Città del Vaticano

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1998

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La Città del Vaticano si estende sulla riva destra del Tevere, tra le estreme pendici del monte Mario a nord e del Gianicolo a sud, sull'area dell'antico "ager Vaticanus". Con una superficie di appena 0,44 kmq è il più piccolo stato esistente al mondo, ma in quanto sede del capo della chiesa cattolica e perché vi sorge il maggiore tempio della cristianità, è da secoli meta di pellegrinaggio. Inoltre la concentrazione di capolavori d'arte e d'antichità ne fanno una delle maggiori attrazioni artistiche e culturali di Roma e dell'Italia. L'Unesco ha dichiarato tutto il territorio vaticano patrimonio culturale del mondo intero. 

L'espressione "Vaticano" comunemente utilizzata significa a un tempo sia "Santa Sede" che l'entità territoriale sorta nel cuore di Roma. Il documento che è all'origine della nascita di questo minuscolo stato, il Trattato del Luterano, fu firmato fra Santa Sede e Italia l'11 febbraio 1929, ed è entrato in vigore il 7 giugno dello stesso anno. Assieme al Trattato fu stipulato anche il Concordato, per regolare i rapporti fra la Santa Sede e il governo italiano. Questi due strumenti diplomatici hanno preso il nome di Patti Lateranensi, poiché essi furono firmati nel palazzo del Laterano, dal primo ministro italiano, Benito Mussolini, e dal segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Gasparri.

Mentre il Trattato è uno strumento unico e storicamente importantissimo che ha posto fine alla "questione romana", nata con l'occupazione di Roma da parte delle truppe italiane nel 1870, il Concordato è un accordo che la Santa Sede ha stretto, oltre che con l'Italia, anche numerose altre volte con diversi paesi del mondo.

Non sono soltanto i tesori che vi sono racchiusi a fare del Vaticano il più sensazionale compendio di quanto le arti hanno prodotto sul suolo italiano dall'epoca etrusca ai nostri giorni. Gli stessi contenitori di quelle raccolte, risultato del succedersi ininterrotto di interventi iniziati con il periodo imperiale, riassumono le concezioni architettoniche degli ultimi cinque secoli, con modelli memorabili dovuti ad artisti come Bramante, Raffaello, Michelangelo, Gian Lorenzo Bernini. Le motivazioni ideologiche che, insieme a quelle funzionali, sono alla base delle vicende costruttive di questo complesso, dai giardini, metafora del paradiso, alla cinta muraria che protegge il complesso, testimoniano la volontà di realizzare la residenza del vicario di Cristo come cittadella della fede, della sapienza e della bellezza, quale proiezione della "città celeste".  

La basilica di San Pietro, con gli annessi palazzi apostolici e altri edifici minori, copre complessivamente circa un terzo dell'area totale della Città del Vaticano, ma per i Patti Lateranensi fanno parte di essa anche numerose aree ed edifici situati in territorio italiano: le tre basiliche di Santa Maria Maggiore, di San Giovanni in Laterano e di San Paolo fuori le Mura, con gli annessi edifici, alcuni palazzi di Roma in cui hanno sede vari uffici pontifici, la villa e il palazzo di Castel Gandolfo, sul lago di Albano, sede di uno dei più antichi osservatori astronomici d'Europa ( la Specola Vaticana ) e abituale residenza estiva del papa.

Anche a prescindere da queste peculiari caratteristiche territoriali, lo stato della Città del Vaticano presenta alcune particolarità che lo distinguono da qualsiasi altro soprattutto in conseguenza della sua inscindibile connessione con la Santa Sede della quale è deputato a preservare l'indipendenza. Esso agisce in sostanza sempre ed esclusivamente attraverso quest'ultima, che non si considera ente territoriale e che esercita la sovranità sullo stato stesso, il quale quindi viene a essere non un ordinamento giuridico originario, ma derivato. E a differenza degli altri stati, di cui sono elementi costitutivi il territorio, la popolazione e la sovranità, allo stato della Città del Vaticano manca quest'ultima, attribuita invece alla Santa Sede.

Il suo ordinamento è inoltre lo stesso della chiesa cattolica, vale a dire il diritto canonico; suo organo supremo è il capo stesso della chiesa, il papa; suoi fini istituzionali non sono, come in tutti gli stati, la regolamentazione della vita associata dei propri cittadini, bensì la garanzia di indipendenza della Santa Sede e di non ingerenza esterna. Nonostante tutto questo, all'esterno lo stato del Vaticano si presenta organizzato come qualsiasi altro stato in forma di monarchia elettiva, il cui capo - il papa - ha la pienezza dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario.

Con il termine generico di Musei Vaticani si intende un complesso di istituti situati in parte nel Vaticano e in parte in Laterano (questi ultimi sono detti anche Musei del Laterano). Tra le istituzioni più importanti vi sono il Museo Pio-Clementino, il Museo Chiaramonti, il Museo gregoriano egizio, il Museo gregoriano etrusco, il Museo cristiano, il Museo profano e la Pinacoteca.

