Dubrovnik,
situata su uno sperone
roccioso della costa dalmata,
è bagnata dal mare Adriatico
su tre lati. Circondata da
possenti mura, a partire dal
XIII secolo fu un prospero
centro mercantile e
un'importante potenza
marittima che, nel controllo
delle rotte del Mediterraneo,
fu seconda solo a Venezia.
Nonostante sia stata
gravemente danneggiata nel
1667 da un terremoto e più
recentemente dal conflitto tra
serbi e croati, la città è
riuscita a conservare intatto
l'antico tessuto urbano che le
valse l'appellativo di
"Atene slava".
La
sua origine risale alla prima
metà del VII secolo, quando
gli abitanti della colonia
greco-romana di Epidauro,
invasa dagli slavi e
distrutta da un terremoto,
scelsero quella piccola isola
separata dalla costa da un
braccio d'acqua, per fondarvi
quella che chiamarono Laus,
dal latino "lausa",
roccia, da cui derivò il nome
Ragusa, con cui Dubrovnik sarà
chiamata fino al XV secolo.
Sulla vicina terraferma, ai
piedi delle montagne, poco
dopo gli slavi fondarono
Dubrava (che in slavo indica
una zona ricca di querce). I
due insediamenti strinsero
relazioni sempre più strette
e nel XII secolo furono uniti
anche fisicamente, con il
riempimento del canale che li
separava che si trasformò
nell'attuale Stradun, l'ampia
ed elegante arteria principale
della città.
Seppur con notevole
autonomia, la città fu da
quel momento soggetta alla
protezione dell'Impero
Bizantino.
Durante
questa epoca, Ragusa cominciò
a sviluppare un attivo
commercio nel Mediterraneo
orientale. A partire dal XI
secolo si impose come città
marittima e mercantile
soprattutto nell'Adriatico,
stringendo accordi e contratti
con altre città; il primo
contratto commerciale
conosciuto risale al 1148 e fu
stipulato con la città di
Molfetta, ma per resistere
contro lo strapotere veneziano
in Adriatico fu determinante
soprattutto l'alleanza con
Ancona (dal 1199).
Le
due città rinnovavano
periodicamente i loro patti e
ragusini ed anconitani si
consideravano abitanti di città
sorelle. Molti anconitani
abitavano a Ragusa, e molti
ragusini abitavano in Ancona.
Le due città diedero vita ad
una via commerciale tra Europa
occidentale e Medio Oriente
alternativa a quella
veneziana; questa via partiva
da Costantinopoli, passava per
Ragusa, Ancona, Firenze per
giungere alle Fiandre e
all'Inghilterra.
Altre
città alleate furono Pisa,
Termoli e Napoli. In una
lettera datata 29 agosto 1189
ed inviata dal Bano di Bosnia
Kulin, appare menzionato per
la prima volta il nome slavo
della città, Dubrovnik.
Questa lettera è il testo di
una concessione commerciale
che il Bano offre alla
Repubblica di Ragusa e ai suoi
cittadin.
Dopo
la caduta di Costantinopoli
durante la IV Crociata nel
1204, Ragusa cadde sotto il
dominio della Repubblica di
Venezia, dalla quale ereditò
gran parte delle sue
istituzioni. Il dominio veneto
si prolungò per un secolo e
mezzo, con brevi interruzioni
(dal 1207 al 1211, dal 1215 al
1217 e dal 1232 al 1235;
inoltre, dal 1230 al 1232, la
città fu soggetta alla
sovranità del despotato
d'Epiro.
In
questa epoca venne a
delinearsi l'assetto
istituzionale interno della
futura repubblica, con la
comparsa del Senato (1252) e
l'approvazione dello Statuto
Raguseo (9 maggio 1272).
Nel
1358, in seguito ad una guerra
con il Regno d'Ungheria,
Venezia fu costretta a
rinunciare, con la pace di
Zara, a gran parte dei suoi
possedimenti in Dalmazia.
Ragusa colse l'occasione per
affrancarsi dal giogo veneto e
si diede volontariamente come
vassallo al Regno di Ungheria.
Ottenuto
il diritto di autogoverno in
cambio del vincolo di
assistenza con la propria
flotta e del pagamento di un
tributo annuale al re di
Ungheria, Ragusa iniziò la
propria storia come stato
indipendente. In quell'epoca
la città venne fortificata e
dotata di due porti. A metà
del XV secolo la Communitas
Ragusina iniziò a
chiamarsi Respublica
Ragusina. Negli stessi
anni, anche la città federata
di Ragusa, Ancona, passò
dalla denominazione Comunitas
Anconae a quella di Repusblica
Anconitana.
