Città vecchia di Ragusa (Dubrovnik)
Croazia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979 - 1994

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Dubrovnik, situata su uno sperone roccioso della costa dalmata, è bagnata dal mare Adriatico su tre lati. Circondata da possenti mura, a partire dal XIII secolo fu un prospero centro mercantile e un'importante potenza marittima che, nel controllo delle rotte del Mediterraneo, fu seconda solo a Venezia. Nonostante sia stata gravemente danneggiata nel 1667 da un terremoto e più recentemente dal conflitto tra serbi e croati, la città è riuscita a conservare intatto l'antico tessuto urbano che le valse l'appellativo di "Atene slava".

La sua origine risale alla prima metà del VII secolo, quando gli abitanti della colonia greco-romana di Epidauro, invasa dagli slavi  e distrutta da un terremoto, scelsero quella piccola isola separata dalla costa da un braccio d'acqua, per fondarvi quella che chiamarono Laus, dal latino "lausa", roccia, da cui derivò il nome Ragusa, con cui Dubrovnik sarà chiamata fino al XV secolo. 

Sulla vicina terraferma, ai piedi delle montagne, poco dopo gli slavi fondarono Dubrava (che in slavo indica una zona ricca di querce). I due insediamenti strinsero relazioni sempre più strette e nel XII secolo furono uniti anche fisicamente, con il riempimento del canale che li separava che si trasformò nell'attuale Stradun, l'ampia ed elegante arteria principale della città. Seppur con notevole autonomia, la città fu da quel momento soggetta alla protezione dell'Impero Bizantino.

Durante questa epoca, Ragusa cominciò a sviluppare un attivo commercio nel Mediterraneo orientale. A partire dal XI secolo si impose come città marittima e mercantile soprattutto nell'Adriatico, stringendo accordi e contratti con altre città; il primo contratto commerciale conosciuto risale al 1148 e fu stipulato con la città di Molfetta, ma per resistere contro lo strapotere veneziano in Adriatico fu determinante soprattutto l'alleanza con Ancona (dal 1199). 

Le due città rinnovavano periodicamente i loro patti e ragusini ed anconitani si consideravano abitanti di città sorelle. Molti anconitani abitavano a Ragusa, e molti ragusini abitavano in Ancona. Le due città diedero vita ad una via commerciale tra Europa occidentale e Medio Oriente alternativa a quella veneziana; questa via partiva da Costantinopoli, passava per Ragusa, Ancona, Firenze per giungere alle Fiandre e all'Inghilterra. 

Altre città alleate furono Pisa, Termoli e Napoli. In una lettera datata 29 agosto 1189 ed inviata dal Bano di Bosnia Kulin, appare menzionato per la prima volta il nome slavo della città, Dubrovnik. Questa lettera è il testo di una concessione commerciale che il Bano offre alla Repubblica di Ragusa e ai suoi cittadin.

Dopo la caduta di Costantinopoli durante la IV Crociata nel 1204, Ragusa cadde sotto il dominio della Repubblica di Venezia, dalla quale ereditò gran parte delle sue istituzioni. Il dominio veneto si prolungò per un secolo e mezzo, con brevi interruzioni (dal 1207 al 1211, dal 1215 al 1217 e dal 1232 al 1235; inoltre, dal 1230 al 1232, la città fu soggetta alla sovranità del despotato d'Epiro.

In questa epoca venne a delinearsi l'assetto istituzionale interno della futura repubblica, con la comparsa del Senato (1252) e l'approvazione dello Statuto Raguseo (9 maggio 1272).

Nel 1358, in seguito ad una guerra con il Regno d'Ungheria, Venezia fu costretta a rinunciare, con la pace di Zara, a gran parte dei suoi possedimenti in Dalmazia. Ragusa colse l'occasione per affrancarsi dal giogo veneto e si diede volontariamente come vassallo al Regno di Ungheria.

Ottenuto il diritto di autogoverno in cambio del vincolo di assistenza con la propria flotta e del pagamento di un tributo annuale al re di Ungheria, Ragusa iniziò la propria storia come stato indipendente. In quell'epoca la città venne fortificata e dotata di due porti. A metà del XV secolo la Communitas Ragusina iniziò a chiamarsi Respublica Ragusina. Negli stessi anni, anche la città federata di Ragusa, Ancona, passò dalla denominazione Comunitas Anconae a quella di Repusblica Anconitana.

