Il monastero di Rila, il più antico del mondo slavo e
tuttora il più grande centro
religioso attivo in Bulgaria,
è in primo luogo un
pregevolissimo complesso
artistico, in cui si fondono
armoniosamente architettura e
pittura. Ma oltre a questo,
esso è stato per secoli sede
dell'elaborazione,
conservazione e diffusione
della civiltà religiosa slava
in tutte le sue
manifestazioni, anche
letterarie e artistiche,
diventando il simbolo
dell'identità culturale
bulgara continuamente
minacciata dalla dominazione
turca.
Il monastero sorge a circa 120
chilometri da Sofia, nel cuore
del massiccio di Rila,
collocato all'estremità
nord-occidentale dei Rodopi,
un sistema montuoso con cime
che sfiorano i 3000 metri di
altezza. In quest'area,
tuttora coperta da una foresta
di faggi e pini, tra l'876 e
il 946 d. C. visse il santo
eremita Ivan Rilski, Giovanni
da Rila secondo la
terminologia latina,
l'evangelizzatore dei popoli
slavi. A lui si deve il nucleo
primitivo del cenobio, eretto
a pochi metri dalla sua
caverna di anacoreta ma
completamente distrutto nel
XIII secolo da un incendio, il
primo dei numerosi che
segnarono la storia del
complesso. Un nuovo edificio
venne costruito a pochi
chilometri dal luogo della
fondazione di Ivan, terminato
nel Quattrocento grazie
soprattutto alle donazioni di
Stefan Hrelyu, potente
principe locale che nel 1335
fece costruire la torre
difensiva che porta ancora il
suo nome e una chiesa
intitolata a Giovanni da Rila,
nel frattempo santificato.
Nel periodo di dominazione
turco-ottomana della Bulgaria
(1396-1878), il monastero
assunse quel ruolo di
caposaldo dell'identità
bulgara contro l'occupazione
straniera cui abbiamo
accennato, e diventò meta di
pellegrinaggi da tutta la
regione balcanica soprattutto
dopo il 1469, quando vi furono
trasportate le reliquie del
fondatore. Il complesso
continuò ad adempiere questa
essenziale funzione nei secoli
successivi, in particolare nel
XVIII e
XIX, quando diventò uno dei
massimi centri propulsori del
cosiddetto Rinascimento
bulgaro, un movimento che vide
un'eccezionale fioritura delle
arti e delle scienze. Di
quella straordinaria stagione
culturale è testimonianza la
splendida croce oggi
conservata nel museo del
monastero, realizzata e
decorata con più di cento
scene bibliche da uno dei
principali protagonisti del
movimento, il monaco
Raffaello.

