Reggia e Parco di Versailles
Francia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

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Presso la cittadina di Versailles, a pochi chilometri a sud-est di Parigi, sorge la celebre reggia di Versailles (che i Francesi chiamano più semplicemente Chateau de Versailles) che fu, dai tempi di Luigi XIV fino alla Rivoluzione, principale dimora dei re di Francia e sede del governo, divenendo per oltre un secolo modello ideale dei palazzi reali europei. Sviluppatosi a partire da una residenza di caccia, il castello fu ampliato in due fasi successive, entrambe promosse dal Re Sole: la prima sotto la direzione di Louis Le Vau e la seconda affidata a Jules Hardouin Mansart. 

La decorazione degli interni fu progettata dal pittore Charles Le Brun, che collaborò anche con Andre Le Nòtre alla realizzazione dei giardini. Dopo alcune modifiche promosse dai successori di Luigi XIV, nel periodo rivoluzionario il castello cadde in rovina e fu spogliato dei suoi arredi. 

Ritornò all'originario splendore per volontà di Luigi Filippo, che volendo farne un museo dedicato "a tutte le glorie della Francia" lo aprì al pubblico nel 1837. Attualmente, pertanto, il palazzo ospita in alcuni suoi ambienti il Musée d'Histoire de France, istituito commissionando agli artisti più noti del tempo circa tremila dipinti illustranti le glorie militari dello Stato, dalle Crociate all'Impero.  

ORIGINI E STORIA

·     1038: prima menzione di Versailles in una carta dell'Abbazia Saint-Père di Chartres. Uno dei firmatari è Hugo de Versaillis. Nel X secolo dei monaci dissodano i terreni (il dipartimento è ancora oggi occupato da quanto rimane della foresta antica) e fondano la chiesa e il priorato di Saint-Julien.

·      1429: due signori di Versailles, Guy e Pierre de Versailles, sono implicati nella vicenda di Giovanna d'Arco. Pierre era a Bourges, quando la Pulzella fu processata; Guy, canonico di Tours, partecipò al processo.

·      Alla fine della Guerra dei cent'anni, nel 1453, il piccolo borgo si presentava devastato, le case abbandonate, il castello in rovina. La proprietà fu acquistata dalla famiglia de Soisy.

·     1472: un documento riporta il nome del piccolo borgo di Versaille-aux-bourg-de-Galie. I signori di Versailles dipendevano direttamente dal re. Il loro modesto castello, che dominava la chiesa e il villaggio, si ergeva sulla pendice meridionale della collina sulla quale sarà costruita la futura reggia.

·     1475: Gilles de Versailles, signore di Versailles, cede all'abate di Saint-Germain i propri diritti sul Trianon. L'atto di vendita costituisce la prima menzione del nome. Il villaggio fu poi acquistato, per distruggerlo, da Luigi XI, con l'obiettivo di costruire su queste nuove terre del dominio reale una residenza di diporto, che gli consentisse di sottrarsi con la famiglia al protocollo troppo pesante di Parigi. Il Trianon è il primo capriccio reale realizzato a Versailles e, come più tardi Marly, resterà un luogo di relax, lontano dall'etichetta e dalle fatiche del potere.

·     1561: la proprietà passa a Martial de Loménie, segretario delle Finanze di Carlo IX (il mandante della Notte di San Bartolomeo), che la ingrandisce fino a 150 ettari . De Loménie fu assassinato nel 1572, appunto durante la Notte di San Bartolomeo: si disse che fosse stato strangolato per ordine della regina Caterina de' Medici, che voleva che la proprietà passasse al Conte di Retz; della notizia non si hanno prove, ma non è inverosimile.  

·      È un fatto che nel 1573 Albert de Gondi (baron de Marly), conte di Retz, uno dei Fiorentini che supportavano la fortuna di Caterina in Francia, diveniva proprietario della signoria e del castello di Versailles per 35.000 lire dell'epoca (equivalenti in potere d'acquisto a circa 700.000 euro attuali). Anche con i nuovi signori, il castello continua ad essere frequentato, per caccia e per diporto, dai re di Francia. 

·      Nel 1589, un mese prima di divenire re, Enrico, re di Navarra, soggiornò al castello di Versailles. Ritornando da Blois, si fermò qui dal 7 al 9 luglio di quell'anno e venne ricevuto da Alberto di Gondi, tornandovi nuovamente nel 1604 e nel 1609 da sovrano. Nel 1607, il futuro Luigi XIII, allora di appena sei anni, prese parte qui alla sua prima caccia con la corte.

·      Col XVII secolo, la situazione di Versailles era rimasta immutata nel corso degli anni, ovvero con le terre del villaggio di Versailles divise tra la famiglia Gondi ed il priorato di Saint-Julien di Versailles il cui priore era Mathieu Mercerie.

·      Dal 1622 al 1654 Jean-François de Gondi fu arcivescovo di Parigi, carica dalla quale gerarchicamente dipendeva anche il priorato di Saint-Julien. Jean-François de Gondi, signore di Versailles, divenne così proprietario dell'intero dominio che venne acquistato regolarmente dal sovrano nel 1623. « La terre et seigneurie de Versailles » vennero vendute ufficialmente al re di Francia l'8 aprile 1632 dallo stesso Jean-François de Gondi. Sul territorio dove sorge l'attuale reggia di Versailles, all'epoca si trovava solo un piccolo mulino a vento.

LUIGI XIII: LE ORIGINI DEL CASTELLO

Il primo castello - Nel 1623 Luigi XIII, sofferente di agorafobia e bisognoso di un ritiro spirituale personale decise di farsi costruire un padiglione di caccia di modeste dimensioni in mattoni e pietra sulla sommità della collina di Versailles, sulla strada che portava da Versailles a quello che era allora il piccolo villaggio di Trianon (poi completamente incluso nel territorio del parco della grande reggia), in un luogo chiamato la Val-de-Galie. Per questo scopo il 23 marzo 1624 acquistò il mulino e la casa del mugnaio che si trovavano in questa zona, circondata da insalubri paludi. L'architetto che progettò questo primo complesso fu Nicolas Huaut. Come accennato nello studio pubblicato da Jean Coural nel 1959, la struttura era composta da un corpo di 35 metri di lunghezza per 5.80 di larghezza che si elevava per tre piani (piano terra, primo piano, sottotetto) con un ingresso arcato lungo 27.30 metri e largo 4.85 metri. Il castello era circondato da un fossato e da un giardino terrazzato di due ettari progettato dall'intendente ai giardini del re, Jacques Boyceau. Il cortile d'onore era racchiuso da un muro il cui portale era concluso da un timpano con scolpite le insegne reali. Luigi XIII partecipò personalmente all'elaborazione del piano per la costruzione del primo edificio di cui prese possesso ufficialmente il 9 marzo 1624.

Articolata per la caccia, questa prima costruzione fu essenzialmente rustica e senza troppi orpelli, dedicata esclusivamente ad usi pratici stagionali. La disposizione centrale con attorno dei fossati, inoltre, richiamava apertamente le costruzioni feudali. I materiali di mediocre qualità (macerie di recupero unite con malta di calce e sabbia rivestite di intonaco e riquadrature delle finestre in finto gesso) lo ravvicinarono molto nello stile a quello dell'hôtel de Guénégaud.

Luigi XIII riuscì ad espandere i propri possedimenti in loco acquistando del terreno da Jean de Soisy, un possidente locale la cui famiglia era proprietaria di alcune terre dal XIV secolo e le utilizzò sempre per la sua nuova abitazione. In questa piccola dimora di campagna, più volte il re accolse sua madre Maria de Medici e sua moglie Anna d'Austria senza ad ogni modo che nessuna di queste soggiornasse mai al castello che non disponeva di appartamenti adatti alle loro esigenze.

L'appartamento del re comprendeva una piccola galleria dove si trovava appeso un quadro raffigurante la battaglia di La Rochelle, oltre a quattro camere le cui pareti erano coperte di tappezzerie. Il salone del re occupava il centro dell'edificio, posto corrispondente all'attuale camera da letto di Luigi XIV.

L'11 novembre 1630, il cardinale Richelieu si portò segretamente a Versailles per riconquistarsi la fiducia del re su mandato della regina madre. Questo avvenimento sarà noto più tardi agli storici come Journée des dupes e costituirà per il castello il primo evento politico d'importanza nazionale che lo interessò ancora prima di divenire residenza di stato. Richelieu resta primo ministro e la regina fu esiliata.

Per le modeste dimensioni, questo castello venne soprannominato «le chétif château» (il castello gracile) dal maresciallo de BassompierreSaint-Simon lo chiamò «le château de cartes» (il castello delle carte) a causa dei suoi colori (il rosso dei mattoni, il nero dei tetti e l'uso della pietra binca come decorazione) rifacendosi al comune uso delle carte da gioco. Un inventario del mobilio e degli oggetti del castello risalente al 1630 riporta una certa modestia anche negli interni dell'appartamento del re dove si trovavano solo quattro tappezzerie, un'anticamera, un guardaroba, uno studio ed una camera da letto.

