Centro storico di Spalato e il Palazzo di Diocleziano
Croazia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

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Spalato, attira a cominciare dal suo nome, che deriva da palatium, perché qui fu eretto il famosissimo palazzo di Diocleziano, enorme, imperiale appunto che, secondo le fonti, poteva ospitare, 2000 persone. 

Affacciata sul mare Adriatico e protetta alle sue spalle dai venti dalla robusta catena montuosa del Dinara, la splendida città dalmata di Spalato sembra quasi un museo vivente: una complessa miscela di stili, tra rovine romane, archi bizantini, passerelle veneziane e influenze africane. Fichi, olivi e acque di un azzurro brillante ricordano che siamo ancora nel Mediterraneo, in un fantastico clima e paesaggio unico al mondo. 

Le antiche forme dell'architettura fanno da sfondo alla vita moderna: boutique di design, trendy caffetterie, turisti in tenuta estiva che si aggirano tra le pietre di un palazzo imperiale. Un concentrato tale che non poteva passare inosservato all'UNESCO, che nel 1979 incluse il suo centro storico nell'elenco del Patrimonio dell'Umanità.

Fu una serie di circostanze fortuite a far nominare imperatore, il 20 novembre 284, un soldato semplice, e per di più di umilissime origini. Si chiamava Diokles ed era nato 41 anni prima a Salona, capitale della Provincia della Dalmazia. A Roma, nessuno avrebbe scommesso un sesterzio sulla durata della sua permanenza sul trono e nemmeno su quella della sua vita: nel mezzo secolo precedente alla sua comparsa sulla scena, il Senato aveva eletto non meno di 20 imperatori, e questi erano stati rovesciati da almeno altrettanti usurpatori. Invece Gaio Aurelio Valerio Diocleziano - questo fu il suo nome latinizzato - sconvolse i pronostici. Con una mossa astuta nominò co-reggente l'amico Massimiano e lo pose a governare l'Occidente dell'impero. Dal canto suo, assunse la giurisdizione sull'Oriente, si trasferì a Nicomedia e instaurò una monarchia assoluta sul modello persiano.

Il suo regno - costellato da successi e caratterizzato da riforme in campo amministrativo e tributario - terminò il 1° maggio 305: Diocleziano, ormai anziano, aveva deciso di abdicare e ritirarsi nello splendido palazzo appena ultimato sul sito dell'antico insediamento greco di Aspalatos, a poca distanza da Salona. 

Costruito in pietra calcarea di ottima qualità proveniente dalla vicina isola di Brazza e abbellito da colonne in granito e da sfingi fatte arrivare dall'Egitto, il Palazzo di Diocleziano è considerato uno dei monumenti più importanti dell'età tardo-imperiale. A pianta rettangolare, occupa un'area di 28.900 metri quadrati e ha mura scandite da 16 torri sulle facciate rivolte a nord, est e ovest. Quella meridionale, sul mare, non è fortificata ma presenta un più gentile susseguirsi di arcate. All'interno, almeno nella sua forma originaria, mostrava un assetto architettonico che rispecchiava la duplice natura dell'edificio, quella di villa e di castrum militare. 

Il decumano, sulla direttrice est-ovest, divideva il palazzo in un'area residenziale destinata ai soldati e ai servitori e in un'altra, più lussuosa, per l'imperatore; dove, da un monumentale "Peristilio", si dipanavano gli appartamenti di Diocleziano, il suo mausoleo, tre templi e due terme. Alla morte dell'imperatore, nel 316, il palazzo restò un possedimento imperiale almeno fino al 480. La Notitia Dignitarium , scritta in quell'epoca, menziona che qui fu attivo un opificio tessile. E sempre in quel periodo, sulla porta occidentale, sopra un bassorilievo raffigurante la Vittoria , venne scolpita una croce, prima testimonianza della presenza cristiana all'interno del complesso. Ma la trasformazione del palazzo avvenne nel VII secolo, quando gli abitanti di Salona, decimati dall'invasione degli slavi e degli avari, trovarono rifugio al suo interno. E così, da quello che era stato un - seppur immenso - edificio, nacque una città: Spalato.