Basando
la sua prosperità sul
commercio marittimo, la
Repubblica di Ragusa divenne
la maggiore potenza
dell'Adriatico meridionale e
giunse a rivaleggiare con la
Serenissima Repubblica di
Venezia.

Ragusa
fu in quel periodo la porta
dei Balcani e dell'Oriente,
luogo di commercio di vari
metalli (argento, rame,
piombo), sale, spezie e
cinabro. Supportata dalla sua
ricca e abile aristocrazia,
Ragusa poté raggiungere il
suo apogeo nei secoli XV e XVI
grazie anche a convenienti
accordi bilaterali di
esenzione dalle tasse per le
merci commerciate. L'alleanza
con la Repubblica di Ancona fu
rinnovata con la stesura di
nuovi patti, sempre in chiave
anti-veneziana. Ma non furono
soltanto la potente flotta,
che toccava i principali porti
del Mediterraneo, e la fitta
rete di consolati (ben 50) a
fare di Ragusa una potenza: la
città ebbe illustri figli che
si distinsero nella
letteratura e nelle arti.
A
causa della sua particolare
posizione geografica (una
sottile striscia costiera con
l'Impero ottomano alle
spalle), lo stato raguseo fu
anche uno strenuo difensore
del Cattolicesimo, ed in tale
veste si dimostrò
intollerante anche verso la
Chiesa ortodossa: in larghe
parti del territorio furono
registrate espropriazioni e
conversioni forzose di massa.
Come regola generale, i non
cattolici erano esclusi dalla
cittadinanza, oltre che dagli
uffici pubblici e dalle alte
magistrature dello Stato; il
che obbligò numerosi mercanti
serbo-erzegovesi alla
conversione. Tuttavia la città
non esitò ad ospitare dal
1492 gruppi di ebrei sefarditi
espulsi dalla penisola
iberica, che diedero ulteriore
impulso all'importanza
commerciale della città.
Dal
punto di vista interno, la
struttura della società era
rigidamente impermeabile: i
matrimoni misti erano vietati
e gli appartenenti alle due
classi inferiori non avevano
alcuna influenza sul governo
della Repubblica. D'altro
canto, la Repubblica di Ragusa
si dimostrò estremamente
avanzata per altri versi: nel
1317 fu aperta la prima
farmacia (una delle prime in
Europa), nel 1432 un ospizio
per trovatelli e nel XVI
secolo un lazzaretto per far
passare la quarantena ai
marinai provenienti da paesi
in cui erano in corso delle
epidemie.
Ragusa
era una delle città in cui più
fiorente era la tratta degli
schiavi, abolita nel 1416 su
imposizione del re d'Ungheria,
400 anni prima della Gran
Bretagna (1833) e degli Stati
Uniti (1865).
La
vecchia bandiera della
repubblica era caratterizzata
dal motto Libertas,
mentre l'ingresso alla
fortezza di San Lorenzo (Lovrijenac,
situata appena al di fuori
delle mura cittadine) reca
ancora l'iscrizione Non
bene pro toto libertas
venditur auro ("La
libertà non si vende per
tutto l'oro del mondo").
Di fronte alla prorompente
avanzata ottomana nella
penisola balcanica e in
seguito alla sconfitta
ungherese nella battaglia di
Mohács (1526), Ragusa cambiò
fronte e passò sotto la
supremazia formale del sultano
ottomano, obbligandosi a
pagargli un simbolico tributo
annuale: un'abile mossa che le
permise di salvaguardare la
sua indipendenza.

Ragusa
importava dall'entroterra
balcanico metalli e minerali
(tra cui il cinabro), pellami,
lana; dalla Puglia e dalla
Sicilia sale e grano; dal
Levante spezie di ogni tipo.
Attraverso Ancona importava
prodotti marchigiani (olio,
vino, grano, carta di
Fabriano) e manufatti
fiorentini e fiamminghi,
specialmente panni pregiati. I
prodotti orientali erano poi
esportati in Europa
occidentale e viceversa.
Peculiarità della repubblica
di Ragusa fu la presenza di
propri consoli non solo in
altri porti, ma in numerosi
centri lontani dal mare, lungo
le strade che attraversavano
la penisola balcanica in senso
est-ovest. Consolati ragusei
erano infatti a: Mostar,
Sarajevo, Srebrenica,
Belgrado, Prizren, Pristina,
Prokuplje, Niš, Novi Pazar,
Sofia, Filippopoli,
Adrianopoli, Provadija.
