La
Wachau
è una valle
di una trentina di chilometri
che inizia alle porte di Melk
per proseguire sino a Krems
snodandosi lungo il corso del
Danubio. Nel primo tratto è
molto stretta ed è attorniata
da montagne e via via si
allarga sino ad arrivare nelle
vallate dove regnano molti
frutteti. Ripide scoscese si
alternano a zone boschive
caratterizzate da paesi e città,
monasteri, castelli e rovine
che si affacciano sul Danubio
alcuni dalla riva destra,
altri sulla riva sinistra e da
una straordinaria varietà di
paesaggi.
La
Wachau, quella che viene
chiamata la valle dei
Nibelunghi, perché qui (così
racconta l’opera dei
Nibelunghi) sarebbe vissuto Rüdiger
von Bechelaren, uomo di
fiducia di Attila, è
una delle valli più belle del
mondo: la regione è stata
infatti dichiarata sito del
Patrimonio Culturale
dell’UNESCO ed è colma di
una splendida architettura
barocca.
Uno
dei maggiori ritrovamenti
archeologici del Paese, e del
mondo, proviene da questa
vallata: è la “Venere di
Willendorf “, ritrovata nei
pressi della località di
Spitz e risalente a ben oltre
26.000 anni. Per vedere la
paffuta donna dell’Età
della Pietra occorre andare al
Museo di Storia Naturale di
Vienna, dove è in
esposizione.
Non
mancano i terrazzamenti,
realizzati con muretti a
secco, sui quali si coltivano
vigneti che producono un vino
noto in tutta l’Austria,
mentre lungo il Danubio si
snoda la più nota pista
ciclabile d’Europa.
Il
Riesling, il Gruner Veltiner,
lo Chardonnay e il Muskateller
danno origine a ottimi vini,
che si possono degustare nei
numerosi Heurigen,
l'equivalente delle nostre
osterie, dove per tradizione
si assaggia il vino nuovo,
accompagnato da formaggi e
salumi prodotti nella zona.
Anche
le grandi abbazie qui presenti
hanno contribuito al
diffondersi di queste
coltivazioni. Ancora oggi le
abbazie producono vino ad alto
livello, e contribuiscono a
far conoscere questo prodotto
ai turisti che le visitano.
Altri prodotti tipici di
questa valle sono le
"marillen", le
albicocche ricche di sapore ed
aroma che qui trovano le
condizioni climatiche adatte.
Con questi frutti vengono
prodotte confetture, succhi e
liquori, ed entrano a far
parte di piatti della
tradizione culinaria di questa
regione, proposti nei
ristoranti locali.
Dalla
riva destra del Danubio si
raggiunge la graziosa
cittadina di Ybbs
dominata dal castello
Persenbeug dove nel 1887
nacque l’ultimo imperatore
d’Austria Carlo d’Asburgo.
Il
centro storico di questo borgo
vanta case borghesi del XV e
XVI secolo con una fontana
rinascimentale e la chiesa
parrocchiale tardo-gotica,
mentre la Ybbs moderna vanta
una centrale idroelettrica e
per gli appassionati delle due
ruote da vedere il museo della
bicicletta che rappresenta la
sua evoluzione dal 1820 fino
ai nostri giorni.
Proseguendo
lungo il Danubio si incontra
la città di Melk, una
delle località turistiche più
conosciute d’Austria per via
della sua celebre abbazia.
Indicata
per la prima volta
all’inizio del IX secolo col
nome di Medelike,
la cittadina accrebbe
considerevolmente le proprie
dimensioni grazie
all’impegno del marchese
Leopoldo I di
Babenberg (940-994), che
commissionò la costruzione di
un
piccolo castello.
Nel 1089, per ordire di
Leopold II, il maniero passò
sotto il controllo diretto dei
monaci benedettini di Lambach,
che trasformarono Melk nel
centro spirituale d’Austria.
Il Quattrocento fu il secolo
delle cosiddette Riforme di
Melk, che cambiarono lo stile
di vita all’interno dei
monasteri di tutto il Sacro
Romano Impero,
ma nonostante questo il centro
ricevette lo status di città
solo nel 1898.