Il secondo castello - L'8 aprile 1632, Luigi XIII acquistò definitivamente il dominio sulla signoria di Versailles da Jean-François de Gondi, arcivescovo di Parigi.

Nel maggio del 1631 erano del resto già iniziati i lavori per l'ingrandimento della struttura precedente, diretti dall'architetto Philibert Le Roy: ai quattro angoli del complesso vengono aggiunte delle torri; nel 1634 il muro di cinta viene rimpiazzato da un portico a sei arcate chiuse da cancelli di ferro. Il nuovo castello accolse anche le prime decorazioni floreali; i giardini vennero riprogettati "alla francese" da Boyceau e Menours, decorati con arabesche ed intrecci. L'intonaco su pietra venne sostituito da una facciata in mattoni e pietra bianca agli angoli per decorazione. Venne creata anche una terrazza frontale con una balaustra in ferro battuto. Il castello ha così ottenuto una pianta a "U" a formare quella che diverrà la "Corte di Marmo".

Nel 1643, sentendosi di dover morire, Luigi XIII dichiarò: «Se Dio mi darà la salute, ho detto al mio confessore, il gesuita Jacques Dinet, che porrò fine al libertinaggio, abolirò i duelli, reprimerò le ingiustizie, mi comunicherò ogni giorno e quando il mio Delfino avrà raggiunto la maggiore età, mi ritirerò a Versailles con quattro sacerdoti per parlare con loro di cose divine, dimenticando gli affariterreni».

Il 14 maggio, morì lasciando il regno nelle mani di suo figlio Luigi XIV, dell'età di quattro anni, troppo giovane per governare autonomamente. Sotto la reggenza di Anna d'Austria, il castello di Versailles cessò di essere una residenza reale per i successivi diciotto anni.

La reggenza di Anna d'Austria - Alla morte di Luigi XIII, il 14 maggio 1643, salì al trono suo figlio, il giovane Luigi XIV, il quale per la sua giovane età venne costretto a sottostare ad un consiglio di reggenza capeggiato da sua madre, la regina vedova Anna d'Austria, insieme al duca d'Orléans, al cardinale Giulio Mazzarino, al cancelliere di Francia Pierre Séguier, al segretario di stato Bouthillier ed al figlio di questi Léon. Ma la regina, intenzionata a tutelare personalmente il giovane sovrano e memore dell'insegnamento del cardinale Richelieu, ottenne da parlamento il 15 maggio 1643 il permesso di occuparsi dell'educazione del giovane re. 

Ben presto, però, la regina prese coscienza dell'estrema difficoltà del coniugare le esigenze del regno e quelle del giovane re. Ella pertanto fece appello al cardinale Mazzarino e lo nominò primo ministro il 18 maggio 1643, rendendolo anche il tutore dei suoi figli. All'indomani della morte del re, Luigi e suo fratello minore, il duca Filippo d'Angiò, lasciarono infatti Saint-Germain-en-Laye per installarsi a Parigi, al Palais-Cardinal, ribattezzato pertanto Palais-Royal.

Un piccolo castello per un piccolo re: 1641-1659 - Sappiamo che il futuro Luigi XIV era venuto una prima volta a Versailles nell'ottobre del 1641 insieme a suo fratello, per scappare da un'epidemia di vaiolo che stava infestando Saint-Germain-en-Laye. Dopo la morte di Luigi XIII, il piccolo padiglione di caccia di Versailles, con la sua architettura in mattoni e pietra ormai desueta, era stato destinato ad un relativo oblio. 

Il dominio di Versailles era all'epoca amministrato da Claude de Saint-Simon, padre del celebre memorialista, pur senza troppe convinzioni, sino al 1645 dal presidente del parlamento di Parigi, René de Longueil, che ottenne la carica di capitano delle cacce e da Nicolas du Pont de Compiègne che divenne intendente. La terre di Versailles producevano ad ogni modo 4000 livres all'anno di prodotti agricoli grazie alle fattorie ad esse collegate.

Il giovane Luigi si portò a Versailles il 18 aprile 1651 per una partita di caccia, venendo ricevuto dal capitano delle cacce de Longueil. Qui tornò nuovamente il 15 ed il 28 giugno di quello stesso anno. Le tensioni causate a Parigi dalla Fronda dei principi costrinsero il re e la reggente a un soggiorno forzato di tre mesi a Poitiers tra l'ottobre del 1651 ed il gennaio del 1652. Al termine di un viaggio di piacere, Anna d'Austria e suo figlio fecero tappa a Versailles il 27 aprile 1652 sulla via per Saint-Germain-en-Laye. Il 14 novembre, il re accompagnato da Monsieur suo fratello, partì nuovamente dalla corte per «divertirsi alla caccia a Versailles». Ritornò nuovamente al castello l'8 ed il 22 gennaio 1653. Il 3 aprile, il giovane Luigi passò la notte a Versailles e tornò due settimane più tardi sempre per la caccia. Il 20 maggio, qui si recò a cacciare in compagnia del cardinale Mazzarino e vi restò nuovamente a dormire.

Per via delle regolari visite del re che notò i malfunzionamenti evidenti al castello, il presidente de Longueil venne rimpiazzato da Louis Lenormand, signore di Beaumont, il 28 giugno 1653, sebbene l'interesse del sovrano per Versailles non fosse ancora pienamente sviluppato. Il giovane monarca di 14 anni preferiva di gran lunga cacciare a Vincennes. In cinque anni, tra la fine dell'1654 e l'autunno del 1660, il re si recò a Versailles solo quattro volte. Il dominio attraversò così un periodo di oblio, segnato da lotte violente tra il collerico custode del castello, Henry de Bessay, signore di Noiron (nominato nel 1654) ed il giardiniere Guillaume Masson (nominato nel 1652). Nel marzo del 1665 Noiron sparò un colpo di pistola senza colpirlo a Masson e lo minacciò con la spada. Il giardiniere, indelicato quando lui, gestiva infatti il parco come proprio dirottando legname e fieno a propri fini ed utilizzando le terre per il pascolo e la coltivazione degli abitanti del posto.

La situazione non migliorò in seguito. Per ragioni amministrative, l'intendente Nicolas du Pont de Compiègne si dimise dal suo incarico. Al suo posto, l'11 marzo 1659, venne nominato Louis Lenormand, signore di Beaumont, che quindi accumulò questa carica a quella di intendente e di capitano delle cacce. Beaumont ad ogni modo decise ben presto di rinunciare alla propria carica d'intendente perché non corrispondeva al suo rango e pertanto nominò un proprio intendente nella persona di Denis Raimond che si rivelò più efficace di lui. Beaumont venne assassinato nel parco di Saint-Germain-en-Laye il 3 maggio 1660.

LUIGI XIV

All'inizio del suo regno, Luigi XIV non trovò alcuna reggia dove risiedere stabilmente che lo soddisfacesse pienamente. A Parigi vagò tra il Palais-Royal, il Louvre, le Tuileries senza mai trovare una residenza che gli si confacesse a pennello. Per sottrarsi alla città (allora scomoda, sporca, rumorosa, inquietante persino per il re), cercò di sistemarsi a Vincennes e a Saint-Germain-en-Laye, dove era nato, e per un certo periodo soggiornò anche a Fontainebleau. Tutti i castelli erano antichi e presentavano molti inconvenienti: il re intraprese grandi lavori di ammodernamento per ridurne la scomodità, ma il suo pensiero era fisso su Versailles che sempre più stava rappresentando per lui una soluzione a tutti i problemi.

Nel settembre del 1660, il re avviò un programma per il recupero della gestione della reggia. Intenzionato a nominare un successore del signore di Beaumont, diede la commissione d'intendenza a Jérôme Blouin, primo valletto di stanza del re, «col compito di tenere le chiavi della nostra camera e di dormirci». Questi rimise ordine nella gestione della proprietà e per ordine del re il giardiniere Hilaire II Masson, accusato di furto, venne rimosso ed egli avviò un inventario di tutto ciò che si trovava al castello. Il custode Henry de Bessay, signore di Noiron, su ordine del re l'11 ottobre 1660, venne pensionato a Saint-Germain-en-Laye Quattro mesi dopo il suo matrimonio con Maria Teresa di Spagna, Luigi XIV si «andò a divertire alla caccia» con la sua novella sposa a Versailles, il 25 ottobre 1660. È in quest'epoca che inizia a manifestarsi il concreto interesse del re per la piccola tenuta voluta da suo padre. Egli prevedette dunque di ingrandire i giardini e di progettare un nuovo parco di una «estensione considerevole». Dal mese di novembre, Blouin iniziò a cercare i fondi per mettere in opera quanto desiderato dal re. I lavori iniziarono al finire dell'autunno del 1660.

