Spalato,
attira a cominciare dal suo
nome, che deriva da palatium,
perché qui fu eretto il
famosissimo palazzo di
Diocleziano, enorme, imperiale
appunto che, secondo le fonti,
poteva ospitare, 2000 persone.
Affacciata
sul mare Adriatico e protetta
alle sue spalle dai venti
dalla robusta catena montuosa
del Dinara, la splendida città
dalmata di Spalato sembra
quasi un museo vivente: una
complessa miscela di stili,
tra rovine romane, archi
bizantini, passerelle
veneziane e influenze
africane. Fichi, olivi e acque
di un azzurro brillante
ricordano che siamo ancora nel
Mediterraneo, in un fantastico
clima e paesaggio unico al
mondo.
Le
antiche forme
dell'architettura fanno da
sfondo alla vita moderna:
boutique di design, trendy
caffetterie, turisti in tenuta
estiva che si aggirano tra le
pietre di un palazzo
imperiale. Un concentrato tale
che non poteva passare
inosservato all'UNESCO, che
nel 1979 incluse il suo centro
storico nell'elenco del
Patrimonio dell'Umanità.
Fu
una serie di circostanze
fortuite a far nominare
imperatore, il 20 novembre
284, un soldato semplice, e
per di più di umilissime
origini. Si chiamava Diokles
ed era nato 41 anni prima a
Salona, capitale della
Provincia della Dalmazia. A
Roma, nessuno avrebbe
scommesso un sesterzio sulla
durata della sua permanenza
sul trono e nemmeno su quella
della sua vita: nel mezzo
secolo precedente alla sua
comparsa sulla scena, il
Senato aveva eletto non meno
di 20 imperatori, e questi
erano stati rovesciati da
almeno altrettanti usurpatori.
Invece Gaio Aurelio Valerio
Diocleziano - questo fu il suo
nome latinizzato - sconvolse i
pronostici. Con una mossa
astuta nominò co-reggente
l'amico Massimiano e lo pose a
governare l'Occidente
dell'impero.
Dal canto suo, assunse la
giurisdizione sull'Oriente, si
trasferì a Nicomedia e
instaurò una monarchia assoluta sul modello persiano.
Il suo
regno - costellato da successi
e caratterizzato da riforme in
campo amministrativo e
tributario - terminò il 1°
maggio 305: Diocleziano, ormai
anziano, aveva deciso di
abdicare e ritirarsi nello
splendido palazzo appena
ultimato sul sito dell'antico
insediamento greco di
Aspalatos, a poca distanza da
Salona.
Costruito
in pietra calcarea di ottima
qualità proveniente dalla
vicina isola di Brazza e
abbellito da colonne in
granito e da sfingi fatte
arrivare dall'Egitto, il
Palazzo di Diocleziano è
considerato uno dei monumenti
più importanti dell'età
tardo-imperiale. A pianta
rettangolare, occupa un'area
di
28.900 metri quadrati
e ha mura scandite da 16 torri
sulle facciate rivolte a nord,
est e ovest. Quella
meridionale, sul mare, non è
fortificata ma presenta un più
gentile susseguirsi di arcate.
All'interno, almeno nella sua
forma originaria, mostrava un
assetto architettonico che
rispecchiava la duplice natura
dell'edificio, quella di villa
e di castrum militare.

Il decumano, sulla direttrice
est-ovest, divideva il palazzo
in un'area residenziale
destinata ai soldati e ai
servitori e in un'altra, più
lussuosa, per l'imperatore;
dove, da un monumentale
"Peristilio", si
dipanavano gli appartamenti di
Diocleziano, il suo mausoleo,
tre templi e due terme. Alla
morte dell'imperatore, nel
316, il palazzo restò un
possedimento imperiale almeno
fino al 480.
La Notitia Dignitarium
, scritta in quell'epoca,
menziona che qui fu attivo un
opificio tessile. E sempre in
quel periodo, sulla porta
occidentale, sopra un
bassorilievo raffigurante
la Vittoria
, venne scolpita una croce,
prima testimonianza della
presenza cristiana all'interno
del complesso. Ma la
trasformazione del palazzo
avvenne nel VII secolo, quando
gli abitanti di Salona,
decimati dall'invasione degli
slavi e degli avari, trovarono
rifugio al suo interno. E così,
da quello che era stato un -
seppur immenso - edificio,
nacque una città: Spalato.
I
nuovi residenti diedero alla
città-palazzo
un'organizzazione
ecclesiastica. E fu il loro
vescovo, Giovanni da Ravenna,
a trasformare il mausoleo in
chiesa cristiana (oggi è la
splendida cattedrale
cittadina), mentre l'adiacente
tempio di Giove divenne un
battistero.