La
cartolina più conosciuta di
Melk è quella che ritrae l’imponente
sagoma dell’abbazia
benedettina,
annoverata tra i siti
monastici più famosi del
mondo. - Qui Umberto
Eco ha
ambientato il suo celebre
romano "Il
nome della rosa"
- La sua fondazione risale
all’XI secolo, quando si
decise di costruire un punto
di osservazione privilegiato
dal quale controllare non solo
l’abitato di Melk, ma anche
un vasto tratto della valle di
Wachau. Tuttavia, l’edificio
odierno è stato quasi
totalmente riprogettato
all’inizio del Settecento in
stile barocco
dall’architetto Jakob
Prandtauer
(1660-1726), conosciuto anche
per aver ultimato la cattedrale
di Passavia in
Germania.
Le mura meridionali
dell’abbazia sono lunghe
all’incirca 300 metri e,
data la loro imponenza, la
rendono somigliante ad una
fortezza. All’interno del
complesso monastico spiccano
la chiesa, particolarmente
apprezzata per i tanti
affreschi eseguiti da Johann
Michael Rottmayr
(1656-1730), e la biblioteca,
che contiene innumerevoli
scritti medievali di grande
importanza storica. Nella
basilica, inoltre, sono
contenute le spoglie di St.
Koloman, patrono di Melk.
Terminata
la visita all’abbazia, ci si
può spostare nel centro
storico di Melk.
Il punto di partenza della
visita non può che essere
l’ufficio turistico,
ospitato all’interno della
Forsthaus, che fa angolo tra
Zaglauergasse e Wiener Straße.
Imboccando la prima strada si
giunge alla Wiener Tor (Porta
di Vienna),
che fa da contraltare alla
Linzer Tor (Porta
di Linz)
situata dal lato opposto della
città; Wiener Straße,
invece, conduce alla
Rathausplatz, la “piazza
del Municipio”,
sulla quale si affacciano il
municipio del 1575 ed il
Lebzelterhaus, un palazzo
della seconda metà del XVII
secolo attualmente sede di una
farmacia. Al centro della
piazza si trova la Kolomanbrunnen,
la fontana donata
dall’abbazia alla
cittadinanza di Melk, di cui
notare la statua
di St. Koloman
posta nella parte superiore.
La
via
più antica di
Melk è Sterngasse,
una sorta di museo a cielo
aperto in cui si distinguono
ancora le professioni degli
abitanti che erano soliti
descriverle mediante
raffigurazioni sulle pareti
esterne. Nei paraggi c’è
Haus am Stein (Casa
nella Roccia),
l’edificio più vecchio del
centro, costruito verso la metà
del Quattrocento e ora quasi
interamente ricoperto di
piante rampicanti. Spostandosi
verso il Danubio si notano i
resti dell’antico tracciato
murario e lo
Schiffsmeisterhaus,
sul quale sono stati riportati
i livelli delle maggiori piene
fluviali della storia di Melk.
Infine è da vedere l’Altes
Posthaus, l’ufficio postale
barocco realizzato nel 1792 e
attualmente utilizzato come
centro convegni.
A
poca distanza dal centro
cittadino si trova un castello
rinascimentale chiamato
Schallaburg.
L'ufficio
per le informazioni turistiche
e gli archivi della città
sono ospitati nella Forsthaus,
al cui lato si incontrano le
vie Zaglauergasse e Wiener
Straße. La Zaglauergasse
si restringe da un lato a
causa della presenza delle
mura cittadine. In questo
punto si trovava la Wiener
Tor, cioè la Porta di
Vienna. Dall'altra parte della
città vi era la Linzer Tor,
cioè la Porta di Linz: questi
erano i due accessi principali
di Melk.
La
Wiener Straße si apre
poi nella Piazza del
Municipio, la Rathausplatz,
ove si trova il Municipio
costruito nel 1575. La
facciata di questo edificio è
stata ridisegnata nella metà
del XIX secolo e ora presenta
una notevole porta d'ingresso
in rame e legno. Alla sua
sinistra si trova l'edificio
chiamato Lebzelterhaus,
del 1657, che ora ospita una
farmacia. Al centro della
Piazza del Municipio si trova
una fontana chiamata Kolomanbrunnen,
dono dell'abbazia alla
cittadinanza.
La
più antica strada di Melk è
la Sterngasse, un tempo
la via principale, le cui case
hanno dipinti sui muri che
indicano quali artigiani vi
lavoravano. Alcune di queste
abitazioni possiedono
splendidi giardini interni.
