Paesaggio culturale di Wachau
Austria

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2000

 

   

La Wachau è una valle di una trentina di chilometri che inizia alle porte di Melk per proseguire sino a Krems snodandosi lungo il corso del Danubio. Nel primo tratto è molto stretta ed è attorniata da montagne e via via si allarga sino ad arrivare nelle vallate dove regnano molti frutteti. Ripide scoscese si alternano a zone boschive caratterizzate da paesi e città, monasteri, castelli e rovine che si affacciano sul Danubio alcuni dalla riva destra, altri sulla riva sinistra e da una straordinaria varietà di paesaggi. 

La Wachau, quella che viene chiamata la valle dei Nibelunghi, perché qui (così racconta l’opera dei Nibelunghi) sarebbe vissuto Rüdiger von Bechelaren, uomo di fiducia di Attila, è una delle valli più belle del mondo: la regione è stata infatti dichiarata sito del Patrimonio Culturale dell’UNESCO ed è colma di una splendida architettura barocca.

Uno dei maggiori ritrovamenti archeologici del Paese, e del mondo, proviene da questa vallata: è la “Venere di Willendorf “, ritrovata nei pressi della località di Spitz e risalente a ben oltre 26.000 anni. Per vedere la paffuta donna dell’Età della Pietra occorre andare al Museo di Storia Naturale di Vienna, dove è in esposizione.

Non mancano i terrazzamenti, realizzati con muretti a secco, sui quali si coltivano vigneti che producono un vino noto in tutta l’Austria, mentre lungo il Danubio si snoda la più nota pista ciclabile d’Europa.  

Il Riesling, il Gruner Veltiner, lo Chardonnay e il Muskateller danno origine a ottimi vini, che si possono degustare nei numerosi Heurigen, l'equivalente delle nostre osterie, dove per tradizione si assaggia il vino nuovo, accompagnato da formaggi e salumi prodotti nella zona.

Anche le grandi abbazie qui presenti hanno contribuito al diffondersi di queste coltivazioni. Ancora oggi le abbazie producono vino ad alto livello, e contribuiscono a far conoscere questo prodotto ai turisti che le visitano.

Altri prodotti tipici di questa valle sono le "marillen", le albicocche ricche di sapore ed aroma che qui trovano le condizioni climatiche adatte. Con questi frutti vengono prodotte confetture, succhi e liquori, ed entrano a far parte di piatti della tradizione culinaria di questa regione, proposti nei ristoranti locali.

Dalla riva destra del Danubio si raggiunge la graziosa cittadina di Ybbs dominata dal castello Persenbeug dove nel 1887 nacque l’ultimo imperatore d’Austria Carlo d’Asburgo. 

Il centro storico di questo borgo vanta case borghesi del XV e XVI secolo con una fontana rinascimentale e la chiesa parrocchiale tardo-gotica, mentre la Ybbs moderna vanta una centrale idroelettrica e per gli appassionati delle due ruote da vedere il museo della bicicletta che rappresenta la sua evoluzione dal 1820 fino ai nostri giorni. 

Proseguendo lungo il Danubio si incontra la città di Melk, una delle località turistiche più conosciute d’Austria per via della sua celebre abbazia.

Indicata per la prima volta all’inizio del IX secolo col nome di Medelike, la cittadina accrebbe considerevolmente le proprie dimensioni grazie all’impegno del marchese Leopoldo I di Babenberg (940-994), che commissionò la costruzione di un piccolo castello. Nel 1089, per ordire di Leopold II, il maniero passò sotto il controllo diretto dei monaci benedettini di Lambach, che trasformarono Melk nel centro spirituale d’Austria. Il Quattrocento fu il secolo delle cosiddette Riforme di Melk, che cambiarono lo stile di vita all’interno dei monasteri di tutto il Sacro Romano Impero, ma nonostante questo il centro ricevette lo status di città solo nel 1898.

