Santuario di My Son
Vietnam

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1999

    

Poco meno di due ore di automobile separano la moderna Da Nang, terza città del Vietnam per estensione, numero di abitanti e importanza industriale, dal santuario di My Son, il principale sito archeologico del Paese. Quelle due ore, tuttavia, si dilatano a dismisura, diventando un viaggio attraverso il tempo. La strada, che all'inizio ha l'asfalto in buone condizioni e fiancheggia un groviglio di abitazioni e fabbriche, si fa via via più stretta e rudimentale. Il traffico si dirada e il paesaggio diventa verdissimo, in un alternarsi di campi di riso e colline coltivate a caffè. Fino ad arrivare in una conca, punteggiata di templi e protetta dal Hon Quap, la "Montagna del Dente di Gatto".

Nella magica atmosfera di una vallata solitaria, immerse nel verde della foresta tropicale, vi sorgono infatti alcune torri Cham, testimonianza della più antica etnia del Paese. Questo sito archeologico rappresenta anche il luogo del Sudest Asiatico che rimase abitato più a lungo per motivi religiosi: il Regno Cham vi si insediò infatti dal IV fino al XV sec. 

Questo suggestivo sito doveva sembrare a prima vista una vera e propria foresta di torri di mattoni rossi: le torri erano infatti la principale componente dell’architettura Cham, costruite per rispecchiare la divinità del re. La prima costruzione di questo complesso archeologico fu un tempio di legno dedicato al genio Siva Bhadresvera, che però fu distrutto da un incendio nel XVI° secolo. Le distruzioni della guerra hanno poi causato altre gravi perdite ed oggi, purtroppo, è possibile ammirare i resti di solo 25 strutture.

Sebbene i suoi templi non abbiano la grandiosità e la raffinatezza dei monumenti di Angkor, in Cambogia, di Pagan, nello Stato del Myanmar (Birmania) e di Borobudur, in Indonesia, essi sono una notevole testimonianza architettonica del regno più longevo del Sudest asiatico.  

MySon7.jpg (410883 byte)  MySon8.jpg (209147 byte)  MySon9.jpg (373312 byte)

MySon3.jpg (1224322 byte)  MySon5.jpg (348215 byte)  MySon6.jpg (148591 byte)

Divisi in due clan - il Narikel Vamsa (Clan della Noce di cocco) e il Kramuk Vamsa (Clan della Noce di betel), che governarono rispettivamente sul territorio centrale e meridionale del Vietnam - i Cham fecero la loro comparsa intorno all'anno 200 e si tennero saldi al potere fino al 1692, quando vennero sopraffatti dai signori della guerra di Hué. 

Fin dall'inizio, si mantennero indipendenti dall'influenza culturale cinese, mentre ebbero invece stretti contatti con i Khmer della Cambogia e con i regnanti dell'isola di Giava, mutuando usi e credenze che essi, a loro volta, avevano assorbito dall'India. 

I Cham organizzarono il regno in un sistema di caste, adottarono l'alfabeto sanscrito, abbracciarono l'induismo e legittimarono il loro potere facendolo derivare da un'origine comune con Shiva. A quel dio era dedicata My Son, luogo che era la controparte spirituale di Shimapura (oggi nota come Tra Kieu), capitale politica e amministrativa del regno. I monumenti di My Son sono divisi in dieci complessi religiosi contrassegnati con le lettere dell'alfabeto dagli archeologi francesi che per primi li studiarono. Ognuno è caratterizzato da edifici a forma di torre - simbolo della sacra montagna di Shiva - a pianta quadrata od oblunga, simile a un'imbarcazione. 

I complessi consistono in un ingresso, un tempio principale, detto kalan (che racchiude un lingam, obelisco fallico simbolo di Shiva), un edificio per i pellegrini, un magazzino per gli oggetti rituali e i sacri testi, e una serie di tempietti, orientati in direzione dei punti cardinali, in onore di altre divinità del pantheon induista. Le costruzioni erano decorate con statue (oggi ospitate nel museo di Da Nang) e bassorilievi raffiguranti dei, suonatori celesti, piante e animali associati al culto delle divinità.  

Nonostante l'architettura e l'iconografia del templi sia, almeno a prima vista, una "copia" di monumenti indiani, giavanesi e khmer, i Cham furono degli innovatori dal punto di vista tecnico. A partire dall'inizio del VI secolo, dopo che un incendio distrusse i templi in legno, essi li eressero in mattoni e arenaria tenuti insieme da una resina estratta da una pianta indigena. Si ritiene che componessero il monumento, lo ricoprissero di una colata di collante e poi lo facessero "cuocere", procedendo solo in seguito alla decorazione.

All'apice dello splendore dei Cham, a My Son si contavano 68 templi, ma a causa delle razzie e delle frequenti inondazioni solo 25 di essi sono arrivati integri al XX secolo. Durante la guerra del Vietnam, poi, le bombe sganciate dai B52 americani ne hanno distrutti altri cinque, tra i quali il complesso A, il più importante del sito. Nel 2003 il governo vietnamita ha varato un progetto di ricerca, restauro e miglioramento del sistema di drenaggio dell'acqua nel terreno circostante.