Il
più antico edificio di Melk,
chiamato Haus am Stein,
venne costruito durante il XV
secolo ed ha una facciata
ricoperta di piante
rampicanti. Vicino alla riva
del Danubio si trovano i resti
delle antiche mura cittadine e
della Torre di difesa. Un
altro edificio, chiamato Schiffsmeisterhaus,
riporta sulla facciata
l'indicazione dell'altezza
raggiunta dalle piene del
fiume nei secoli: il segno più
alto è del 1501, 15,8 metri
al di sopra del livello
usuale. L'Haus auf dem
Stein, costruita a metà
del XVI secolo, venne usata
come atelier dal pittore
austriaco Walter Prinzl.
L'antico
edificio postale, del 1792, ha
una facciata decorata da uno
splendido rilievo realizzato
alla fine dell'epoca barocca.
La chiesa, di epoca gotica,
presenta sulla facciata nord
un notevole gruppo scultoreo,
il Kalvarienberggruppe
Durante
la Seconda guerra mondiale era
ubicato in città un
sottocampo del Campo di
concentramento di Mauthausen
di cui oggi rimane solo il
crematorio. In questo
sottocampo nel 1945, fra gli
altri fu trucidato
l'architetto Giuseppe Pagano
Pogatschnig.
A
un chilometro circa dal
grazioso borgo Schönbühel su una roccia alta 40 mt.
a picco sul Danubio sorge
l’omonimo castello e il
Monastero del XII secolo
fedelmente costruito su
imitazione dei luoghi santi
della Palestina con la chiesa
della Natività di Betlemme,
la tomba di Cristo e la
Cappella del Calvario e una
cappella che mostra la
Crocifissione.
Riprendendo
il percorso lungo il Danubio e
nel punto più stretto della
Wachau possiamo ammirare le
rovine della fortezza
Aggstein
del XII secolo che troneggia
su una collina rocciosa.
All’epoca
il castello era in possesso
dei Kuehnringer, briganti che assalivano e saccheggiavano le
navi e i convogli commerciali
che vi transitavano.
Göttweig
il Monastero Benedettino
barocco, chiamato la
“Montecassino Austriaca“
si vede da lontano per la sua
posizione fantastica situata
ad un’altezza di 450 mt.
L'abbazia
fu fondata come un monastero
di Canonici regolari da
Altmann, vescovo di Passavia.
L'altar maggiore di una prima
chiesa fu consacrato nel 1072,
ma il monastero non fu pronto
prima del 1083: il documento
che ne attesta la fondazione
è datato 9 settembre 1083, ed
è preservato negli archivi
dell'abbazia.
Nel
1094 la disciplina della
comunità era piuttosto
rilassata e così il vescovo
di Passavia Ulrich, con il
permesso del Papa Urbano II,
introdusse la Regola
benedettina. Il Priore
Hartmann dell'Abbazia di San
Biagio nella Foresta Nera
venne eletto abate. Egli
condusse con sé dall'abbazia
di San Biagio numerosi monaci,
tra cui il beato Wirnto e San
Bertoldo di Garsten,
successivamente
rispettivamente abati di
Formbach e di Garsten. Sotto
Hartmann (1094-1114) Göttweig
divenne un luogo di sapere e
stretta osservanza monastica.
Egli fondò una scuola
monastica, organizzò una
biblioteca, ed ai piedi della
collina costruì un convento
femminile. Probabilmente nelle
vicinanze visse da monaca di
clausura Ava, la prima
poetessa di lingua tedesca del
quale si conosca il nome
(1127). Il monastero
femminile, successivamente
trasferito in cima alla
collina, continuò ad esistere
sino al 1557.
Durante
il XV e XVI secolo
l'importanza dell'abbazia
declinò abbastanza
rapidamente tanto che tra il
1556 ed il 1564 non ebbe un
abate. Per porre termine a
questa crisi una delegazione
imperiale arrivò a Göttweig,
e venne eletto come abate
Michael Herrlich, un monaco
dell'abbazia di Melk. Il nuovo
abate, che terminò il suo
ufficio nel 1603, risistemò
il monastero sia dal punto di
vista spirituale e
finanziario, e lo ricostruì
dopo che venne pressoché
distrutto da un incendio nel
1580.
Molti
abati si distinsero durante la
Riforma Protestante, tra essi
George Falb (1612-1631) e
David Corner (1631-1648), che
si opposero con successo alla
diffusione del protestantesimo
nel distretto.
Nel
1718 il monastero bruciò e fu
ricostruito in grande stile
durante l'ufficio dell'abate
Gottfried Bessel (1714-1749),
grazie ai progetti
dell'architetto Johann Lucas
von Hildebrandt che si ispirò
all'Escorial. L'affresco che
decora lo scalone imperiale è
considerato come uno dei
massimi capolavori
dell'architettura Barocca in
Austria. Eseguito da Paul
Troger nel 1739, rappresenta
Carlo VI d'Asburgo come
Apollo.