La cartolina più conosciuta di Melk è quella che ritrae l’imponente sagoma dell’abbazia benedettina, annoverata tra i siti monastici più famosi del mondo. - Qui Umberto Eco ha ambientato il suo celebre romano "Il nome della rosa" - La sua fondazione risale all’XI secolo, quando si decise di costruire un punto di osservazione privilegiato dal quale controllare non solo l’abitato di Melk, ma anche un vasto tratto della valle di Wachau. Tuttavia, l’edificio odierno è stato quasi totalmente riprogettato all’inizio del Settecento in stile barocco dall’architetto Jakob Prandtauer (1660-1726), conosciuto anche per aver ultimato la cattedrale di Passavia in Germania. Le mura meridionali dell’abbazia sono lunghe all’incirca 300 metri e, data la loro imponenza, la rendono somigliante ad una fortezza. All’interno del complesso monastico spiccano la chiesa, particolarmente apprezzata per i tanti affreschi eseguiti da Johann Michael Rottmayr (1656-1730), e la biblioteca, che contiene innumerevoli scritti medievali di grande importanza storica. Nella basilica, inoltre, sono contenute le spoglie di St. Koloman, patrono di Melk.

Terminata la visita all’abbazia, ci si può spostare nel centro storico di Melk. Il punto di partenza della visita non può che essere l’ufficio turistico, ospitato all’interno della Forsthaus, che fa angolo tra Zaglauergasse e Wiener Straße. Imboccando la prima strada si giunge alla Wiener Tor (Porta di Vienna), che fa da contraltare alla Linzer Tor (Porta di Linz) situata dal lato opposto della città; Wiener Straße, invece, conduce alla Rathausplatz, la “piazza del Municipio”, sulla quale si affacciano il municipio del 1575 ed il Lebzelterhaus, un palazzo della seconda metà del XVII secolo attualmente sede di una farmacia. Al centro della piazza si trova la Kolomanbrunnen, la fontana donata dall’abbazia alla cittadinanza di Melk, di cui notare la statua di St. Koloman posta nella parte superiore.

La via più antica di Melk è Sterngasse, una sorta di museo a cielo aperto in cui si distinguono ancora le professioni degli abitanti che erano soliti descriverle mediante raffigurazioni sulle pareti esterne. Nei paraggi c’è Haus am Stein (Casa nella Roccia), l’edificio più vecchio del centro, costruito verso la metà del Quattrocento e ora quasi interamente ricoperto di piante rampicanti. Spostandosi verso il Danubio si notano i resti dell’antico tracciato murario e lo Schiffsmeisterhaus, sul quale sono stati riportati i livelli delle maggiori piene fluviali della storia di Melk. Infine è da vedere l’Altes Posthaus, l’ufficio postale barocco realizzato nel 1792 e attualmente utilizzato come centro convegni.

A poca distanza dal centro cittadino si trova un castello rinascimentale chiamato Schallaburg.

L'ufficio per le informazioni turistiche e gli archivi della città sono ospitati nella Forsthaus, al cui lato si incontrano le vie Zaglauergasse e Wiener Straße. La Zaglauergasse si restringe da un lato a causa della presenza delle mura cittadine. In questo punto si trovava la Wiener Tor, cioè la Porta di Vienna. Dall'altra parte della città vi era la Linzer Tor, cioè la Porta di Linz: questi erano i due accessi principali di Melk.

La Wiener Straße si apre poi nella Piazza del Municipio, la Rathausplatz, ove si trova il Municipio costruito nel 1575. La facciata di questo edificio è stata ridisegnata nella metà del XIX secolo e ora presenta una notevole porta d'ingresso in rame e legno. Alla sua sinistra si trova l'edificio chiamato Lebzelterhaus, del 1657, che ora ospita una farmacia. Al centro della Piazza del Municipio si trova una fontana chiamata Kolomanbrunnen, dono dell'abbazia alla cittadinanza.

La più antica strada di Melk è la Sterngasse, un tempo la via principale, le cui case hanno dipinti sui muri che indicano quali artigiani vi lavoravano. Alcune di queste abitazioni possiedono splendidi giardini interni.

