Kujataa è
un'area agricola subartica
lunga circa 100 km situata nel
comune di Kujalleq nella
regione meridionale della Groenlandia.
La
zona costituisce una
testimonianza della storia e
cultura dei cacciatori norvegesi che
iniziarono ad arrivare dall'Islanda nel
X secolo e degli agricoltori
norvegesi, dei cacciatori inuit e
comunità agricole inuit che
si svilupparono dalla fine del
XVIII secolo.
Nonostante
le loro differenze, le due
culture norvegese-europea e
quella inuit hanno creato un
paesaggio culturale basato
sull'allevamento, il pascolo e
la caccia ai mammiferi marini.
Il
paesaggio di Kujataa
rappresenta il primo esempio
di introduzione
dell'agricoltura all'Artico e
dell'espansione degli
insediameni norvegesi oltre
l'Europa.
Cinque
secoli prima che Cristoforo
Colombo si avventurasse
nell’Oceano Atlantico nel
tentativo di raggiungere le
Indie, i Norse (il popolo
scandinavo anche noto con il
nome di Vichinghi) avevano già
colonizzato l’Islanda e
raggiunto la Groenlandia e le
coste nordamericane, come
mostrano i resti archeologici
nel sito canadese di L’Anse
aux Meadows a Terranova.
La
scoperta di quella che i Norse
chiamarono la «verde terra»
si deve a una delle figure
storiche più importanti delle
saghe nordiche, Erik
Thorvaldsson (950-1003), detto
Erik il Rosso, un esploratore
Norse, la cui famiglia si era
insediata nel Nord-Ovest
dell’Islanda verso la metà
del X secolo d.C.
Esiliato per un conflitto
interno, nel 982 Erik si
spinse a Occidente
dell’Islanda fino a
incontrare la Groenlandia, da
lui così battezzata per
invogliare i futuri coloni a
trasferirsi. Secondo la
celebre «Saga di Erik il
Rosso», passò tre anni a
esplorare le coste della
Groenlandia e, dopo il ritorno
in Islanda, organizzò, nel
985, il trasferimento di una
colonia nelle nuove terre. I
coloni Norse crearono tre
insediamenti, uno nel
Sud-Ovest della Groenlandia,
chiamato Eystribyggd
(l’insediamento orientale,
vicino all’attuale villaggio
di Qaqortoq), e uno più a
nord, chiamato Vestribyggd
(l’insediamento occidentale,
vicino all’attuale capitale,
Nuuk).
Un terzo insediamento,
chiamato dagli archeologi «intermedio»,
fu realizzato in seguito a sud
dell’insediamento
occidentale. L’insediamento
orientale divenne rapidamente
una colonia importante,
raggiungendo i 5mila abitanti,
mentre l’insediamento
occidentale rimase più
piccolo, con circa mille
abitanti. I coloni vivevano
principalmente praticando
l’agricoltura e
l’allevamento di bovini,
pecore e cavalli, in
condizioni molto difficili,
anche se all’epoca il clima
della Groenlandia ere più
caldo di quello attuale.
Inoltre, veniva praticata la
caccia al tricheco e al
narvalo, che fornivano due
preziosi materiali per il
commercio con l’Europa:
l’avorio e il caratteristico
dente, che nel Medioevo veniva
creduto essere il corno del
mitico liocorno. Le tre
comunità mantennero legami di
dipendenza con il Regno di
Norvegia e furono dotate
persino di un vescovo, inviato
dall’Europa, che
sovrintendeva alla vita
religiosa.

Gli
insediamenti Norse si
svilupparono e sopravvissero
per quasi quattro secoli, fino
alla grave crisi creata
dall’arrivo nel 1349-50
della peste nera, che uccise
gran parte della popolazione.
All’epoca della peste,
tuttavia, le colonie si erano
già fortemente indebolite,
per un insieme di cause che
sono state ben studiate da
Jared Diamond nel suo celebre
libro Collasso (Einaudi,
2014).
Innanzitutto, le condizioni
climatiche peggiorarono con la
fine del cosiddetto «periodo
caldo medievale» e l’arrivo
della piccola glaciazione, che
durò dal XV fino al XIX
secolo. Questo portò alla
crisi dell’agricoltura
tradizionale, che i coloni non
riuscirono a compensare con
produzioni alternative, perché
non avevano mai sviluppato
l’attività della pesca.
La continua degradazione dello
scarso suolo disponibile, a
causa della deforestazione e
della combustione del manto
erboso per il riscaldamento e
la trasformazione dei
prodotti, portò alla
riduzione graduale della
produzione agricola. Infine,
attorno alla fine del XII
secolo, giunse nella zona un
popolo artico proveniente
dalla Siberia, che era
insediato nel Nord della
Groenlandia fin dall’VIII
secolo: gli Inuit.
Questo popolo, che ancora oggi
abita la Groenlandia, aveva
nel tempo perfezionato le
tecniche di sopravvivenza in
un ambiente artico, imparando
a vivere e viaggiare per terra
e per mare, e a cacciare le
balene. Le tecniche
perfezionate dagli Inuit, come
l’igloo, l’uso dei cani da
slitta, il kayak, l’arpione,
le tute impermeabili, ancora
oggi suscitano l’ammirazione
degli specialisti.

Gli
Inuit erano ottimi cacciatori
e coraggiosi guerrieri, e
riuscirono a soppiantare
completamente un’altra
popolazione di origine
asiatica insediata nella
Groenlandia da secoli, i
Dorset. I Norse e gli Inuit
entrarono certamente in
contatto, come mostrano i
risultati delle ricerche
archeologiche, e vi sono anche
narrazioni che parlano di
scontri tra le due comunità,
ma probabilmente la fine degli
insediamenti Norse avvenne per
consunzione e per
l’abbandono da parte della
madrepatria.
L’ultima nave norvegese
partita per portare soccorso
ai coloni, nel 1368, non arrivò
mai a destinazione. E
l’ultima traccia di vita
delle comunità è del 1435.
La zona popolata dai Norse
venne abbandonata per almeno
tre secoli, quando altri
insediamenti, promossi dal
missionario danese Hans Egede
(1686-1758), si svilupparono,
principalmente per la pesca e
la caccia alle balene.
Tuttavia, è solo all’inizio
del XX secolo che fu possibile
riorganizzare la produzione
agricola nell’area, grazie
allo sforzo del Governo
danese, che reintrodusse
l’allevamento per rendere
gli abitanti più autonomi.
Il sito di Kujataa è un
paesaggio culturale che
include i resti
dell’insediamento orientale
dei Norse (Eystribyggd), oltre
ai villaggi delle comunità
Inuit che si svilupparono
nella zona nei secoli
successivi.
Il sito è composto da cinque
aree, con caratteristiche
diverse a seconda dei tipi di
occupazione: Qassiarsuk,
che ha la maggiore
concentrazione di siti
archeologici dei primi
insediamenti; Igaliku,
dove viveva il vescovo, e
infatti vi si trovano le
rovine del palazzo episcopale,
poi granai e altre strutture,
oltre a edifici che datano dal
secolo XVIII al XX; Sissarluttoq,
il più piccolo degli
insediamenti con i resti di
una sola fattoria; Tasikuluulik,
con una chiesa Norse, in un
paesaggio caratterizzato da
fiordi e laghi, e con molte
fattorie del XX secolo; e
infine Qaqortukulooq,
dove si trovano rovine dei
siti Norse, tra cui la chiesa
di Hvalsey e anche tracce di
insediamenti Inuit.
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