L'abbazia
vanta una biblioteca con
130,000 tomi e manoscritti, in
particolare un'importante
collezione di incisioni
religiose, accanto ad una
notevole collezione di monete,
antichità, manoscritti
musicali e testi di storia
naturale, tutti sopravvissuti
ai danni causati dalla Seconda
guerra mondiale.
Dal
1625 l'abbazia fa parte della
Congregazione d'Austria,
adesso parte della
Confederazione Benedettina.
Attraversando
il Danubio, sulla riva
sinistra si incontra
l’antico centro Krems-Stein,
due città commerciali nel
medioevo ora unite in un unico
comune.
Inclusa
dall’Unesco nel Patrimonio
Culturale dell’ Umanità è
un'affascinante città
circondata da vigneti e ricca
di tesori barocchi e
rinascimentali con stradine
medievali e importanti
monumenti storici. La parte più
antica della città è situata
su un terreno più elevato,
mentre i quartieri più
recenti si affacciano sulle
rive del Danubio. La città
vecchia vanta molti edifici
storici ed eleganti case
borghesi, belle chiese
barocche, gotiche e resti di
fortificazioni.
Il
punto di riferimento della
città è la Steiner Tor;
un’alta torre barocca tra
due torri medievali, con tetti
a punta che introduce nel
centro storico in una matassa
di vicoli, piazzette e palazzi
rinascimentali. Stein è un
luogo incantevole che ha
conservato gran parte del suo
fascino di “vecchio
mondo”. Potremo notare la
presenza di numerose cantine
che han fatto gran parte della
storia del vino austriaco.
Oltre
agli edifici antichi ben
conservati, la città deve la
sua fama alla viticoltura,
molto sviluppata della zona
circostante, alla presenza di
numerose istituti
d'istruzione: l'Università
statale (la
"Donau-Universität
Krems"), due università
private e altre scuole
specializzate per la
formazione professionale:
un'offerta straordinaria per
una città di soli 24.000
abitanti.
Negli ultimi anni Krems ha
fatto molto per restaurare
edifici storici e per
abbellire la città, ma anche
i musei, le esposizioni e i
festival di richiamo
internazionale (vedi sotto)
fanno sì che i turisti che
affluiscono ogni anno
diventino sempre più
numerosi.
La
romantica cittadina di Dürnstein
che si affaccia direttamente
sul Danubio è forse la più
popolare attrazione turistica
della Wachau. Circondata da
mura e torri sembra
incastonata contro la
montagna.
Il
villaggio medievale di
Durnstein è dominato dal suo
castello del XII secolo
(1130). Del castello, fondato
da Kuenringern Hadmar I, non
rimane granché, ma vale
certamente la pena salirvi. La
sua storia è legata
certamente al personaggio più
illustre, il re inglese
Riccardo Cuor di Leone, che
suo malgrado vi soggiornò dal
dicembre 1192 al marzo 1193,
prigioniero del duca Leopoldo
V d'Austria.
Per quel che riguarda gli
avvenimenti che accaddero,
questo è un esempio di come
nella storia la leggenda si
confonde con la realtà. Era
il tempo in cui in Terra Santa
si combatteva la Terza
Crociata e ci furono delle
discussioni per come dividersi
il bottino di guerra tra i
soldati dei diversi eserciti.
Sembra che Riccardo avesse
anche ingiuriato Leopoldo V
(avendo buttato la bandiera
del suo nemico dalle mura o
nel letame). Rientrando in
Inghilterra, Riccardo naufragò
con la sua nave e fu costretto
a proseguire attraversando le
terre del suo nemico.
Anche se si era travestito da
pellegrino, fu riconosciuto
dagli uomini di Leopoldo V che
lo fecero prigioniero. Si dice
che l'imperatore Enrico VI per
la sua liberazione avesse
chiesto a Riccardo di
diventare re di Arles e delle
due Borgogne a patto che gli
rendesse omaggio, ma poi
questa proposta non fu più
presa in considerazione. E'
vero però che infine furono
pagate 23,5 tonnellate
d'argento per la liberazione
del re inglese, con le quali
si ingrandì Durnstein e si
costruì la città di Wiener
Neustadt, non lontana da
Vienna.