Basando la sua prosperità sul commercio marittimo, la Repubblica di Ragusa divenne la maggiore potenza dell'Adriatico meridionale e giunse a rivaleggiare con la Serenissima Repubblica di Venezia.

Ragusa fu in quel periodo la porta dei Balcani e dell'Oriente, luogo di commercio di vari metalli (argento, rame, piombo), sale, spezie e cinabro. Supportata dalla sua ricca e abile aristocrazia, Ragusa poté raggiungere il suo apogeo nei secoli XV e XVI grazie anche a convenienti accordi bilaterali di esenzione dalle tasse per le merci commerciate. L'alleanza con la Repubblica di Ancona fu rinnovata con la stesura di nuovi patti, sempre in chiave anti-veneziana. Ma non furono soltanto la potente flotta, che toccava i principali porti del Mediterraneo, e la fitta rete di consolati (ben 50) a fare di Ragusa una potenza: la città ebbe illustri figli che si distinsero nella letteratura e nelle arti.

A causa della sua particolare posizione geografica (una sottile striscia costiera con l'Impero ottomano alle spalle), lo stato raguseo fu anche uno strenuo difensore del Cattolicesimo, ed in tale veste si dimostrò intollerante anche verso la Chiesa ortodossa: in larghe parti del territorio furono registrate espropriazioni e conversioni forzose di massa. Come regola generale, i non cattolici erano esclusi dalla cittadinanza, oltre che dagli uffici pubblici e dalle alte magistrature dello Stato; il che obbligò numerosi mercanti serbo-erzegovesi alla conversione. Tuttavia la città non esitò ad ospitare dal 1492 gruppi di ebrei sefarditi espulsi dalla penisola iberica, che diedero ulteriore impulso all'importanza commerciale della città.

Dal punto di vista interno, la struttura della società era rigidamente impermeabile: i matrimoni misti erano vietati e gli appartenenti alle due classi inferiori non avevano alcuna influenza sul governo della Repubblica. D'altro canto, la Repubblica di Ragusa si dimostrò estremamente avanzata per altri versi: nel 1317 fu aperta la prima farmacia (una delle prime in Europa), nel 1432 un ospizio per trovatelli e nel XVI secolo un lazzaretto per far passare la quarantena ai marinai provenienti da paesi in cui erano in corso delle epidemie.

Ragusa era una delle città in cui più fiorente era la tratta degli schiavi, abolita nel 1416 su imposizione del re d'Ungheria, 400 anni prima della Gran Bretagna (1833) e degli Stati Uniti (1865).

La vecchia bandiera della repubblica era caratterizzata dal motto Libertas, mentre l'ingresso alla fortezza di San Lorenzo (Lovrijenac, situata appena al di fuori delle mura cittadine) reca ancora l'iscrizione Non bene pro toto libertas venditur auro ("La libertà non si vende per tutto l'oro del mondo"). Di fronte alla prorompente avanzata ottomana nella penisola balcanica e in seguito alla sconfitta ungherese nella battaglia di Mohács (1526), Ragusa cambiò fronte e passò sotto la supremazia formale del sultano ottomano, obbligandosi a pagargli un simbolico tributo annuale: un'abile mossa che le permise di salvaguardare la sua indipendenza.

Ragusa importava dall'entroterra balcanico metalli e minerali (tra cui il cinabro), pellami, lana; dalla Puglia e dalla Sicilia sale e grano; dal Levante spezie di ogni tipo. Attraverso Ancona importava prodotti marchigiani (olio, vino, grano, carta di Fabriano) e manufatti fiorentini e fiamminghi, specialmente panni pregiati. I prodotti orientali erano poi esportati in Europa occidentale e viceversa. Peculiarità della repubblica di Ragusa fu la presenza di propri consoli non solo in altri porti, ma in numerosi centri lontani dal mare, lungo le strade che attraversavano la penisola balcanica in senso est-ovest. Consolati ragusei erano infatti a: Mostar, Sarajevo, Srebrenica, Belgrado, Prizren, Pristina, Prokuplje, Niš, Novi Pazar, Sofia, Filippopoli, Adrianopoli, Provadija. 