Naturalmente
anche negli sbocchi marittimi
di queste strade commerciali i
ragusei inviavano consoli:
Varna, Salonicco, e
Costantinopoli (in questi
ultimi due centri Ragusa aveva
anche propri fondachi).
Naturalmente un consolato
raguseo era presente nella
repubblica sorella di Ancona,
da cui le merci balcaniche
prendevano la strada di
Firenze, della Lombardia e
delle Fiandre. Nell'Adriatico,
consoli di Ragusa erano anche
nei porti dirimpettai di
Barletta, Trani e Bari. Nel
Levante consolati ragusei
erano a Chio, Rodi, Candia ed
Alessandria d'Egitto. Sulle
rotte occidentali invece la
repubblica di San Biagio aveva
rappresentanza consolare a
Malta, Siracusa, Messina,
Napoli e Marsiglia.
Con
il XVII secolo iniziò per la
Repubblica di Ragusa un lento
quanto inesorabile declino,
dovuto sia alla scoperta
dell'America (che tagliò
fuori il Mediterraneo dalle
principali rotte commerciali),
sia soprattutto ad un
catastrofico terremoto
avvenuto il 6 aprile 1667, che
rase al suolo gran parte della
città facendo 5.000 vittime
tra cui il rettore.



La
città venne presto
ricostruita a spese del Papa e
dei sovrani di Francia e
Inghilterra, che ne fecero un
gioiello dell'urbanistica
seicentesca, e con grandi
sforzi la Repubblica visse una
nuova quanto effimera ripresa,
ma la sua stessa esistenza fu
sempre più minacciata.
Fiaccata nella sua importanza
commerciale, indebolita
politicamente, decaduta nella
sua immagine di baluardo
cristiano, Ragusa finì con il
diventare, al pari della
Serenissima, un'anacronistica
repubblica arroccata a difesa
dei suoi privilegi.
Proprio
a causa delle scaramucce con i
Veneziani, la Repubblica
ragusea sentì sempre più la
necessità di evitare ogni
confine terrestre con la
rivale veneta, al fine di
impedire alla Serenissima di
attaccare la città via terra.
L'occasione propizia giunse in
occasione dei negoziati per la
pace di Carlowitz, quando
Ragusa convinse il sultano
ottomano a farsi cedere da
Venezia due sottili strisce di
costa al di là del proprio
confine.
La
cessione delle due "zone
cuscinetto" fu
ufficializzata con la firma
della pace il 26 gennaio 1699
(articoli IX e XI del trattato
turco-veneziano), che rese lo
stato raguseo un'enclave
in territorio turco. Di queste
due strisce, quella
settentrionale (parte del
distretto meridionale di Klech
con la città di Neum) la
separa dalla Dalmazia veneta e
costituisce, attualmente,
l'unico sbocco al mare della
Bosnia ed Erzegovina, mentre
quella meridionale (Suttorina)
fa oggi parte del Montenegro e
separava la Repubblica dai
territori dell'Albania veneta.
Negli
ultimi secoli l'indipendenza
ragusea fu quasi più una
graziosa concessione: se il 20
agosto 1684 un trattato tra
l'Impero ottomano ed il Regno
d'Austria aveva stabilito un
protettorato congiunto sulla
città, la pace di Passarowitz
del 1718 ne riconobbe da un
lato la piena indipendenza, ma
dall'altro aumentò
l'ammontare del tributo da
versare alla Sublime Porta,
fissandolo a 12.500 ducati.
Per far fronte al caro prezzo
della libertà, i ragusei si
dedicarono al cabotaggio con
la costa spagnola e italiana.
Tale politica commerciale portò
ad una breve rinascita
economica dello Stato. La sua
attiva classe imprenditoriale,
mantenendo sempre posizioni di
stretta neutralità, riuscì a
fare della propria flotta
mercantile un punto di forza
sulle rotte mediterranee e
transoceaniche. Infatti, la
sua lungimirante politica
neutrale la pose al riparo dai
conflitti europei e molti
stati ne usufruirono, specie
nei momenti di belligeranza,
imbarcando le proprie merci al
sicuro sotto la bandiera
ragusea.

Per
ironia della sorte, la
Repubblica ragusea riuscì ad
assistere alla fine della
veneta rivale (1797), ma
dovette ben presto soccombere
di fronte al precipitare degli
eventi in Europa. Ragusa fu
occupata dagli austriaci il 24
agosto 1798, ma la pace di
Presburgo del 1805 assegnò la
città alla Francia
napoleonica.
Nel
1806, dopo un assedio di un
mese da parte della flotta
franco-montenegrina in cui
3.000 palle di cannone
piombarono sulla città,
Ragusa si arrese ai francesi
del generale Lauriston.