Nel 1661, dopo la morte del cardinale Mazzarino, Luigi decretò che avrebbe governato autonomamente il regno di Francia senza la nomina di alcun altro primo ministro, e per sottolineare la sua nuova presa di posizione iniziò subito i lavori di ampliamento della sua reggia, investendovi 1.100.000 livre (circa venti volte il prezzo d'acquisto all'epoca di Luigi XIII) ed incaricando il migliore architetto dell'epoca, Louis Le Vau, di ampliare la struttura, mentre Charles Errard e Noël Coypel iniziavano la decorazione degli appartamenti e André Le Nôtre creava l'Orangerie (l'aranceto) e la Ménagerie (l'uccelliera). All'epoca, Versailles era solo una sede di diporto, buona per darvi feste in giardino, mentre il palazzo reale ufficiale restava il Louvre.

L'idea di erigere uno dei palazzi più straordinari d'Europa, in luogo del piccolo castello di Luigi XIII che la corte, sprezzante, considerava come la casa di campagna di un borghese, suscitò molte critiche a mezza bocca: il luogo era definito «ingrato, triste, senza panorama, senza boschi, senz'acqua, senza terra, perché tutto è sabbie mobili e palude, senz'aria» e quindi assolutamente non adatto.

In una lettera rimasta celebre, Colbert dava voce alle critiche che circolavano a corte lamentando come il re spendesse tanto su Versailles e trascurasse invece il Louvre «che è certamente il più superbo palazzo che vi sia al mondo. Che sconforto, vedere un così grande Re ridotto alla misura di Versailles!».

La prima festa data al castello di Versailles, che durò dal 7 al 14 maggio del 1664, s'intitolò Les plaisirs de l'Île enchantée (I piaceri dell'isola incantata) e intrecciava l'ispirazione italiana tratta dai due poemi epici italiani del XVI secolo, l'Orlando furioso dell'Ariosto e la Gerusalemme liberata del Tasso, con quella francese rappresentata da Molière, che presentò la Princesse d'Élidé e i primi tre atti del Tartufo. La festa era data (segretamente) in onore di Mademoiselle de La Vallière e Luigi stesso vi interpretò la parte del liberatore dei compagni dall'isola di Alcina.

Durante questi festeggiamenti, ad ogni modo, i cortigiani che trovarono alloggio nella rinnovata struttura dovettero adattarsi al meglio e molti per contro non riuscirono a trovare un tetto sotto il quale alloggiare al palazzo e dovettero alloggiare in locande vicine. Le Vau presentò quindi al re una serie di progetti per far fronte a queste esigenze e per evitare ulteriori futuri disordini: la prima di queste comportava la demolizione completa del precedente castello con la creazione di una nuova struttura, mentre la seconda prevedeva l'inclusione del piccolo castello di Luigi XIII nel nuovo progetto. Su consiglio di Colbert, il re accettò questo secondo progetto.

Il re desiderava inoltre, durante il periodo che egli avrebbe trascorso a Versailles, disporre della comodità di tutti i suoi ministri e degli uffici di governo e per questo chiese a Le Vau di realizzare un progetto per la costruzione di due ali dedicate ai suoi ministri ed agli affari di governo. Il progetto partì nel 1664 e si concluse nel 1666. Questo fu per l'epoca un fatto molto importante, perché per la prima volta Versailles poteva funzionare come sede della monarchia. La scelta fu dettata più da motivi finanziari che sentimentali, e comunque la superficie fu triplicata e la decorazione lussuosissima, tematizzata sulla rappresentazione del Sole, onnipresente a Versailles. I giardini, molto apprezzati dal re, furono ulteriormente ampliati e ornati di sculture di Girardon e di Le Hongre. Di questa prima ornamentazione sono sopravvissuti soltanto il gruppo di Apollo e le ninfe e i Cavalli del sole.

Nel 1667 fu costruito il Grand canal. Le Nôtre decise di ampliare il viale d'ingresso e passò ad occuparsi dei giardini e dell'architettura degli esterni, in collaborazione, per la parte idraulica, con la famiglia di ingegneri italiani Francine, che furono gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" dal 1623 al 1784.

Luigi XIV, dopo aver vinto la guerra con la Spagna, dà una grande festa conosciuta come Grand Divertissement Royal de Versailles (si potrebbe tradurre "il Gran Gioco Reale di Versailles"), fu caratterizzata dal Georges Dandin di Molière e dalle Feste dell'Amore e del Caso, di Jean Baptiste Lully. Per il re fu anche l'occasione di presentare ai cortigiani la sua nuova amante: Madame de Montespan.

In queste feste la corte misurò la scomodità del piccolo castello, giacché molti ospiti, non trovando dove dormire, passavano la notte nelle proprie carrozze, e il Re, desiderando ingrandirlo, affidò l'incarico a Le Vau, che presentò un progetto: distruggere la residenza di caccia e costruire grandi edifici. Ma il re rispedì le Vau al tavolo da disegno esigendo che il piccolo castello venisse preservato. Louis le Vau così presenta un nuovo progetto noto come l'Enveloppe.

Nel 1667 fu costruito il Grand canal. Le Nôtre decise di ampliare il viale d'ingresso e passò ad occuparsi dei giardini e dell'architettura degli esterni, in collaborazione, per la parte idraulica, con la famiglia di ingegneri italiani Francine, che furono gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" dal 1623 al 1784.

La seconda festa ebbe luogo 4 anni dopo, il 18 luglio 1668, e rese noto il nome di Versailles. Conosciuta come Grand Divertissement Royal de Versailles (si potrebbe tradurre "il Gran Gioco Reale di Versailles"), fu caratterizzata dal Georges Dandin di Molière e dalle Feste dell'Amore e del Caso, di Jean Baptiste Lully.

In queste feste la corte misurò la scomodità del piccolo castello, giacché molti non trovarono dove dormire, e il Re, desiderando ingrandirlo, affidò l'incarico a Le Vau, che preservando l'antico castello lo circondò di una cortina di edifici (l'Enveloppe), lasciandolo visibile solo dal cortile d'onore. Il nuovo edificio, in conci di pietra bianca, aveva sulla destra un'ala riservata al re, occupata dall'Appartement des Bains al piano terreno e dal Grand Appartement al piano superiore. Nell'ala opposta erano invece ospitati gli appartamenti della regina e di altri membri della famiglia reale; sul lato del giardino, le due ali erano collegate da una terrazza, pavimentata in marmo e posta al primo piano. 

Il cortile compreso tra le due nuove ali conduce direttamente a quello più antico, detto Cour des Marbres, su cui prospetta direttamente l'edificio di Luigi XIII: la facciata, fortemente rimaneggiata, presenta un avancorpo centrale tripartito leggermente sporgente, in cui quattro coppie di colonne al pianterreno reggono l'elegante balcone del piano nobile. Al di sopra si trova un attico, sormontato da un frontone barocco; il ricco effetto decorativo dell'insieme è accresciuto dalla presenza di una balaustra con vasi e statue che corre lungo l'intero perimetro interno dell'edificio.  

Nel 1668 Charles Errard e Noël Coypel iniziavano la decorazione degli appartamenti e André Le Nôtre creava l'Orangerie (le serre) e la Ménagerie (l'uccelliera). All'epoca, Versailles era solo una sede di diporto, buona per darvi feste in giardino, mentre il Palazzo reale ufficiale restava il Louvre.

L'ampliamento del castello fu una costante preoccupazione del re: tra il 1671 e il 1679 due nuove ali furono aggiunte perpendicolarmente alla corte d'onore, in modo da poter accogliere i ministri del governo e i loro uffici, che furono trasferiti a Versailles nel 1682. Si realizzò così pienamente il progetto accentratore di Luigi XIV, che fece del palazzo non solo la propria prestigiosa residenza ufficiale ma addirittura il simbolo del proprio potere assoluto.  

Con l'aggiunta di questi due ultimi corpi di fabbrica a opera dell'architetto Jules Hardouin Mansart il palazzo raggiunse le sue attuali proporzioni, dominate dalla lunga facciata (580 metri): riprendendo il motivo utilizzato nel corpo centrale della Cour des Marbres, i prospetti, piatti e regolari, sono interrotti da avancorpi colonnati e presentano due ordini di finestre, sormontati da un attico con balaustra. Per la dislocazione dei servizi furono poi costruiti di fronte al castello gli edifici delle scuderie, mentre l'inserimento di nuovi ambienti di rappresentanza ridisegnò in parte la morfologia del corpo centrale del palazzo: nelle due ali laterali edificate da Le Vau trovarono posto il Salon de la Paix e il Salon de la Guerre, mentre la terrazza di raccordo sul retro del palazzo fu chiusa e convertita nella galleria nota come Galleria degli Specchi, in omaggio all'originale soluzione adottata per la decorazione delle pareti. 