Per quanto, nella loro forma attuale, queste istituzioni siano state ordinate tra il XVIII e il XX secolo, le loro origini affondano nell'età umanistica. Nel 1471 Sisto IV offriva al popolo romano la più antica raccolta di opere d'arte tuttora esistente: il Museo capitolino.

Consacrato pontefice, Giulio II Della Rovere (1503-13) fece trasportare in Vaticano dalla propria sede cardinalizia di San Pietro in Vincoli la celebre statua di Apollo che, dal cortile ove fu collocata, si chiamò poi Apollo del Belvedere. Rapidamente numerosi e straordinari pezzi si aggiunsero a quella prima scultura, tanto da giustificare il nuovo appellativo dato al cortile in cui le opere furono raccolte, "Antiquario delle statue", e da costringere i pontefici di lì a breve a organizzare nuovi spazi espositivi.  

Una battuta d'arresto si verificò con Pio V (1566-72), severo interprete dello spirito della Controriforma , il quale non soltanto chiuse l'Antiquario, ma bandì dal Vaticano anche gran parte delle collezioni donando statue al Museo capitolino e persino a privati come Massimiliano II e Francesco de' Medici.

La spinta al collezionismo fu ciononostante inarrestabile, anche in virtù dei nuovi reperti archeologici che continuamente affioravano a Roma e nei domini della chiesa, troppo importanti perché i pontefici potessero disinteressarsene. La stessa Biblioteca Vaticana, a illustrazione e commento delle proprie opere, aveva accumulato nel corso dei secoli un ricco e importante materiale minore (monete, vasi, iscrizioni, avori, bronzi ecc.) che si dovette necessariamente catalogare e ordinare. Sorse così, nel 1756 sotto Benedetto XIV (1740-58), il primo nucleo dei Musei Vaticani, il Museo di antichità cristiana, cui si aggiunse - per volontà del medesimo pontefice - la Galleria lapidaria.

Dieci anni più tardi, nel 1767, Clemente XIII (1758-69), con la collaborazione del cardinale Albani, dava vita al Museo profano, una raccolta numismatica comprendente monete e medaglie di grande interesse.  

 

L'intensificarsi delle ricerche e degli scavi archeologici portò in Vaticano un gran numero di opere d'arte - egizie, greche, etrusche e romane - così che Clemente XIV (1769-74), nel 1771, e il suo successore, Pio VI (1775-99), poterono fondare un eccezionale museo di sculture che, dai due papi, prese il nome di Pio-Clementino, alloggiato in gran parte in edifici appositamente costruiti.

Dopo la migrazione in Francia di un gran numero di opere d'arte causata dalle campagne napoleoniche, e la loro conseguente, anche se parziale, restituzione, Pio VII (1800-23) riuscì a dar vita a un nuovo museo che da lui prese il nome di Chiaramonti. Insieme al Pio-Clementino esso costituisce il più grandioso e fondamentale complesso di sculture che esista al mondo. Pio VII diede inizio inoltre alla Pinacoteca e al Medagliere Vaticano.

L'attuale splendore dei Musei fu raggiunto con Gregorio XVI (1831-46): nel 1836 egli costituì la Galleria degli arazzi, che si aggiunse a quella dei Candelabri; nel 1837 aprì il Museo etrusco, nel 1839 quello egizio, nel 1844 il Museo profano lateranense, dedicato all'arte paleocristiana. Infine a Pio XI (1922-39), oltre a notevoli aggiunte ai musei etrusco ed egizio, si deve l'apertura del Museo missionario.

Il nucleo originario della Biblioteca Apostolica Vaticana è costituito dai codici di opere greche e latine radunati da Niccolò V, che fece sistemare la biblioteca al piano terreno del proprio palazzo in Vaticano, con ingresso dal cortile del Pappagallo e prospettiva sul cortile del Belvedere. Ben presto il numero dei codici accrebbe sino a oltre duemila opere e Sisto IV ne fece allestire una nuova sede, decorata con affreschi di Melozzo da Forlì, Antoniazzo Romano, Domenico e Davide Ghirlandaio.

Il progressivo e inarrestabile incremento dei codici nel corso del XVI secolo spinse Sisto V a far erigere da Domenico Fontana, negli anni 1587 - 89, l 'edificio che ancora oggi accoglie l'istituzione. La biblioteca fu innalzata in luogo delle scalinate divisorie del cortile del Belvedere, progettato da Bramante, e lo interrompe trasversalmente. La Biblioteca Apostolica è a buona ragione considerata la più importante biblioteca del mondo quanto alla preziosità delle sue collezioni, che nel corso del tempo hanno visto incrementare sensibilmente il proprio patrimonio grazie non solo agli acquisti, ma anche alle donazioni delle biblioteche di famiglie patrizie romane, di principi e prelati.

Tra i manoscritti (più di 60.000), si annoverano i frammenti dei codici virgiliani dei secoli III e IV, l'autografo del Canzoniere petrarchesco, codici miniati dei più illustri miniatori rinascimentali e codici biblici del IV e V secolo. La parte propriamente documentaria delle collezioni fu distaccata sotto il pontificato di Paolo V e diede origine all'Archivio segreto vaticano.