Nei
secoli successivi, gli
abitanti della vicina Salona,
già colonia greca e in
seguito popolosa città
romana, per sfuggire alle
incursioni degli Avari e degli
Slavi, si rifugiarono nelle
sue rovine, fondando così la
città di Spalatum:
forse il nome della nuova città-palazzo
deriva proprio dal latino palatium.
Successivamente
si susseguirono vari domini:
l'Impero Bizantino, nel quale
la città riuscì man mano a
ritagliarsi una certa
autonomia, quindi il Regno
Croato, del quale era
formalmente la capitale.
Successivamente
fu nel Regno Magiaro-Croato,
nel contesto del quale la città
mantenne la sua autonomia
comunale, ebbe pochi anni
d'indipendenza, quindi entrò
a far parte dei domini della
Repubblica di Venezia, la cui
influenza durò per quattro
secoli sino il 1797, lasciando
in eredità numerose vestigia;
fu nell'Impero di Francia poi
nell'Impero Asburgico.
L'Impero Ottomano invece mai
riuscì a conquistarla.
L'influenza
italiana persiste nei secoli
grazie agli scambi
commerciali; forte è
l'influsso del dominio
veneziano, che comporterà il
graduale passaggio dal
dialetto romanzo, derivato
direttamente dal latino, al
veneto, divenuto una vera e
propria lingua franca nel Mar
Mediterraneo orientale,
accanto ad un costante
accrescimento della componente
croata della popolazione. La
comunità italiana conobbe
anche apporti immigratori
dalla penisola.
Fino
al periodo austriaco la
situazione linguistica di
Spalato, così come di molte
altre città dalmate, fu assai
complessa, dividendosi per
nazionalità e per classi
sociali. Lingua ufficiale e
della cultura rimase
l'italiano, utilizzato
dall'aristocrazia e dalla più
ricca ed influente borghesia,
mentre la piccola borghesia e
gli artigiani si esprimevano
in dialetto veneto.
La
popolazione croata era invece
sostanzialmente bilingue,
utilizzando il croato
nell'ambito familiare e del
piccolo commercio, e il
dialetto veneto (o l'italiano,
a seconda del grado di
istruzione) come lingua franca
di comunicazione.
Nella
seconda metà del 1800 il
forte sentimento di
appartenenza nazionale che
invase tutta l'Europa giunse
anche a Spalato; vennero
fondati giornali, circoli e
movimenti irredentisti
italiani e, in misura minore,
croati. Fino al periodo
austriaco la situazione
linguistica di Spalato, era
simile a quella di molte altre
città dalmate che erano sotto
il dominio della Serenissima.
Lingua
ufficiale nel "regno di
Dalmazia" austriaco era,
fino al 1882, l'italiano.
Successivamente, accanto
all'italiano venne introdotto
il croato. La maggioranza
della popolazione parlava
solamente la croato, nella
variante dialettale spalatina.
La piccola borghesia e gli
artigiani usavano anch'essi
preferibilmente il croato,
mentre l'aristocrazia e la più
ricca ed influente borghesia
erano in maggioranza italiani.
Come testimoniò l'ultimo
podestà italiano di Spalato -
Antonio Bajamonti - l'italiano
era però capito da tutta la
popolazione della città.
Nella
popolazione croata
nell'Ottocento si ridestò lo
spirito nazionale e a partire
dal 1882, dopo la caduta della
Giunta retta dal Partito
Autonomista dell'italiano
Antonio Bajamonti, Spalato
venne governata da partiti
filocroati ossia puntari
che avevano raggiunto ormai la
maggioranza, relegando i
partiti filoitaliani ossia tolomasi
a una minoranza, che vide
diminuire progressivamente la
propria influenza in città.
La progressiva presa di
coscienza dell'identità
croata e il crescente afflusso
di croati dalle zone
circostanti fece regredire
gradualmente anche l'uso
dell'italiano, che pur conservò
notevole prestigio per tutto
il periodo austriaco ed ebbe
un certo suo rilievo fino alla
fine della Seconda Guerra
Mondiale.
Con
la dissoluzione dell'Impero
asburgico in seguito alla
Prima Guerra Mondiale, Spalato
- nonostante la lotta di una
parte della popolazione che ne
voleva l'incorporazione nel
Regno d'Italia - entrò a far
parte dello Stato degli
Sloveno-Croati e Serbi,
denominato Regno dei Serbi,
Croati e Sloveni, sino al
1929, quando divenne Regno di
Jugoslavia.
