Area del vecchio ponte ed il centro città di Mostar
Bosnia Herzegovina

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2005

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Mostar (in italiano, "guardiano del ponte"), un tempo città di confine dell'impero ottomano, deve il suo nome a un antico ponte ligneo sul fiume Neretva, sostituito per ordine del sultano con un ponte in pietra a campata unica, la cui costruzione ebbe inizio nel 1566. Durante l'età d'oro di Mostar, tra la seconda metà del XVI secolo e l'inizio del XVII, furono costruite moschee, un hammam (terme pubbliche) e una madrassa (scuola coranica) che, come gli edifici residenziali e commerciali turchi, si trovano sulla riva sinistra del fiume. 

Nel 1878 la città, con tutta la Bosnia-Erzegovina, venne occupata dalle truppe austro-ungariche e successivamente annessa all'impero asburgico. Negli anni seguenti sorsero sulla riva destra della Neretva alcuni edifici amministrativi e un quartiere residenziale in cui convivevano elementi decorativi in stile art nouveau e facciate neoclassiche. Ancor oggi i cristiani della città abitano per lo più sulla riva occidentale e i musulmani su quella orientale: tale separazione si è ulteriormente irrigidita durante la guerra civile, che ha tormentato il paese dal 1992 al 1995. 

I tiri d'artiglieria del JNA danneggiarono o distrussero diversi bersagli civili. Tra questi un monastero dei francescani, la cattedrale cattolica e il palazzo del vescovo con una biblioteca di 50.000 libri, oltre alla moschea di Karadžoz-bey, quella di Roznamed-ij-Ibrahim-efendija e dodici altre.

All'inizio degli anni novanta a Mostar croati e musulmani avevano combattuto insieme contro i serbi e poi amministrato congiuntamente la città per circa sei mesi, prima di entrare in un'altra guerra, questa volta gli uni contro gli altri (1993-94). 

Nel 1993, i croati bosniaci e i bosniaci musulmani cominciarono una lunga lotta per il controllo di Mostar. I croati lanciarono un offensiva il 9 maggio durante la quale bombardarono senza tregua il quartiere musulmano, riducendolo in gran parte in rovine, compreso il ponte e numerose moschee e case del periodo ottomano. Durante la guerra i croati crearono dei campi di concentramento per i musulmani. La parte musulmana della popolazione, nonostante in 400 anni di dominazione non avesse mai mostrato ostilità verso altre culture, si trovò così al centro di una vera e propria guerra ideologica oltre che politica, subendone tutte le atrocità.  

Un cessate il fuoco fu firmato il 25 febbraio 1994. La città rimase divisa tra croati e bosniaci, e solo nel 1996 fu ristabilita la possibilità di passare da una parte all'altra della città.  

Nel 1998 cominciò, con un massiccio finanziamento internazionale, la ricostruzione della città, divisa in due parti e provvisoriamente ammini­strata dall'Unione europea. La ricostruzione, condotta in modo scientifico e attuata con l'impiego di materiali nuovi oppure originali, ha cercato di riportare Mostar allo stato antecedente al 1992.

L'incontro tra cristianesimo e islam a Mostar è simboleggiato dal minareto di una moschea sulla riva orientale della Neretva e dall'imponente campanile della chiesa francescana a ovest.

Lo Stari Most (che in italiano significa: "Il Vecchio Ponte") è un ponte del XVI secolo appartenente alla città di Mostar, in Bosnia-Erzegovina, che attraversa il fiume Narenta per unire le due parti della città che esso divide.

Il ponte venne distrutto dalle forze croato-bosniache nel corso della guerra in Bosnia, la mattina del 9 novembre 1993. Immediatamente venne messo in moto un progetto per la ricostruzione, che cominciò alla fine delle ostilità e terminò il 22 luglio 2004.

Il ponte è a schiena d'asino, largo 4 metri e lungo 30, e domina il fiume da un'altezza di 24 metri. È protetto da due torri, chiamate Helebija (a nord est) e Tara (a sud ovest), chiamate mostari (cioè "le custodi del ponte").

L'arco del ponte venne costruito usando una pietra locale chiamata tenelija. La forma dell'arco è il risultato di numerose irregolarità prodotte dalla deformazione dell'intradosso (cioè della linea interna dell'arco).

Invece che su fondamenta, l'arco del ponte poggia su due piedritti calcarei collegati a muri lungo gli argini del fiume, per poi alzarsi di 12,02 metri.

Lo Stari Most venne commissionato dal sultano Solimano il Magnifico nel 1557 per rimpiazzare un vecchio ponte sospeso di legno, piuttosto instabile. Il ponte in pietra venne ultimato nove anni dopo (un'iscrizione sul ponte dice che i lavori finirono nel 974 del calendario islamico, corrispondente ad un periodo compreso fra il 19 luglio 1566 e il 7 luglio 1567).

Della costruzione del ponte si sa poco o nulla, tutto ciò che resta si confonde nelle leggende locali; si conosce però il nome del costruttore, un certo Mimar Hayruddin, un discepolo del celebre architetto ottomano Sinan. Essendogli stato ordinato di costruire un ponte di dimensioni senza precedenti, pena la morte, egli si preparò per il suo funerale il giorno stesso in cui l'impalcatura veniva tolta dalla struttura appena completata.

Alcune cose restano (e probabilmente resteranno per sempre) sconosciute, come per esempio il metodo utilizzato per erigere l'impalcatura (e come fece questa a rimanere in piedi per un periodo così lungo), oppure il metodo utilizzato per trasportare le pietre da una parte all'altra del fiume.

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Si ritiene comunemente che lo Stari Most fosse il ponte a singolo arco più grande del suo tempo, il che lo rende uno dei capolavori architettonici dell'umanità.

Durante la guerra in Bosnia-Erzegovina, le forze secessioniste croate combatterono contro le forze governative bosniache e, il 9 novembre 1993, distrussero il ponte. Prima di questo evento, esso venne danneggiato già nel 1992 dai bombardamenti attuati dai serbi; entrambe le fazioni, sia la croata che la serba, vedevano un simbolo nel ponte e nell'area storica nelle sue vicinanze, una parte integrante della cultura islamica e bosniaca, da distruggere in quanto tale (e infatti anche prima della distruzione esso venne ripetutamente preso di mira).

Il ponte, incluso recentemente nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità, venne ricostruito sotto l'egida dell'UNESCO. Le sue 1.088 pietre vennero lavorate secondo le tecniche medievali; il lavoro di ricostruzione è costato circa 12 milioni di euro.

Lo Stari Most è stato riaperto il 22 luglio 2004, con cerimonie basate sull'idea di una riconciliazione fra le comunità bosniache dopo gli orrori della guerra, anche se il rancore e la diffidenza restano evidenti.