I Grands Appartements furono trasformati in appartamenti di Stato, e le stanze private del re trovarono posto nei locali del primitivo palazzo affacciati direttamente sulla Cour des Marbres. In questa suite di stanze, in parte modificate all'epoca di Luigi XV, erano situate tra l'altro la camera da letto del re e una serie di saloni e di piccole gallerie nelle quali Luigi XIV conservava la propria collezione di dipinti e objets d'art.  

La decorazione e l'allestimento degli interni del rinnovato palazzo furono avviati già negli anni settanta, mentre ancora continuavano le opere di architettura. La direzione dell'immenso cantiere fu affidata a Charles Le Brun (1619-1690), primo pittore del re e direttore del Gabinetto dei disegni e dei dipinti di Sua Maestà. Coordinando équipe di pittori, decoratori e artigiani, Le Brun realizzò nelle sale del palazzo uno straordinario complesso di affreschi, marmi, stucchi, bronzi dorati, tessuti, mobili e suppellettili, divenendo l'artefice del raffinato stile comunemente noto come "Luigi XIV". 

Nella sua opera pittorica, animata da un'inventiva inesauribile, la grande sapienza compositiva e la predilezione per una tavolozza sontuosa rivelano il debito di Le Brun nei confronti di Nicolas Poussin, suo maestro, e del classicismo italiano studiato a Roma.  

L'eccezionale insieme degli interni secenteschi fu parzialmente compromesso sia dalle modifiche del secolo successivo sia, soprattutto, dai saccheggi e dalle distruzioni della Rivoluzione. Tra gli ambienti più sfarzosi dell'epoca di Luigi XIV spiccano, oltre alla Galleria degli Specchi, i Grands Appartements. Questo insieme di sale pubbliche, detto anche "appartamento dei Pianeti", conserva importanti soffitti affrescati con soggetti mitologici: l'identificazione delle divinità titolari delle sale (Mercurio, Marte, Venere, Apollo e Diana) con i principali pianeti richiama allusivamente alla celebrazione del re come Sole. 

Nel 1710 all'appartamento fu aggiunta la sala di Ercole, allestita per ospitare la monumentale tela di Paolo Veronese Cena in casa di Simone il Fariseo (1570 ca.), donata al re nel 1664 dalla Repubblica di Venezia. Il soffitto del salone, che si segnala per la ricchezza dei decori in marmo e per la qualità dei bronzi cesellati del camino, è coperto dalla smisurata creazione di Francois Lemoyne raffigurante con tinte luminose e vivaci l'Apoteosi dì Ercole (1733-1736, 480 metri quadrati).  

Capolavoro assoluto del barocco francese è poi la Cappella reale (1699-1710), progettata da Mansart per l'ala destra del palazzo. Consacrata a san Luigi, patrono della monarchia francese, la cappella si sviluppava su due livelli: quello inferiore era riservato alla corte, mentre quello superiore, composto da una tribuna e da un'aerea loggia affacciata sulla navata centrale, era riservato al re, che vi poteva accedere direttamente dai propri appartamenti. 

La chiesa, che mostra curiose consonanze con la tradizione gotica francese (soprattutto nello straordinario slancio verticale e nella configurazione degli esterni), è dominata dal colore bianco delle colonne e dei pilastri, finemente cesellati con trofei di oggetti liturgici. Fanno da contrasto il pavimento in marmi colorati, i bassorilievi dorati dell'altare e le pitture della volta, incentrate sul tema della Trinità e realizzate da Jean Jouvenet, allievo di Le Brun. Al di sopra della tribuna reale campeggia il dipinto con la Discesa dello Spirito Santo, simbolicamente posto a richiamare il carattere divino della monarchia francese.  

L'ENVELOPPE - Tra il 1668 e il 1670 Le Vau intraprese la costruzione dell'Enveloppe, che consisteva in un secondo edificio che circondava il primo castello. Il Grande Appartamento del Re e quello della Regina furono edificati simmetricamente, l'uno a nord e l'altro a sud del vecchio castello. Tra i due, di fronte ai giardini, si apriva una vasta terrazza. 

Il vecchio castello di pietra e mattoni, temporaneamente conservato, venne però abbellito: le facciate furono adornate da colonne di marmo belga, rosso, di Rance, di balconi in ferro forgiato e dorato, di busti appoggiati sulle balaustre. I tetti furono rifiniti con paramenti e il cortile pavimentato di marmo.

Dal lato della città, l'edificio dei servizi fu sopraelevato e collegato al castello di Luigi XIII con una serie di padiglioni che si disponevano attorno alla Cour Royale (il Cortile Reale), chiusa da un'inferriata dorata, mentre alle estremità degli antichi servizi si aggiungeva un peristilio di colonne incoronato da statue. Le nuove costruzioni triplicavano la superficie del castello.

Alla morte di Le Vau (11 ottobre 1670), Colbert incaricò l'architetto François d'Orbay di proseguire i lavori.

Si realizzava così il desiderio di Luigi XIV: il castello di suo padre restava intatto dal lato della città, ma scompariva dal lato del giardino, nascosto dalle nuove costruzioni. Il castello nuovo e il castello vecchio coesistevano, distinti.

Il castello nuovo era un edificio di concezione italiana, tutto in pietra. Le lunghe facciate furono interrotte da avancorpi e scandite in altezza. La facciata ovest fu occupata, al primo piano, da una grande terrazza che congiungeva e insieme separava gli appartamenti del Re (a nord) e della Regina (a sud). Proprio come gli architetti del Castello di Chambord (il più grande dei castelli della Loira), Le Vau si ispirò ai modelli italiani, ma attraverso i volumi, le proporzioni e l'ornamentazione, ne fece un'opera dello spirito francese.  

Il piano terreno, costituito da un basamento sottolineato da linee di separazione orizzontali, è illuminato da finestre centinate che si aprono verso il giardino.  

Al piano nobile, la sequenza di nicchie occupate da statue ed alte finestre rettangolari è intervallata e slanciata da colonne ioniche. Sopra le finestre erano stati eseguiti dei bassorilievi che scomparvero nel 1679.

Il secondo piano (o attico) ebbe una decorazione di ordine corinzio completata da una balaustra sulla quale furono posati trofei e lanternoni.  

LA GALLERIA DEGLI SPECCHI

Le grandi gallerie erano all'epoca di gran moda: luogo di passaggio e mezzo di comunicazione tra i vari appartamenti, erano ambienti che si prestavano, per le ampie superfici, a grandi cicli decorativi. Il re aveva ben presenti le lunghe gallerie delle Tuileries, del Louvre e di Fontainebleau, aveva fatto installare egli stesso la Galerie d’Apollon al Louvre, e la Galleria realizzata da Mansart nel palazzo costruito a Clagny per Madame de Montespan aveva abbagliato tutti i visitatori.  

Il Re desiderava da tempo costruirne una anche a Versailles, e tra il 1678 e il 1684 fu dunque costruita, chiudendo la terrazza del castello nuovo, la Galleria degli Specchi, simbolo della potenza del monarca assoluto. La grande Galleria riprendeva le linee architettoniche del castello nuovo, di cui occupava tutta la facciata ovest per una lunghezza di 73 metri , continuando a fungere da passaggio tra gli appartamenti del Re e quelli della Regina, conclusa a nord dal Salone della Guerra e a sud dal Salone della Pace. In seguito a questi nuovi lavori, l'appartamento del Sole divenne il Grand Appartement, utilizzato per i ricevimenti, e l'appartamento del Re fu spostato nel castello vecchio.  

Il grande salone presenta sulla parete laterale un'arcata composta da diciassette specchi, incorniciati da archi e inframmezzati da paraste. Gli specchi sono contrapposti alle finestre affacciate sui giardini, dalle quali ricevono luce diretta. Il suggestivo insieme ricava ulteriore pregio dalla profusione di materiali preziosi quali i marmi rossi delle colonne e il bronzo dorato dei capitelli; questi ultimi inaugurarono il cosiddetto "ordine francese", costituito dalla combinazione in funzione simbolica di gigli e galli. 

Sul soffitto un ciclo di dipinti di soggetto allegorico incorniciati da stucchi celebrano le imprese compiute dal re. La galleria, che deve il suo fascino agli effetti di luce e di estensione indeterminata dello spazio in un suggestivo continuum tra esterno e interno, era considerata in passato una vera e propria meraviglia proprio per la profusione di specchi, al tempo rari e preziosi. Le lastre, oltre trecentocinquanta, furono realizzate a Parigi presso una manifattura istituita dal ministro Colbert con l'intenzione di contendere a Venezia il primato nella produzione del vetro.  