Ciò
comportò l'esodo di una parte
della popolazione italiana. Le
istituzioni scolastiche
italiane vennero ridotte e
perseguitate, ma la comunità
italiana residua riuscì a
sopravvivere tra molte
vessazioni fino agli eventi
della seconda guerra mondiale.
Nel censimento austriaco del
1910 a Spalato vi erano 2.082
italiani (cioè il 10,1% della
popolazione totale di 20.536
abitanti), ma nel 1941 (quando
l'Italia annesse Spalato) ve
ne restavano meno di un
migliaio.
Spalato
italiana -
L'annessione
all'Italia avvenne nel periodo
1941-1943, in seguito alla
vittoriosa campagna di
Jugoslavia, e fu molto
celebrata dai superstiti della
comunità italiana. Purtroppo
comportò anche notevoli
difficoltà per la maggioranza
croata, tanto che le squadre
locali di calcio. di proprietà
croata, si rifiutarono
inizialmente di competere nel
campionato italiano.
Spalato
divenne capoluogo
(nell’aprile del 1941)
dell'omonima provincia
italiana, all'interno del
cosiddetto Governatorato di
Dalmazia.
A
seguito dei Patti di Roma del
18 maggio conclusi con lo
Stato Indipendente di Croazia
sorto dal disfacimento della
Jugoslavia, il Regno d'Italia
comprese sotto la propria
sovranità sia i territori del
Patto di Londra del 1915, sia
Spàlato e Càttaro, erette a
nuove province italiane che,
con quella di Zara,
costituirono il
"Governatorato della
Dalmazia".
Nel
1941 a Zara vi erano 20.000
italiani e 2.000 croati. Nel
resto della Dalmazia vi erano
circa 4 mila italiani, con i
nuclei più consistenti a Spàlato,
Ragusa, Sebenìco, Cùrzola e
Cattaro.
Con
il 25 luglio 1943, sfollò il
personale del
"Governatorato della
Dalmazia" e delle
organizzazioni politiche
giunto dalla Penisola nel
1941.
Il
10 settembre, mentre Zara
veniva presidiata dai
tedeschi, e la popolazione non
subiva alcuna offesa, a Spàlato,
entravano i partigiani. Vi
rimasero sino al 26 settembre,
quando la città fu
conquistata dai tedeschi. In
quei 16 giorni, fra Spàlato e
Traù, i titini soppressero
134 italiani, compresi agenti
di pubblica sicurezza,
carabinieri, guardie
carcerarie ed alcuni civili.
Le
organizzazioni e le
istituzioni croate vennero
vietate dal maggio 1941. La
lotta dei partigiani di Tito
acquisì sempre maggior
consenso tra gli Slavi locali
dopo i primi mesi del 1943.
Dopo la caduta del Fascismo in
Italia e sino alla fine della
guerra, Spalato passò sotto
il controllo degli Ustascia,
della Germania nazista e
infine dei partigiani
comandati dal maresciallo
comunista Josip Broz Tito.
Durante il periodo Ustascia
vennero sistematicamente
distrutti tutti i simboli che
in qualche modo collegassero
Spalato all'Italia, compresi
parecchi "Leoni di San
Marco" del periodo
veneziano.
Al
termine della guerra la
comunità italiana si dissolse
con un triste e drammatico
esodo verso l'Italia. Solo
qualche dozzina di Italiani
rimasero a Spalato negli anni
Cinquanta.
Spalato
nella Croazia iugoslava
-
Nel
dopoguerra Spalato fu
restituita alla Jugoslavia
ossia alla Repubblica
Socialista di Croazia nel
periodo 1944-1991. Dalla
dissoluzione iugoslava del
giugno 1991 fa parte della
Croazia indipendente.
Spalato
nella Croazia indipendente
-
Attualmente
Spalato fa parte della Croazia
indipendente ed ha subito
danni nella guerra degli anni
novanta. Dopo il 2000 la città
sta godendo di un periodo di
notevole espansione economica,
legato anche al prossimo
ingresso nella comunità
Europea.
In
città, nonostante tutte le
vicende storiche, è
sopravvissuta una piccolissima
ma radicata minoranza
autoctona italiana che dai
primi anni '90, subito dopo la
dissoluzione della Jugoslavia
e la guerra in Croazia
1991-1995, si è costituita
ufficialmente in Comunità
degli Italiani. Spalato è
inoltre sede di un Consolato
Italiano molto attivo nella
tutela e valorizzazione della
cultura e del patrimonio
latini, veneti e italiani del
territorio, è stata aperta
pure una sede della Società
Dante Alighieri, anch'essa
molto attiva in ambito
culturale.