All'interno della Città del Vaticano, oltre agli edifici e alle istituzioni museali o religiose abitualmente comprese nel circuito di visita, ve ne sono altri ugualmente importanti ma, poiché difficilmente accessibili, meno noti. Tra essi il Collegio e il Camposanto teutonico, a ovest di San Pietro, due istituzioni fondate nel 799, di cui la prima è sede dell'Istituto di studi archeologico-storici e comprende un piccolo museo e una biblioteca archeologica e di storia ecclesiastica ricca di circa 45.000 volumi.

Prospiciente l'abside della basilica vaticana è la chiesetta di Santo Stefano degli Abissini, eretta da Leone III col titolo di Santo Stefano Maggiore e concessa nel 1479 da Sisto IV a monaci copti, poi quasi del tutto rifatta nel XVIII secolo da Clemente XI. A destra della chiesa una vasta scalinata conduce al palazzo del Governatorato (1931), ove hanno sede i vari servizi civili, mentre nell'area a sinistra vi è lo Studio del mosaico, fondato per provvedere alla decorazione musiva di San Pietro, e una piccola stazione ferroviaria, collegata da un breve raccordo alla linea Roma-Viterbo.

Dietro il palazzo del Governatorato si estende alle falde del monte Vaticano un'ampia area verde caratterizzata, come altri giardini italiani del XVI secolo, dall'alternarsi di prati e boschetti, grotte artificiali e fontane.

Nell'avvallamento a nord-est, i cui contorni sono segnati dall'edificio della Pinacoteca Vaticana e dal muro laterizio del cortile del Belvedere, vi è la palazzina fatta erigere da Pio XI per ospitare la Pontificia accademia delle scienze, collocata a ridosso della cosiddetta Casina di Pio IV, indubbiamente il complesso architettonico più suggestivo dei giardini. Il fabbricato fu in realtà iniziato da Paolo IV, il quale ne affidò la costruzione (1558) a Pirro Ligorio, che ultimò l'opera, con aiuti, nel 1561. Esso si compone di due distinti edifici e di due padiglioni laterali. L'edificio minore, circondato da una fontana, ha un basamento ornato da mosaici ed è aperto superiormente da una loggia dorica; il maggiore invece ha una fronte decorata di stucchi ornamentali e figurati, e conserva all'interno affreschi di Federico Barocci, Santi di Tito e Federico Zuccari.

Vi è infine la chiesa di Sant'Anna dei Palafrenieri, parrocchiale della Città del Vaticano che, iniziata nel 1572 da Vignola per la confraternita dei Palafrenieri della Corte papale, fu ultimata alla morte dell'architetto dal figlio Giacinto Barozzi. Essa presenta una facciata posteriore di gusto barocco e deve la sua importanza al fatto che il suo interno è tra i primi, a Roma, a pianta ellittica.  

La Basilica di San Pietro

E' la più grande chiesa del mondo: ha una lunghezza di 218 metri (187 metri la navata interna), la cima della cupola è alta oltre 130 metri e la superficie totale supera i 15.000 metri quadrati. L’edificio può contenere, si calcola, 80.000 persone. Le 13 statue della facciata, alte 5,70 metri, rappresentano Gesù, Giovanni Battista e gli apostoli, escluso San Pietro.

I due orologi laterali li ha costruiti nel 1795 Giuseppe Valadier. Nell'interno 148 colonne sostengono i soffitti alti 44 metri. Le statue inserite nei quattro pilastri centrali sono enormi: 5 metri ciascuna mentre i putti che sostengono le acquasantiere sono di 2 metri. Nella chiesa, oltre il baldacchino del Bernini, che è alto come Palazzo Farnese, ci sono 29 altari e le tombe di 147 Papi. Alle pareti non ci sono pitture, ma mosaici, oltre naturalmente a marmi ed ori.

Centro della Cristianità, fulcro della spiritualità occidentale e caposaldo della religione cattolica, da sempre espressione della gloria della Chiesa Trionfante, il Vaticano sorge su quello che in antichità era l'Ager Vaticanus, il cui nome, derivante da "vaticinio", segnò in qualche modo fin dall'era pagana il suo destino di luogo sacro. Qui sorgeva il Circo di Nerone, in realtà iniziato da Caligola e solo ultimato dal tristemente famoso imperatore, sotto il cui regno fu appunto martirizzato san Pietro, primo pastore della Chiesa e figura centrale della sua storia. La tomba dell'apostolo, che venne sepolto in corrispondenza del punto preciso dove si era compiuto il suo martirio, divenne ben presto frequentatissimo luogo di devozione, tanto che, dopo il riconoscimento della professione del Cristianesimo a seguito dell'Editto di Milano del 313, l'imperatore Costantino sentì il bisogno di fondarvi un'imponente basilica, i cui lavori iniziarono qualche anno dopo.

ANTICA BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO - La cronologia esatta della costruzione della basilica non è conosciuta, anche se il Liber Pontificalis riporta che fu eretta da Costantino durante il pontificato di papa Silvestro I (314-335), anche se è probabile che alcuni lavori si siano protratti dopo la morte del papa e dell'imperatore (337). I lavori ebbero inizio presumibilmente tra il 319 ed il 326 e si conclusero sostanzialmente entro il 333.  La Basilica di San Pietro sorse così in tutta la sua magnificenza divenendo in breve punto chiave della religione cristiana.  