Il più antico edificio di Melk, chiamato Haus am Stein, venne costruito durante il XV secolo ed ha una facciata ricoperta di piante rampicanti. Vicino alla riva del Danubio si trovano i resti delle antiche mura cittadine e della Torre di difesa. Un altro edificio, chiamato Schiffsmeisterhaus, riporta sulla facciata l'indicazione dell'altezza raggiunta dalle piene del fiume nei secoli: il segno più alto è del 1501, 15,8 metri al di sopra del livello usuale. L'Haus auf dem Stein, costruita a metà del XVI secolo, venne usata come atelier dal pittore austriaco Walter Prinzl.

L'antico edificio postale, del 1792, ha una facciata decorata da uno splendido rilievo realizzato alla fine dell'epoca barocca. La chiesa, di epoca gotica, presenta sulla facciata nord un notevole gruppo scultoreo, il Kalvarienberggruppe

Durante la Seconda guerra mondiale era ubicato in città un sottocampo del Campo di concentramento di Mauthausen di cui oggi rimane solo il crematorio. In questo sottocampo nel 1945, fra gli altri fu trucidato l'architetto Giuseppe Pagano Pogatschnig.

A un chilometro circa dal grazioso borgo Schönbühel su una roccia alta 40 mt. a picco sul Danubio sorge l’omonimo castello e il Monastero del XII secolo fedelmente costruito su imitazione dei luoghi santi della Palestina con la chiesa della Natività di Betlemme, la tomba di Cristo e la Cappella del Calvario e una cappella che mostra la Crocifissione.  

Riprendendo il percorso lungo il Danubio e nel punto più stretto della Wachau possiamo ammirare le rovine della fortezza Aggstein del XII secolo che troneggia su una collina rocciosa.  

All’epoca il castello era in possesso dei Kuehnringer, briganti che assalivano e saccheggiavano le navi e i convogli commerciali che vi transitavano.

Göttweig il Monastero Benedettino barocco, chiamato la “Montecassino Austriaca“ si vede da lontano per la sua posizione fantastica situata ad un’altezza di 450 mt. 

L'abbazia fu fondata come un monastero di Canonici regolari da Altmann, vescovo di Passavia. L'altar maggiore di una prima chiesa fu consacrato nel 1072, ma il monastero non fu pronto prima del 1083: il documento che ne attesta la fondazione è datato 9 settembre 1083, ed è preservato negli archivi dell'abbazia.

Nel 1094 la disciplina della comunità era piuttosto rilassata e così il vescovo di Passavia Ulrich, con il permesso del Papa Urbano II, introdusse la Regola benedettina. Il Priore Hartmann dell'Abbazia di San Biagio nella Foresta Nera venne eletto abate. Egli condusse con sé dall'abbazia di San Biagio numerosi monaci, tra cui il beato Wirnto e San Bertoldo di Garsten, successivamente rispettivamente abati di Formbach e di Garsten. Sotto Hartmann (1094-1114) Göttweig divenne un luogo di sapere e stretta osservanza monastica. Egli fondò una scuola monastica, organizzò una biblioteca, ed ai piedi della collina costruì un convento femminile. Probabilmente nelle vicinanze visse da monaca di clausura Ava, la prima poetessa di lingua tedesca del quale si conosca il nome (1127). Il monastero femminile, successivamente trasferito in cima alla collina, continuò ad esistere sino al 1557.

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Durante il XV e XVI secolo l'importanza dell'abbazia declinò abbastanza rapidamente tanto che tra il 1556 ed il 1564 non ebbe un abate. Per porre termine a questa crisi una delegazione imperiale arrivò a Göttweig, e venne eletto come abate Michael Herrlich, un monaco dell'abbazia di Melk. Il nuovo abate, che terminò il suo ufficio nel 1603, risistemò il monastero sia dal punto di vista spirituale e finanziario, e lo ricostruì dopo che venne pressoché distrutto da un incendio nel 1580.

Molti abati si distinsero durante la Riforma Protestante, tra essi George Falb (1612-1631) e David Corner (1631-1648), che si opposero con successo alla diffusione del protestantesimo nel distretto.

