Città vecchia di Sana'a
Yemen

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1986 - SITO PATRIMONIO IN PERICOLO

    

DAL 2015 SITO PATRIMONIO IN PERICOLO - Guerra civile dello Yemen. Attacchi aerei sauditi sul sito.

Perla dell'Arabia Felix, la città trae le sue origini leggendarie da Sem, primogenito di Noè e capostipite della razza semita, il quale, giunto dallo Yemen del Nord, avrebbe scelto il luogo in cui fondare il sito originario grazie alle indicazioni di un uccello. Ancora la leggenda vuole che all'inizio dell'era cristiana, durante i regni di Saba e di Himyar, Sana'a ospitasse il Ghumdan, meraviglioso palazzo di venti piani con cupola di alabastro trasparente e leoni di bronzo a guardia di ogni angolo; alla fine del II secolo d.C, il re di Saba Sha'r Awtar avrebbe costruito intorno al palazzo di Ghumdan un muro, nucleo originario di una cinta di cui si è conservata oggi solo la porta detta Bab al-Yemen, da cui avrebbero avuto origine la città e il suo nome, che letteralmente significa appunto "città fortificata". 

Ai regni sabeo e himiarita e alla conquista del territorio da parte degli etiopi aksumiti (525 d.C.) seguì una breve fase di cristianizzazione del paese: a questo periodo risale la costruzione della Qualis, una impo­nente cattedrale di tek con guglie d'oro e d'argento, di cui oggi non rimane traccia.

Cinquant'anni dopo, l'esercito persiano occupò il territorio cacciando gli etiopi; nel 628 il satrapo di San'a abbracciò l'islamismo, fece abbattere i palazzi dei non musulmani e ne utilizzò i resti per edificare la Grande moschea della città.

La nuova religione si diffuse rapidamente e la storia del paese seguì quasi costantemente quella delle diverse potenze musulmane d'Oriente. L'antico regno cadde sotto il controllo degli omayyadi, poi dei califfi abbasidi di Baghdad; fu durante la guerra intrapresa dallo Yemen per liberarsi dalla loro dominazione che, nell'803 d.C., San'a fu distrutta. A questi succedettero gli zayditi, i fatimidi d'Egitto e gli ayyubidi di Saladino. All'inizio del XVI secolo fu la volta dei mamelucchi, ai quali nel 1548 seguì la lunga dominazione ottomana che finì solo nel 1636.

Più di duecento anni dopo, nel 1872, i turchi riconquistarono gli altipiani yemeniti, da cui si ritirarono nel 1912. Solo sei anni dopo San'a divenne la capitale del regno islamico indipendente dello Yemen, retto da un imam. Nel 1962 l 'imam venne cacciato e alla proclamazione della repubblica seguì una guerra civile quasi decennale. Nel 1990 Nord e Sud del paese si unificarono e San'a divenne capitale della Nuova Repubblica dello Yemen.  

Negli anni sessanta la modernizzazione del paese portò alla crescita esponenziale della città, che vide la nascita di nuovi quartieri residenziali e di aree destinate a ospitare i centri di potere; l'espansione comportò l'abbattimento di lunghi tratti delle mura di cinta, e l'assorbimento dei villaggi e dei campi adiacenti. La città vecchia, rimasta pressoché abbandonata, ha potuto così conservare in buona parte le sue antiche strutture.

Ciò che rende straordinaria San'a è infatti il suo nucleo storico, caratterizzato da un'architettura mimetica e vivacissima insieme, notevolmente diversa da quella di qualunque altro paese arabo e del mondo; anche gli edifici moderni che vi sorsero seguirono il modello millenario del mitico palazzo di Ghumdan, del quale essi si configurano talvolta come repliche in miniatura. Le abitazioni di San'a sono alte fino a sei-sette piani e generalmente accostano a una parte bassa in pietra di basalto (di solito grigio scura, più raramente di colore rosso cupo) una sezione coi piani superiori in mattoni a vista o con intonaco di fango; i muri esterni, sul caratteristico fondo di mattoni e terra, presentano un'intonacatura in gesso bianco che compone arabeschi e filigrane di foggia diversa.