La
leggenda invece narra che il
menestrello Blondel della
corte di Riccardo, andasse
cercando il suo re presso le
corti straniere cantando la
canzone che aveva composto con
lui. Infine accadde che un
giorno avendone cantato la
prima strofa al castello di
Durnstein, egli udì la
continuazione cantata da
Riccardo, ponendo fine alle
sue peregrinazioni.
Tra
le mura vi è un convento
agostiniano, capolavoro di
architettura barocca. La torre
bianca e blu della chiesa
spicca su tutto il paesaggio
circostante. Ristrutturata nel
1980 nei suoi colori originali
con importanti rilievi del
Cristo sofferente domina anche
il corso del Danubio.
Una rarità, il tabernacolo
girevole dell’altare, con 44
scene tratte dalla vita di Gesù.
Weissenkirchen
e Spitz assieme ai
paesi di Joching, Wösendorf e
St. Michael, formano la
regione a vocazione vinicola
più grande della Wachau.
In
questa zona nasce il celebre
Riesling.
Nonostante i vini austriaci
non siano famosi come altri
vini europei, meritano
sicuramente di essere
assaggiati.
I vini bianchi di questa
regione sono ottenuti da uve
Gruner Veltliner, un vitigno
autoctono. Lo Chardonnay, il
Riesling, il Weissburgunden
(Pinot Bianco) e
Gewurtztraminer, sono
decisamente profumati e
strutturati con una lunga
persistenza.
Tra i rossi si produce
prevalentemente Blauburgunden,
( Pinot Nero). Numerose sono
le “Heurigen”, cantine con
possibilità di degustazioni.
Il
percorso giunge al villaggio
di Willendorf, ove è
stata rinvenuta la “Venere
di Willerdorf”. La
venere di Willendorf, anche
nota come donna di Willendorf
è una statuetta di 11 cm
d'altezza raffigurante una
donna, scolpita in pietra
calcarea oolitica non
originaria della zona di
rinvenimento, ed è dipinta
con ocra rossa. Rappresenta un
fisico femminile steatopigo.
Si tratta di una delle più
famose statuette paleolitiche,
dette veneri paleolitiche
avendo metaforicamente
retrodatato la divinità, la
venere mitologica, di molti
millenni; si trova attualmente
al Naturhistorisches Museum di
Vienna.
La
statuetta fu rinvenuta nel
1908 dall'archeologo Josef
Szombathy, in un sito
archeologico risalente al
paleolitico. Intorno al 1990,
dopo un'accurata analisi della
stratigrafia del luogo, e dopo
precedenti datazioni che la
ponevano inizialmente al
10.000 a.C. poi fino al 32.000
a.C. , fu stimato che la
statuetta sia stata realizzata
da 25.000 a 26.000 anni fa.
Non si sa ancora nulla di
preciso della sua origine, del
modo in cui è stata scolpita,
o del suo significato
culturale.
Secondo
alcune interpretazioni, più
che di un ritratto realistico
di una figura femminile si
tratta di una sua
idealizzazione, o secondo
altre di un autoritratto, il
che spiegherebbe le
proporzioni alterate come una
semplice questione
prospettica. La vulva e il
seno sono gonfi e molto
pronunciati, cosa che
suggerisce l'intenzione di
rappresentare un significato
fortemente connesso con la
fertilità, ed anche il colore
rosso ocra col quale la
statuetta è dipinta
ricorderebbe secondo alcuni
studiosi il sangue mestruale.
Le braccia sottili sono
congiunte sul seno, e il volto
non è visibile; la testa si
direbbe coperta da trecce o da
un qualche genere di
copricapo.
Il
nomignolo "venere",
attribuito alla statuetta
all'epoca della scoperta, è
stato recentemente oggetto di
qualche critica. Christopher
Witcombe ha osservato:
"l'identificazione
ironica di questa figura con
Venere era volta a compiacere
alcune assunzioni dell'epoca
circa i primitivi, le donne, e
il gusto". C'è anche una
certa riluttanza a
identificare il soggetto della
statua con la dea Madre Terra
della cultura del paleolitico
europeo. Alcuni suggeriscono
che, in una società di
cacciatori e raccoglitori, la
corpulenza e l'ovvia fertilità
della donna potrebbero
rappresentare un elevato
status sociale, sicurezza e
successo.
I
piedi non sono fatti in modo
tale da consentire alla
statuetta di stare in piedi.
Si è perciò speculato che
potesse trattarsi di un
oggetto da tenere in mano.