Naturalmente anche negli sbocchi marittimi di queste strade commerciali i ragusei inviavano consoli: Varna, Salonicco, e Costantinopoli (in questi ultimi due centri Ragusa aveva anche propri fondachi). Naturalmente un consolato raguseo era presente nella repubblica sorella di Ancona, da cui le merci balcaniche prendevano la strada di Firenze, della Lombardia e delle Fiandre. Nell'Adriatico, consoli di Ragusa erano anche nei porti dirimpettai di Barletta, Trani e Bari. Nel Levante consolati ragusei erano a Chio, Rodi, Candia ed Alessandria d'Egitto. Sulle rotte occidentali invece la repubblica di San Biagio aveva rappresentanza consolare a Malta, Siracusa, Messina, Napoli e Marsiglia.

Con il XVII secolo iniziò per la Repubblica di Ragusa un lento quanto inesorabile declino, dovuto sia alla scoperta dell'America (che tagliò fuori il Mediterraneo dalle principali rotte commerciali), sia soprattutto ad un catastrofico terremoto avvenuto il 6 aprile 1667, che rase al suolo gran parte della città facendo 5.000 vittime tra cui il rettore.

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La città venne presto ricostruita a spese del Papa e dei sovrani di Francia e Inghilterra, che ne fecero un gioiello dell'urbanistica seicentesca, e con grandi sforzi la Repubblica visse una nuova quanto effimera ripresa, ma la sua stessa esistenza fu sempre più minacciata. Fiaccata nella sua importanza commerciale, indebolita politicamente, decaduta nella sua immagine di baluardo cristiano, Ragusa finì con il diventare, al pari della Serenissima, un'anacronistica repubblica arroccata a difesa dei suoi privilegi.

Proprio a causa delle scaramucce con i Veneziani, la Repubblica ragusea sentì sempre più la necessità di evitare ogni confine terrestre con la rivale veneta, al fine di impedire alla Serenissima di attaccare la città via terra. L'occasione propizia giunse in occasione dei negoziati per la pace di Carlowitz, quando Ragusa convinse il sultano ottomano a farsi cedere da Venezia due sottili strisce di costa al di là del proprio confine.

La cessione delle due "zone cuscinetto" fu ufficializzata con la firma della pace il 26 gennaio 1699 (articoli IX e XI del trattato turco-veneziano), che rese lo stato raguseo un'enclave in territorio turco. Di queste due strisce, quella settentrionale (parte del distretto meridionale di Klech con la città di Neum) la separa dalla Dalmazia veneta e costituisce, attualmente, l'unico sbocco al mare della Bosnia ed Erzegovina, mentre quella meridionale (Suttorina) fa oggi parte del Montenegro e separava la Repubblica dai territori dell'Albania veneta.

Negli ultimi secoli l'indipendenza ragusea fu quasi più una graziosa concessione: se il 20 agosto 1684 un trattato tra l'Impero ottomano ed il Regno d'Austria aveva stabilito un protettorato congiunto sulla città, la pace di Passarowitz del 1718 ne riconobbe da un lato la piena indipendenza, ma dall'altro aumentò l'ammontare del tributo da versare alla Sublime Porta, fissandolo a 12.500 ducati. Per far fronte al caro prezzo della libertà, i ragusei si dedicarono al cabotaggio con la costa spagnola e italiana. Tale politica commerciale portò ad una breve rinascita economica dello Stato. La sua attiva classe imprenditoriale, mantenendo sempre posizioni di stretta neutralità, riuscì a fare della propria flotta mercantile un punto di forza sulle rotte mediterranee e transoceaniche. Infatti, la sua lungimirante politica neutrale la pose al riparo dai conflitti europei e molti stati ne usufruirono, specie nei momenti di belligeranza, imbarcando le proprie merci al sicuro sotto la bandiera ragusea.

Per ironia della sorte, la Repubblica ragusea riuscì ad assistere alla fine della veneta rivale (1797), ma dovette ben presto soccombere di fronte al precipitare degli eventi in Europa. Ragusa fu occupata dagli austriaci il 24 agosto 1798, ma la pace di Presburgo del 1805 assegnò la città alla Francia napoleonica.