Per costruire l'imponente basilica (circa 110 x 65 m, 30 di altezza), l'imperatore Costantino, forte anche della propria carica di "Pontefice Massimo" e coadiuvato probabilmente da papa Silvestro, fece spianare quasi tutti i mausolei della necropoli demolendo le volte che fuoriuscivano dalla quota prevista, interrò con materiale di riporto le camere funerarie e livellò l'intera zona creando una spianata detta platea Sancti Petri dove venne fondato l'edificio (con presumibili difficoltà tecniche, visto l'apporto di terreno di riporto tratto dal colle sui lati Nord ed Ovest della basilica). L'atto di spianare un'area cimiteriale ancora in uso, inconsueto anche sotto il profilo religioso e giuridico ed effettuato con grandi spese, si giustifica con la grande importanza attribuita alla sepoltura dell'apostolo, riconosciuta come autentica. Infatti il sito, da tradizione antichissima, è riconosciuto come luogo della sepoltura dell'apostolo Pietro, il quale dovrebbe aver subito il martirio proprio nei vicini Horti neroniani.

La costruzione del grande quadriportico antistante la basilica, documentato dal 397, fu probabilmente prevista contestualmente al cantiere della basilica e realizzata poco dopo, essendo localizzato anch'esso sulla platea della basilica, raccordata al livello del piano originario con una grande scalinata.

Quando il re degli Ostrogoti Totila conquistò Roma il 17 dicembre 546, molti senatori e patrizi romani (tra cui Flavio Anicio Olibrio, Rufio Gennadio Probo Oreste e Flavio Anicio Massimo) si rifugiarono qui.

Dopo l'incoronazione a imperatore di Carlo Magno il giorno di Natale dell'800, avvenuta al suo interno, il Vaticano assunse una connotazione oltre che spirituale anche politica. Cinta dalle cosiddette Mura Leonine, sorte sotto il pontificato di Leone IV, la zona, che sino ad allora si trovava al di fuori del pomerio cittadino, entrò a far parte integrante del tessuto urbano di Roma. Tuttavia per altri cinque secoli i pontefici continuarono a preferirle il Laterano, che seguitò ad ospitare le massime cariche ecclesiastiche e a svolgere il ruolo di centro del potere papale. Nel corso del Duecento un'intensa attività edilizia segnò lo spazio intorno alla basilica, che si arricchì di edifici destinati ad ospitare alcune cariche istituzionali della Curia romana.

Sotto Nicolo III, Sisto e Ristoro, due frati domenicani architetti, procedettero all'ampliamento del primitivo palazzo pontificio da cui poi avrebbe tratto origine il complesso dei Palazzi Vaticani in seguito adattati ad ospitare anche le collezioni dei Musei Vaticani, costruendo fra l'altro la Cappella Palatina, su cui sarebbe sorta la Cappella Sistina, e un giardino recintato, su cui sarebbe stato eretto il Palazzetto del Belvedere. 

Dopo un periodo di abbandono dovuto alla cosiddetta cattività avignonese, alla fine del XIV secolo la basilica, insieme al complesso vaticano divenuto la residenza dei papi, fu al centro dell'interesse papale e si arricchì di molte opere d'arte. Iniziarono così una serie di lavori di costruzione che videro impegnate per secoli intere schiere di architetti e di artisti. Durante il pontificato di Martino V e Eugenio IV si cominciò a pensare ad interventi di consolidamento. Nel XV secolo papa Niccolò V decise un profondo rinnovamento del complesso edilizio ed in particolare della vetusta costruzione che lamentava uno stato di degrado, soprattutto alle strutture di copertura ed al muro laterale posto a nord che si era inclinato. Consultato Leon Battista Alberti, il progetto fu affidato a Rossellino ma i lavori, localizzati alla parte absidale, rimasero a lungo interrotti. 

All'inizio del XVI secolo si decise per la sua totale ricostruzione e quindi fu lentamente demolita, a partire dal presbiterio, per far spazio alla nuova, grandiosa basilica. Tuttavia una parte della navata del tempio costantiniano, divisa al tempo di Paolo III da un muro (detto muro "farnesiano") dalla nuova crociera in costruzione, sopravvisse e fu utilizzata per quasi tutta la durata del cantiere, fino a quando, nel 1609, non fu definitivamente abbattuta per volontà di papa Paolo V, superando le ultime perplessità. Infatti anche in tale fase non mancò chi si opponeva a questa ulteriore demolizione e quindi al compimento del progetto di Michelangelo. Tale devozione verso l'antica basilica portò vari studiosi a lasciare descrizioni minuziose che ne tramandassero ai posteri la memoria: Tiberio Alfarano (De basilicae Vaticanae antiquissima et nova structura del 1582), Giacomo Grimaldi, Onofrio Panvinio (De rebus antiquis memorabilibus et praestantia basilicae S. Petri Apostolorum libri septem). La nuova basilica fu consacrata nel 1626.

