Le
origini di Tournai si perdono
nel tempo. Ciò che si sa è
per certo è che già esisteva
nel 50 a.C. come avamposto
romano sotto il nome di
"Turnacum".
Tournai
"la maestosa" o
"la nobile", come
spesso è stata definita, è
la città più antica della
Vallonia e la seconda più
antica del Belgio ed è a
ragione considerata una delle
più importanti città d'arte
del Paese. Qui, infatti,
cultura e storia si fondono
meravigliosamente insieme e
invitano alla scoperta dei
suoi tesori più importanti
lungo itinerari a piedi, in
trenino turistico o in
battello.
La
Schelda la divide in parti
ineguali, unite da numerosi
ponti: la sezione occidentale,
che si eleva dal lungo fiume
in forma di anfiteatro, è il
quartiere più attivo e
moderno. Tournai è importante
nodo commerciale e sede di
industrie metalmeccaniche,
tessili, dei materiali da
costruzione, della concia,
grafiche, alimentari, della
ceramica. Notevole centro
culturale.
L’antica
Turnacum
nella provincia Belgica
Secunda, fu città dei Menapi
e loro capitale in età
tardo-imperiale. Conquistata
tra il 431 e il 451 dai
Franchi, divenne la capitale
dei primi re merovingi. Dopo
un periodo di decadenza, la
vita economica della città si
risvegliò nel IX secolo e
ancor più nel X e XI secolo,
fiorendo nella città
soprattutto la lavorazione
della pietra.
Tournai,
principale punto d’appoggio
della politica di espansione
francese verso il Nord,
godette della particolare
protezione del re. Fortificata
con mura da Filippo il Bello
nel 1255, Tournai assunse
anche importanza strategica.
Durante la guerra dei
Cent’anni, nel 1521 fu presa
dal conte di Nassau e annessa
ai Paesi Bassi.
Tornò
alla Francia nel 1667 fino al
1709, quando fu conquistata
dal principe Eugenio di Savoia
e dal duca di Marlborough. Con
il Trattato di Utrecht del
1713 Tournai, con il Tournaisis,
fu incorporata ai Paesi Bassi
austriaci, di cui da allora
condivise le vicende. Nella
seconda metà del XVIII
secolo. Tournai, già celebre
nel 15° sec. per
l’industria della
tappezzeria di alto liccio,
acquistò nuova rinomanza con
la fabbricazione delle
porcellane e dei tappeti.
Ancora
oggi, nell'aria frizzante
della città, si percepisce la
presenza dell'Antico e del
Ricordo: qui musei, edifici
storici, statue commemorative
e monumenti sono i silenti
testimoni di un importante,
storico passato.
Il
cantiere della cattedrale di
Notre-Dame ebbe inizio nel
corso del primo quarto del XII
secolo, mentre era vescovo
Stefano, quando probabilmente
era ormai certo che Tournai.
sarebbe diventata la sede di
una potente diocesi. I lavori
si protrassero nel corso di
tutto il XII secolo, per
terminare solo all'inizio del
XIII; la fine del cantiere
romanico è databile intorno
al 1220, sulla base di alcune
testimonianze scritte.
Impressionante,
se non altro per le dimensioni
(lunghezza esterna m 134),
l'edificio - il cui coro
romanico, mai terminato, venne
abbattuto per essere
sostituito intorno alla metà
del Duecento da un coro in
stile gotico - costituisce
senza dubbio uno dei migliori
esempi dell'architettura
romanica dell'Europa
nordoccidentale. È stato
supposto che la pianta di
questo edificio,
caratteristica per la
terminazione dei due bracci
del transetto a emiciclo, in
origine probabilmente
trilobato, potesse aver tratto
ispirazione dalla chiesa
distrutta di Saint-Lucien a
Beauvais, della quale doveva
costituire una sorta di
amplificazione monumentale.
L'esempio
di Tournai non fu senza
sviluppi, poiché lo stesso
tipo di impianto venne ripreso
a partire dal 1135 nella
cattedrale di Notre-Dame a
Noyon, sede per alcuni anni
ancora della diocesi bicefala
di Noyon-Tournai, e più
tardi, nel corso dell'ultimo
terzo del XII secolo, nella
cattedrale di Cambrai,
quest'ultima interamente
distrutta durante la
Rivoluzione francese.
Un'origine
più remota di questa pianta
può essere ricercata
nell'architettura religiosa
della Normandia: il celebre
esempio dell'abbaziale di
Saint-Vigor a Cérisy-la-Forêt
(fine XI secolo), con i bracci
del transetto terminanti a
emiciclo con tre registri
sovrapposti di finestre,
sembra per più di una ragione
mostrare analogie con Tournai.