I nuovi residenti diedero alla città-palazzo un'organizzazione ecclesiastica. E fu il loro vescovo, Giovanni da Ravenna, a trasformare il mausoleo in chiesa cristiana (oggi è la splendida cattedrale cittadina), mentre l'adiacente tempio di Giove divenne un battistero.

Nei secoli successivi, gli abitanti della vicina Salona, già colonia greca e in seguito popolosa città romana, per sfuggire alle incursioni degli Avari e degli Slavi, si rifugiarono nelle sue rovine, fondando così la città di Spalatum: forse il nome della nuova città-palazzo deriva proprio dal latino palatium.

Successivamente si susseguirono vari domini: l'Impero Bizantino, nel quale la città riuscì man mano a ritagliarsi una certa autonomia, quindi il Regno Croato, del quale era formalmente la capitale.

Successivamente fu nel Regno Magiaro-Croato, nel contesto del quale la città mantenne la sua autonomia comunale, ebbe pochi anni d'indipendenza, quindi entrò a far parte dei domini della Repubblica di Venezia, la cui influenza durò per quattro secoli sino il 1797, lasciando in eredità numerose vestigia; fu nell'Impero di Francia poi nell'Impero Asburgico. L'Impero Ottomano invece mai riuscì a conquistarla.

L'influenza italiana persiste nei secoli grazie agli scambi commerciali; forte è l'influsso del dominio veneziano, che comporterà il graduale passaggio dal dialetto romanzo, derivato direttamente dal latino, al veneto, divenuto una vera e propria lingua franca nel Mar Mediterraneo orientale, accanto ad un costante accrescimento della componente croata della popolazione. La comunità italiana conobbe anche apporti immigratori dalla penisola. 

Fino al periodo austriaco la situazione linguistica di Spalato, così come di molte altre città dalmate, fu assai complessa, dividendosi per nazionalità e per classi sociali. Lingua ufficiale e della cultura rimase l'italiano, utilizzato dall'aristocrazia e dalla più ricca ed influente borghesia, mentre la piccola borghesia e gli artigiani si esprimevano in dialetto veneto. 

La popolazione croata era invece sostanzialmente bilingue, utilizzando il croato nell'ambito familiare e del piccolo commercio, e il dialetto veneto (o l'italiano, a seconda del grado di istruzione) come lingua franca di comunicazione. 

Nella seconda metà del 1800 il forte sentimento di appartenenza nazionale che invase tutta l'Europa giunse anche a Spalato; vennero fondati giornali, circoli e movimenti irredentisti italiani e, in misura minore, croati. Fino al periodo austriaco la situazione linguistica di Spalato, era simile a quella di molte altre città dalmate che erano sotto il dominio della Serenissima. 

Lingua ufficiale nel "regno di Dalmazia" austriaco era, fino al 1882, l'italiano. Successivamente, accanto all'italiano venne introdotto il croato. La maggioranza della popolazione parlava solamente la croato, nella variante dialettale spalatina. La piccola borghesia e gli artigiani usavano anch'essi preferibilmente il croato, mentre l'aristocrazia e la più ricca ed influente borghesia erano in maggioranza italiani. Come testimoniò l'ultimo podestà italiano di Spalato - Antonio Bajamonti - l'italiano era però capito da tutta la popolazione della città.

Nella popolazione croata nell'Ottocento si ridestò lo spirito nazionale e a partire dal 1882, dopo la caduta della Giunta retta dal Partito Autonomista dell'italiano Antonio Bajamonti, Spalato venne governata da partiti filocroati ossia puntari che avevano raggiunto ormai la maggioranza, relegando i partiti filoitaliani ossia tolomasi a una minoranza, che vide diminuire progressivamente la propria influenza in città. La progressiva presa di coscienza dell'identità croata e il crescente afflusso di croati dalle zone circostanti fece regredire gradualmente anche l'uso dell'italiano, che pur conservò notevole prestigio per tutto il periodo austriaco ed ebbe un certo suo rilievo fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Con la dissoluzione dell'Impero asburgico in seguito alla Prima Guerra Mondiale, Spalato - nonostante la lotta di una parte della popolazione che ne voleva l'incorporazione nel Regno d'Italia - entrò a far parte dello Stato degli Sloveno-Croati e Serbi, denominato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, sino al 1929, quando divenne Regno di Jugoslavia.