Vi si trova utilizzato l'alabastro, un materiale impiegato nel leggendario Ghumdan, progressivamente sostituito negli edifici moderni da vetro colorato. Le caratteristiche finestre, costituite da pannelli policromi, contribuiscono in misura determinante a rendere affascinante la città nel percorso intorno al perimetro murario o lungo i viottoli interni, per lo più sterrati, battuti in egual misura da veicoli, capre e passanti.  

Dalla Grande moschea, risalente al 630 d.C, e dai funduq (piccoli ostelli) si può penetrare nel variopinto mercato delle spezie, fino a Bab al-Yemen. Nell'inesauribile varietà dei suoi elementi, appartenuti a diverse epoche e dominazioni, che si fondono con le peculiarità locali in un repertorio di tradizione mai uguale a se stesso, la città continua a impressionare: dagli hammam, bagni pubblici prevalentemente di epoca turca, ai giardini interni alle case, per lo più inaccessibili ai turisti; dalle madaris (scuole di dottrina) dei piani alti degli edifici alle mafraj, dove gli ospiti si riuniscono a fumare e masticare il qat, tonificante vegetale di largo uso.

Fu il regista Pier Paolo Pasolini, che si trovava nel 1971 nello Yemen per le riprese del Fiore delle Mille e una notte, a lanciare un appello all'Unesco in favore della città attraverso il film-documentario "Le mura di Sana'a". L'appello trovò seguito nella campagna internazionale per la salvaguardia della città vecchia, promossa nel 1984.  

L'intera capitale yemenita si è ingrandita notevolmente, la porta di Bab al-Yemen resiste da lungo tempo al centro della città, così come le mura cittadine. Ancora alla fine degli anni 70 queste mura erano il confine di Sana'a, qui abitavano soltanto 70.000 persone, oggi sono 2 milioni.

Il souk, il mercato, il quartiere dei commercianti e degli artigiani, un tempo rappresentava il cuore dell'economia, oggi non più. In tarda mattinata la strada dei fabbri si risveglia, anche la strada dei falegnami si anima. Nel caravan serraglio dei commercianti di uva passa si preparano i prodotti da vendere; ogni mestiere qui ha il proprio vicolo, il souk è il grande magazzino dei poveri. In passato i fabbri eccellevano nella produzione di armi, oggi sostituiti dagli attrezzi agricoli. Fin dal primo mattino il cammello nel frantoio compie lo stesso giro vecchio di secoli, intorno al mastello pieno di  sesamo o di colza.

Dopo oltre 2000 anni la città ha mantenuto il suo aspetto dignitoso, grattacieli riccamente decorati in stretti vicoli scoscesi. Già avanti Cristo e molto prima della nascita dell'islam questa città costituiva un importante crocevia di due rotte commerciali.

Già in passato qui si sapevano costruire edifici antisismici; le travi di legno tra le pietre rendono l'opera in muratura talmente elastica che perfino i grattacieli possono resistere a una scossa tellurica.

Nei piani inferiori le feritoie al posto delle finestre dimostrano quale era il rischio più grande. Nel corso della sua lunga storia gli stranieri si sono sempre impadroniti di questa ricca e stupenda città, saccheggiandola, devastandola e stabilendovisi come sovrani. I conquistatori giungono dall'Etiopia,, dall'Egitto, dalla Turchia ma anche dalle regioni tribali limitrofe. Agli inizi del X secolo in soli 12 anni Sana'a cambia ben 20 sovrani. Raramente compare la parole pace nella lunga storia della città.

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Dal 628 l'islam è la religione di stato. Ancora oggi scandisce la giornata di ogni cittadino, almeno nella medina. In nessun altro posto si trovano altrettanti minareti con altoparlanti. Il richiamo è la chiamata alla preghiera del mezzogiorno. Alcune botteghe nel souk chiudono per pregare. La maggior parte invece ignora gli assordanti inviti dei numerosi muezzin. Nei giorni lavorativi sono in pochi a radunarsi nella moschea. Il mezzogiorno non segna l'unica ora della preghiera, si prega anche la sera e la mattina. Questa è soprattutto l'ora del canto. 