                

L'antica basilica ci è nota da fonti iconografiche (disegni, affreschi), letterarie e risultanze archeologiche. La basilica era a cinque navate (87x64 metri), con la centrale rialzata e più larga, e coperta da capriate. Le navate erano divise da quattro colonnati di ventidue colonne ciascuno, coperti da architravi nella navata centrale e da archi in quelle laterali. L'illuminazione interna era garantita dalle finestre che numerose si aprivano nella parte che si elevava della navata maggiore (in rapporto 3:1), il cleristorio. La copertura era in capriate lignee. La facciata aveva degli spioventi digradanti, ma a differenza di San Giovanni in Laterano non vi era uno spiovente per navata, ma le navate minori erano coperte da un'unica travatura digradante.

Un'altra peculiarità di San Pietro era l'uso del transetto[9] (trans saepta, "oltre i cancelli"), il primo ad essere concepito come navata trasversale indipendente, alto come la navata centrale (ma meno ampio) e dotato di una propria copertura. Sul transetto si apriva l'abside e in fondo ai bracci si trovavano due nicchie rettangolari che sporgevano esternamente oltre il profilo delle navate. In corrispondenza della navata centrale si apriva sul transetto l'arcone ("arco di trionfo") tipico della basiliche paleocristiane, sia cristiane che civili (come nella basilica di Costantino a Treviri). Le navatelle terminavano invece con trifore colonnate, simili a quelle che sia aprivano nelle nicchie laterali del transetto.

L'abside era decorata da mosaici offerti da un figlio di Costantino (probabilmente Costanzo II) che rappresentavano Cristo tra san Pietro e san Paolo secondo un modello iconografico definito traditio legis, in sostituzione forse di un originario mosaico color d'oro senza immagini[10]. Nell'abside si trovava anche, dove si troverebbe di solito l'altare, la memoria dell'Apostolo, che altro non era che l'edicoletta del II secolo detta anche "trofeo". Quest'ultima sporgeva dal pavimento della basilica (qui a solo 30 cm dal livello originario della necropoli) ed era inserita in una dado marmoreo con lesene in porfido e recintato da una pergula con colonne tortili e amorini vendemmianti, che fece da ispirazione per il baldacchino seicentesco. Le colonne originarie della pergula vennero riutilizzate negli altari incassati nei piloni della basilica attuale e ce ne resta traccia in varie opere d'arte come una copia fedele nella cassetta eburnea di Pola del V secolo.

La facciata ed il quadriportico[modifica | modifica sorgente]

La facciata presentava finestroni ad arco su due ordini. Il frontone aveva solo un piccolo rosone, mentre la parte corrispondente alla navata centrale era decorata con mosaici che nella parte più alta erano leggermente incurvati verso il basso per una migliore visione. I mosaici risalivano al V secolo, anche se furono restaurati, rimaneggiati e reintegrati varie volte,soprattutto nel XIII secolo. Erano organizzati su tre ordini: in alto Cristo tra san Pietro, la Vergine ed i simboli del tetramorfo; in mezzo quattro figure disposte tra i finestroni ed identificati con gli evangelisti o santi; in basso, sotto un'iscrizione, altre figure identificate negli Anziani dell'Apocalisse; sui frontoni triangolari delle navate laterali immagini di Gerusalemme e Betlemme[11].

La facciata a spioventi della basilica era preceduta ad est da un quadriportico, descritto per primo da Eusebio di Tiro, dove sostavano anticamente i catecumeni durante la celebrazione dell'Eucarestia. Il quadriportico aveva anche una funzione cimiteriale. L'area interna del quadriportico era originariamente un giardino (da cui forse la denominazione Paradisus) con all'interno un fontana per abluzioni purificatrici[12]. Con l'aumento del numero dei pellegrini l'area fu pavimentata nel VII secolo e vi fu posta al centro il Pignone, una scultura in bronzo di epoca romana, oggi nel cortile della Pigna nei Musei Vaticani. Non sappiamo se Dante Alighieri vide il Pignone in questa posizione durante l'ipotetico pellegrinaggio per il Giubileo del 1300, ma comunque lo citò in un passo della Divina Commedia (Inf. XXXI, 59).

Edifici annessi[modifica | modifica sorgente]

Accanto alla basilica esistevano numerosi altri edifici tra cui un campanile medievale e due edifici a pianta circolare, antichi mausolei romani usati forse come martyrion. Uno di essi, noto come cappella di Santa Petronilla, era il mausoleo imperiale onoriano, in cui furono sepolti l'imperatore romano Onorio con le mogli Maria e Termanzia, oltre a, probabilmente, sua sorella Galla Placidia col figlio primogenito Teodosio. L'altro era un mausoleo databile all'epoca di Caracalla e poi utilizzato come Cappella di Sant'Andrea (nota anche come chiesa di Santa Maria della Febbre)[13]. La rotonda di Santa Petronilla fu demolita nel corso del XVI secolo, con la costruzione del transetto sud della nuova basilica; quella di Sant'Andrea fu abbattuta alla fine del Settecento per far posto alla nuova Sagrestia di Carlo Marchionni.