Nel 1718 il monastero bruciò e fu ricostruito in grande stile durante l'ufficio dell'abate Gottfried Bessel (1714-1749), grazie ai progetti dell'architetto Johann Lucas von Hildebrandt che si ispirò all'Escorial. L'affresco che decora lo scalone imperiale è considerato come uno dei massimi capolavori dell'architettura Barocca in Austria. Eseguito da Paul Troger nel 1739, rappresenta Carlo VI d'Asburgo come Apollo.

L'abbazia vanta una biblioteca con 130,000 tomi e manoscritti, in particolare un'importante collezione di incisioni religiose, accanto ad una notevole collezione di monete, antichità, manoscritti musicali e testi di storia naturale, tutti sopravvissuti ai danni causati dalla Seconda guerra mondiale.

Dal 1625 l'abbazia fa parte della Congregazione d'Austria, adesso parte della Confederazione Benedettina.

Attraversando il Danubio, sulla riva sinistra si incontra l’antico centro Krems-Stein, due città commerciali nel medioevo ora unite in un unico comune. 

Inclusa dall’Unesco nel Patrimonio Culturale dell’ Umanità è un'affascinante città circondata da vigneti e ricca di tesori barocchi e rinascimentali con stradine medievali e importanti monumenti storici. La parte più antica della città è situata su un terreno più elevato, mentre i quartieri più recenti si affacciano sulle rive del Danubio. La città vecchia vanta molti edifici storici ed eleganti case borghesi, belle chiese barocche, gotiche e resti di fortificazioni.

Il punto di riferimento della città è la Steiner Tor; un’alta torre barocca tra due torri medievali, con tetti a punta che introduce nel centro storico in una matassa di vicoli, piazzette e palazzi rinascimentali. Stein è un luogo incantevole che ha conservato gran parte del suo fascino di “vecchio mondo”. Potremo notare la presenza di numerose cantine che han fatto gran parte della storia del vino austriaco.   

Oltre agli edifici antichi ben conservati, la città deve la sua fama alla viticoltura, molto sviluppata della zona circostante, alla presenza di numerose istituti d'istruzione: l'Università statale (la "Donau-Universität Krems"), due università private e altre scuole specializzate per la formazione professionale: un'offerta straordinaria per una città di soli 24.000 abitanti.

Negli ultimi anni Krems ha fatto molto per restaurare edifici storici e per abbellire la città, ma anche i musei, le esposizioni e i festival di richiamo internazionale (vedi sotto) fanno sì che i turisti che affluiscono ogni anno diventino sempre più numerosi.

La romantica cittadina di Dürnstein che si affaccia direttamente sul Danubio è forse la più popolare attrazione turistica della Wachau. Circondata da mura e torri sembra incastonata contro la montagna. 

Il villaggio medievale di Durnstein è dominato dal suo castello del XII secolo (1130). Del castello, fondato da Kuenringern Hadmar I, non rimane granché, ma vale certamente la pena salirvi. La sua storia è legata certamente al personaggio più illustre, il re inglese Riccardo Cuor di Leone, che suo malgrado vi soggiornò dal dicembre 1192 al marzo 1193, prigioniero del duca Leopoldo V d'Austria.

Per quel che riguarda gli avvenimenti che accaddero, questo è un esempio di come nella storia la leggenda si confonde con la realtà. Era il tempo in cui in Terra Santa si combatteva la Terza Crociata e ci furono delle discussioni per come dividersi il bottino di guerra tra i soldati dei diversi eserciti. Sembra che Riccardo avesse anche ingiuriato Leopoldo V (avendo buttato la bandiera del suo nemico dalle mura o nel letame). Rientrando in Inghilterra, Riccardo naufragò con la sua nave e fu costretto a proseguire attraversando le terre del suo nemico.

Anche se si era travestito da pellegrino, fu riconosciuto dagli uomini di Leopoldo V che lo fecero prigioniero. Si dice che l'imperatore Enrico VI per la sua liberazione avesse chiesto a Riccardo di diventare re di Arles e delle due Borgogne a patto che gli rendesse  omaggio, ma poi questa proposta non fu più presa in considerazione. E' vero però che infine furono pagate 23,5 tonnellate d'argento per la liberazione del re inglese, con le quali si ingrandì Durnstein e si costruì la città di Wiener Neustadt, non lontana da Vienna.

