Cave neolitiche di selce a Spiennes
Belgio

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2000

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In un sobborgo della città belga di Mons, conosciuto con il nome di Spiennes, troviamo le Miniere neolitiche di selce, considerate così importanti per la storia dell'uomo che l’UNESCO le ha iscritto nel sito della lista del Patrimonio dell’Umanità nell'anno 2000. Queste miniere rappresentano il gruppo più grande e più antico di antiche miniere in Europa, vennero infatti utilizzate nel Neolitico (o nell'età della pietra).

Oltre 6000 anni fa i primi abitanti dell'altopiano nei pressi di Spiennes, nella provincia di Hainaut, cominciarono a raccogliere la selce, limitandosi dapprima a prendere il minerale che si trovava in superficie. 

Le popolazioni appartenenti alla cultura preistorica di Michelsberg, che prende il nome da una località nel Baden-Wùrttemberg che presenta un importante sito archeologico, scavarono poi dei pozzi verticali profondi dai 5 ai 16 metri, sviluppando una complessa rete di gallerie. 

Le ceramiche di questa cultura sono ampiamente decorate. Ci sono numerosi esempi di strumenti in pietra e asce di selce lucidata. Circa 6.300 anni fa, con questa cultura furono sfruttate le miniere per la produzione di selce e di pietra focaia fino ad uno sviluppo che può essere paragonato ad uno odierno su scala “industriale”. Le miniere di Spiennes, ne sono l'esempio più importante.

L'elencazione del 2000 da parte dell’UNESCO sottolinea tre criteri principali: le miniere neolitiche di Spiennes costituiscono una testimonianza eccezionale dell’inventiva umana e della sua applicazione; l’arrivo di culture neolitiche è una tappa importante nello sviluppo culturale e tecnologico e questo è dimostrato dal vasto complesso di antiche miniere di selce a Spiennes; e segnano una fase importante del progresso tecnologico, culturale e umano.

I primi minatori lavoravano in modo efficiente ed erano attenti alla qualità del minerale. L'attività mineraria a Spiennes si protrasse molto a lungo, fino al termine dell'età del bronzo, intorno al 750 a.C. 

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un insediamento abitato fino al tempo dei romani, che documentano anche la lavorazione della selce nelle vicinanze per la produzione di armi e utensili. Rimangono un mistero le strutture di terra della cultura di Michelsberg, la cui funzione primaria era probabilmente di natura difensiva.

Le miniere si estendono per più di 250 ettari e una grande diversità di metodi furono impiegati per estrarre la pietra focaia dalle cave a cielo aperto e dalle gallerie sotterranee orizzontali. I tunnel verticali hanno una seria profondità. Quando la pietra focaia si esaurì, venne penetrato lo strato di roccia per raggiungere lo strato di gesso successivo. Questa è la dimostrazione della conoscenza posseduta dagli uomini neolitici riguardo alla geologia locale. 

Le miniere furono scavate solo con l’aiuto di picconi e badili in osso e l’opera è più che ragguardevole quando si considera l’estensione degli scavi. Nonostante le antiche conoscenze in materia strutturale dei minatori, che misero dei pilastri nelle gallerie orizzontali per sostenerne le pareti superiori, furono ritrovati alcuni scheletri. Gli strumenti usati a Spiennes furono anche ritrovati in villaggi neolitici situati a più di 70 chilometri di distanza, ed è plausibile immaginare che la località sia diventata un centro specializzato per l’industria mineraria e per la fabbricazione di appositi utensili, in una vasta regione.