Sul lato sud, poco discosto dalla basilica e dai suddetti mausolei, si trovava un obelisco, resto del Circo di Nerone, che, rimasto ancora in piedi, fu spostato nel 1586 al centro della nuova Piazza San Pietro.

Le opere d'arte[modifica | modifica sorgente]

Tra le tante opere d'arte che nei secoli abbellirono la basilica, in parte andati perduti, in parte ancora conservate in Vaticano o riutilizzati nella nuova basilica o in altre chiese. Mosaici la adornavano internamente ed esternamente. Un mosaico raffigurante la Navicella degli Apostoli, realizzato su cartone di Giotto, era posto nel quadriportico, sulla parete interna dell'atrio d'ingresso, contrapposta alla facciata della basilica[14]. Dopo la demolizione della basilica costantiniana, alcuni dei suoi frammenti, dopo pesanti rifacimenti, furono rimessi in opera nell'atrio della nuova basilica in forma di lunetta. Nel portico si trovavano poi delle Storie si san Pietro della seconda metà del Duecento, forse disegnate da Cimabue o da Pietro Cavallini e oggi note solo da copie seicentesche.

Lo stesso Giotto aveva eseguito nel 1320 circa la pala dell'altare principale, il Polittico Stefaneschi ora nei Musei Vaticani ed alcuni affreschi, perduti, nella tribuna.[15]. Nell'abside si trovavano affreschi con Storie di Cristo di alcuni suoi alloievi, tra cui Stefano Fiorentino.

Nel 1377 il complesso vaticano divenne la residenza dei papi dopo la cattività avignonese. La basilica, al pari delle altre grandi chiese romane, fu partecipe delle opere di ripristino e rinnovamento promossi da Martino V, Eugenio IV e da Niccolò V per riparare al disastroso abbandono in cui versava tutta la città. In quel periodo San Pietro venne abbellita anche con affreschi come le Storie di Cristo di Beato Angelico, perduti a parte alcuni frammenti di controversa attribuzione, o da quelli eseguiti nella Cappella della Concezione da Pietro Perugino (1478-1479). Di Pinturicchio era una perduta tavola nella Cappella Lancia, raffigurante la Madonna col Bambino, santi e papa Innocenzo VIII.

Tra il 1467 e il 1470 fu realizzato un grande ciborio marmoreo per l'altare principale scolpito da Paolo Romano, di cui rimangono alcuni bassorilievi ricomposti all'interno della Biblioteca Vaticana. Vi erano inoltre monumenti di Andrea Sansovino e Andrea Bregno, alcuni dei quali furono portati da monsignor Simoncelli, segretario di Paolo V, nella sua terra d'origine a Boville Ernica (provincia di Frosinone), nella chiesa di San Pietro Ispano dove si trova anche un Angelo proveniente dalla cornice del mosaico della Navicella di Giotto.

 

 

 

Dopo circa un millennio, la basilica fu oggetto di un lungo rifacimento che, affidato nel 1452 da papa Niccolo V a Bernardo Rossellino, nell'arco di due secoli portò a un totale stravolgimento. All'interno del progetto culturale cinquecentesco di renovatio imperi, atto a far risorgere la grandezza di Roma antica, papa Giulio II, già cardinale di San Pietro, eletto al soglio pontificio nel 1503, inaugurò un poderoso progetto artistico che prevedeva appunto la rifondazione dell'intera basilica, unita alla decorazione delle stanze vaticane e della cappella Sistina e alla costruzione, affidata a Michelangelo, del proprio sepolcro.  

I lavori furono affidati a Bramante che, partendo dall'area di cupola e mantenendo i muraglioni qui realizzati dal Rossellino cinquant'anni prima, procedette nel 1506 alla demolizione di buona parte dell'edificio a settentrione, secondo un progetto a pianta centrale che, nella sua perfezione formale, rispondeva pienamente a una visione del mondo rinascimentale. La tipologia planimetrica, di ascendenza orientale-bizantina, progettata da Bramante per San Pietro (croce greca; cupola centrale al centro dell'incrocio dei bracci e cupole minori sulle diagonali dello spazio di cupola; quattro campanili angolari) risultò ottimale da un punto di vista funzionale e statico, in quanto permise di realizzare una struttura colossale e allo stesso tempo leggera, grazie anche ai particolari piloni di cupola, dalla forma smussata verso l'interno e quindi meno pesanti. Vaticano_Basilica_Cupola1.jpg (121109 byte)

Nel 1515 la direzione dei lavori passò, sotto il pontificato di Leone X, a Raffaello, affiancato da fra Giocondo e Giuliano da Sangallo, questi ultimi presto sostituiti da Antonio da Sangallo il Giovane. Raffaello elaborò un maestoso progetto a croce latina, portato avanti anche dal suo successore (il modello del progetto di Antonio da Sangallo il Giovane è conservato ai Musei Vaticani). Successivamente Michelangelo, incaricato da papa Paolo III, ritornò al progetto a croce greca bramantesco e studiò nuove soluzioni per la cupola il cui valore simbolico, sovrastando essa la tomba di San Pietro, appariva fondamentale già nei primi progetti quattrocenteschi di ristrutturazione della basilica. Michelangelo tuttavia realizzò solo il tamburo, la cui alta fascia orizzontale ritmata dalle colonne binate e dalle finestre con frontoni alternativamente curvi e rettilinei, funge da raccordo tra la grande mole della basilica e la cupola.

