Mostar (in italiano,
"guardiano del
ponte"), un tempo città
di confine dell'impero
ottomano, deve il suo nome a
un antico ponte ligneo sul
fiume Neretva, sostituito per
ordine del sultano con un
ponte in pietra a campata
unica, la cui costruzione ebbe
inizio nel 1566. Durante l'età
d'oro di Mostar, tra la
seconda metà del XVI secolo
e l'inizio del XVII, furono
costruite moschee, un hammam
(terme pubbliche) e una
madrassa (scuola coranica)
che, come gli edifici
residenziali e commerciali
turchi, si trovano sulla riva
sinistra del fiume.
Nel
1878 la città, con tutta la
Bosnia-Erzegovina, venne
occupata dalle truppe
austro-ungariche e
successivamente annessa
all'impero asburgico. Negli
anni seguenti sorsero sulla
riva destra della Neretva
alcuni edifici amministrativi
e un quartiere residenziale in cui
convivevano elementi
decorativi in stile art
nouveau e facciate
neoclassiche. Ancor oggi i
cristiani della città abitano
per lo più sulla riva
occidentale e i musulmani su
quella orientale: tale
separazione si è
ulteriormente irrigidita
durante la guerra civile, che
ha tormentato il paese dal
1992 al 1995.
I tiri d'artiglieria del JNA
danneggiarono o distrussero
diversi bersagli civili. Tra
questi un monastero dei
francescani, la cattedrale
cattolica e il palazzo del
vescovo con una biblioteca di
50.000 libri, oltre alla
moschea di Karadžoz-bey,
quella di
Roznamed-ij-Ibrahim-efendija e
dodici altre.
All'inizio
degli anni novanta a Mostar
croati e musulmani avevano
combattuto insieme contro i
serbi e poi amministrato
congiuntamente la città per
circa sei mesi, prima di
entrare in un'altra guerra,
questa volta gli uni contro
gli altri (1993-94).
Nel 1993, i croati bosniaci e
i bosniaci musulmani
cominciarono una lunga lotta
per il controllo di Mostar. I
croati lanciarono un offensiva
il 9 maggio durante la quale
bombardarono senza tregua il
quartiere musulmano,
riducendolo in gran parte in
rovine, compreso il ponte e
numerose moschee e case del
periodo ottomano. Durante la
guerra i croati crearono dei
campi di concentramento per i
musulmani. La parte musulmana
della popolazione, nonostante
in 400 anni di dominazione non
avesse mai mostrato ostilità
verso altre culture, si trovò
così al centro di una vera e
propria guerra ideologica
oltre che politica, subendone
tutte le atrocità.
Un cessate il fuoco fu firmato
il 25 febbraio 1994. La città
rimase divisa tra croati e
bosniaci, e solo nel 1996 fu
ristabilita la possibilità di
passare da una parte all'altra
della città.
Nel 1998
cominciò, con un massiccio
finanziamento internazionale,
la ricostruzione della città,
divisa in due parti e
provvisoriamente amministrata
dall'Unione europea. La
ricostruzione, condotta in
modo scientifico e attuata con
l'impiego di materiali nuovi
oppure originali, ha cercato
di riportare Mostar allo stato
antecedente al 1992.
L'incontro
tra cristianesimo e islam a
Mostar è simboleggiato dal
minareto di una moschea sulla
riva orientale della Neretva e
dall'imponente campanile della
chiesa francescana a ovest.

Lo Stari Most (che in italiano
significa: "Il Vecchio
Ponte") è un ponte del
XVI secolo appartenente alla
città di Mostar, in
Bosnia-Erzegovina, che
attraversa il fiume Narenta
per unire le due parti della
città che esso divide.
Il ponte venne distrutto dalle
forze croato-bosniache nel
corso della guerra in Bosnia,
la mattina del 9 novembre
1993. Immediatamente venne
messo in moto un progetto per
la ricostruzione, che cominciò
alla fine delle ostilità e
terminò il 22 luglio 2004.
Il ponte è a schiena d'asino,
largo 4 metri e lungo 30, e
domina il fiume da un'altezza
di 24 metri. È protetto da
due torri, chiamate Helebija
(a nord est) e Tara (a sud
ovest), chiamate mostari
(cioè "le custodi del
ponte").
L'arco del ponte venne
costruito usando una pietra
locale chiamata tenelija.
La forma dell'arco è il
risultato di numerose
irregolarità prodotte dalla
deformazione dell'intradosso
(cioè della linea interna
dell'arco).
Invece che su fondamenta, l'arco del ponte
poggia su due piedritti
calcarei collegati a muri
lungo gli argini del fiume,
per poi alzarsi di 12,02
metri.
Lo Stari Most venne
commissionato dal sultano
Solimano il Magnifico nel 1557
per rimpiazzare un vecchio
ponte sospeso di legno,
piuttosto instabile. Il ponte
in pietra venne ultimato nove
anni dopo (un'iscrizione sul
ponte dice che i lavori
finirono nel 974 del
calendario islamico,
corrispondente ad un periodo
compreso fra il 19 luglio 1566
e il 7 luglio 1567).
Della costruzione del ponte si
sa poco o nulla, tutto ciò
che resta si confonde nelle
leggende locali; si conosce
però il nome del costruttore,
un certo Mimar Hayruddin, un
discepolo del celebre
architetto ottomano Sinan.
Essendogli stato ordinato di
costruire un ponte di
dimensioni senza precedenti,
pena la morte, egli si preparò
per il suo funerale il giorno
stesso in cui l'impalcatura
veniva tolta dalla struttura
appena completata.
Alcune cose restano (e
probabilmente resteranno per
sempre) sconosciute, come per
esempio il metodo utilizzato
per erigere l'impalcatura (e
come fece questa a rimanere in
piedi per un periodo così
lungo), oppure il metodo
utilizzato per trasportare le
pietre da una parte all'altra
del fiume.

Si ritiene comunemente che lo
Stari Most fosse il ponte a
singolo arco più grande del
suo tempo, il che lo rende uno
dei capolavori architettonici
dell'umanità.
Durante la guerra in
Bosnia-Erzegovina, le forze
secessioniste croate
combatterono contro le forze
governative bosniache e, il 9
novembre 1993, distrussero il
ponte. Prima di questo evento,
esso venne danneggiato già
nel 1992 dai bombardamenti
attuati dai serbi; entrambe le
fazioni, sia la croata che la
serba, vedevano un simbolo nel
ponte e nell'area storica
nelle sue vicinanze, una parte
integrante della cultura
islamica e bosniaca, da
distruggere in quanto tale (e
infatti anche prima della
distruzione esso venne
ripetutamente preso di mira).
Il ponte, incluso recentemente
nell'elenco dei Patrimoni
dell'umanità, venne
ricostruito sotto l'egida
dell'UNESCO. Le sue 1.088
pietre vennero lavorate
secondo le tecniche medievali;
il lavoro di ricostruzione è
costato circa 12 milioni di
euro.
Lo Stari Most è stato
riaperto il 22 luglio 2004,
con cerimonie basate sull'idea
di una riconciliazione fra le
comunità bosniache dopo gli
orrori della guerra, anche se
il rancore e la diffidenza
restano evidenti.

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