Ciò comportò l'esodo di una parte della popolazione italiana. Le istituzioni scolastiche italiane vennero ridotte e perseguitate, ma la comunità italiana residua riuscì a sopravvivere tra molte vessazioni fino agli eventi della seconda guerra mondiale. Nel censimento austriaco del 1910 a Spalato vi erano 2.082 italiani (cioè il 10,1% della popolazione totale di 20.536 abitanti), ma nel 1941 (quando l'Italia annesse Spalato) ve ne restavano meno di un migliaio.

Spalato italiana - L'annessione all'Italia avvenne nel periodo 1941-1943, in seguito alla vittoriosa campagna di Jugoslavia, e fu molto celebrata dai superstiti della comunità italiana. Purtroppo comportò anche notevoli difficoltà per la maggioranza croata, tanto che le squadre locali di calcio. di proprietà croata, si rifiutarono inizialmente di competere nel campionato italiano.

Spalato divenne capoluogo (nell’aprile del 1941) dell'omonima provincia italiana, all'interno del cosiddetto Governatorato di Dalmazia.

A seguito dei Patti di Roma del 18 maggio conclusi con lo Stato Indipendente di Croazia sorto dal disfacimento della Jugoslavia, il Regno d'Italia comprese sotto la propria sovranità sia i territori del Patto di Londra del 1915, sia Spàlato e Càttaro, erette a nuove province italiane che, con quella di Zara, costituirono il "Governatorato della Dalmazia".

Nel 1941 a Zara vi erano 20.000 italiani e 2.000 croati. Nel resto della Dalmazia vi erano circa 4 mila italiani, con i nuclei più consistenti a Spàlato, Ragusa, Sebenìco, Cùrzola e Cattaro.

Con il 25 luglio 1943, sfollò il personale del "Governatorato della Dalmazia" e delle organizzazioni politiche giunto dalla Penisola nel 1941.

Il 10 settembre, mentre Zara veniva presidiata dai tedeschi, e la popolazione non subiva alcuna offesa, a Spàlato, entravano i partigiani. Vi rimasero sino al 26 settembre, quando la città fu conquistata dai tedeschi. In quei 16 giorni, fra Spàlato e Traù, i titini soppressero 134 italiani, compresi agenti di pubblica sicurezza, carabinieri, guardie carcerarie ed alcuni civili.

Le organizzazioni e le istituzioni croate vennero vietate dal maggio 1941. La lotta dei partigiani di Tito acquisì sempre maggior consenso tra gli Slavi locali dopo i primi mesi del 1943. Dopo la caduta del Fascismo in Italia e sino alla fine della guerra, Spalato passò sotto il controllo degli Ustascia, della Germania nazista e infine dei partigiani comandati dal maresciallo comunista Josip Broz Tito. Durante il periodo Ustascia vennero sistematicamente distrutti tutti i simboli che in qualche modo collegassero Spalato all'Italia, compresi parecchi "Leoni di San Marco" del periodo veneziano.

Al termine della guerra la comunità italiana si dissolse con un triste e drammatico esodo verso l'Italia. Solo qualche dozzina di Italiani rimasero a Spalato negli anni Cinquanta.

Spalato nella Croazia iugoslava - Nel dopoguerra Spalato fu restituita alla Jugoslavia ossia alla Repubblica Socialista di Croazia nel periodo 1944-1991. Dalla dissoluzione iugoslava del giugno 1991 fa parte della Croazia indipendente.

Spalato nella Croazia indipendente - Attualmente Spalato fa parte della Croazia indipendente ed ha subito danni nella guerra degli anni novanta. Dopo il 2000 la città sta godendo di un periodo di notevole espansione economica, legato anche al prossimo ingresso nella comunità Europea.

In città, nonostante tutte le vicende storiche, è sopravvissuta una piccolissima ma radicata minoranza autoctona italiana che dai primi anni '90, subito dopo la dissoluzione della Jugoslavia e la guerra in Croazia 1991-1995, si è costituita ufficialmente in Comunità degli Italiani. Spalato è inoltre sede di un Consolato Italiano molto attivo nella tutela e valorizzazione della cultura e del patrimonio latini, veneti e italiani del territorio, è stata aperta pure una sede della Società Dante Alighieri, anch'essa molto attiva in ambito culturale.