LE DUE DÉPENDANCES: IL GRAND TRIANON E IL PETIT TRIANON 

Nel 1670, Luigi XIV decise di far demolire il villaggio di Trianon, a nord ovest del parco di Versailles, per costruirvi un edificio che gli consentisse di isolarsi dalla corte. Fu così costruito il Trianon de porcelaine, detto così perché Le Vau ne rivestì le mura di porcellana di Delft. Nello stesso periodo, i cortigiani fecero costruire nei dintorni le proprie residenze (hôtels), in modo da essere vicini al re: tra il 1670 e il 1671 furono costruiti 14 grands hôtels (tra cui Luxembourg, Noailles, Guisa, Bouillon, Gesvres).  

Nel 1687 questa costruzione fu sostituita da una nuova residenza in pietra bianca e marmi rosa, opera di Mansart. Il palazzo è composto da due ali a un piano, unite da un peristilio centrale e ornate da pilastri; il basso tetto è circondato da un parapetto con vasi, trofei e statue. 

Tra gli ambienti interni vi è una galleria decorata con dipinti illustranti vedute dei giardini della reggia. Il parco del Grand Trianon, cui misero mano anche Le Nòtre e Mansart, è percorso da viali e abbellito da statue, fontane, parterres e bosquets; un piccolo ponte lo collega all'area del Petit Trianon, acquistata da Luigi XV nel 1749 per installarvi una fattoria e dei giardini botanici. 

Nel 1761, su consiglio della marchesa di Pompadour, Jacques-Ange Gabriel vi edificò un palazzetto con facciate a due piani scandite da colonne corinzie. Il Petit Trianon fu poi donato da Luigi XVI a Maria Antonietta (1774) che, oltre ad alcune modifiche interne, fece realizzare un nuovo parco, avvalendosi dei pareri dell'architetto Richard Mique e del conte di Caraman. Il giardino, in stile anglo-cinese, è disseminato di colline e grotte artificiali, corsi d'acqua e laghetti, e ospita l'Hameau (1783-1785), piccolo villaggio di case contadine costruite per i passatempi di corte.

I GIARDINI E LE ACQUE

La realizzazione degli splendidi giardini che fanno da complemento alla reggia procedette parallelamente alle opere di edificazione; il progetto del parco fu affidato a Andre Le Nòtre (1613-1700), già autore dei giardini reali di Vaux-le-Vicomte. A questo architetto si attribuisce concordemente la creazione della tipologia di giardino "alla francese", un sistema aperto di percorsi assiali estesi a dismisura, scandito geometricamente da parterres di fiori e siepi basse, canali, grandi bacini e fontane. A Versailles tale schema si articola attorno a un asse principale est-ovest, sul quale si dispongono i fondamentali elementi del programma iconologico del giardino. Il punto di partenza di questo  percorso è posto esattamente alle spalle del palazzo,  nel parterre d'eau composto da due bacini paralleli in cui si specchia l'edificio della reggia. 

Dalle due vasche, ornate da statue di ninfe, putti e fiumi, si procede attraverso una scalinata e un viale sino alla fontana di Latona, formata da quattro gradini circolari di marmo disposti in maniera concentrica e animati da statue e zampilli. Attraverso un prato in dolce pendenza, la direttrice conduce alla vasta fontana di Apollo (1663), realizzata su disegno di Charles Le Brun e ornata dalla scenografica scultura raffigurante Apollo, dio del Sole e simbolo del re, su un carro semisommerso trainato da cavalli e accompagnato da tritoni e delfini. Di qui il percorso si stende lungo il Grand Canai, che prosegue nel parco per oltre un chilometro e che al tempo delle feste di corte era percorso da una piccola flotta di navicelle a disposizione degli ospiti.  

Nella griglia disegnata da questo asse principale, dalle sue parallele e dai viali che lo intersecano, Le Nòtre e il suo successore Mansart posero altre fontane, gruppi scultorei, bosquets (piccole sale di verzura ricavate entro il fitto di un piccolo bosco) e piccoli edifici, tra i quali si ricordano la sala da ballo, il colonnato e il bosquet con i Bagni di Apollo. Qui è conservata la celebre scultura marmorea di Francois Girardon e Thomas Regnaudin raffigurante Apollo servito dalle ninfe (1666-1672): il soggetto, come molti altri nel giardino, si collega al mito solare e simboleggia il tramonto. Il suo pendant ideale è costituito dalla fontana con Apollo sul carro, che sorge dai flutti all'inizio della sua corsa mattutina.  

LUIGI XIV, IL RE SOLE E LA SUA CORTE A VERSAILLES  

Figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria, Luigi XIV (1638-1715) succedette al padre nel 1643, rimanendo sotto la reggenza della madre prima e del cardinale Giulio Mazzarino poi. Gli anni della giovinezza del re furono segnati in Francia dalla lunga lotta civile detta della Fronda, che dal 1648 al 1653 mise a dura prova la sopravvivenza del potere monarchico. Alla morte del cardinale, nel 1661, Luigi XIV prese nelle proprie mani il governo del paese, attuando una politica accentratrice che gli valse l'appellativo di Re Sole con cui solitamente è ricordato. 

Negato al parlamento ogni potere con l'abolizione di fatto degli Stati Generali, il re si circondò di una nuova burocrazia di estrazione borghese e di un consiglio di Stato composto da tre soli membri, dal quale erano esclusi gli ecclesiastici e i principi di sangue. L'annientamento politico della nobiltà, ridotta al rango di elegante aristocrazia di corte e coinvolta in continue feste e spettacoli, ebbe nella reggia di Versailles il suo principale teatro. Tra le imprese promosse dal re, amante dell'arte e del lusso, si ricorda l'ampliamento del Louvre, per il quale fu inizialmente scelto un progetto di Gian Lorenzo Bernini, autore anche di un busto-ritratto e di un monumento equestre del sovrano.  

Il 6 maggio 1682, a 44 anni, il Re s'installava definitivamente a Versailles, divenendo così la sua residenza ufficiale, nonostante i lavori fossero ancora in corso e l'alloggio dei cortigiani avesse grandi problemi, mai completamente risolti.

Versailles rappresentò comunque l'apogeo della società di corte. Stabilendovi i cortigiani, Luigi XIV trasformava una nobiltà bellicosa e potenzialmente ribelle in un gruppo sociale che sosteneva lo Stato, nella persona del Re.

Nell'infanzia Luigi aveva conosciuto con la Fronda il rischio rappresentato dalla ribellione della nobiltà, e desiderava proteggere la persona del re e il suo governo. Si impegnò quindi a ridurre la potenza e l'orgoglio dei nobili, con vari mezzi:  
·         attirando alla propria corte i grandi signori, con l'offerta di (o inducendoli ad aspettarsi) onori, titoli, rendite.
 
·         offrendo ai più importanti tra loro residenze al castello (i grands hôtels citati sopra).  
·         ispirando ai cortigiani rispetto, erigendo al contempo una barriera alla loro promiscuità sociale (facendone, cioè, un gruppo il cui privilegio era allo stesso tempo separatezza dal resto del corpo sociale).  
 
·         riducendo la nobiltà da protagonista della propria corte a "pubblico" assiduo (e subalterno) della magnificenza della corte reale.

Il re stabilì regole d'etichetta rigorose e complesse, che trasformavano tutti i suoi atti, anche i più quotidiani, in un cerimoniale quasi sacro.

L'inizio e la fine della giornata erano scanditi dal Grand e Petit Lever (il risveglio) e dal Grand e Petit Coucher (il sonno) del re e della regina, ai quali i cortigiani erano ammessi in modo selettivo: i privilegiati avevano l'onore di assistere il re, dietro la balaustra che separava il letto reale dal resto della stanza, presentandogli un capo di abbigliamento.

Tutte le circostanze della vita erano formalizzate e regolate, dalla nascita dei principi - che avveniva in pubblico, ad evitare ogni contestazione circa la loro legittimità - all'omaggio al re, che avveniva secondo costumi immutabili.

Ugualmente solenni erano i rapporti con il re delle persone ammesse alla sua presenza, che si trattasse di ricevere gli ambasciatori, della presentazione di gentiluomini o di dame titolate, o di accogliere auguri e felicitazioni.

Per interrompere questo protocollo, Luigi XIV istituì i «Jours d’Appartement»: tre volte a settimana, dalle 19 alle 22, i cortigiani erano ammessi nell'appartamento reale (il Grand Appartement); là erano preparati buffets, tavolini da gioco, musica e si poteva danzare. Il re passeggiava per i saloni informalmente, senza che i signori e le dame invitati dovessero scomodarsi per salutarlo. Essere ammessi a queste serate era evidentemente un grande onore, che i cortigiani si disputavano.