Sia
che si arrivi al molo di sv.
Petar o a quello più piccolo
di Mletacki pristan, entrare a
Spalato dal mare fa sempre uno
certo effetto. Per prime si
passano le splendide isole di
Drevenik Mali e Šolta, mentre
poco oltre si intravedono le
più note isole
dell'arcipelago della
Dalmazia: Brač, Vis e Hvar
tra tutte. Anche noto come
Canale di Spalato, questo
tratto di mare rimane
tutt'oggi uno dei più
apprezzati di tutta la
Croazia.
Spalato
(che in lingua croata e
internazionale è conosciuta
con il nome di Split), dopo la
città di Fiume, ospita il
porto più importante della
nazione. Grande centro
economico, culturale, sportivo
e turistico, ha usufruito
della centralità adriatica
per svilupparsi. Orientarsi
all'interno delle sue strette
e animatissime vie è facile:
si divide in città vecchia
(entro le mura del Palazzo) e
città nuova, lungo il mare e
la collina.
L'antica
Aspálathos dei Greci,
o la Spalatum dei latini, ha
molto da offrire ai turisti in
visita, nel suo centro storico
e nei suoi caratteristici
dintorni. Oggi, con 250.000
abitanti, la città è ancora
una delle più attive e
frequentate di tutta la
Croazia ed una delle più
spettacolari. Passeggiare in
un dedalo di stradine
soleggiate, all'ombra di
campanili romanici e templi
antichi, o affiancati dal
fresco profumo dei pesci
appena pescati: questa è
Spalato, cuore vibrante della
Dalmazia.
La
sua storia è segnata in
particolare dal Palazzo di
Diocleziano (305 d.C.),
una delle rovine romane più
imponenti del mondo. Si tratta
più di una fortezza che di un
palazzo e in origine la sua
cinta muraria misurava 215x180
metri e conteneva all'interno
la residenza imperiale, vari
templi e un mausoleo. Oggi è
ancora possibile vedere il
vestibolo del palazzo
originario, la piazza della
fortezza, circondata da un
colonnato, il Tempio di Giove
e i resti del Mausoleo,
trasformati in una cattedrale.
Appena
all'esterno del palazzo si
trovano alcuni edifici d'epoca
medievale, fra cui il
Municipio del XV secolo.
Ospitato
in una fortezza del XVII
secolo, il Museo Marittimo possiede
una vasta collezione di
cartine, fotografie, manufatti
e modellini in scala.
Il
Museo Archeologico,
fondato nel 1820, resta il
museo archeologico più antico
della Croazia e conserva
importanti collezioni del
periodo preistorico, della
colonizzazione greca e romana,
del primo cristianesimo e del
Medioevo. La maggior parte dei
reperti arriva dall'antica
colonia romana di Salona, si
noteranno in particolare le
pietre epitaffi (circa 6000),
ceramiche elleniche, vetri
romani e gemme. Oltre alla
ricca collezione di antichità
e monete medievali, il museo
ospita una interessante
biblioteca con circa 30.000
libri sull'archeologia e la
storia della Dalmazia, la cui
collezione è in parte esposta
nei giardini all'esterno.
La
Galleria Mestrovic
presenta da parte sua una
raccolta ampia e ben
organizzata di opere del più
famoso scultore moderno della
Croazia, Ivan Meštrović.
Il
Museo di monumenti
archeologici della Croazia
offre una ricca collezione di
pietre monumentali del primo
medioevo, comprese collezioni
di armi, arnesi e gioielli.
Venne fondato nel 1893 a Tenin
e poi trasferito a Spalato
dopo la Seconda guerra
mondiale. In particolare
sono da ammirare le epigrafi
del IX - XII secolo contenenti
i nomi dei re Croati e dei
loro discendenti. Spade,
lance, coltelli, frecce, asce,
sono solo alcuni degli oggetti
rinvenuti nelle tombe di
guerrieri.
Nelle
tombe sono stati rinvenuti
anche numerosi gioielli come
orecchini, anelli, collane,
diademi, bottoni e simili, che
è possibile ordinare in base
ad un lungo arco di tempo che
va dal VII al XV secolo. In
esposizione si noteranno
inoltre anche altri preziosi
appartenenti al periodo
bizantino e medievale, così
come si apprezzerà la
presenza, nell'area attorno al
museo, delle fondamenta di tre
chiese preromaniche.
Il
Museo della Città di Spalato
fu inaugurato nel 1946 e
situato nella parte nord-est
del Palazzo di Diocleziano,
nel complesso dei palazzi
medioevali, il Museo di
Spalato offre una vasta
collezione di decorazioni in
stile gotico. Si apprezza in
particolare il cortile
interno, riccamente decorato
da un portale e una loggia.