Sia che si arrivi al molo di sv. Petar o a quello più piccolo di Mletacki pristan, entrare a Spalato dal mare fa sempre uno certo effetto. Per prime si passano le splendide isole di Drevenik Mali e Šolta, mentre poco oltre si intravedono le più note isole dell'arcipelago della Dalmazia: Brač, Vis e Hvar tra tutte. Anche noto come Canale di Spalato, questo tratto di mare rimane tutt'oggi uno dei più apprezzati di tutta la Croazia.

Spalato (che in lingua croata e internazionale è conosciuta con il nome di Split), dopo la città di Fiume, ospita il porto più importante della nazione. Grande centro economico, culturale, sportivo e turistico, ha usufruito della centralità adriatica per svilupparsi. Orientarsi all'interno delle sue strette e animatissime vie è facile: si divide in città vecchia (entro le mura del Palazzo) e città nuova, lungo il mare e la collina.

L'antica Aspálathos dei Greci, o la Spalatum dei latini, ha molto da offrire ai turisti in visita, nel suo centro storico e nei suoi caratteristici dintorni. Oggi, con 250.000 abitanti, la città è ancora una delle più attive e frequentate di tutta la Croazia ed una delle più spettacolari. Passeggiare in un dedalo di stradine soleggiate, all'ombra di campanili romanici e templi antichi, o affiancati dal fresco profumo dei pesci appena pescati: questa è Spalato, cuore vibrante della Dalmazia.

La sua storia è segnata in particolare dal Palazzo di Diocleziano (305 d.C.), una delle rovine romane più imponenti del mondo. Si tratta più di una fortezza che di un palazzo e in origine la sua cinta muraria misurava 215x180 metri e conteneva all'interno la residenza imperiale, vari templi e un mausoleo. Oggi è ancora possibile vedere il vestibolo del palazzo originario, la piazza della fortezza, circondata da un colonnato, il Tempio di Giove e i resti del Mausoleo, trasformati in una cattedrale.

Appena all'esterno del palazzo si trovano alcuni edifici d'epoca medievale, fra cui il Municipio del XV secolo.

Ospitato in una fortezza del XVII secolo, il Museo Marittimo possiede una vasta collezione di cartine, fotografie, manufatti e modellini in scala.

Il Museo Archeologico, fondato nel 1820, resta il museo archeologico più antico della Croazia e conserva importanti collezioni del periodo preistorico, della colonizzazione greca e romana, del primo cristianesimo e del Medioevo. La maggior parte dei reperti arriva dall'antica colonia romana di Salona, si noteranno in particolare le pietre epitaffi (circa 6000), ceramiche elleniche, vetri romani e gemme. Oltre alla ricca collezione di antichità e monete medievali, il museo ospita una interessante biblioteca con circa 30.000 libri sull'archeologia e la storia della Dalmazia, la cui collezione è in parte esposta nei giardini all'esterno.

La Galleria Mestrovic presenta da parte sua una raccolta ampia e ben organizzata di opere del più famoso scultore moderno della Croazia, Ivan Meštrović.

Il Museo di monumenti archeologici della Croazia offre una ricca collezione di pietre monumentali del primo medioevo, comprese collezioni di armi, arnesi e gioielli. Venne fondato nel 1893 a Tenin e poi trasferito a Spalato dopo la Seconda guerra mondiale. In particolare sono da ammirare le epigrafi del IX - XII secolo contenenti i nomi dei re Croati e dei loro discendenti. Spade, lance, coltelli, frecce, asce, sono solo alcuni degli oggetti rinvenuti nelle tombe di guerrieri. 

Nelle tombe sono stati rinvenuti anche numerosi gioielli come orecchini, anelli, collane, diademi, bottoni e simili, che è possibile ordinare in base ad un lungo arco di tempo che va dal VII al XV secolo. In esposizione si noteranno inoltre anche altri preziosi appartenenti al periodo bizantino e medievale, così come si apprezzerà la presenza, nell'area attorno al museo, delle fondamenta di tre chiese preromaniche.