Nel 1806, dopo un assedio di un mese da parte della flotta franco-montenegrina in cui 3.000 palle di cannone piombarono sulla città, Ragusa si arrese ai francesi del generale Lauriston.

La Repubblica venne infine soppressa per decreto dal generale Marmont il 31 gennaio 1808, quando abolì l'antico Statuto e la unì agli ex possedimenti veneziani della Dalmazia sotto occupazione francese. Per quasi due anni Ragusa fece parte del napoleonico Regno d'Italia (1808-1809) e per decreto del governatore Vincenzo Dandolo la lingua italiana - già utilizzata nei secoli precedenti assieme al latino - divenne ufficiale nell'amministrazione e nelle scuole.

Gli ultimi residui di autonomia scomparvero infine l'anno successivo, con l'annessione alle Province Illiriche (14 ottobre 1809). Assegnata definitivamente all'Austria con il Congresso di Vienna (1815), Ragusa fu unita al Regno di Dalmazia e rimase fino al termine della prima guerra mondiale (1918) sotto il dominio diretto degli Asburgo. Occupata dagli alleati, venne in seguito assegnata al neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.

Il 30 gennaio 1814 il generale austriaco d'origine serba Theodor Milutinović von Milovsky ordinò all'ultimo rettore raguseo Giorgi di ammainare l'antica bandiera di San Biagio, ma quest'ultimo rifiutò "perché la bandiera è stata messa dal popolo" (jer da ga je pripeo puk).

Dopo l'annessione dai francesi e con la fine della neutralità della repubblica la flotta mercantile che era l'origine principale della ricchezza di Ragusa, sparisce completamente quando fu confiscata dai francesi, russi e da gruppi di pirati. I nobili, la classe mercantile e quasi tutte classe a Ragusa impoveriscono. Dopo la perdita dei privilegi e del potere economico l'estinzione dei nobili si accelera. Solo fra 1805 e 1899 spariscono 10 famiglie nobili.

Oggi la città di Dubrovnik è parte della Croazia indipendente e vive essenzialmente di turismo.

Ricostruita e rinforzata varie volte tra l'VIII e il XVII secolo, la cinta muraria difese la libertà della Repubblica di Dubrovnik per secoli, diventandone il principale simbolo. Si tratta di un imponente complesso lungo due chilometri che circonda l'intera città vecchia, formato da una cerchia esterna e una interna di solide mura di pietra, e da una serie di torri, bastioni e fortificazioni ausiliarie: a nord, la fortezza della Minceta, dall'enorme e magnifica torre; a sud, la Bokar, che proteggeva la porta Pile e il ponte cittadino; a est, quella di San Giovanni, eretta tra 1346 e 1557 per proteggere il porto, chiuso durante la notte da catene. 

Oltre la cerchia esterna, costruita dall'architetto toscano Michelozzo, composta da mura più basse con dieci bastioni semicircolari, sorgevano due fortezze separate, quella del Revellino, costruita nel Cinquecento nella zona orientale, e quella di Lovrijenac, svettante su un dirupo alto 46 metri sul mare. Quattro porte collegavano la città con l'esterno: due conducevano al porto e le due porte Pile e Ploce, rispettivamente a occidente e a oriente, sorvegliate entrambe dalla statua di San Biagio, protettore della città, davano accesso alla terraferma attraverso un ponte di pietra e uno di legno, che veniva sollevato ogni notte.  

La Repubblica governava un territorio molto limitato, comprendente la città, una stretta fascia costiera (che durante il periodo di massimo splendore si estendeva per circa 120 km) e alcune isole a sud; ciononostante, la sua flotta mercantile le fece occupare un posto di primo piano nel contesto politico del Mediterraneo medievale. 

Le sue rotte commerciali apportavano alla città notevoli ricchezze, grazie alle quali sorsero prestigiosi edifici civili e religiosi. Tra questi, il convento dei francescani, iniziato nel 1317 in uno stile di transizione tra romanico e gotico, della cui struttura originaria, distrutta dal terremoto nel 1667, rimane oggi lo splendido chiostro con capitelli decorati a motivi zoomorfi. Al suo interno si trova una delle più antiche farmacie d'Europa e un museo che ne custodisce gli inventari, i recipienti, gli strumenti di laboratorio e gli antichi libri, insieme ad altri preziosi oggetti liturgici, dipinti e codici miniati.