Sempre all’interno si
possono ammirare diverse
mostre relative alla storia
di Spalato, come quella
che va dal XII al XIV secolo
relativa al periodo di
autonomia comunale.
Particolarmente
interessante è la
documentazione relativa al
periodo veneziano di Spalato e
della costa croata, dal XV al
XVI secolo, in questo contesto
si ammirano per esempio i
documenti relativi al circolo
letterario di Marulic e al
'Libro d’Oro', un forziere
in stile
gotico-rinascimentale. Si
apprezzi anche la sezione
dedicata a Emanuel Vidović,
uno dei più famosi artisti
locali (pittore e grafico
vissuto tra il 1870 ed il
1953)

La
cattedrale di Spalato
(dedicata a San Doimo, vissuto
a Salona tra il III ed il IV
secolo) è situata in quello
che un tempo era il Mausoleo
di Diocleziano, convertito a
chiesa cristiana nel VII
secolo. Nello stesso periodo,
il corpo di Diocleziano (noto
per la spietata persecuzione
contro i cristiani) venne
rimosso e portato altrove. Il
luogo esatto dove erano
custodite le sue spoglia venne
sostituito dal santuario
dedicato a San Doimo.
Nella
struttura attuale si
riconoscono tre tipi di
architetture: quella più
antica del mausoleo (III
secolo d.C.), quella del coro
(del Seicento), quella del
campanile riccamente decorato
(del XII secolo e poi
ampiamente rimaneggiata). Nel
complesso, l'architettura
della chiesa è romanica.
Il
tesoro della Cattedrale,
ospita importanti collezioni
ecclesiastiche di alto valore,
compresi sacri pezzi d’arte,
come per esempio dei lavori
dei maestri orafi del XIII –
XIX secolo, dipinti del XIII
secolo, abbigliamento
ecclesiastico del XIV secolo e
numerosi libri del VIII e XI
secolo, incluso un Vangelo del
VI secolo, e la Historia
Salonitana di Tommaso
Arcidiacono del XIII secolo,
sacerdote e storico locale
noto per aver redatto una
delle più salienti cronache
del suo tempo, in particolare
la storia di Spalato.
A
sud delle mura è situata la Prokurative,
una serie di edifici
governativi in stile
neoclassico, in quella che è
conosciuta come piazza Trg
Republike.
Palazzo
di Diocleziano

Il
Palazzo di Diocleziano è un
imponente complesso
architettonico fatto edificare
dall'imperatore Diocleziano,
molto probabilmente fra il 293
ed il 305, allo scopo di farne
la propria dimora.
Dopo
aver riformato l'Impero
romano, con l'entrata in
vigore del sistema della
tetrarchia, Diocleziano abdicò
ritirandosi nel palazzo
appositamente fattosi
costruire e che doveva essere
già completo o quasi. Vi
visse dal 305 fino alla morte,
avvenuta nel 313 o nel 316. Il
palazzo oggi è il centro
storico della città di
Spalato e numerose parti di
esso sono state riusate nei
secoli, permettendo la loro
conservazione, seppure con le
inevitabili manomissioni
stratificate, fino ai giorni
nostri.
Il
palazzo si presentava come una
struttura autonoma, una
cittadella dedicata alla
figura sacra dell'imperatore,
per il quale esisteva già un
mausoleo, destinata quindi ad
ospitarlo in eterno.
Strutturata
con la pianta tipica degli
accampamenti militari romani
(due strade perpendicolari, il
cardo ed il decumanus,
che si intersecano e dalle
quali si dipartono numerose
vie trasversali perpendicolari
a scacchiera, aveva una forma
leggermente trapezoidale (il
lato sud era leggermente
irregolare per il declivio del
terreno verso il mare), con un
lato affacciato sul mare e
quattro poderose torri
quadrate agli angoli.
In
origine, la sua cinta muraria
in opus quadratum, alta 18 m e
spessa 2 m, misurava 215 m per
180 m. In queste mura si
aprono tutt'ora quattro porte:
la Porta Aurea (a nord), la
Porta Argentea (ad est), la
Porta Ferrea (ad ovest) e la
Porta Aenea o bronzea, sul
mare a sud. Le poderose mura
furono una sorta di novità
rispetto alle ville romane dei
secoli precedenti e si resero
necessarie per via degli
eventi turbolenti della storia
romana dell'epoca.