La leggenda invece narra che il menestrello Blondel della corte di Riccardo, andasse cercando il suo re presso le corti straniere cantando la canzone che aveva composto con lui. Infine accadde che un giorno avendone cantato la prima strofa al castello di Durnstein, egli udì la continuazione cantata da Riccardo, ponendo fine alle sue peregrinazioni.

Tra le mura vi è un convento agostiniano, capolavoro di architettura barocca. La torre bianca e blu della chiesa spicca su tutto il paesaggio circostante. Ristrutturata nel 1980 nei suoi colori originali con importanti rilievi del Cristo sofferente domina anche il corso del Danubio. Una rarità, il tabernacolo girevole dell’altare, con 44 scene tratte dalla vita di Gesù. 

Weissenkirchen e Spitz assieme ai paesi di Joching, Wösendorf e St. Michael, formano la regione a vocazione vinicola più grande della Wachau. 

In questa zona nasce il celebre Riesling. Nonostante i vini austriaci non siano famosi come altri vini europei, meritano sicuramente di essere assaggiati. I vini bianchi di questa regione sono ottenuti da uve Gruner Veltliner, un vitigno autoctono. Lo Chardonnay, il Riesling, il Weissburgunden (Pinot Bianco) e Gewurtztraminer, sono decisamente profumati e strutturati con una lunga persistenza.

Tra i rossi si produce prevalentemente Blauburgunden, ( Pinot Nero). Numerose sono le “Heurigen”, cantine con possibilità di degustazioni.  

Il percorso giunge al villaggio di Willendorf, ove è stata rinvenuta la “Venere di Willerdorf”. La venere di Willendorf, anche nota come donna di Willendorf è una statuetta di 11 cm d'altezza raffigurante una donna, scolpita in pietra calcarea oolitica non originaria della zona di rinvenimento, ed è dipinta con ocra rossa. Rappresenta un fisico femminile steatopigo. Si tratta di una delle più famose statuette paleolitiche, dette veneri paleolitiche avendo metaforicamente retrodatato la divinità, la venere mitologica, di molti millenni; si trova attualmente al Naturhistorisches Museum di Vienna.

La statuetta fu rinvenuta nel 1908 dall'archeologo Josef Szombathy, in un sito archeologico risalente al paleolitico. Intorno al 1990, dopo un'accurata analisi della stratigrafia del luogo, e dopo precedenti datazioni che la ponevano inizialmente al 10.000 a.C. poi fino al 32.000 a.C. , fu stimato che la statuetta sia stata realizzata da 25.000 a 26.000 anni fa. Non si sa ancora nulla di preciso della sua origine, del modo in cui è stata scolpita, o del suo significato culturale.

Secondo alcune interpretazioni, più che di un ritratto realistico di una figura femminile si tratta di una sua idealizzazione, o secondo altre di un autoritratto, il che spiegherebbe le proporzioni alterate come una semplice questione prospettica. La vulva e il seno sono gonfi e molto pronunciati, cosa che suggerisce l'intenzione di rappresentare un significato fortemente connesso con la fertilità, ed anche il colore rosso ocra col quale la statuetta è dipinta ricorderebbe secondo alcuni studiosi il sangue mestruale. Le braccia sottili sono congiunte sul seno, e il volto non è visibile; la testa si direbbe coperta da trecce o da un qualche genere di copricapo.

Il nomignolo "venere", attribuito alla statuetta all'epoca della scoperta, è stato recentemente oggetto di qualche critica. Christopher Witcombe ha osservato: "l'identificazione ironica di questa figura con Venere era volta a compiacere alcune assunzioni dell'epoca circa i primitivi, le donne, e il gusto". C'è anche una certa riluttanza a identificare il soggetto della statua con la dea Madre Terra della cultura del paleolitico europeo. Alcuni suggeriscono che, in una società di cacciatori e raccoglitori, la corpulenza e l'ovvia fertilità della donna potrebbero rappresentare un elevato status sociale, sicurezza e successo.