Questa città di 2 milioni di abitanti necessita di così tanta acqua da doverla pompare a 800 metri di profondità. Se non si porrà rimedio per cambiare la situazione, Sana'a rimarrà senza acqua nel volgere di pochi anni. Confidando in Dio e negli aiuti dei paesi in via di sviluppo, si continua a costruire. Le vecchie costruzioni vengono innalzate o completamente ristrutturate, senza curarsi di rispettare il vecchio stile architettonico. Essendo più alte, le nuove case superano quelle vecchie. modificando in questo modo il paesaggio storico. Oggi si desiderano finestre più grandi e possibilmente anche un ascensore.

Alcuni minareti hanno difficoltà a mantenere la posizione più alta ma ciò che ferisce maggiormente i religiosi sono le antenne satellitari, da poco permesse, che spuntano ovunque. La cortina si è aperta, il popolo può finalmente scoprire il mondo, senza subire la censura di stato e del clero. Ora Sana'a può uscire dal suo isolamento.

Cala la sera, nel souk si mangia con poco, qui la cucina è rimasta influenzata dai turchi, l'ultima potenza occupante. Alcuni finiscono di lavorare un po' più tardi, ma non troppo tardi, perché il giorno dopo alle quattro del mattino, qui da tutti gli altoparlanti, risuoneranno di nuovo gli innumerevoli inviti alla preghiera.

A 15 km circa a nord-ovest di San'a', in una spaccatura della montagna giace una verde vallata fertile tutto l'anno, in cui crescono qat ed una gran varietà di frutta mediterranea. Questa è la valle chiamata Wadi Dhahr percorsa da un torrente secco (il termine Wadi significa torrente) che durante la stagione dei monsoni raccoglie le abbondanti piogge. 

Nella valle sorge il Palazzo della Roccia (Dar al-Hajar), uno dei siti più fotografati dello Yemen, che è diventato una specie di simbolo dell'intero paese per la sua ardita posizione. Il palazzo rappresenta l'eccellenza architettonica e mostra come la gente faccia fronte alla natura e trasformi le sue complicazioni in monumenti. Tutto questo appare chiaro a chiunque visiti la Wadi Dhahr; affacciandosi da una montagna si può vedere un enorme palazzo costruito sulla sommità di una montagna, nel cuore della valle che è circondata da alberi da frutta. 

La fama di questa valle risale a tempi passati, come indicato dai disegni ritrovati nelle rocce della valle, che hanno portato gli archeologi a concludere che la valle fosse abitata già nella preistoria. La prima menzione alla Wadi Dhahr risale al VII secolo a.C., alla famosa immagine di Al-Nasr, che rappresenta un importante periodo della storia dello Yemen e guadagna il suo significato da colui che lo dipinse, Karb Al-Watribin Dhamar Ali Makrab Saba. Il disegno ci porta alla conclusione che la valle sia apparsa durante il prosperoso periodo del Sabei all'interno del territorio della tribù di Dhee Ma'dhan. 

Il nome “Dar al-Hajar” si riferisce alla roccia su cui il palazzo è stato costruito. Le narrazioni differiscono riguardo l'età di questo alto palazzo (alcune asseriscono che risalga all'epoca pre-islamica), ma sono tutte concordi riguardo al fatto che il palazzo, conosciuto dagli yemeniti come “al-Dar”, sia andato incontro a periodi di distruzione e ricostruzione. Il palazzo fu completamente distrutto durante il dominio ottomano in Yemen, a causa di violente piogge. Quindi fu ricostruito dall'Imam Al-Mansur, che ne fece la sua casa. Questa fu un'usanza comune a molti sovrani yemeniti nei tardi periodi, ma ne fecero un palazzo, un luogo per le vacanze, non una residenza permanente in cui vivere. Più tardi, l'Imam Yahya ristrutturò il palazzo e aggiunse alcuni servizi, come un mafraj, che è una stanza all'ultimo piano della casa e dalle cui finestre si può vedere la valle da ogni angolo. Si dice anche che il palazzo sia stato costruito nel tardo XVIII secolo sulle rovine di un antico palazzo sabeo, conosciuto come Dhoo Seedan. 

