Poco
meno di due ore di automobile separano la moderna Da Nang, terza città
del Vietnam per estensione, numero di abitanti e importanza industriale,
dal santuario di My Son, il principale sito archeologico del Paese.
Quelle due ore, tuttavia, si dilatano a dismisura, diventando un viaggio
attraverso il tempo. La strada, che all'inizio ha l'asfalto in buone
condizioni e fiancheggia un groviglio di abitazioni e fabbriche, si fa
via via più stretta e rudimentale. Il traffico si dirada e il paesaggio
diventa verdissimo, in un alternarsi di campi di riso e colline
coltivate a caffè. Fino ad arrivare in una conca, punteggiata di templi
e protetta dal Hon Quap, la "Montagna del Dente di Gatto".
Nella
magica atmosfera di una vallata solitaria, immerse nel verde della
foresta tropicale, vi sorgono infatti alcune torri Cham, testimonianza
della più antica etnia del Paese. Questo sito archeologico rappresenta
anche il luogo del Sudest Asiatico che rimase abitato più a lungo per
motivi religiosi: il Regno Cham vi si insediò infatti dal IV fino al XV
sec.
Questo
suggestivo sito doveva sembrare a prima vista una vera e propria foresta
di torri di mattoni rossi: le torri erano infatti la principale
componente dell’architettura Cham, costruite per rispecchiare la
divinità del re. La prima costruzione di questo complesso archeologico
fu un tempio di legno dedicato al genio Siva Bhadresvera, che però fu
distrutto da un incendio nel XVI° secolo. Le distruzioni della guerra
hanno poi causato altre gravi perdite ed oggi, purtroppo, è possibile
ammirare i resti di solo 25 strutture.
Sebbene
i suoi templi non abbiano la grandiosità e la raffinatezza dei
monumenti di Angkor, in Cambogia, di Pagan, nello Stato del Myanmar
(Birmania) e di Borobudur, in Indonesia, essi sono una notevole
testimonianza architettonica del regno più longevo del Sudest asiatico.
Divisi
in due clan - il Narikel Vamsa (Clan della Noce di cocco) e il Kramuk
Vamsa (Clan della Noce di betel), che governarono rispettivamente sul
territorio centrale e meridionale del Vietnam - i Cham fecero la loro
comparsa intorno all'anno 200 e si tennero saldi al potere fino al 1692,
quando vennero sopraffatti dai signori della guerra di Hué.
Fin
dall'inizio, si mantennero indipendenti dall'influenza culturale cinese,
mentre ebbero invece stretti contatti con i Khmer della Cambogia e con i
regnanti dell'isola di Giava, mutuando usi e credenze che essi, a loro
volta, avevano assorbito dall'India.
I Cham
organizzarono il regno in un sistema di caste, adottarono l'alfabeto
sanscrito, abbracciarono l'induismo e legittimarono il loro potere
facendolo derivare da un'origine comune con Shiva. A quel dio era
dedicata My Son, luogo che era la controparte spirituale di Shimapura
(oggi nota come Tra Kieu), capitale politica e amministrativa del regno.
I monumenti di My Son sono divisi in dieci complessi religiosi
contrassegnati con le lettere dell'alfabeto dagli archeologi francesi
che per primi li studiarono. Ognuno è caratterizzato da edifici a forma
di torre - simbolo della sacra montagna di Shiva - a pianta quadrata od
oblunga, simile a un'imbarcazione.
I
complessi consistono in un ingresso, un tempio principale, detto kalan
(che racchiude un lingam, obelisco fallico simbolo di Shiva), un
edificio per i pellegrini, un magazzino per gli oggetti rituali e i
sacri testi, e una serie di tempietti, orientati in direzione dei punti
cardinali, in onore di altre divinità del pantheon induista. Le
costruzioni erano decorate con statue (oggi ospitate nel museo di Da
Nang) e bassorilievi raffiguranti dei, suonatori celesti, piante e
animali associati al culto delle divinità.
Nonostante
l'architettura e l'iconografia del templi sia, almeno a prima vista, una
"copia" di monumenti indiani, giavanesi e khmer, i Cham furono
degli innovatori dal punto di vista tecnico. A partire dall'inizio del
VI secolo, dopo che un incendio distrusse i templi in legno, essi li
eressero in mattoni e arenaria tenuti insieme da una resina estratta da
una pianta indigena. Si ritiene che componessero il monumento, lo
ricoprissero di una colata di collante e poi lo facessero
"cuocere", procedendo solo in seguito alla decorazione.
All'apice
dello splendore dei Cham, a My Son si contavano 68 templi, ma a causa
delle razzie e delle frequenti inondazioni solo 25 di essi sono arrivati
integri al XX secolo. Durante la guerra del Vietnam, poi, le bombe
sganciate dai B52 americani ne hanno distrutti altri cinque, tra i quali
il complesso A, il più importante del sito. Nel 2003 il governo
vietnamita ha varato un progetto di ricerca, restauro e miglioramento
del sistema di drenaggio dell'acqua nel terreno circostante.