Quando, nel 1420, la Dalmazia entrò a far parte della Repubblica di Venezia, soltanto Ragusa, grazie alle sue mura e alla sua capacità di negoziazione, riuscì a mantenere lo status di città indipendente. L'arte italiana fu comunque accolta nella città dalmata e improntò il nuovo palazzo dei Rettori, costruito in stile gotico fiorito tra il 1435 e il 1441, su progetto di Onofrio della Cava. Vi si possono ammirare alcuni capolavori, come i due capitelli di Onofrio raffiguranti uno la Giustizia, l'altro il Rettore della Repubblica che la amministra, la loggia dalle volte gotiche costolonate e il busto del mercante Miho Pracat (1638), il solo monumento che l'attenta Repubblica abbia permesso di erigere a un semplice cittadino.

Con il passare del tempo, artisti locali soppiantarono quelli italiani, sebbene l'arte rinascimentale, all'epoca all'avanguardia in Europa, continuasse a essere importata dall'altra sponda dell'Adriatico. Ciò permise la realizzazione di una pregevole opera architettonica come palazzo Sponza, costruito nel Cinquecento e usato per secoli come dogana, zecca, banca e fondaco cittadino, un esempio di armoniosa fusione tra architettura gotica (le eleganti monofore e trifore al primo piano e il tetto) e rinascimentale (le monumentali arcate al piano terra e le luminose finestre al secondo piano).

La vita fiorente dell"'Atene slava" subì un duro colpo quando, nel 1667, un terremoto distrusse gran parte del suo nucleo urbano e decimò la popolazione. Nonostante il suo potere commerciale fosse diminuito in seguito alla crisi del Mediterraneo, Dubrovnik si risollevò e riedificò i suoi monumenti più importanti. Tra 1671 e 1713, la cattedrale assunse forme barocche e il suo ricco tesoro, composto da 138 reliquiari, fu ospitato nella magnifica cappella progettata da Marino Gropelli e dipinta da Mattei Matejevic. Tra 1705 e 1717 fu ricostruita dal Gropelli anche la chiesa di San Biagio, che custodisce sull'altare maggiore la cinquecentesca statua dorata del patrono di Dubrovnik che tiene in mano un modellino della città. Dopo il terremoto fu ricostruita anche la trecentesca chiesa domenicana, affiancata da un campanile e da un elegante chiostro tardogotico. Il suo museo custodisce splendidi oggetti liturgici e dipinti e la sua ricchissima biblioteca, che fu fondata nel Duecento e, tra il XV e il XVII secolo, era una delle più grandi e ricche d'Europa, conserva più di 16.000 volumi, 240 incunaboli e preziosissimi manoscritti.

Quello che seguì il terremoto fu l'ultimo progetto urbanistico di vasto respiro portato a termine dentro le mura di Ragusa, che nel 1808 con la conquista di Napoleone, perse definitivamente lo status di Repubblica indipendente che aveva fieramente mantenuto e difeso per secoli.

IL GOVERNO DELL'ANTICA REPUBBLICA DI DUBROVNIK

La Repubblica di Dubrovnik aveva una natura rigidamente oligarchica, che riconosceva soltanto ai nobili la possibilità di accedere al Gran Consiglio, organo supremo di governo, al Piccolo Consiglio, che dal 1238 esercitò il potere esecutivo, al Senato e alla carica elettiva di duca o rettore, che rimaneva in carica solo per un mese (fatta eccezione per gli anni di dominazione veneta, il rettore fu sempre un ragusano). Di fatto, il governo della Repubblica fu assai illuminato e pronto ad accogliere istanze di progresso e di giustizia sociale: nel 1317 nella città fu aperta la prima farmacia, ancora funzionante; nel 1347 fu creato un ospizio, nel 1377 un lazzaretto e nel 1432 un orfanotrofio; nel 1418 fu abolito il commercio di schiavi. Nel 1436 Dubrovnik fu dotata di un acquedotto di 20 km, che permise la costruzione di due splendide fontane rinascimentali: la Grande fontana, costruita da Onofrio della Cava tra il 1438 e il 1444, e la Piccola fontana, costruita nel 1441 da Petar Martinov, un bacino ottagonale con pannelli scolpiti dal quale si leva una colonna.