L'edificio
era dunque diviso in quattro
sezioni dalle due strade
principali: i due a nord
ospitavano caserme, servizi e
giardini. La parte meridionale
è quella dove si sono
conservate le più consistenti
vestigia monumentali. La
strada nord-sud era colonnata
e nella parte finale si
concludeva con un portico
detto peristilio, con quattro
colonne sostenenti un
archivolto a serliana.
Attraverso il peristilio verso
sud si accedeva a un vano a
base circolare coperto da
cupola e poi ad un vano
rettangolare con colonne che
faceva da vestibolo d'accesso
agli appartamenti privati
dell'Imperatore, disposti sul
lato lungo il mare. Il
peristilio è uno degli
ambienti meglio conservati
tutt'oggi, e pare che avesse
la funzione di scenografia per
le cerimonie ufficiali alle
quali partecipava come
protagonista l'imperatore.
Dal
peristilio infatti si accedeva
ad est ed a ovest a ambienti
di culto: ad ovest erano
presenti due edifici rotondi
ed un tempio tetrastilo probabilmente dedicato a Giove,
del quale restano ancora oggi
delle rovine, dopo che fu
trasformato in battistero; ad
est si ergeva l'edificio a
base ottagonale del mausoleo
imperiale, cinto da una serie
di colonne, che in seguito
venne trasformato in
cattedrale.
Altri
resti tutt'ora esistenti
appartenevano al complesso
termale, vicino al tempio, e
ad altri ambienti degli
appartamenti privati o di aree
destinate a cerimonie
pubbliche. L'edificio è
l'antecedente più vicino ai
castelli medievali, ma anche
ai monasteri fortificati, don
il chiostro peristilio che
funge da centro. Si ipotizza
inoltre che la struttura
ottagonale della
cattedrale-mausoleo abbia
potuto aver fatto da modello
per la tipologia del
battistero.
Nel
614 gli Avari e gli Slavi
distrussero la città romana
di Salona, a pochi chilometri
dal palazzo di Diocleziano, ed
iniziò il declino (o,
comunque, la trasformazione)
della città, quando gli
abitanti si trasferirono nel
palazzo fortificato, che
probabilmente diede il nome al
nuovo insediamento (palatium
- Spalato).
Attualmente
il Palazzo di Diocleziano è
un complesso ed interessante
campionario di stili, dal
medioevale al gotico fiorito,
sino al rinascimentale ed al
barocco.

Una
lunga via trasversale tagliava
in due il complesso da est a
ovest; l'imperatore viveva
nell'ala sud; a nord stavano
le guardie e la servitù. Il
palazzo aveva delle mura
possenti (alte 18 m e spesse 2
m) interrotte da ben sedici
torrioni: ogni lato - eccetto
quello verso il mare - aveva
due torri esagonali
centralmente e quattro più
poderose torri quadrangolari
stavano agli angoli. Aveva
alte finestre lungo tutto il
perimetro e quattro porte di
accesso ai quattro punti
cardinali.
All'interno
del palazzo, oltre agli
edifici, c'erano tre templi
religiosi (uno rettangolare
dedicato a Giove, uno
circolare dedicato a Cibele e
un altro pure rotondo dedicato
a Venere) e il mausoleo
dell'imperatore, che vi fu
sepolto nel 312, all'età di
68 anni. Altra ironia della
sorte è che dopo aver
perseguitato ferocemente
in vita i cristiani, il suo
sepolcro venne profanato, dopo
la sua morte, dai cristiani
stessi (essendo il
Cristianesimo divenuto
religione di Stato dell'impero
romano con l'Editto di
Costantino del 313) e il suo
mausoleo fu trasformato nel
VII sec. in una cattedrale di
culto cattolico, funzione che
svolge ancora oggi.
Il
tempio di Giove venne
riadattato a Battistero di
San Giovanni. E' questo
l'unico dei tre templi
religiosi, che Diocleziano
aveva fatto erigere nel
palazzo, ad esser pervenuto
fino a noi: quelli circolari
di Cibele e Venere, circondati
da colonne e un deambulatorio,
sono scomparsi, restando di
essi solo brandelli di mura e
di pavimento inseriti in
alcune delle abitazioni.
L’edificio
è a base quadrangolare e
sorge su una base rialzata. Ai
lati della scala, a sinistra,
si trova una delle undici
sfingi egiziane fatte portare
da Diocleziano, priva della
testa. Sul frontone in alto
corre un bellissimo fregio
scolpito con dieci soggetti
legati alle divinità del
mondo classico.
Due
formelle presentano un
singolare soggetto: il
cosiddetto 'Green Man'
o uomo fogliato o dei boschi,
mentre quelle accanto mostrano
un 'Ercole bambino' le cui
gambe confluiscono in due
serpenti con la testa
coronata.