Nello stesso spirito, Luigi XIV volle riservarsi i Petits appartements, uno spazio dedicato alla vita più privata, il cui accesso era limitato alla famiglia o ai compagni di caccia, che il re tratteneva volentieri a pranzo.

La corte di Versailles fu per tutte le corti d'Europa una testimonianza della potenza della Francia e di Luigi XIV e divenne un modello da imitare.  

Nel 1683, in un appartamento, proibito a chiunque non fosse autorizzato, gli architetti ed i decoratori ristrutturarono dei saloni e degli studi destinati a ricevere i capolavori e le collezioni del re. Nel Salone ovale, nello Studio con i quadri e nello Studio con le conchiglie furono esposti tutti i tipi di oggetti d'arte e delle ricche curiosità; i muri reggevano dei quadri della collezione reale. Questi pezzi facevano parte dell'appartamento dei Collezionisti che terminava con lo Studio delle Medaglie. 
 
Secondo la descrizione di Mademoiselle de Scudéry, quest'ultimo era illuminato da alcuni lustri di cristallo di roccia e vi si potevano ammirare:
·        dei vasi di grandi dimensioni ornati d'oro e di diamanti,
·        dei busti e delle figure antiche,
·        un veliero d'oro decorato di diamanti e di rubini (è il grande veliero di Luigi XIV che vediamo dipinto sul soffitto del Salone dell'Abbondanza),
·        delle porcellane di Cina e del Giappone,
·        dei vasi d'agata, di smeraldo, di turchese, di giada, di opale girasole, di diaspro di Germania e d'Oriente, di pietra di stella, di corniola, di crisolite,
·        delle grottesche figure di perle, di smeraldo, di rubini e di agata,
·        una grande quantità di vasi di conchiglia di perle,
·        dei dipinti, degli specchi,
·        delle antiche statue di animali,
·        un grande vaso di diaspro la cui figura è una sorta di ovale irregolare che servì al battesimo di Carlo Quinto.  

Una parte di questi tesori fu trasportata, per ordine di Luigi XV, allo Studio delle medaglie della Biblioteca di Parigi, il resto fu disperso durante la Rivoluzione. La galleria d’Apollo, al Louvre, ha raccolto alcuni pezzi molto belli delle collezioni di Luigi XIV : vasi di cristallo di roccia o in materiali preziosi (diaspro, corniola, etc.) così come dei piccoli gruppi in bronzo.

L'anno 1683 fu addolorato dalla morte della regina Maria Teresa e da quella di Colbert. La sovrintendenza dei Bâtiments passerà per le mani di Louvois che non amava Le Brun e che introdurrà Mignard a Versailles.

1684 - L’appartamento dei collezionisti si ingrandì con l'annessione dell'antico appartamento di Montespan, trasformato in una piccola galleria che decorò Mignard e trovò in questa piccola galleria l'occasione di rivaleggiare con Le Brun. Mignard dipinse il soffitto ispirandosi al tema di Apollo e di Minerva, egli decorò allo stesso modo i soffitti dei due piccoli saloni della galleria. Il suolo era un parquet di legno prezioso, i muri erano rivestiti di stoffe sontuose. È in questa stanza che Luigi XV espose i pezzi forti della sua collezione di quadri. Poiché questa collezione di capolavori era considerevole, si appendevano i quadri a rotazione. In questo quadro prezioso, il re si attardava a contemplare la Gioconda.

Nel periodo tra il 1685 ed il 1689 una vera e propria frenesia costruttiva diede origine:
·        all'Orangerie che ha sostituito quella di Le Vau, fornendo 3000 arbusti e 150.000 piante floreali ogni anno;
·        alle Stalle (Écuries);
·        al "Grand Commun";
·        all'ala nord dei cortigiani.

La costruzione delle ali nord e sud prolungò lo sviluppo delle facciate di Le Vau. Visti dai giardini le tre costruzioni distinte compongono tuttavia un insieme armonioso. La facciata si sviluppava su una lunghezza di 670 m . I due nuovi edifici accoglievano i principi e i cortigiani, le stalle, le carrozze, i servizi generali e gli alloggi dei domestici. Fu distrutta la "Grotta di Tetide".

Due anni dopo l'insediamento della Corte, lavoravano ai diversi cantieri di Versailles da 22.000 a 30.000 operai (secondo la disponibilità dei reggimenti) e 6.000 cavalli. Si eresse una collina allo scopo di arrivare ai 680 m di lunghezza del castello e fu piantata un'intera foresta. L'immenso cantiere era coordinato da Jules Hardouin-Mansart. Il costo totale salì a circa 80 milioni di lire.

Il villaggio di Versailles si trasformò in una vera e propria città che si andava costruendo sull'asse della reggia e dei giardini. I 5.000 cortigiani costruivano nella città delle residenze, oppure vi alloggiavano servitori ed equipaggi. Taverne e alberghi contribuivano all'animazione della città, la cui popolazione, che non cessava di crescere, raggiunse i 70.000 abitanti alla vigilia della Rivoluzione.

1686 - Fine della decorazione della Galleria degli Specchi di Le Brun e ricevimento degli ambasciatori del re del Siam.

1687 - Il re si stanca del Trianon di porcellana. Hardouin-Mansart erigerà perciò sullo stesso luogo un piccolo palazzo di marmo e porfido con dei giardini, il Grand Trianon; Luigi XIV sorveglierà i lavori così da vicino da sembrare il vero architetto.

1689 - Nella nuova Versailles si accedeva agli appartamenti della regina tramite lo scalone di marmo, chiamato anche Scalone della Regina. Alla sommità vi erano le sue sale delle Guardie del Corpo, quindi l'Anticamera, il Grande Gabinetto e la Camera che dava sul Salone della Pace. L'insieme si sviluppava sulla facciata sud dell'Enveloppe di Le Vau.

I nuovi appartamenti del re si sviluppavano attorno alla Cour de Marbre. L'appartamento ufficiale, detto "Appartamento del Re" occupava le ali sud e ovest del castello di Luigi XIII e l' "Appartamento interno" invece l'ala nord. L'Appartamento del Re si componeva di sette stanze, di cui la settima fungeva da punto di congiunzione con l'Appartamento interno. Al centro del castello vi era il Salone del Re (poi Camera di Luigi XIV), e l'appartamento terminava con il Gabinetto di Consiglio e il Gabinetto delle Terme o delle Parrucche (le due stanze erano situate ove attualmente è il Salone del Consiglio).  

1700 - Il duca d’Anjou, nipote di Luigi XIV, è proclamato re di Spagna e prende il nome di Filippo V di Spagna.

1701 - Trasformazione degli Appartamenti del re. La camera del re viene messa al centro del castello. L’Anticamera des Bassan e la Camera (del 1689) vennero riunite a formare la Chambre à l’œil-de-bœuf. le stanze, riccamente ammobiliate e rivestite di stoffe preziose avevano soffitti non dipinti che formavano grandi calotte bianche.

1710 - Completamento della costruzione della Cappella reale da parte di Robert de Cotte, alla fine del regno di Luigi XIV. Versailles, per le sue proporzioni e la sua decorazione, è considerata un gioiello del regno.

1715 - il 19 febbraio, Luigi XIV vestito con un abito di seta costellato di diamanti ricevette gli ambasciatori della Persia nella Galleria degli specchi.

alla fine di agosto, una folla invase in silenzio gli appartamenti del sovrano. La Corte francese veniva ad assistere alla morte del suo re e lo circondava in silenzio per l'ultima cerimonia.

Il 1° settembre, alle otto del mattino, muore il re Sole. Aveva 77 anni e regnato sulla Francia per 72. La sua morte mise fine al Gran Secolo che Voltaire chiamerà quello di Luigi il Grande.  

LUIGI XV

I successori del Re Sole mostrarono profondo rispetto per la fisionomia del castello, lasciando pressoché inalterati i prospetti esterni e limitando per lo più le modifiche agli appartamenti privati, adattati alle nuove esigenze e alle evoluzioni del gusto. 

1715 - Essendo il nuovo re un bambino, il suo tutore Filippo d'Orléans (detto il Reggente, cugino di Luigi XV) abbandonò Versailles il 9 settembre e s’installò nella sua residenza parigina del Palais-Royal e la Corte alle Tuileries. Durante questa Reggenza, il duca di Noailles propose di demolire il castello.

1717 - Pietro il Grande, zar di Russia, visitò Versailles e risiedette al Grand Trianon.