La
Repubblica venne infine
soppressa per decreto dal
generale Marmont il 31 gennaio
1808, quando abolì l'antico
Statuto e la unì agli ex
possedimenti veneziani della
Dalmazia sotto occupazione
francese. Per quasi due anni
Ragusa fece parte del
napoleonico Regno d'Italia
(1808-1809) e per decreto del
governatore Vincenzo Dandolo
la lingua italiana - già
utilizzata nei secoli
precedenti assieme al latino -
divenne ufficiale
nell'amministrazione e nelle
scuole.
Gli
ultimi residui di autonomia
scomparvero infine l'anno
successivo, con l'annessione
alle Province Illiriche (14
ottobre 1809). Assegnata
definitivamente all'Austria
con il Congresso di Vienna
(1815), Ragusa fu unita al
Regno di Dalmazia e rimase
fino al termine della prima
guerra mondiale (1918) sotto
il dominio diretto degli
Asburgo. Occupata dagli
alleati, venne in seguito
assegnata al neonato Regno dei
Serbi, Croati e Sloveni.
Il
30 gennaio 1814 il generale
austriaco d'origine serba
Theodor Milutinović von
Milovsky ordinò all'ultimo
rettore raguseo Giorgi di
ammainare l'antica bandiera di
San Biagio, ma quest'ultimo
rifiutò "perché la
bandiera è stata messa dal
popolo" (jer da ga je
pripeo puk).
Dopo
l'annessione dai francesi e
con la fine della neutralità
della repubblica la flotta
mercantile che era l'origine
principale della ricchezza di
Ragusa, sparisce completamente
quando fu confiscata dai
francesi, russi e da gruppi di
pirati. I nobili, la classe
mercantile e quasi tutte
classe a Ragusa impoveriscono.
Dopo la perdita dei privilegi
e del potere economico
l'estinzione dei nobili si
accelera. Solo fra 1805 e 1899
spariscono 10 famiglie nobili.
Oggi
la città di Dubrovnik è
parte della Croazia
indipendente e vive
essenzialmente di turismo.

Ricostruita
e rinforzata varie volte tra
l'VIII e il XVII secolo, la
cinta muraria difese la libertà
della Repubblica di Dubrovnik
per secoli, diventandone il
principale simbolo. Si tratta
di un imponente complesso
lungo due chilometri che
circonda l'intera città
vecchia, formato da una
cerchia esterna e una interna
di solide mura di pietra, e da
una serie di torri, bastioni e
fortificazioni ausiliarie: a
nord, la fortezza della
Minceta, dall'enorme e
magnifica torre; a sud, la
Bokar, che proteggeva la porta
Pile e il ponte cittadino; a
est, quella di San Giovanni,
eretta tra 1346 e 1557 per
proteggere il porto, chiuso
durante la notte da catene.
Oltre
la cerchia esterna, costruita
dall'architetto toscano
Michelozzo, composta da mura
più basse con dieci bastioni
semicircolari, sorgevano due
fortezze separate, quella del
Revellino, costruita nel
Cinquecento nella zona
orientale, e quella di
Lovrijenac, svettante su un
dirupo alto 46 metri sul mare.
Quattro porte collegavano la
città con l'esterno: due
conducevano al porto e le due
porte Pile e Ploce,
rispettivamente a occidente e
a oriente, sorvegliate
entrambe dalla statua di San
Biagio, protettore della città,
davano accesso alla terraferma
attraverso un ponte di pietra
e uno di legno, che veniva
sollevato ogni notte.
La
Repubblica governava un
territorio molto limitato,
comprendente la città, una
stretta fascia costiera (che
durante il periodo di massimo
splendore si estendeva per
circa 120 km) e alcune isole a
sud; ciononostante, la sua
flotta mercantile le fece
occupare un posto di primo
piano nel contesto politico
del Mediterraneo medievale.
Le
sue rotte commerciali
apportavano alla città
notevoli ricchezze, grazie
alle quali sorsero prestigiosi
edifici civili e religiosi.
Tra questi, il convento dei
francescani, iniziato nel 1317
in uno stile di transizione
tra romanico e gotico, della
cui struttura originaria,
distrutta dal terremoto nel
1667, rimane oggi lo splendido
chiostro con capitelli
decorati a motivi zoomorfi. Al
suo interno si trova una delle
più antiche farmacie d'Europa
e un museo che ne custodisce
gli inventari, i recipienti,
gli strumenti di laboratorio e
gli antichi libri, insieme ad
altri preziosi oggetti
liturgici, dipinti e codici
miniati.