Alcuni archeologi la
interpretano come un amuleto
portafortuna. Alcuni autori
ritengono che questa
statuetta, come le altre di
questo genere, si possa
interpretare come una specie
di ex voto, sempre legato al
rito della fertilità.
Dopo
la Venere di Willendorf, sono
state rinvenute molte altre
statuette di questo genere,
spesso indicate proprio come
"veneri" o
"veneri
paleolitiche".
Lasciando
le sponde del Danubio e
risalendo la collina si
incontra il castello
di Arstetten
residenza estiva della
famiglia imperiale. Il
castello bianco si trova in un
vasto parco di faggi e
cipressi secolari ed è
riconoscibile da lontano per
le sue sette cupole a cipolla.
Nella
cappella del castello sono
sepolti l’Arciduca Francesco
Ferdinando e Sofia, Duchessa
di Hohenberg deceduti
nell’attentato di Sarajevo
nel 1914.
L'itinerario nel luogo di
pellegrinaggio più importante
della Bassa Austria termina a
Maria Taferl. Il
santuario di Maria Taferl
è un santuario cattolico
mariano dedicato alla Madonna
Addolorata, sito su un'altura,
visibile da lontano, che
prospetta sulla valle del
Danubio. Secondo le credenze
dei fedeli, l'acqua della
sorgente di Maria Taferl è
particolarmente benefica per
le affezioni agli occhi.
Dal
1969 il santuario è gestito
dalla congregazione dei
Missionari oblati di Maria
Immacolata.
Secondo
la leggenda, tra il 1633 e il
1642, ebbero luogo, su
un'altura sopra Marbach an der
Donau, alcune guarigioni
miracolose presso una quercia.
Un boscaiolo di nome Alexander
Schinagel nel 1642 fece
intagliare nel legno della
quercia una Pietà,
dopo essere guarito
miracolosamente da una grave
malattia (di qui prese il nome
anche la località: Maria
Taferl). Anche al bracciante
Thomas Pachmann accadde, nella
medesima località, una
guarigione miracolosa. Dopo
aver cercato di abbattere una
quercia sulla quale era
fissato un ritratto di Gesù
Cristo, si ferì gravemente
alle gambe. Dopo una fervente
preghiera alla Madre di Dio,
le sue ferite, quasi mortali,
smisero di sanguinare. La
vecchia quercia fu distrutta
dal fuoco nel 1755 e
l'incisione della Pietà
ne fu danneggiata.
Nel
1659 fu eretta una cappella.
La costruzione del santuario
ebbe inizio nel 1660. I lavori
furono affidati all'architetto
imperiale Georg Gerstenbrandt
ed all'italiano Carlo Lurago.
Quest'ultimo tuttavia morì
nel 1684 e ne prese il posto
l'architetto Jakob Prandtauer,
al quale si devono in
particolare le due cupole,
erette fra il 1708 e il 1710.
Secondo
le iscrizioni all'interno
della basilica, la sua
costruzione avrebbe infuso
nuovo coraggio agli abitanti
devoti della zona, in
occasione dell'epidemia di
peste, delle guerre contro i
Turchi e della guerra dei
trent'anni. Si possono anche
supporre le intenzioni di
testimoniare la controriforma
nel cuore cattolico della
casata degli Asburgo. Giova a
questo proposito osservare la
posizione di Maria Taferl,
testimonianza delle
manifestazioni di fede
cattolica, osservabili
dall'allora via principale del
traffico commerciale, il
Danubio.
Vi
sono numerosi racconti
tramandati dal XVII secolo e
relativi a processioni di
angeli. A quel periodo risale
la tradizione dei
pellegrinaggi a Maria Taferl.
Nel solo 1760 devono aver
avuto luogo ben 700
processioni e celebrate più
di 19.000 Messe.
Sull'entità
e origine dei pellegrinaggi vi
sono informazioni nella Camera
del tesoro all'interno della
basilica. Qui sono esposti
numerosi omaggi dei
pellegrini, donati a seguito
di guarigioni supposte od
effettive. Altre fonti
sull'importanza di Maria
Taferl come santuario,
provengono dalla croce in
pietra, un'opera omaggio dei
cittadini di Freistadt ai
pellegrini deceduti. È
rappresentata anche una
documentazione delle difficoltà
del pellegrinaggio in quei
tempi.
Nel
novembre del 1947 papa Pio XII
l'ha elevato alla dignità di
basilica minore.