1722 - A 12 anni Luigi XV ritorna a Versailles negli appartamenti di Luigi XIV. Il nuovo sovrano è ansioso di far rispettare le tradizioni di Versailles. L'era delle grandi costruzioni è terminata e il castello non ritroverà più lo splendore che aveva sotto Luigi XIV; Luigi XV non apprezzava particolarmente Versailles, e quando vi si trovava si rifugiava spesso nei Piccoli Appartamenti. La maggior parte del tempo soggiornava al Trianon, a Marly, a Compiègne o a Fontainebleau, oppure nelle piccole residenze private nei dintorni di Parigi.

Le prime trasformazioni furono: la demolizione dell’Appartamento dei Bagni e dello Scalone degli Ambasciatori, la costruzione de Salone di Ercole (con soffitto di F. Lemoyne), dell’Opéra e del Petit Trianon e la trasformazione degli Appartamenti del Re, della Regina e dei principi della famiglia reale, di cui fu incaricato Ange-Jacques Gabriel per adattarli al gusto dell’epoca e renderli più confortevoli.

Con la nuova amministrazione dei lavori, alla testa del quale si trovava fin dal 1708 il duca d'Antin, iniziò la decorazione della grande sala (Salone d'Ercole), sotto la responsabilità di Robert de Cotte che dirigeva i lavori seguendo le indicazioni dei progetti elaborati negli ultimi anni del regno di Luigi XIV. Questo salone concludeva il Grande Appartamento di Le Brun e lo spirito del grande regnante del secolo precedente. Le pareti furono ricoperte di marmi scelti direttamente dallo scomparso Luigi XIV e decorati con due opere del Veronese. La novità risiedeva nel soffitto a cassettoni intagliato su tutte le cornici. François Lemoine coglie l'occasione per rivaleggiare con il Veronese: «L'Apoteosi d'Ercole». Il Salone d'Ercole collegava gli Appartamenti del Re con l'atrio della cappella. Più tardi, Gabriel prevede di sostituire la Scala degli Ambasciatori con una nuova scala che verrebbe a formarsi da questa sala.  

1729 - Inizio dei lavori di rinnovo della decorazione della Camera della Regina. Robert de Cotte fornisce i disegni della nuova decorazione lignea.

1735 - Completamento dei lavori di rinnovo della decorazione della Camera della Regina di Gabriel padre e figli.

1736 - inaugurazione del Salone d’Ercole.

1738 - Fino al 1760, le parti dell'appartamento dei Collezionisti di Luigi XIV furono continuamente rimaneggiate. I lavori iniziarono nel 1738 con la creazione della Camera da letto privata del Re, e si conclusero nel 1760.

1741 - Philibert Orry, che aveva rimpiazzato il duca d'Antin, fece proseguire i lavori per il Bacino di Nettuno.

1742 - Luigi XV concede l'udienza a Saïd Méhemet Pacha, ambasciatore straordinario del Grande Sultano.

1745 - Alla testa dell'Amministrazione di Palazzo, Charles François Paul Le Normant de Tournehem succede a Philibert Orry, grazie all'influenza del suo pupillo - forse anche figlia - Madame de Pompadour.

1750 - Luigi XV introdusse un nuovo elemento nei suoi appartamenti reali: la Sala da Pranzo dal ritorno dalla caccia.

1751 - Morte di Tournehem che fu rimpiazzato con il marchese di Marigny, fratello di Madame de Pompadour. Sotto la sua direzione vengono chiamati l'architetto Ange-Jacques Gabriel e due scultori lignei, Verbeckt et Rousseau. È l'appartamento di Maria Leszcyniska che fornisce a Gabriel e a Verbeckt l'occasione per lavorare insieme.

1752 - Distruzione della Scala degli Ambasciatori, della Piccola Galleria e dello Studio delle Medaglie. Queste testimonianze gloriose del regno di Luigi XIV furono distrutti per far posto alla creazione dell'appartamento destinato alla primogenita delle Figlie di Francia: Madame Adelaide.  

1755 - La seconda trasformazione consisteva nell'unire il vecchio Studio del Re (Gabinetto del Consiglio) con il Gabinetto delle Terme (o delle Parrucche) per formare il grande Salone del Consiglio. Jules Antoine Rousseau scolpì le lavorazioni lignee dorate. Gabriel riutilizzò una parte degli antichi pannelli per decorare le pareti. Al secondo piano si sviluppavano i gabinetti personali del re. In questa parte del palazzo non erano presenti dorature che coloravano le lavorazioni in legno. Colori vivi e variegati allegravano le statue,dipinte secondo le tecniche elaborate da Martin, l'inventore della famosa «vernice Martin». L'elemento essenziale di questo appartamento era una piccola galleria illuminata sulla Corte di Marmo. Tavole di Boucher, Carle Van Loo, Lancret, Pater e Parrocel erano appese su tavole decorate.  
Durante tutta la sua carriera Gabriel fece fronte ai problemi con gli alloggi. La Regina mise al mondo otto principesse:
·        Madame Marie-Louise e Madame Thérèse-Félicité morirono molto giovani
·        Madame Henriette-Anne fu portata via per la malattia nel 1752
·        Madame Louise-Elisabeth divenne duchessa-infanta di Parma
·        Madame Louise-Marie prese il velo e si ritirò nel Carmelo di Saint-Denis
·        Madame Adélaïde, Victoire-Louise e Sophie-Philippine vissero a Palazzo fino alla fine del Regno.

Per sistemare tutte queste principesse, in modo da supplire al loro rango, Gabriel effettua molti lavori. Nel corso degli anni le Madame cambiarono vari appartamenti, passando dall'Ala Sud a quella Nord, e al piano terra del Corpo Centrale (anche al primo piano come ben sappiamo da Adelaide. Questi traslochi portarono alla scomparsa successiva dell'Appartamento dei Bagni, della Scala degli Ambasciatori e alla chiusura della Galleria Bassa. Questi appartamenti furono distrutti da Luigi Filippo, ma alcune splendide tavole sfuggirono alla distruzione e ci testimoniano il lusso che regnava negli appartamenti delle Madame.

Secondo la tradizione stabilita sotto Luigi XIV, il delfino e la sua sposa prendevano due appartamenti nel piano terra situati sotto l'Appartamento della Regina e, nell'angolo, sotto una parte della Galleria degli Specchi. Meravigliose decorazioni furono create. Il secolo XIX devastò tutto questo. Furono conservati solo la Camera del Delfino e la Biblioteca.

Gli ultimi anni di Luigi XV furono segnati dalla creazione della Sala degli Spettacoli (o Reale Opera). Sotto Luigi XIV la piccola sala degli spettacoli della Corte dei Principi era inopportuna e non si prestava più ai nuovi modi. Madame de Pompadour, per distrarre il re, montò una piccola truppa di commedianti scelti fra i suoi amici; la marchesa stessa aveva il suo ruolo. La piccola truppa aveva due teatri a propria disposizione, teatri provvisori e trasportabili, installati in una piccola galleria e la cella della Scala degli Ambasciatori. Questi piccoli teatri accoglievano troppo pochi spettatori ed erano insufficienti per le necessità della Corte.

Facendo costruire l'Ala Nord, Luigi XIV aveva pensato di erigere un'Opera, ma le scarse finanze alla fine del suo regno glielo impedirono. Fece riprendere il progetto in occasione del matrimonio di suo nipote con l'arciduchessa Maria Antonietta, e alcuni anni prima della sua morte completava così l'opera del Re Sole.  

1757 - Il 5 gennaio, attentato di Damiens contro il re.

1761 - Fino al 1768, Ange-Jacques costruisce il Piccolo Trianon.

1769 - La principessa Adelaide traslocò ed il suo appartamento fu riunito con quello di Luigi XV. Le due parti notevoli dell'appartamento interno erano la nuova Camera del Re ed il suo gabinetto interno (quest'ultimo forma il perno tra i vecchi saloni e le « Sale Nuove » dell'appartamento di Adelaide.

Nella seconda parte del regno di Luigi XV i progetti di ricostruzione delle facciate che guardano verso la città prenderanno corpo. Si riprocede alla ricostruzione delle pareti di Le Vau e alla loro ridisposizione.

1770 - Il 16 maggio viene celebrato il matrimonio del delfino (Luigi XVI) con Maria Antonietta di Asburgo-Lorena, arciduchessa d'Austria, celebrato nella cappella reale. Nello stesso tempo avrà luogo l'inaugurazione dell'Opera Reale in occasione del ricevimento reale, che segna il vertice dell'arte di Gabriel.

1771 - Gabriel presentò al re il suo « Grande Progetto » che mirava alla ricostruzione di tutte le facciate rivolte verso la città. Solo l'ala destra, che rischiava di cadere, fu effettivamente costruita. Con il suo padiglione a colonne, le regole dell'architettura classica furono rispettate. Il re approvò questo progetto. Poiché il denaro scarseggiava nelle casse reali, Madame du Barry si incaricò di recuperare fondi per quest'operazione.