Il Museo della Città di Spalato fu inaugurato nel 1946 e situato nella parte nord-est del Palazzo di Diocleziano, nel complesso dei palazzi medioevali, il Museo di Spalato offre una vasta collezione di decorazioni in stile gotico. Si apprezza in particolare il cortile interno, riccamente decorato da un portale e una loggia. Sempre all’interno si possono ammirare diverse mostre relative alla storia di Spalato, come quella che va dal XII al XIV secolo relativa al periodo di autonomia comunale. 

Particolarmente interessante è la documentazione relativa al periodo veneziano di Spalato e della costa croata, dal XV al XVI secolo, in questo contesto si ammirano per esempio i documenti relativi al circolo letterario di Marulic e al 'Libro d’Oro', un forziere in stile gotico-rinascimentale. Si apprezzi anche la sezione dedicata a Emanuel Vidović, uno dei più famosi artisti locali (pittore e grafico vissuto tra il 1870 ed il 1953)

La cattedrale di Spalato (dedicata a San Doimo, vissuto a Salona tra il III ed il IV secolo) è situata in quello che un tempo era il Mausoleo di Diocleziano, convertito a chiesa cristiana nel VII secolo. Nello stesso periodo, il corpo di Diocleziano (noto per la spietata persecuzione contro i cristiani) venne rimosso e portato altrove. Il luogo esatto dove erano custodite le sue spoglia venne sostituito dal santuario dedicato a San Doimo. 

Nella struttura attuale si riconoscono tre tipi di architetture: quella più antica del mausoleo (III secolo d.C.), quella del coro (del Seicento), quella del campanile riccamente decorato (del XII secolo e poi ampiamente rimaneggiata). Nel complesso, l'architettura della chiesa è romanica. 

Il tesoro della Cattedrale, ospita importanti collezioni ecclesiastiche di alto valore, compresi sacri pezzi d’arte, come per esempio dei lavori dei maestri orafi del XIII – XIX secolo, dipinti del XIII secolo, abbigliamento ecclesiastico del XIV secolo e numerosi libri del VIII e XI secolo, incluso un Vangelo del VI secolo, e la Historia Salonitana di Tommaso Arcidiacono del XIII secolo, sacerdote e storico locale noto per aver redatto una delle più salienti cronache del suo tempo, in particolare la storia di Spalato.

A sud delle mura è situata la Prokurative, una serie di edifici governativi in stile neoclassico, in quella che è conosciuta come piazza Trg Republike.

Palazzo di Diocleziano

Il Palazzo di Diocleziano è un imponente complesso architettonico fatto edificare dall'imperatore Diocleziano, molto probabilmente fra il 293 ed il 305, allo scopo di farne la propria dimora.

Dopo aver riformato l'Impero romano, con l'entrata in vigore del sistema della tetrarchia, Diocleziano abdicò ritirandosi nel palazzo appositamente fattosi costruire e che doveva essere già completo o quasi. Vi visse dal 305 fino alla morte, avvenuta nel 313 o nel 316. Il palazzo oggi è il centro storico della città di Spalato e numerose parti di esso sono state riusate nei secoli, permettendo la loro conservazione, seppure con le inevitabili manomissioni stratificate, fino ai giorni nostri.

Il palazzo si presentava come una struttura autonoma, una cittadella dedicata alla figura sacra dell'imperatore, per il quale esisteva già un mausoleo, destinata quindi ad ospitarlo in eterno.

Strutturata con la pianta tipica degli accampamenti militari romani (due strade perpendicolari, il cardo ed il decumanus, che si intersecano e dalle quali si dipartono numerose vie trasversali perpendicolari a scacchiera, aveva una forma leggermente trapezoidale (il lato sud era leggermente irregolare per il declivio del terreno verso il mare), con un lato affacciato sul mare e quattro poderose torri quadrate agli angoli.

In origine, la sua cinta muraria in opus quadratum, alta 18 m e spessa 2 m, misurava 215 m per 180 m. In queste mura si aprono tutt'ora quattro porte: la Porta Aurea (a nord), la Porta Argentea (ad est), la Porta Ferrea (ad ovest) e la Porta Aenea o bronzea, sul mare a sud. Le poderose mura furono una sorta di novità rispetto alle ville romane dei secoli precedenti e si resero necessarie per via degli eventi turbolenti della storia romana dell'epoca.