L'edificio
dovrebbe avere anche una
cripta, che in epoca cristiana
fu trasformata in chiesetta
intitolata a San Tommaso.
L’interno
della cella è permeato da
un’oscurità mitigata
soltanto dalle fievoli luci
artificiali e dall’apertura
del pesante portone quando
entra qualche turista. Il
soffitto, con volta a botte,
è a cassettoni con motivi di
volti (o maschere) entro
triplici riquadri decorati.
Sappiamo che questo tempio
pagano venne
trasformato nel VII sec. in un
battistero cristiano dedicato
a san Giovanni Battista e la
prima opera d’arte che
attira l’attenzione è il
magnifico fonte battesimale a
immersione dall’insolita
forma a croce greca, formato
da lastre accostate, di
probabile reimpiego e
mirabilmente scolpite.
Anteriormente
vi è la figura controversa di
un sovrano (croato) sul trono
che impugna una grande croce,
con un personaggio in piedi
che gli sta accanto ed un
altro è steso ai suoi piedi
(chi dice che si tratti di
Cristo re, chi dice ancora che
si tratti di San Doimo, uno
dei patroni di Spalato e
titolare della cattedrale);
sul lato destro vi è un
complesso insieme di intrecci,
nodi di Salomone, croci,
finemente scolpiti, sul lato
sinistro c’è invece una
grande stella a cinque
punte con un fiore centrale,
all’interno di una ghiera
lavorata ad intreccio, tra
volatili, fiori e tralci
vegetali. Le lastre vengono
datate al IX secolo d.C.
La
cella conserva inoltre una
statua di San Giovanni
Battista tra due sarcofagi,
rialzati e addossati alla
parete di fondo: uno
appartenente all’arcivescovo
spalatino Giovanni Ravennate
(morto nel 680), e l’altro
dell’arcivescovo Lorenzo,
datato all’ XI sec. Il primo
sarcofago, a sinistra,
presenta sul davanti quattro
fiori quadripetali in cui è
disposta una X (con doppia
punta) e ha una consunta
iscrizione lungo il bordo
superiore esterno; il
sarcofago di destra è molto
più semplice.
Sul
coperchio del primo sarcofago
si trova scolpita una vistosa
croce, che ai lati presenta
alcune lettere (sopra, il
binomio HC e XC e sotto, NH e
KA), i binomi sono separati
dal braccio lungo della croce
stessa, al termine della quale
c'è un foro (come di
serratura). Elementi ben
curati che fanno ritenere
siano contestuali alla
sepoltura in oggetto.

Attualmente
sono possibili gli ingressi da
tutte e quattro le porte; la
parte migliore - perchè più
conservata - è quella opposta
al mare, quella
settentrionale, in cui si
ammira la Porta Aurea che
portava a Salona, alla cui
sinistra su un capitello è
scolpito un nome, Zotikos,
forse il costruttore del
palazzo stesso. Sopra questa
porta, internamente, venne
costruita nel medioevo una
piccola chiesa dedicata a San
Martino. L'arco
d'ingresso è fiancheggiato da
due nicchie arrotondate che
ospitavano due statue
successivamente fatte
trasportare a Venezia dal
Provveditore Diedo.
Fuori
dalla porta spicca la mole
della gigantesca statua
bronzea del vescovo Gregorio
di Nin (Grgur Ninski). Svetta
anche uno snello campanile,
appartenuto ad un convento
medievale di benedettine
(1096).
La
porta Argentea è
collocata sul lato est,
dove l'estendersi dell'abitato
ha nel tempo creato una nuova
piazza adibita a mercato. Nei
piani superiori vi erano le
sale da pranzo e alcuni
ambienti di cui ancora si
ignora la funzione.
Sul
lato ovest c'è la Porta
ferrea, sopra cui fu
costruita un'altra piccola
chiesa dedicata a San
Teodoro, solo in seguito
intitolata alla Madonna del
Campanile (Gospa od
Zvonika), il cui antico
campanile preromanico è il più
vecchio di tutta la costa
dell'Adriatico orientale.
In
questa ala, ai piani
superiori, c'erano sale di
ricevimento e sale private
dell'imperatore. Su questo
lato nel medioevo si crearono
nuovi spazi raccolti attorno
alla attuale piazza del Popolo
(Narodni trg), sviluppatasi
nei secoli seguenti e
caratterizzata da alcuni
edifici gotici, come il
Municipio (XV sec.) e una una
casa-torre con l'orologio
cittadino.