1772 - I lavori del « Grande Progetto » cominciarono ma non furono mai completati : tuttavia diedero il nome all'ala Luigi XV. All'interno dell'ala, i lavori della grande scala detta del Piano Nobile iniziarono, ma non saranno terminati che nel 1785. Alla fine dell'«Ancien Régime», il palazzo sarà la residenza reale più lussuosa di tutta l'Europa.

Mentre Gabriel proseguiva la sua opera, la vita della corte proseguiva, sempre brillante e lussuosa, ammaliata di balli e di feste. La distrazione preferita di questo secolo fu il teatro. Si apprezzava Voltaire per le sue tragedie e la sua prosa. Madame de Pompadour darà un grande impulso a questo movimento. Luigi XV fu responsabile della distruzione di questi tesori dell'età di Luigi XIV, che aveva saputo creare all'interno del palazzo magnifiche decorazioni. I giardini ed in particolare il Trianon si erano arricchiti del Padiglione Francese e del Piccolo Trianon.

LUIGI XVI

Sotto Luigi XVI, la vita di corte a Versailles continuò a declinare, divenendo un guscio vuoto di senso, con la fuga sia dei cortigiani sia della famiglia reale. Inoltre, la reggia si rivelò un pozzo senza fondo per la finanze reali. L'assenza di comodità negli appartamenti (bagni, riscaldamento), rese sempre più necessario un rinnovamento profondo degli edifici. La mancanza di denaro fece sospendere il progetto fino alla rivoluzione francese.

La moglie di Luigi XVI, la Regina Maria Antonietta, nei pressi del Petit Trianon (regalatole dal marito dopo la nascita del primo erede maschio) fece costruire un piccolo villaggio,l'Hameau, dove poter essere libera dalla rigida etichetta di corte e condurre una vita più semplice con i suoi figli, in mezzo alla natura. Il villaggio (tutto'ora visitabile) comprende varie costruzioni tra cui un mulino. Maria Antonietta, inoltre, diede molta importanza al mantenimento dei giardini e delle piante della Reggia.  

LA FINE DI VERSAILLES

Versailles dopo la Rivoluzione - Versailles vive l'apice della Francia borbonica, ma anche la sua caduta: è a Versailles che si tennero gli Stati generali nel 1789, il 6 ottobre. È in questa data che la corte seguì il re nel suo rientro a Parigi. Di conseguenza, Versailles si svuotò. Nel 1792, in seguito alla caduta della monarchia, fu anche saccheggiata da vandali. Napoleone vi pensò di renderlo il palazzo imperiale, ma Versailles rimase inutilizzato fino al ritorno della monarchia. Infine, Luigi Filippo, affidò al suo ministro Camille Bachasson, conte di Montalivet il compito di trasformare il castello in un museo.

In seguito Versailles non ritornò mai agli splendori, se non in qualche episodio isolato ma importante. Così, la reggia divenne il quartier generale dell'esercito prussiano durante l'assedio di Parigi, durante la Guerra franco-prussiana del 1870. L 'Impero germanico fu proclamato nella Galleria degli Specchi il 18 gennaio 1871. Durante la Comune di Parigi, Thiers e il suo governo vi si rifugiarono. Restarono nel gigantesco salone con le poltrone rosse fino al 1879, che furono la cornice dell'elezione dei presidenti durante la terza e la quarta Repubblica. È decorato con grandi affreschi allegorici che evocano la guerra, l'agricoltura, il commercio, l'industria e la pace.

Il trattato di pace, detto Trattato di Versailles, che segnò la fine della prima guerra mondiale vi fu firmato il 28 giugno 1919.

Ai nostri giorni, Versailles è un palazzo nazione a disposizione del Presidente della Repubblica francese. Serve ad accogliere i capi di stato stranieri, come Elisabetta II nel 1972, lo Shāh iraniano nel 1974, Mikhail Gorbačëv nel 1985 o Boris Eltsin nel 1992. Nel 1982, venne utilizzato come luogo di riunione del G7.

Luogo simbolico, la Reggia di Versailles è l'obiettivo di un attentato nel giugno del 1978. La bomba venne posta da nazionalisti bretoni e danneggiò una decine di sale. D'altra parte, dopo la terza repubblica, Versailles ricopre il luogo di riunione del Congresso del Parlamento francese. Le Assemblee dispongono di una trentina di appartamenti che occupano una superficie di 7.000 m² nell'Ala Sud.  

Restituzione dei locali occupati dal Parlamento - Dopo il 1875 circa 25.000 m² di locali, situati principalmente nell'Ala Sud (compresa la Galleria delle Battaglie), sono destinati al Parlamento, i due terzi dell'Assemblea Nazionale Francese ed un terzo del Senato. Nel maggio 2005, una proposta di legge presentata da Jean-Louis Debré, presidente dell'Assemblea Nazionale, propone la restituzione di questi locali alla funzione pubblica di museo e di Monumento Nazionale. Questa nuova assegnazione è coerente con il programma in corso di restauro della Reggia detto "Progetto della grande Versailles". Tuttavia il Senato ha rifiutato con un emendamento la restituzione della Sala del Consiglio, considerata come «un luogo di memoria della storia parlamentare del nostro paese».

I musei - Il museo della Reggia di Versailles viene inaugurato nel 1837 da Camille Bachasson, conte di Montalivet su ordine di Luigi Filippo con il nome di "Museo della Storia francese".

Costituisce, con i suoi 18.000 m² il più grande museo storico del mondo. Il museo contiene una raccolta di dipinti riuniti e riorganizzati da Luigi Filippo in base alle varie epoche storiche. Per esporli, alcuni appartamenti della reggia furono trasformati in sale da museo.

Attualmente, il museo di Storia della Francia si trova nelle ali laterali, mentre il corpo centrale (ad eccezione del piano terra) contiene i Grandi Appartamenti, gli appartamenti privati e quelli della famiglia reale che sono stati riportati all'aspetto originale.

La manutenzione di Versailles è complessa, in particolare per quanto riguarda i suoi tetti immensi, ma il turismo, come pure le donazioni, completano le sovvenzioni dello Stato che permettono di continuare i lavori.  

QUALCHE CIFRA

La reggia di Versailles è gestita dal 1995 dall'Ente Pubblico del Museo e dei Beni culturali di Versailles, il cui presidente è Christine Albanel, consigliere di Stato. Quest'Ente pubblico impiega 900 dipendenti, di cui 400 addetti alla sorveglianza. Accoglie 3 milioni di visitatori all'anno nella reggia e 7 milioni nel parco. Il 70% dei turisti è costituito da stranieri.

La Reggia comprende tre edifici: Versailles, il Grande Trianon e il Piccolo Trianon, e molti edifici situati in città: grandi e piccole scuderie, la sala dell'Hôtel Menus-Plaisirs, le sale del gioco della pallacorda, il Grande Comune ... La Reggia di Versailles conta 700 stanze, 2513 finestre, 352 camini (1252 durante l'Ancien régime, 67 scale, 483 specchi (distribuiti nella Grande Galleria, il Salone della guerra e il Salone della Pace) e 13 ettari di tetti. La superficie totale è di 67.121 m², di cui 50.000 sono aperti al pubblico.

Il parco si estende per 800 ettari , di cui 300 ha di bosco e due di giardini alla francese: il Piccolo Parco, 80 ettari , e Trianon, 50 ettari . Conta 20 km di mura di cinta e 42 km di sentieri. Ci sono 372 statue.

Fra i 55 bacini d'acqua, il più ampio è quello del Grande Canale, 24 ettari e 500.000 m³ , e la Piscina degli Svizzeri, 180.000 m³ . Si contano 600 getti d'acqua e 35 km di canalizzazioni.

Un programma di riorganizzazione, il "progetto della Grande Versailles" (in francese "Grand Versailles" ), è stato lanciato nel 2003. Finanziato dallo Stato per una cifra di 135 milioni di euro per i primi sette anni, si prolungherà per 17 anni e riguarderà tutto il complesso, sia quello della reggia sia quello del parco. I tre obiettivi principali sono quelli di assicurare la stabilità, proseguire i restauri e creare nuovi spazi per l'accoglienza del pubblico. Insieme allo Stato sono presenti numerosi mecenati che finanziano i restauri. I loro contributi rappresentano il 5% delle entrate. Anche la fondazione "Amici Americani di Versailles" ha recentemente donato 4 milioni di dollari (cioè i due terzi del costo totale) per il restauro del «boschetto delle tre fontane», inaugurato nel giugno 2004, e la società Vinci finanzia quello della «Galleria degli Specchi» per un totale di 12 milioni di euro. I lavori sono cominciati a marzo del 2004 e dovrebbero completarsi a fine giugno del 2007.  

Ottobre 2014

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