La cupola fu portata a termine, insieme al lanternino, da Giacomo della Porta e da Domenico Fontana tra il 1588 e l'anno seguente. Risultò così costituita da un tamburo sorretto da 16 contrafforti nascosti da colonne binate, tra i quali si aprono le grandi finestre dotate di timpano. La calotta a doppio guscio si slancia al di sopra del tamburo suddivisa in spicchi da 16 nervature su cui si aprono tre ordini di oculi.

A fianco sorgono due cupolette, opere del Vignola erette a scopo unicamente decorativo e senza alcuna corrispon­denza con le Cappelle Clementina e Gregoriana che esse sovrastano.

Alla morte del maestro toscano, i lavori passarono nuovamente ad una schiera di altri architetti finché, sotto Paolo V, ritornata in auge la soluzione a croce latina, il Maderno non aggiunse tre cappelle per lato, facendo avanzare le navate sino ad innestarle alla facciata, che egli terminò nel 1614. 

Il 18 novembre 1626, nel milletrecentesimo anniversario della consacrazione originaria, Urbano VIII consacrò finalmente la nuova basilica. Gli interventi del Maderno penalizzarono in un certo qual modo il progetto michelangiolesco impedendo la visione totale della cupola, che spunta soltanto in parte da dietro il monumentale prospetto coronato da due graziose mostre d'orologio del Valadier e preceduto da due grandi statue neoclassiche raffiguranti San Pietro e San Paolo.  

Dal balcone mediano che si apre sulla facciata, detto loggia delle benedizioni, oltre le benedizioni solenni viene dato anche l'annuncio dell'elezione del papa. Il portico, di una vastità proporzionale alla grandezza dell'interno, fu decorato con fantasia e ricercatezza da statue, fregi e stucchi. Qui è conservato, ancorché quasi totalmente rifatto, il mosaico della Navicella, disegnato da Giotto per la basilica originaria e raffigurante Cristo che invita Pietro a camminare sulle acque. Sul fondo si aprono cinque ingressi: quello mediano, che introduce alla basilica, possiede uno stupendo portale opera quattrocentesca del Filarete; l'ultimo a destra è invece la famosa Porta Santa, solennemente aperta dal pontefice per inaugurare l'anno giubilare e che al termine viene richiusa con un'altrettanto solenne cerimonia.

L'interno appare in tutta la sua sconfinata grandezza quale simbolo della Chiesa Trionfante, in cui la ricchezza e la sontuosità degli arredi accentuano il senso di sublime glorificazione del Cristianesimo. Basterebbe solo il colpo d'occhio della navata mediana con la volta riccamente decorata sotto Pio VI nel 1780, le stelle sul pavimento che indicano la grandezza delle maggiori chiese del mondo, le acquasantiere sorrette da colossali putti di marmo e la veneratissima statua di San Pietro, raffigurato seduto e benedicente presso l'ultimo pilastro a destra - probabilmente di Arnolfo di Cambio - a dare l'idea di tale monumentalità.

Attrae però lo sguardo, appena varcato l'ingresso, il grande baldacchino di bronzo con colonne tortili, frutto di una felicissima collaborazione tra il Bernini, il Borromini e il Duquesnoy, che vide impegnati i tre artisti dal 1624 al 1633. Sotto il tripudio di angeli che corona l'ardita struttura di quasi 30 metri di altezza, per la costruzione della quale Urbano VIII Barberini fece sacrificare i bronzi del Pantheon, si trova l'altare papale riservato al pontefice, che solo può recitarvi la messa, e la sottostante confessione, decorata dal Maderno e illuminata da 95 lampade eterne, sorta in corrispondenza della tomba di san Pietro. 

Al di sopra del baldacchino si eleva la calotta interna della cupola michelangiolesca, decorata con mosaici disegnati dal Cavalier d'Arpino. Nello spazio retrostante,  in corrispondenza della colossale abside o tribuna, si trova la splendida Gloria, opera della tarda maturità del Bernini, che seppe profondervi tutta la sua abilità di scultore e decoratore attraverso un complesso intreccio di stucchi, dorature, sculture, rilievi. 

La struttura, realizzata tra il 1656 e il 1665, conserva entro la cattedra bronzea sorretta dalle statue dei Dottori della Chiesa la cattedra lignea che la tradizione, storicamente infondata, vuole essere appartenuta a san Pietro. Affiancano la monumentale tribuna, a sinistra, il monumento a Paolo III, opera di Guglielmo Della Porta, e, a destra, il monumento a Urbano Vili del Bernini.