L'edificio era dunque diviso in quattro sezioni dalle due strade principali: i due a nord ospitavano caserme, servizi e giardini. La parte meridionale è quella dove si sono conservate le più consistenti vestigia monumentali. La strada nord-sud era colonnata e nella parte finale si concludeva con un portico detto peristilio, con quattro colonne sostenenti un archivolto a serliana. Attraverso il peristilio verso sud si accedeva a un vano a base circolare coperto da cupola e poi ad un vano rettangolare con colonne che faceva da vestibolo d'accesso agli appartamenti privati dell'Imperatore, disposti sul lato lungo il mare. Il peristilio è uno degli ambienti meglio conservati tutt'oggi, e pare che avesse la funzione di scenografia per le cerimonie ufficiali alle quali partecipava come protagonista l'imperatore. 

Dal peristilio infatti si accedeva ad est ed a ovest a ambienti di culto: ad ovest erano presenti due edifici rotondi ed un tempio tetrastilo probabilmente dedicato a Giove, del quale restano ancora oggi delle rovine, dopo che fu trasformato in battistero; ad est si ergeva l'edificio a base ottagonale del mausoleo imperiale, cinto da una serie di colonne, che in seguito venne trasformato in cattedrale.

Altri resti tutt'ora esistenti appartenevano al complesso termale, vicino al tempio, e ad altri ambienti degli appartamenti privati o di aree destinate a cerimonie pubbliche. L'edificio è l'antecedente più vicino ai castelli medievali, ma anche ai monasteri fortificati, don il chiostro peristilio che funge da centro. Si ipotizza inoltre che la struttura ottagonale della cattedrale-mausoleo abbia potuto aver fatto da modello per la tipologia del battistero.

Nel 614 gli Avari e gli Slavi distrussero la città romana di Salona, a pochi chilometri dal palazzo di Diocleziano, ed iniziò il declino (o, comunque, la trasformazione) della città, quando gli abitanti si trasferirono nel palazzo fortificato, che probabilmente diede il nome al nuovo insediamento (palatium - Spalato).

Attualmente il Palazzo di Diocleziano è un complesso ed interessante campionario di stili, dal medioevale al gotico fiorito, sino al rinascimentale ed al barocco.

Una lunga via trasversale tagliava in due il complesso da est a ovest; l'imperatore viveva nell'ala sud; a nord stavano le guardie e la servitù. Il palazzo aveva delle mura possenti (alte 18 m e spesse 2 m) interrotte da ben sedici torrioni: ogni lato - eccetto quello verso il mare - aveva due torri esagonali centralmente e quattro più poderose torri quadrangolari stavano agli angoli. Aveva alte finestre lungo tutto il perimetro e quattro porte di accesso ai quattro punti cardinali.

All'interno del palazzo, oltre agli edifici, c'erano tre templi religiosi (uno rettangolare dedicato a Giove, uno circolare dedicato a Cibele e un altro pure rotondo dedicato a Venere) e il mausoleo dell'imperatore, che vi fu sepolto nel 312, all'età di 68 anni. Altra ironia della sorte è che dopo aver perseguitato ferocemente  in vita i cristiani, il suo sepolcro venne profanato, dopo la sua morte, dai cristiani stessi (essendo il Cristianesimo divenuto religione di Stato dell'impero romano con l'Editto di Costantino del 313) e il suo mausoleo fu trasformato nel VII sec. in una cattedrale di culto cattolico, funzione che svolge ancora oggi.

Il tempio di Giove venne riadattato a Battistero di San Giovanni. E' questo l'unico dei tre templi religiosi, che Diocleziano aveva fatto erigere nel palazzo, ad esser pervenuto fino a noi: quelli circolari di Cibele e Venere, circondati da colonne e un deambulatorio, sono scomparsi, restando di essi solo brandelli di mura e di pavimento inseriti in alcune delle abitazioni. 

L’edificio è a base quadrangolare e sorge su una base rialzata. Ai lati della scala, a sinistra, si trova una delle undici sfingi egiziane fatte portare da Diocleziano, priva della testa. Sul frontone in alto corre un bellissimo fregio scolpito con dieci soggetti legati alle divinità del mondo classico. 

Due formelle presentano un singolare soggetto: il cosiddetto 'Green Man' o uomo fogliato o dei boschi, mentre quelle accanto mostrano un 'Ercole bambino' le cui gambe confluiscono in due serpenti con la testa coronata.