I piedi non sono fatti in modo tale da consentire alla statuetta di stare in piedi. Si è perciò speculato che potesse trattarsi di un oggetto da tenere in mano. Alcuni archeologi la interpretano come un amuleto portafortuna. Alcuni autori ritengono che questa statuetta, come le altre di questo genere, si possa interpretare come una specie di ex voto, sempre legato al rito della fertilità.

Dopo la Venere di Willendorf, sono state rinvenute molte altre statuette di questo genere, spesso indicate proprio come "veneri" o "veneri paleolitiche".

Lasciando le sponde del Danubio e risalendo la collina si incontra il castello di Arstetten residenza estiva della famiglia imperiale. Il castello bianco si trova in un vasto parco di faggi e cipressi secolari ed è riconoscibile da lontano per le sue sette cupole a cipolla.

Nella cappella del castello sono sepolti l’Arciduca Francesco Ferdinando e Sofia, Duchessa di Hohenberg deceduti nell’attentato di Sarajevo nel 1914.

L'itinerario nel luogo di pellegrinaggio più importante della Bassa Austria termina a Maria Taferl.
Il santuario di Maria Taferl è un santuario cattolico mariano dedicato alla Madonna Addolorata, sito su un'altura, visibile da lontano, che prospetta sulla valle del Danubio. Secondo le credenze dei fedeli, l'acqua della sorgente di Maria Taferl è particolarmente benefica per le affezioni agli occhi.

Dal 1969 il santuario è gestito dalla congregazione dei Missionari oblati di Maria Immacolata.

Secondo la leggenda, tra il 1633 e il 1642, ebbero luogo, su un'altura sopra Marbach an der Donau, alcune guarigioni miracolose presso una quercia. Un boscaiolo di nome Alexander Schinagel nel 1642 fece intagliare nel legno della quercia una Pietà, dopo essere guarito miracolosamente da una grave malattia (di qui prese il nome anche la località: Maria Taferl). Anche al bracciante Thomas Pachmann accadde, nella medesima località, una guarigione miracolosa. Dopo aver cercato di abbattere una quercia sulla quale era fissato un ritratto di Gesù Cristo, si ferì gravemente alle gambe. Dopo una fervente preghiera alla Madre di Dio, le sue ferite, quasi mortali, smisero di sanguinare. La vecchia quercia fu distrutta dal fuoco nel 1755 e l'incisione della Pietà ne fu danneggiata.

Nel 1659 fu eretta una cappella. La costruzione del santuario ebbe inizio nel 1660. I lavori furono affidati all'architetto imperiale Georg Gerstenbrandt ed all'italiano Carlo Lurago. Quest'ultimo tuttavia morì nel 1684 e ne prese il posto l'architetto Jakob Prandtauer, al quale si devono in particolare le due cupole, erette fra il 1708 e il 1710. 

Secondo le iscrizioni all'interno della basilica, la sua costruzione avrebbe infuso nuovo coraggio agli abitanti devoti della zona, in occasione dell'epidemia di peste, delle guerre contro i Turchi e della guerra dei trent'anni. Si possono anche supporre le intenzioni di testimoniare la controriforma nel cuore cattolico della casata degli Asburgo. Giova a questo proposito osservare la posizione di Maria Taferl, testimonianza delle manifestazioni di fede cattolica, osservabili dall'allora via principale del traffico commerciale, il Danubio.

Vi sono numerosi racconti tramandati dal XVII secolo e relativi a processioni di angeli. A quel periodo risale la tradizione dei pellegrinaggi a Maria Taferl. Nel solo 1760 devono aver avuto luogo ben 700 processioni e celebrate più di 19.000 Messe. 

Sull'entità e origine dei pellegrinaggi vi sono informazioni nella Camera del tesoro all'interno della basilica. Qui sono esposti numerosi omaggi dei pellegrini, donati a seguito di guarigioni supposte od effettive. Altre fonti sull'importanza di Maria Taferl come santuario, provengono dalla croce in pietra, un'opera omaggio dei cittadini di Freistadt ai pellegrini deceduti. È rappresentata anche una documentazione delle difficoltà del pellegrinaggio in quei tempi.

Nel novembre del 1947 papa Pio XII l'ha elevato alla dignità di basilica minore.