Le
influenze normanne, o
anglonormanne, sono ancora
riscontrabili in altre
soluzioni architettoniche,
come l'alzato in quattro
registri della navata, con
tribune, o la presenza di una
galleria che corre all'esterno
delle finestre del registro
superiore della navate.
L'impianto
a cinque torri all'incrocio
del transetto, detto a croce
potenziata perché le torri
sono staccate dalla lanterna,
non trova invece antecedenti
in senso stretto
nell'architettura europea,
cosa che ha indotto a
considerare l'ipotesi di
un'invenzione autonoma. Sembra
che originariamente fossero
previste, inoltre, due
possenti torri di facciata,
per un totale di sette; questo
tipo di pianta si ritrova, con
qualche variante, in due
grandi cattedrali gotiche del
domaine royal, quella di
Notre-Dame a Laon, nella quale
furono costruite solo la
lanterna e le due torri
all'estremità dei bracci del
transetto meridionale, e
quella di Notre-Dame a Reims,
nella quale le torri
dell'incrocio del transetto
non superarono il livello
delle parti inferiori
dell'edificio.
I
rapporti con la Normandia e,
più in generale, con i
territori anglonormanni,
trovano ancora eco nei superbi
affreschi nel braccio
settentrionale del transetto
della cattedrale, che narrano
gli episodi della Leggenda di
Santa Margherita d'Antiochia.
Questi affreschi, i più
importanti di epoca romanica
conservati in Belgio, possono
essere datati in base
all'analisi stilistica
all'ultimo terzo del XII
secolo, quando la costruzione
del transetto era, se non
terminata, almeno in via di
completamento, come
sembrerebbe attestare una
prima consacrazione
dell'edificio nel 1171 da
parte dell'arcivescovo
metropolitano di Reims.
È
interessante a questo
proposito segnalare che nel
1170, poco prima della sua
morte, Tommaso Becket,
arcivescovo di Canterbury
(1162-1170), aveva fatto una
visita ufficiale a Tournai e
che nel 1174 furono fatte
importanti donazioni a favore
di alcune cappelle, tra le
quali quella dedicata a Santa
Margherita, nel transetto
settentrionale; pertanto si può
ipotizzare che a quell'epoca
le pitture murali fossero già
state eseguite.
Anche
la scultura svolse un ruolo di
primaria importanza nella fase
romanica dell'edificio. La
serie di superbi capitelli
realizzati con la pietra
calcarea nera della zona, un
tempo policromi, dalla
decorazione fitomorfa,
zoomorfa e antropomorfa, offre
una testimonianza eccezionale
dell'alto livello raggiunto
dagli scultori di Tournai, che
lavoravano nel cantiere o, più
verosimilmente, nelle cave di
estrazione. Lo stile dei
racemi a basso rilievo e di
alcune figure del repertorio
zoomorfo trae elementi anche
dalla miniatura. Appare
evidente che la vicinanza
dello scriptorium e della
biblioteca monastica della
potente abbazia di
Saint-Martin - che possedeva
del resto alcune delle cave
dalle quali furono estratti i
vari tipi di pietra utilizzati
per le sculture - non sia
stata certamente estranea
all'emergere di un'arte di
tale qualità, che attinge a
forme e a modelli grafici così
vari.
Lo
stesso rapporto tra scultura e
miniatura si osserva nei tre
portali della cattedrale, in
origine anch'essi policromi.
Del doppio portale occidentale
(interamente rimaneggiato alla
fine del XIII secolo), sul
quale erano illustrati i Mesi
dell'anno sotto la duplice
forma dello Zodiaco e dei
Lavori relativi a ciascuno di
essi, restano quattro rilievi
- uno dei quali rappresenta un
ariete, un altro l'acquario -
e un frammento nel quale si
identifica un personaggio
intento alla vendemmia.
Il
portale laterale nord, detto
Porte Mantile, rappresenta una
delle testimonianze più
ambiziose e meglio conservate
della scultura di età
romanica in Belgio: nei
piedritti è illustrato il
tema, ripreso dalla
Psychomachia di Prudenzio, che
vede qui opporsi, sovrapposte
e inserite tra le colonne
d'angolo del portale, la
Superbia e l'Umiltà da una
parte e la Lussuria e la
Castità dall'altra; sulla
cornice che inquadra il
portale, sotto l'archivolto,
si trova un ciclo istoriato
tradizionalmente identificato
con la lotta tra i due sovrani
merovingi Sigeberto I re
d'Austrasia (561-575) e
Chilperico I re dei Franchi
(561-584), con le loro
rispettive spose Brunilde (m.
nel 613) e Fredegonda (m. nel
597). Si tratterebbe
piuttosto, in base a una
recente interpretazione, di un
tema improntato all'Antico
Testamento, ovvero
dell'episodio di Giuditta e
Oloferne, in relazione con la
dedicazione della cattedrale,
costituendo Giuditta una
prefigurazione della Vergine
Maria.
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