L'edificio dovrebbe avere anche una cripta, che in epoca cristiana fu trasformata in chiesetta intitolata a San Tommaso.

L’interno della cella è permeato da un’oscurità mitigata soltanto dalle fievoli luci artificiali e dall’apertura del pesante portone quando entra qualche turista. Il soffitto, con volta a botte, è a cassettoni con motivi di volti (o maschere) entro triplici riquadri decorati. Sappiamo che questo tempio pagano venne trasformato nel VII sec. in un battistero cristiano dedicato a san Giovanni Battista e la prima opera d’arte che attira l’attenzione è il magnifico fonte battesimale a immersione dall’insolita forma a croce greca, formato da lastre accostate, di probabile reimpiego e mirabilmente scolpite.

Anteriormente vi è la figura controversa di un sovrano (croato) sul trono che impugna una grande croce, con un personaggio in piedi che gli sta accanto ed un altro è steso ai suoi piedi (chi dice che si tratti di Cristo re, chi dice ancora che si tratti di San Doimo, uno dei patroni di Spalato e titolare della cattedrale); sul lato destro vi è un complesso insieme di intrecci, nodi di Salomone, croci, finemente scolpiti, sul lato sinistro c’è invece una grande stella a cinque punte con un fiore centrale, all’interno di una ghiera lavorata ad intreccio, tra volatili, fiori e tralci vegetali. Le lastre vengono datate al IX secolo d.C.

La cella conserva inoltre una statua di San Giovanni Battista tra due sarcofagi, rialzati e addossati alla parete di fondo: uno appartenente all’arcivescovo spalatino Giovanni Ravennate (morto nel 680), e l’altro dell’arcivescovo Lorenzo, datato all’ XI sec. Il primo sarcofago, a sinistra, presenta sul davanti quattro fiori quadripetali in cui è disposta una X (con doppia punta) e ha una consunta iscrizione lungo il bordo superiore esterno; il sarcofago di destra è molto più semplice.

Sul coperchio del primo sarcofago si trova scolpita una vistosa croce, che ai lati presenta alcune lettere (sopra, il binomio HC e XC e sotto, NH e KA), i binomi sono separati dal braccio lungo della croce stessa, al termine della quale c'è un foro (come di serratura). Elementi ben curati che fanno ritenere siano contestuali alla sepoltura in oggetto.

Attualmente sono possibili gli ingressi da tutte e quattro le porte; la parte migliore - perchè più conservata - è quella opposta al mare, quella settentrionale, in cui si ammira la Porta Aurea che portava a Salona, alla cui sinistra su un capitello è scolpito un nome, Zotikos, forse il costruttore del palazzo stesso. Sopra questa porta, internamente, venne costruita nel medioevo una piccola chiesa dedicata a San Martino. L'arco d'ingresso è fiancheggiato da due nicchie arrotondate che ospitavano due statue successivamente fatte trasportare a Venezia dal Provveditore Diedo.

Fuori dalla porta spicca la mole della gigantesca statua bronzea del vescovo Gregorio di Nin (Grgur Ninski). Svetta anche uno snello campanile, appartenuto ad un convento medievale di benedettine (1096).

La porta Argentea è collocata sul lato est, dove l'estendersi dell'abitato ha nel tempo creato una nuova piazza adibita a mercato. Nei piani superiori vi erano le sale da pranzo e alcuni ambienti di cui ancora si ignora la funzione. 

Sul lato ovest c'è la Porta ferrea, sopra cui fu costruita un'altra piccola chiesa dedicata a San Teodoro, solo in seguito intitolata alla Madonna del Campanile (Gospa od Zvonika), il cui antico campanile preromanico è il più vecchio di tutta la costa dell'Adriatico orientale. 

In questa ala, ai piani superiori, c'erano sale di ricevimento e sale private dell'imperatore. Su questo lato nel medioevo si crearono nuovi spazi raccolti attorno alla attuale piazza del Popolo (Narodni trg), sviluppatasi nei secoli seguenti e caratterizzata da alcuni edifici gotici, come il Municipio (XV sec.) e una una casa-torre con l'orologio cittadino.