A un primo intervento nel 1816-1819,
in cui si completò la parte
nord-occidentale, succedette
nel 1833 un incendio che la
distrusse; tra il 1844 e il
1847 si procedette quindi al
rifacimento degli stessi
edifici e alla costruzione
dell'ala meridionale. I
manufatti che attualmente
compongono il complesso, fatta
eccezione per la torre di
Hrelyu, risalgono infatti
all'intervento ottocentesco.
Essi occupano una vasta area
(circa 32.000 metri quadrati)
che forma un quadrilatero
irregolare, cui si accede da
due entrate entrambe decorate
con affreschi. Gli edifici che
lo contornano ospitano quattro
cappelle, un refettorio e
circa trecento celle, nelle
quali dal 1968 sono tornati i
monaci, oltre a una biblioteca
e ad ambienti destinati agli
ospiti del monastero.
Il complesso, che si presenta
all'esterno come una massiccia
e sobria fortezza militare, ha
un pregevole cortile interno
su cui affacciano costruzioni
di tre o quattro piani,
ingentilite da ordini di archi
poggianti su colonne di pietra
che ne uniscono le facciate e
formano ariosi loggiati.
Questi, come le arcate della
chiesa principale, sono
movimentati dal gioco
cromatico tra il bianco
dell'intonaco e le tonalità
dei rossi e dei neri dei
mattoni, un esempio del
decorativismo tipico dell'arte
orientale.
La torre di Hrelyu è un compatto
edificio alto 23 metri, a
pianta quadrata. L'ultimo dei
suoi cinque piani, aggettante
rispetto agli altri e
sostenuto su ogni facciata da
tre pilastri esterni, ospita
una cappella dedicata alla
Trasfigurazione decorata da un
ciclo di affreschi realizzati
nella seconda metà del XIV
secolo: nella navata sono
rappresentate le Storie di san
Giovanni da Rila e nel nartece
il gran concerto di voci in
lode del Signore (qui
accompagnate da strumenti
musicali bulgari) con cui
Davide conclude i Salmi.
Fra i rari esempi di pittura bulgara
medievale giunti fino a noi,
questi dipinti, con il loro
delicato cromatismo e la
lineare semplicità delle
figure, immettono lo
spettatore nel clima
spirituale in cui videro la
luce. Oltre all'intero
edificio in cui si trova la
cappella, devono la loro
esistenza a Stefan Hrelyu le
due porte di legno intagliato
e il prezioso trono che vi
erano in origine collocati,
ora esposti nel museo del
monastero.

Tra gli edifici realizzati
nell'Ottocento, il più
importante è senza dubbio la
cattedrale dell'Assunzione,
costruita nel 1833 sulle
strutture della precedente. La
chiesa, che nella planimetria
ricalca il modello di alcuni
templi
monastici del Monte Athos,
ospita una grandiosa
iconostasi di legno
intagliato, realizzata nel
1842 da Athanasios Taladuro di
Tessalonica, e affreschi
dipinti negli stessi anni da
Zakhary Zograph, Stanislav
Dospevski e Toma Vishanov.
Attorno
alla cattedrale si sviluppano
gli edifici monastici, che
chiudono il cortile con
quattro ordini di archi
bianchi e rossi, sui quali si
affacciano trecento celle.
Poiché Rila è stata sempre
abitata, si è conservato un
patrimonio inestimabile di
opere d’arte e documenti:
centinaia di icone dipinte da
artisti di Samokov e Bansko, i
primi libri di storia e
geografia della Bulgaria, un
mappamondo costruito in
cartapesta nel 1836, lettere
di Ivan il Terribile e degli
zar Romanov.
Fuori
del nucleo principale sono
altre chiese, tra cui la più
interessante è quella della
Dormizione di San Giovanni di
Rila, eretta nel XVIII secolo
per contenere la tomba del
santo (patrono della
Bulgaria), accanto alla
caverna in cui era vissuto.
Nel
1961 il monastero fu
confiscato e trasformato in
museo nazionale, restando
comunque un centro di vita
spirituale e un santuario
mariano per tutta la Bulgaria.
Completamente restaurato e
proclamato nel 1983
dall’Unesco patrimonio
dell’umanità, il monastero
accoglie oggi un numeroso
afflusso di pellegrini e
turisti.
Il
monastero della Santa Trinità
di Etropole è stato un famoso
centro letterario seguace
della scuola del patriarca
Eutimio e noto per la
rilegatura artistica dei
libri, l’illustrazione di
manoscritti e la decorazione
di icone, tra cui celebri sono
quelle dipinte da Nedyalko di
Lovec alla fine del XVI
secolo. La firma è un fatto
senza precedenti in un’arte
dove l’anonimato
dell’artista era la regola e
testimonia l’apertura verso
il Rinascimento italiano.