L'edificio,
in stile primo-barocco, ha una
pianta a forma di croce ed una
facciata affiancata da due
torri, con la vista sul coro
orientata a nord. La
costruzione fu presumibilmente
iniziata secondo il modello
dell'architetto Georg
Silbernagel e sotto la
direzione di Georg
Gerstenbrandt. Questa venne
assunta tra il 1670 e il 1671
dall'architetto Carlo Lurago,
che, deceduto anzitempo, fu
sostituito dal collega Jakob
Prandtauer, cui si devono i
progetti delle due cupole.
L'alta navata, sotto una
copertura a doppio spiovente
ha la sua apertura principale
nel portale della facciata a
sud, con doppia pilastratura e
sul cornicione un timpano
arcuato con al centro un
orologio. Il portale
principale è fiancheggiato da
due torri leggermente
arretrate.
Il
portale principale è datato
1694 e 1947 ed ha nel timpano
interrotto una finestra
rettangolare incoronata da un
segmento circolare, una
balaustra di pietra in rilievo
ed un canestro in ferro
forgiato.
Sui
lati della chiesa vi sono
finestre con frontone
centinato tra i pilastri. I
lati del transetto hanno
finestre a lunetta. La torre
orientale fu eretta nel 1687,
quella occidentale nel 1697.
Entrambe sono segnate dal
cornicione che circonda la
chiesa ed hanno una struttura
a doppio pilastro a vista,
finestre con frontone
centinato con cunei e finestre
abat-son con balaustre
in rilievo e cupole a cipolla.
La
sagrestia a due piani, esposta
a nord, fu eretta nel 1661 ed
è quindi la più antica parte
costruita della chiesa. Essa
è più bassa della navata ed
ha finestre rettangolari a
grata. Nel sotterraneo si
trova una cripta.
Sul
lato nord della chiesa vi è
una figura marmorea di Johann
Georg Loy del 1710. La
cosiddetta "pietra di
Taferl", che è anche
citata nelle indicazioni del
luogo, si trova sul lato est
del sagrato. L'altare
sacrificale in pietra è
circondato da una balaustra
rotonda in pietra dove è
stato posto nel 1959, dopo
essere stato fino al 1744
all'interno della chiesa, di
fronte all'altare della
Grazia, e successivamente di
fronte all'ingresso principale
della chiesa.
La
navata è unica con transetto
a bracci di lunghezza pari
alla larghezza sotto una volta
a botte, poggiante su paraste,
e su una crociera quadra con
angoli smussati sta una piatta
falsa cupola. Il coro a due
crociere, di larghezza uguale
a quella della navata, grazie
all'inserimento dell'altar
maggiore, risulta accorciato
di quasi una crociera.
La
navata e il coro hanno, grazie
ai doppi pilastri con
capitelli dorati, una ricca
articolazione nelle paraste,
con un cornicione profilato a
decori floreali e fregi
plastici dorati. Dal 1713 al
1718 vennero rimosse le
originali decorazioni a
stucco, che furono sostituite
dagli affreschi del pittore
Antonio Beduzzi, che per il
gran lavoro ricorse alla
collaborazione dei pittori
Josef Regiosi, Johann Reichard
Hager, Maximilian Kellner e
Franzecesco Messinta. Furono
dipinti:
-
nel coro la Vittoria della
Santa Croce, con angeli che
portano la vesti e il sudario
di Cristo,
-
nella cupola Assunzione di
Maria contornata da otto scene
della Sua vita,
-
nei pennacchi i quattro
evangelisti,
-
nel transetto, braccio di
sinistra, Maria viene
accolta in cielo dal Figlio,
braccio di destra Maria,
figlia preferita del Padre,
-
nella navata Vita ed
apoteosi di san Giuseppe,
-
sotto il matroneo tre scene
della leggenda della Grazia, Thomas
Pachmann si ferisce con la
caduta della quercia, Processione
di angeli attorno alla quercia
e Alexander Schinagel
inizia la Pietà.
L'altare
maggiore in marmo a stucco fu
realizzato originariamente nel
1734, secondo un progetto di
Johann Michael Prunner insieme
a Josef Matthias Götz e
contiene, in una nicchia
centrale di tre quarti di
cerchio, l'altare della
Grazia. Quest'ultimo fu
realizzato nel 1735 da Johann
Peter Schwendter con argento
della Camera del tesoro. Venne
restaurato dopo l'incendio del
1755. Dopo una visita
dell'imperatore Francesco II,
nel 1810, tutti gli ornamenti
in argento dell'altare della
Grazia dovettero essere
staccati e nel 1811 nuovamente
raccolti in forma
semplificata. Sulla parete
posteriore dell'altare vi sono
due arme in marmo,
probabilmente di Otto Achaz
von Hohenfeld, risalenti al
1677. Nel coro ci sono due
tavole in memoria di san
Clemente Maria Hofbauer, del
1786 e del 1795.