La navata destra, decorata dal Bernini in maniera da mascherarne  il restringimento all'altezza del  terzo arcone, laddove alla struttura michelangiolesca s'innesta l'ampliamento del Maderno, mostra subito, nella prima cappella, la celebre Pietà di Michelangelo, che il maestro toscano realizzò tra il 1498 e il 1499 per il legato di Carlo VIII presso la Santa Sede. La terza è la Cappella del Santissimo Sacramento, dove si trova il ricco ciborio del Bernini ispirato al Tempietto di San Pietro in Montorio del Bramante fiancheggiato da due angeli in ginocchio. Oltrepassato il monumento a Gregorio XIII, riformatore del calendario che da lui prese appunto il nome di gregoriano, si entra nella Cappella Gregoriana, compiuta da Giacomo Della Porta nel 1583, quindi nel transetto destro, dal quale si accede alla Cappella di San Michele, cui introduce il monumento a Clemente XIII, capolavoro del Canova datato intorno al 1790. 

Attraversata l'abside e raggiunto il fianco sinistro della basilica ci si trova nella corrispondente Cappella della Colonna, dove sono conservate le reliquie di san Leone Magno, al quale allude la bella pala marmorea dell'Algardi raffigurante l'Incontro di Leone Magno con Attila. Nell'attiguo passaggio il tetro scheletro con in mano la clessidra richiama l'attenzione sul berniniano monumento a papa Alessandro VII, che introduce al transetto sinistro, dal quale, attraversata la Cappella Clementina, realizzata al pari della corrispondente destra dal Della Porta, si giunge alla navata sinistra. Qui si apre la ricchissima Cappella del Coro. 

Nel passaggio seguente si trova il monumento a Innocenzo VIII, realizzato in bronzo dal Pollaiolo nel 1498. All'altezza della prima cappella si trova invece un altro capolavoro del Canova, il sepolcro degli ultimi Stuart, nel quale spicca in maniera particolare la grazia dei due geni con le fiaccole rovesciate. Per ultimo si apre sulla navata il battistero, il cui fonte battesimale è costituito da un antico sarcofago romano.

Piazza San Pietro

Luogo sacro di grande suggestione e di profonda connotazione religiosa e simbolica, piazza San Pietro è forse la piazza più famosa del mondo. Sin dal Medioevo essa accolse e raccolse folle innumerevoli di pellegrini in visita alla Basilica di San Pietro, centro della Cristianità, assolvendo la funzione di spazio vitale della vita religiosa cittadina. 

La piazza sorse su parte dell'antico Circo Vaticano o di Nerone, in realtà costruito quasi totalmente sotto Caligola, a testimonianza del quale resta l'Obelisco Vaticano, trasportato nel 37 d.C. da Alessandria d'Egitto, dove ornava il Foro di Cesare. Esso, detto nel Medioevo aguglia, rimase per lungo tempo a lato della basilica, sinché, nel 1586, Sisto V dette incarico a Domenico Fontana di spostarlo nel sito attuale, alla destra del quale Carlo Maderno, realizzò nel 1613, per volere di Paolo V, una fontana, cui, dopo oltre mezzo secolo, se ne aggiunse un'altra ad essa simmetrica, costruita da Carlo Fontana. Sempre sotto Sisto V, l'originale globo bronzeo che ornava l'obelisco (oggi ai Musei Capitolini) e che era ritenuto conservare le ceneri di Cesare, fu sostituito dal suo emblema familiare, i monti e la stella, sormontato da un crocifisso in cui si trova custodito un frammento della Santa Croce di Cristo. 

A metà del XVII secolo la monumentale opera di abbellimento della Basilica di San Pietro trovò una sua ideale prosecuzione nella fastosa sistemazione della piazza ad essa antistante, che Gian Lorenzo Bernini realizzò tra il 1656 e il 1667. La trionfante spettacolarità che il genio dell'architetto e scultore barocco profuse nell'esecuzione di questo immenso capolavoro non fu tuttavia dettata da un semplice gusto estetico, bensì caricata di profondi significati simbolici, tanto che la piazza stessa può essere interpretata come una monumentale allegoria.

Lo spazio è suddiviso in due parti: la prima a forma di trapezio rovescio con il lato maggiore lungo la facciata, la seconda di forma ellittica con l'imponente colonnato dorico sormontato da una robusta architrave. Nel progetto berniniano compariva uno spicchio centrale ("il nobile interrompimento") in prosecuzione del colonnato, che, se realizzato, avrebbe nascosto la piazza e la basilica rispetto alla veduta frontale. In questo modo, provenendo da Ponte Sant'Angelo, il visitatore, dopo aver percorso le vie anguste del Borgo, si sarebbe trovato all'improvviso in uno spazio vasto e solenne e avrebbe provato stupore e meraviglia. Va considerato a questo proposito che l'attuale Via della Conciliazione è il risultato dell'opera di demolizione (1936-1950) di un isolato lungo e stretto (la Spina di Borgo) tra le strade oggi scomparse di Borgo Vecchio e Borgo Nuovo.

Piazza San Pietro con il celebre colonnato, una delle trovate più geniali di Gian Lorenzo Bernini, è profonda 320 metri con un ellissi centrale di 240 metri ed è circondata da 4 file di 284 colonne e 88 pilastri. La balaustra sopra le colonne è decorata da 140 statue di Santi. In basso, un‘enorme scalinata a tre ripiani con ai lati le statue di S. Pietro e S. Paolo. In mezzo alla piazza due grandi fontane e l’obelisco.

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