L'edificio, in stile primo-barocco, ha una pianta a forma di croce ed una facciata affiancata da due torri, con la vista sul coro orientata a nord. La costruzione fu presumibilmente iniziata secondo il modello dell'architetto Georg Silbernagel e sotto la direzione di Georg Gerstenbrandt. Questa venne assunta tra il 1670 e il 1671 dall'architetto Carlo Lurago, che, deceduto anzitempo, fu sostituito dal collega Jakob Prandtauer, cui si devono i progetti delle due cupole. L'alta navata, sotto una copertura a doppio spiovente ha la sua apertura principale nel portale della facciata a sud, con doppia pilastratura e sul cornicione un timpano arcuato con al centro un orologio. Il portale principale è fiancheggiato da due torri leggermente arretrate.

Il portale principale è datato 1694 e 1947 ed ha nel timpano interrotto una finestra rettangolare incoronata da un segmento circolare, una balaustra di pietra in rilievo ed un canestro in ferro forgiato.

Sui lati della chiesa vi sono finestre con frontone centinato tra i pilastri. I lati del transetto hanno finestre a lunetta. La torre orientale fu eretta nel 1687, quella occidentale nel 1697. Entrambe sono segnate dal cornicione che circonda la chiesa ed hanno una struttura a doppio pilastro a vista, finestre con frontone centinato con cunei e finestre abat-son con balaustre in rilievo e cupole a cipolla.

La sagrestia a due piani, esposta a nord, fu eretta nel 1661 ed è quindi la più antica parte costruita della chiesa. Essa è più bassa della navata ed ha finestre rettangolari a grata. Nel sotterraneo si trova una cripta.

Sul lato nord della chiesa vi è una figura marmorea di Johann Georg Loy del 1710. La cosiddetta "pietra di Taferl", che è anche citata nelle indicazioni del luogo, si trova sul lato est del sagrato. L'altare sacrificale in pietra è circondato da una balaustra rotonda in pietra dove è stato posto nel 1959, dopo essere stato fino al 1744 all'interno della chiesa, di fronte all'altare della Grazia, e successivamente di fronte all'ingresso principale della chiesa.

La navata è unica con transetto a bracci di lunghezza pari alla larghezza sotto una volta a botte, poggiante su paraste, e su una crociera quadra con angoli smussati sta una piatta falsa cupola. Il coro a due crociere, di larghezza uguale a quella della navata, grazie all'inserimento dell'altar maggiore, risulta accorciato di quasi una crociera.

La navata e il coro hanno, grazie ai doppi pilastri con capitelli dorati, una ricca articolazione nelle paraste, con un cornicione profilato a decori floreali e fregi plastici dorati. Dal 1713 al 1718 vennero rimosse le originali decorazioni a stucco, che furono sostituite dagli affreschi del pittore Antonio Beduzzi, che per il gran lavoro ricorse alla collaborazione dei pittori Josef Regiosi, Johann Reichard Hager, Maximilian Kellner e Franzecesco Messinta. Furono dipinti:

- nel coro la Vittoria della Santa Croce, con angeli che portano la vesti e il sudario di Cristo,

- nella cupola Assunzione di Maria contornata da otto scene della Sua vita,

- nei pennacchi i quattro evangelisti,

- nel transetto, braccio di sinistra, Maria viene accolta in cielo dal Figlio, braccio di destra Maria, figlia preferita del Padre,

- nella navata Vita ed apoteosi di san Giuseppe,

- sotto il matroneo tre scene della leggenda della Grazia, Thomas Pachmann si ferisce con la caduta della quercia, Processione di angeli attorno alla quercia e Alexander Schinagel inizia la Pietà.

L'altare maggiore in marmo a stucco fu realizzato originariamente nel 1734, secondo un progetto di Johann Michael Prunner insieme a Josef Matthias Götz e contiene, in una nicchia centrale di tre quarti di cerchio, l'altare della Grazia. Quest'ultimo fu realizzato nel 1735 da Johann Peter Schwendter con argento della Camera del tesoro. Venne restaurato dopo l'incendio del 1755. Dopo una visita dell'imperatore Francesco II, nel 1810, tutti gli ornamenti in argento dell'altare della Grazia dovettero essere staccati e nel 1811 nuovamente raccolti in forma semplificata. Sulla parete posteriore dell'altare vi sono due arme in marmo, probabilmente di Otto Achaz von Hohenfeld, risalenti al 1677. Nel coro ci sono due tavole in memoria di san Clemente Maria Hofbauer, del 1786 e del 1795.