Il lato sud dà sul mare, che un tempo era molto più vicino di oggi e doveva bagnare direttamente la porta bronzea.  Vi si potevano attraccare direttamente le barche. In quest'area si trovavano le terme; erano dotate di una piscina circolare di acqua calda, il calidarium e di una sala di riscaldamento provvista di aria calda.

Dalle descrizioni pervenute e dalle ricostruzioni archeologiche, si è capito che da questo lato al primo piano c'era un corridoio percorso da finestre, loggette, passaggi che permettevano di vedere direttamente il mare e le sue isole. Molto impressionante il Vestibulum, una sala d'ingresso circolare, la cui cupola è sprovvista di copertura ma che in origine doveva essere ricoperta da splendidi mosaici.

Imboccando le scale, si raggiungono i sotterranei, le "cantine di Diocleziano", che erano ambienti di supporto per gli appartamenti del piano superiore. Le cantine  perfettamente conservatesi, sono oggi di fondamentale interesse perché ci informano su come dovessero essere i piani superiori, oggi distrutti o stravolti dalle ristrutturazioni, Oggi in questi ambienti trovano posto innumerevoli bancarelle che vendono di tutto, souvenir a volontà ma anche oggetti di un certo pregio.

Da qui si accede alla visita di tutti gli ambienti sotterranei, costituiti da un dedalo di camere divise da massicci pilastri e volte. In alcune camere si conservano reperti che gli scavi hanno restituito, come un frantoio medievale con croci patenti incise, un sarcofago quasi intatto con dedicazione, un palo di legno attribuito all'epoca della costruzione del palazzo e sepolto nelle fondamenta, una lastra decorata.

Risalendo, si emerge in uno spiazzo aperto (gremito di gente a seconda dell'orario) che corrisponde all'antico Peristilio, la zona più importante e che dava la 'prima impressione' ieri come oggi. Su questo spazio si raccordavano tutti gli altri ambienti: i templi situati a ovest, la residenza dell'imperatore situata a sud -raggiungibile dal protiro colonnato-  e il suo mausoleo che era ad est. Il lato nord era libero. Nel XVI-XVII sec, sono state erette due cappelle ai lati del protiro, una dedicata all'Immacolata Concezione (Gospa od Začeća) e l'altra alla Madonna del Cingolo (Gospa od pojasa). 

Il Peristilio è delimitato da entrambi i lati più lunghi da archi sorretti da colonne; sulla sinistra, per chi entra dal Vestibulum, si vedrà che tra le colonne sono inglobate abitazioni 'moderne'. 

A destra (per chi è entrato dal Vestibulum), tra la seconda e terza colonna c'è l'ingresso alla cattedrale di Split, l'antico mausoleo di Diocleziano di cui ha conservato le forme ottagonali, sopra la quale svetta il maestoso campanile-simbolo della città.

Risale al XIII secolo ma fu ricostruito nel corso del XIX secolo perché decadente. Una bellissima sfinge di marmo nero sta accovacciata tra due colonne. Diocleziano ne fece trasportare ben 11 dall'Egitto, risalenti al 1.500 a.C. 

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Un tempo, al centro dell'unica aula ottagonale c'era il sarcofago dell'imperatore Diocleziano, posizionato sotto la cupola mosaicata. Oggi non è più così: la cattedrale venne intitolata a San Doimo (martire di Solona fatto uccidere da Diocleziano stesso). 

Capolavori conservati in questo ristretto tempio sono: il pulpito tardo romanico in stile lombardo, i cui capitelli delle colonne proverrebbero dal sarcofago di Diocleziano stesso; l'arca di San Doimo, realizzata su un sarcofago paleocristiano da Bonino da Milano, nel 1427, e l'arca di Sant'Anastasio, l'altro martire salonitano morto insieme a Doimo. 

Le reliquie di questi due santi furono fatte portare nella cattedrale dall'arcivescovo Giovanni Ravennate (che è sepolto in un sarcofago conservato nel Battistero di San Giovanni, nato come Tempio di Giove). 

Molto belli, splendidi, gli stalli del coro ligneo. Il piccolo museo (tesoro della cattedrale) di arte sacra, conserva alcuni reperti unici (come il primo documento in alfabeto glagolitico usato per evangelizzare i locali, VII -VIII secolo).