I
monasteri di Samokov, Trjavna,
Bansko e Strandja sono stati
sede di scuole nazionali
d’arte dalla fine del XVIII
secolo. Hristo Dimitrov
(1791-1835) fondatore della
scuola d’arte di Samokov
(centro annidato tra le
montagne di Rila), i suoi
figli e i suoi discepoli, le
famiglie Vitavov, Zahariev e
Kopcov e molti altri di
Trjavna, Toma Visanov, suo
figlio Dimiter e il nipote
Simeon Molerov di Bansko,
Alexo, Nikola Konstantinove e
suo figlio di Adrianopoli,
Ivan Kosti di Visa...
furono pittori che
trasformarono, ognuno a
proprio modo, le norme
strettamente canoniche in
un’arte vicina alla vita e
alla realtà, in cui il severo
colore dai toni rigidi fu
sostituito da sfumature vivaci
testimonianti la forte
influenza barocca
dell’Europa occidentale.
In
particolare, Hristo Dimitrov
(1791-1835), fondatore della
scuola d’arte di Samokov ed
educato al monastero di Rila,
studiò pittura a Vienna e subì
l’influenza del tardo
Classicismo italiano e in modo
speciale dalla scuola di Guido
Reni, ma seppe fondere i nuovi
modi con i rigidi canoni
dell’antica pittura
provenienti dal Monte Athos.

La
scuola d’arte di Trjavna
fiorì nella ricca città
bulgara situata vicino a
Tarnovo e al centro
industriale di Gabrovo. Le
pitture giunte fino a noi
risalgono al XVIII secolo e si
avvicinano allo stile della
scuola di Prisovo conosciute
fin dal XVII secolo per la
forte interpretazione
decorativa e la carica
emotiva. A un pittore di
Trjavna, Georg Dancov, si deve
il ciclo di pitture sulla vita
dei diffusori della cultura
slava Santi Cirillo e Metodio
e di San Giovanni di Rila
nella chiesa di San Petka nel
monastero di Arapovo
Alla
scuola d’arte di Strandja
fanno capo le pitture di
numerosi artisti di
Adrianopoli, Visa, Sozopol.
Caratteristica propria è
stata (XVIII secolo) la
ricerca di una
rappresentazione spaziale
simile a quella del
Quattrocento italiano, con
scene a più piani e soluzioni
compositive complesse.

La
scuola d’arte di Bansko è
stata fondata da Toma
Visanov, che studiò a Vienna
alla fine del XVIII secolo. Viöanov
fu il primo artista che
dipinse interamente in modo
occidentale, sull’esempio
della ritrattistica barocca e
rococò francese e del
naturalismo tedesco, e impose
questo stile nella sua scuola.
Il
monastero di Backovo, secondo
solo al monastero di Rila, sia
per grandezza che per
importanza architettonica, è
situato a 170 km da Sofia e a
29 km a sud di Plovdiv, in un
magnifico quadro naturale,
nella valle della Cepelarska
Reka. Venne fondato nel 1083
dal georgiano Grigorii
Bakuriani, distrutto durante
il dominio turco e
ristrutturato alla fine del
XVI secolo. Si presenta nella
consueta forma di fortezza
quadrilatera, con cortile
pavimentato a grandi lastre e
chiesa centrale.
Ad
Arbanasi (città-museo
protetta che si trova su di un
altopiano prospiciente le
colline di Zaravez e
Trapezitsa) è il monastero di
san Nicola che fu distrutto
nel 1393 e ricostruito nel
1680 e ha di particolare
interesse i dipinti murali
della cappella di sant’Elia.
Ma la città offre al
visitatore anche palazzi e
case risalenti al Medioevo e
al Rinascimento, cosa
piuttosto insolita per questa
regione, che dietro facciate
severe nasconde decorazioni di
rara bellezza.
La
Bulgaria ha altri bellissimi
monasteri da visitare: quelli
di Cipka (costruito nello
stile delle chiese russe del
XVII secolo), di Drjanovo, di
Rozen (a 6 km da Melnik), il
monastero rupestre di Aladza
(a 14 km da Varna)... tutti
situati in suggestive cornici
paesaggistiche che meritano
davvero un viaggio.

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