in generazione. Si possono facilmente
riconoscere le influenze ricevute dai diversi popoli che hanno abitato
questo porto, con edifici in cui ad elementi chiaramente cinesi si
alternano pezzi d’arredo giapponesi e porcellane vietnamite.
La
gente si dedica ancora oggi al commercio, ovviamente rivolto ai numerosi
turisti che ogni giorno affollano negozi e ristoranti. A testimonianza
di un trascorso multietnico la gente è particolarmente gentile e
bendisposta nei confronti dei turisti. Molti i locali dove mangiare
comodamente immersi in un’atmosfera molto rilassante oppure i
laboratori dove acquistare gioielli in argento e perle.
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