Due analoghi altari laterali sulle pareti frontali del transetto furono realizzati dal 1779 al 1781 da Jakob Mössl, i retabli furono dipinti nel 1775 da Martin Johann Schmidt, a sinistra Crocifissione con Maria, Giovanni e Maddalena, a destra La Sacra Famiglia come protettrice della località di Maria Taferl. Le figure sono dello scultore Johann Georg Dorfmeister. Due piccoli altari laterali sulle smussature della navata mostrano, a sinistra, il retablo Le elemosine di san Giovanni da Nepomuk del pittore Johann Georg Schmidt e, a destra, San Carlo Borromeo dello stesso pittore con la collaborazione del pittore Anton Hertzog.

Il pulpito del 1726 segue il modello di quello della Cattedrale di Passavia, con ricche decorazioni di figure e rilievi di Peter Widerin e di Matthias Tempe.

L'organo, con uno sfarzoso alloggiamento rococò ed orologio, fu costruito dal 1759 al 1760 da Johann Hencke. L'opera fu rinnovata nel 1910 da Franz Capek e ampliata nel 1956 e nel 1981.

Il compito di fondere una campana fu affidato per la prima volta ad una fonderia di Linz. Tuttavia questa non risultò idonea secondo lo scampanio allora voluto. Solo nel 1773 il fonditore viennese Franz Josef Scheichel di Leopoldstadt fuse la campana desiderata del peso di 1.800 kg.

Già un anno dopo Scheichel fuse una seconda campana del peso di 3.750 kg, utilizzando per la fusione il metallo di cannoni.

Nel 1922 furono fuse due altre campane di 370 kg. Nel 1925 la chiesa ottenne lo scampanio del Salve Regina. Alla vecchia campana del 1774, si aggiunsero quattro nuove del peso rispettivamente di 1600 kg, 770 kg, 450 kg e 300 kg. A seguito dell'elevazione della chiesa alla dignità di basilica minore, nel 1947 vennero aggiunti nuovi scampanii, dapprima uno e poi, nel 1949, altri tre.

Negli anni 2004 e 2005 tutte le campane di entrambe le torri furono sottoposte a restauro.

Ma la Wachau oltre a paesini pittoreschi, palazzi storici, castelli e monasteri è molto altro… una natura meravigliosamente conservata, usi e costumi con tradizioni ben radicate. Non è raro incontrare uomini e donne con i loro abiti tradizionali, con una dedizione al loro territorio davvero rimarchevole. Lasciamo a voi il compito di scoprire questi ed altri luoghi, magari percorrendo la ciclabile del Danubio quasi tutta in piano adatta anche a bambini.

Ci sono siti interessanti anche al di fuori della Wachau, e cioè nella regione che la ospita, la Bassa Austria. Carnuntum presenta per esempio importanti e ampi scavi romani e un parco archeologico che non mancherà di stupire gli adulti e rallegrare i bambini. 

La graziosa città di Tulln, è anch'essa meta di visita interessante, è infatti il luogo in cui nacque il pittore Egon Schiele, della scuola austriaca di Gustav Klimt.

L’area Marchfeld (Moravia) e l’area orientale del Danubio sono invece note per il panorama scenico e per i numerosi castelli. A nord di Marchfeld c’è una regione piuttosto interessante, quella delle città di Mistelbach e Hollabrunn. La città di Gmünd, non deve essere confusa con la città che porta lo stesso nome in Carinzia. Nel sud-ovest della provincia, la città di Waidhofen an der Ybbs permette l’accesso alla pittoresca Valle di Ybbs; in questa regione, c’è da notare la località di Lilienfeld con il suo monastero, la città di Wieselburg e la regione intorno a Lunz am See.

Giugno 2015