Quando,
nel 1420, la Dalmazia entrò a
far parte della Repubblica di
Venezia, soltanto Ragusa,
grazie alle sue mura e alla
sua capacità di negoziazione,
riuscì a mantenere lo status
di città indipendente. L'arte
italiana fu comunque accolta
nella città dalmata e improntò
il nuovo palazzo dei Rettori,
costruito in stile gotico
fiorito tra il 1435 e il 1441,
su progetto di Onofrio della
Cava. Vi si possono ammirare
alcuni capolavori, come i due
capitelli di Onofrio
raffiguranti uno la Giustizia,
l'altro il Rettore della
Repubblica che la amministra,
la loggia dalle volte gotiche
costolonate e il busto del
mercante Miho Pracat (1638),
il solo monumento che
l'attenta Repubblica abbia
permesso di erigere a un
semplice cittadino.
Con
il passare del tempo, artisti
locali soppiantarono quelli
italiani, sebbene l'arte
rinascimentale, all'epoca
all'avanguardia in Europa,
continuasse a essere importata
dall'altra sponda
dell'Adriatico. Ciò permise
la realizzazione di una
pregevole opera architettonica
come palazzo Sponza, costruito
nel Cinquecento e usato per
secoli come dogana, zecca,
banca e fondaco cittadino, un
esempio di armoniosa fusione
tra architettura gotica (le
eleganti monofore e trifore al
primo piano e il tetto) e
rinascimentale (le monumentali
arcate al piano terra e le
luminose finestre al secondo
piano).
La
vita fiorente dell"'Atene
slava" subì un duro
colpo quando, nel 1667, un
terremoto distrusse gran parte
del suo nucleo urbano e decimò
la popolazione. Nonostante il
suo potere commerciale fosse
diminuito in seguito alla
crisi del Mediterraneo,
Dubrovnik si risollevò e
riedificò i suoi monumenti più
importanti. Tra 1671 e 1713,
la cattedrale assunse forme
barocche e il suo ricco
tesoro, composto da 138
reliquiari, fu ospitato nella
magnifica cappella progettata
da Marino Gropelli e dipinta
da Mattei Matejevic. Tra 1705
e 1717 fu ricostruita dal
Gropelli anche la chiesa di
San Biagio, che custodisce
sull'altare maggiore la
cinquecentesca statua dorata
del patrono di Dubrovnik che
tiene in mano un modellino
della città. Dopo il
terremoto fu ricostruita anche
la trecentesca chiesa
domenicana, affiancata da un
campanile e da un elegante
chiostro tardogotico. Il suo
museo custodisce splendidi
oggetti liturgici e dipinti e
la sua ricchissima biblioteca,
che fu fondata nel Duecento e,
tra il XV e il XVII secolo,
era una delle più grandi e
ricche d'Europa, conserva più
di 16.000 volumi, 240
incunaboli e preziosissimi
manoscritti.
Quello
che seguì il terremoto fu
l'ultimo progetto urbanistico
di vasto respiro portato a
termine dentro le mura di
Ragusa, che nel 1808 con la
conquista di Napoleone, perse
definitivamente lo status di
Repubblica indipendente che
aveva fieramente mantenuto e
difeso per secoli.
IL
GOVERNO DELL'ANTICA REPUBBLICA
DI DUBROVNIK
La
Repubblica di Dubrovnik aveva
una natura rigidamente
oligarchica, che riconosceva
soltanto ai nobili la
possibilità di accedere al
Gran Consiglio, organo supremo
di governo, al Piccolo
Consiglio, che dal 1238
esercitò il potere esecutivo,
al Senato e alla carica
elettiva di duca o rettore,
che rimaneva in carica solo
per un mese (fatta eccezione
per gli anni di dominazione
veneta, il rettore fu sempre
un ragusano). Di fatto, il
governo della Repubblica fu
assai illuminato e pronto ad
accogliere istanze di
progresso e di giustizia
sociale: nel 1317 nella città
fu aperta la prima farmacia,
ancora funzionante; nel 1347
fu creato un ospizio, nel 1377
un lazzaretto e nel 1432 un
orfanotrofio; nel 1418 fu
abolito il commercio di
schiavi. Nel 1436 Dubrovnik fu
dotata di un acquedotto di 20
km, che permise la costruzione
di due splendide fontane
rinascimentali: la Grande
fontana, costruita da Onofrio
della Cava tra il 1438 e il
1444, e la Piccola fontana,
costruita nel 1441 da Petar
Martinov, un bacino ottagonale
con pannelli scolpiti dal
quale si leva una colonna.

|