Due
analoghi altari laterali sulle
pareti frontali del transetto
furono realizzati dal 1779 al
1781 da Jakob Mössl, i
retabli furono dipinti nel
1775 da Martin Johann Schmidt,
a sinistra Crocifissione
con Maria, Giovanni e
Maddalena, a destra La
Sacra Famiglia come
protettrice della località di
Maria Taferl. Le figure
sono dello scultore Johann
Georg Dorfmeister. Due piccoli
altari laterali sulle
smussature della navata
mostrano, a sinistra, il
retablo Le elemosine di san
Giovanni da Nepomuk del
pittore Johann Georg Schmidt
e, a destra, San Carlo
Borromeo dello stesso
pittore con la collaborazione
del pittore Anton Hertzog.
Il
pulpito del 1726 segue il
modello di quello della
Cattedrale di Passavia, con
ricche decorazioni di figure e
rilievi di Peter Widerin e di
Matthias Tempe.
L'organo,
con uno sfarzoso alloggiamento
rococò ed orologio, fu
costruito dal 1759 al 1760 da
Johann Hencke. L'opera fu
rinnovata nel 1910 da Franz
Capek e ampliata nel 1956 e
nel 1981.
Il
compito di fondere una campana
fu affidato per la prima volta
ad una fonderia di Linz.
Tuttavia questa non risultò
idonea secondo lo scampanio
allora voluto. Solo nel 1773
il fonditore viennese Franz
Josef Scheichel di
Leopoldstadt fuse la campana
desiderata del peso di 1.800 kg.
Già
un anno dopo Scheichel fuse
una seconda campana del peso
di 3.750 kg, utilizzando
per la fusione il metallo di
cannoni.
Nel
1922 furono fuse due altre
campane di 370 kg. Nel
1925 la chiesa ottenne lo
scampanio del Salve Regina.
Alla vecchia campana del 1774,
si aggiunsero quattro nuove
del peso rispettivamente di
1600 kg, 770 kg, 450 kg
e 300 kg. A seguito
dell'elevazione della chiesa
alla dignità di basilica
minore, nel 1947 vennero
aggiunti nuovi scampanii,
dapprima uno e poi, nel 1949,
altri tre.
Negli
anni 2004 e 2005 tutte le
campane di entrambe le torri
furono sottoposte a restauro.
Ma
la Wachau oltre a paesini
pittoreschi, palazzi storici,
castelli e monasteri è molto
altro… una natura
meravigliosamente conservata,
usi e costumi con tradizioni
ben radicate. Non è raro
incontrare uomini e donne con
i loro abiti tradizionali, con
una dedizione al loro
territorio davvero
rimarchevole. Lasciamo a voi
il compito di scoprire questi
ed altri luoghi, magari
percorrendo la ciclabile del
Danubio quasi tutta in piano
adatta anche a bambini.
Ci
sono siti interessanti anche
al di fuori della Wachau, e
cioè nella regione che la
ospita, la Bassa Austria. Carnuntum
presenta per esempio
importanti e ampi scavi romani
e un parco archeologico che
non mancherà di stupire gli
adulti e rallegrare i bambini.
La
graziosa città di Tulln,
è anch'essa meta di visita
interessante, è infatti il
luogo in cui nacque il pittore
Egon Schiele, della scuola
austriaca di Gustav Klimt.
L’area
Marchfeld (Moravia) e
l’area orientale del Danubio
sono invece note per il
panorama scenico e per i
numerosi castelli. A
nord di Marchfeld c’è una
regione piuttosto
interessante, quella delle
città di Mistelbach e Hollabrunn.
La
città di Gmünd, non
deve essere confusa con la
città che porta lo stesso
nome in Carinzia. Nel
sud-ovest della provincia, la
città di Waidhofen an der
Ybbs permette l’accesso alla
pittoresca Valle di Ybbs; in
questa regione, c’è da
notare la località di
Lilienfeld con il suo
monastero, la città di
Wieselburg e la regione
intorno a Lunz am See.
Giugno
2015
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