Il
lato sud dà sul mare, che un
tempo era molto più vicino di
oggi e doveva bagnare
direttamente la porta
bronzea. Vi si
potevano attraccare
direttamente le barche. In
quest'area si trovavano le
terme; erano dotate di una
piscina circolare di acqua
calda, il calidarium e
di una sala di riscaldamento
provvista di aria calda.
Dalle
descrizioni pervenute e dalle
ricostruzioni archeologiche,
si è capito che da questo
lato al primo piano c'era un
corridoio percorso da
finestre, loggette, passaggi
che permettevano di vedere
direttamente il mare e le sue
isole. Molto impressionante il
Vestibulum, una
sala d'ingresso circolare, la
cui cupola è sprovvista di
copertura ma che in origine
doveva essere ricoperta da
splendidi mosaici.
Imboccando
le scale, si raggiungono i
sotterranei, le "cantine
di Diocleziano", che
erano ambienti di supporto per
gli appartamenti del piano
superiore. Le cantine
perfettamente conservatesi,
sono oggi di fondamentale
interesse perché ci informano
su come dovessero essere i
piani superiori, oggi
distrutti o stravolti dalle
ristrutturazioni, Oggi in
questi ambienti trovano posto
innumerevoli bancarelle che
vendono di tutto, souvenir a
volontà ma anche oggetti di
un certo pregio.
Da
qui si accede alla visita di
tutti gli ambienti
sotterranei, costituiti da un
dedalo di camere divise da
massicci pilastri e volte.
In
alcune camere si conservano
reperti che gli scavi hanno
restituito, come un frantoio
medievale con croci patenti
incise, un sarcofago quasi
intatto con dedicazione, un
palo di legno attribuito
all'epoca della costruzione
del palazzo e sepolto nelle
fondamenta, una lastra
decorata.

Risalendo,
si emerge in uno spiazzo
aperto (gremito di gente a
seconda dell'orario) che
corrisponde all'antico Peristilio,
la zona più importante e che
dava la 'prima impressione'
ieri come oggi. Su questo
spazio si raccordavano tutti
gli altri ambienti: i templi
situati a ovest, la residenza
dell'imperatore situata a sud
-raggiungibile dal protiro
colonnato- e il suo
mausoleo che era ad est. Il
lato nord era libero. Nel
XVI-XVII sec, sono state
erette due cappelle ai lati
del protiro, una dedicata all'Immacolata
Concezione (Gospa od Začeća)
e l'altra alla Madonna del
Cingolo (Gospa od pojasa).
Il
Peristilio è delimitato da
entrambi i lati più lunghi da
archi sorretti da colonne;
sulla sinistra, per chi entra
dal Vestibulum, si vedrà
che tra le colonne sono
inglobate abitazioni
'moderne'.
A
destra (per chi è entrato dal
Vestibulum), tra la
seconda e terza colonna c'è
l'ingresso alla cattedrale
di Split, l'antico
mausoleo di Diocleziano di cui
ha conservato le forme
ottagonali, sopra la quale
svetta il maestoso campanile-simbolo
della città.
Risale
al XIII secolo ma fu
ricostruito nel corso del XIX
secolo perché decadente. Una
bellissima sfinge di marmo
nero sta accovacciata tra due
colonne. Diocleziano ne fece
trasportare ben 11
dall'Egitto, risalenti al
1.500 a.C.

Un
tempo, al centro dell'unica
aula ottagonale c'era il
sarcofago dell'imperatore
Diocleziano, posizionato sotto
la cupola mosaicata. Oggi non
è più così: la cattedrale
venne intitolata a San Doimo
(martire di Solona fatto
uccidere da Diocleziano
stesso).
Capolavori
conservati in questo ristretto
tempio sono: il pulpito tardo
romanico in stile lombardo, i
cui capitelli delle colonne
proverrebbero dal sarcofago di
Diocleziano stesso; l'arca di
San Doimo, realizzata su un
sarcofago paleocristiano da
Bonino da Milano, nel 1427, e
l'arca di Sant'Anastasio,
l'altro martire salonitano
morto insieme a Doimo.
Le
reliquie di questi due santi
furono fatte portare nella
cattedrale dall'arcivescovo
Giovanni Ravennate (che è
sepolto in un sarcofago
conservato nel Battistero di
San Giovanni, nato come Tempio
di Giove).
Molto
belli, splendidi, gli stalli
del coro ligneo. Il piccolo
museo (tesoro della
cattedrale) di arte sacra,
conserva alcuni reperti unici
(come il primo documento in
alfabeto glagolitico usato per
evangelizzare i locali, VII
-VIII secolo).
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