La Dar al-Hajar è un palazzo a sette piani e può essere raggiunta da un cortile lastricato di pietre. Alla destra della porta del recinto vi è un albero gigante chiamato in arabo al-talooq, risalente a più di sette secoli fa, la cui circonferenza supera i tre metri.

Il palazzo ha 35 stanze, una grande camera per gli ospiti e numerose sale. Le scale sono state concepite in modo molto innovativo e artistico, unite insieme dalla sommità della roccia al suo fondo. Sul lato sud del palazzo c'è un balcone nascosto con piccole piscine in cui i servi erano soliti fare il bucato. Ci sono anche negozi sotterranei, con porte che conducono ai giardini vicini e loggiati con belle colonne ed archi. Sulle montagne circostanti ci sono molte torri di guardia. 

Nel cortile del palazzo vi è una suite privata separata, chiamata Al-Shadrawan, con alti alloggi estivi circondati da finestre in legno, un ampio cortile e tre fontane d'acqua. Il cortile comprende anche molti servizi di lusso, come cucine e bagni turchi.

L'edificio principale al primo piano ha un ingresso e molte piccole stanze. Attraverso le scale, che sembrano scavate nella roccia, si accede al secondo piano, dove si trovano molte grotte, che si dice fossero utilizzate per conservare i cadaveri ai tempi del palazzo sabeo, su cui poi è sorta la Dar al-Hajar. La cosa positiva è che la roccia ha un pozzo profondo 180 metri che forniva acqua ai residenti del palazzo (e questo elemento, a opinione di tutti coloro che hanno visitato la Dar, contribuisce ad accrescere l'aura di mistero che circonda questo edificio). Oltre a questo vi è un altro canale, utilizzato per la ventilazione. 

Il terzo e quarto piano costituivano la casa dell'Imam, delle sue guardie del corpo e delle donne. Le camere degli uomini erano separate da quelle delle donne e per questo motivo furono costruite due serie di scale, ciascuna conducente ad un locale separato. 

Il quinto piano ha la stessa struttura, ma include anche un magazzino per conservare i cereali. 

Il sesto piano ha un balcone per i piccioni, usati per la corrispondenza col re. Era riservato al re ed era il luogo dove costui incontrava i suoi ospiti o stava solo, specialmente in estate. Il settimo piano invece era per l'inverno. I diversi piani indicano che nella progettazione degli edifici, le stagioni ed i cambiamenti climatici furono prese in considerazione utilizzando calcoli astrologici e di ingegneria molto precisi, in cui gli architetti yemeniti eccelsero fin dai tempi antichi.

La Dar al-Hajar è stata ricostruita attorno agli anni '30 per volere dell'Imam Yahya, come sua residenza estiva. Oggi il palazzo è di proprietà del governo, è stato confiscato dopo la rivoluzione del 1962 ed è rimasto vuoto fino al 1990. Nel 1990 un'associazione tedesca ha finanziato la ristrutturazione del palazzo che è stato trasformato in un museo, di cui la casa è il principale reperto e dove periodicamente vengono ospitate mostre fotografiche.

IL REGNO LEGGENDARIO DELLA REGINA DI SABA - Lo Yemen è il paese dove fiorì il favoloso regno di Saba, la cui esistenza è testimoniata fin dall'VIII secolo a.C. Era un florido stato che si estendeva dall'Arabia meridionale alle coste dell'Abissinia, diventato famoso per la sua leggendaria regina, celebrata da fonti ebraiche, greche, abissine e islamiche. Memorabile è il suo incontro con Salomone, al quale rivolse sottili quesiti e cui recò centoventi libbre d'oro, spezie, pietre preziose e avorio. La cultura cristiana subì il fascino della regina orientale e del suo splendido regno e la interpretò come prefigurazione della Chiesa. E artisti e committenti la vollero effigiare sui portali delle cattedrali romaniche e in cicli di affreschi rinascimentali